Sono davvero i piccoli criminali l’emergenza dell’Italia? La risposta è negativa.
Quand’è che i media ci condizionano in misura maggiore? I media hanno un forte impatto su di noi quando ciò di cui ci raccontano è lontano dalla nostra realtà.
Più siamo distanti dai fatti e più dipendiamo dai media. Ce lo insegna la teoria della dipendenza cognitiva dai mezzi di comunicazione.
Quali sono i fatti e gli argomenti a cui diamo maggiore importanza? Tolti i nostri piccoli o grandi problemi personali, sono quegli argomenti che sono al centro del dibattito pubblico.
Nell’arena pubblica, il dibattito passa attraverso i media: sia i mezzi di comunicazione di massa, sia i social media e i personal media (whatsapp per intenderci o telegram).
La teoria dell’agenda setting – elaborata negli Usa negli Anni Settanta – ci dice che i media ci portano a dare più importanza ad alcuni argomenti anziché ad altri.
È anche questa una forma di manipolazione. In questo modo, i media indirizzano la nostra attenzione: ci fanno credere che è più importante e forte il lupo di Cappuccetto Rosso. Oppure il contrario.
Le baby gang e l’influenza dei media sul pubblico
Il fenomeno della criminalità minorile è una realtà da sempre, specie nelle città media e grandi.
Nelle situazioni di degrado sociale, di povertà educativa e di crisi economica la devianza giovanile si esprime con maggior virulenza. E rischia di crescere oltre i livelli fisiologici di una società del mercato che si fonda sulle disuguaglianze.
Non è però l’unica emergenza, quella delle baby gang.
Vediamo le altre emergenze italiane:
- criminalità organizzata (mafia, camorra, ‘ndrangheta e simili) che condiziona l’economia;
- corruzione pubblica, che condiziona la vita dei cittadini e il loro benessere;
- salari bassi e sfruttamento dei lavoratori, con paghe e ritmi di lavoro indegni di un Paese democratico;
- gestione dei flussi migratori e inclusione dei migranti, che fanno i conti con una politica assente nel pianificare l’immigrazione e nel gestirla
Potremmo proseguire con l’abbandono scolastico, con i giovani che non studiano né lavorano, con la fuga (di giovani e di professionisti) all’estero.
Potremmo proseguire con il cambiamento climatico, il tema delle periferie, la sanità pubblica che è sull’orlo della crisi (anzi, è già in crisi).
Nonostante tutto questo, assistiamo alla priorità dell’emergenza baby gang. Un’emergenza a cui lo Stato – attraverso il governo in carica – vuole rispondere con la repressione subito. E con calma con l’educazione e l’investimento sociale.
Il richiamo alla galera e il dogma delle sbarre entro cui rinchiudere i giovani problematici è significativo: attraverso i media, i comunicatori del decreto baby gang ci fanno credere che questo sia lo strumento e l’argomento più importante.
Il pensiero critico sui mezzi di comunicazione
Che cosa fare allora per non essere infinocchiati da chi usa i media per manipolarci?
Gli strumenti di difesa dalla manipolazione dei media sono tre:
- leggere in modo critico le notizie, ponendoci la domanda: la scaletta degli argomenti è davvero nel giusto ordine? Siamo sicuri che le baby gang siano il problema primo dell’Italia?
- fare attenzione al linguaggio: è aderente ai fatti e specifico oppure si alimenta di parole generiche, di espressioni vuote e di slogan fine a se stessi?
- domandarci: cosa viene coperto – come tema, argomento, notizia – dal grande impatto e strombazzare che viene fatto sulla lotta alla baby gang?
Nel caso del decreto contro le baby gang, poi, possiamo porci una domanda di particolare interesse: lo Stato, attraverso il governo in carica, sta agendo con la stessa forza e determinazione anche contro le Big Gang (mafia, camorra e affini)?
Maurizio Corte
corte.media
Questo articolo fa parte dello “Zjngaro”, rubrica del blog su come capire e usare i media. Vai alla pagina LO ZJNGARO
Ti piacciono le storie ufficiali? O anche tu ami il dissenso?
Sono un giornalista, scrittore e media analyst irriverente. Insegno Comunicazione Interculturale, Giornalismo e Multimedialità all’Università di Verona. Ti aiuto a capire i media e la comunicazione per poterli usare con efficacia e profitto. Come? Con il pensiero critico, la comunicazione autentica e l’approccio umanistico applicati al mondo del crimine e della giustizia. Iscriviti alla newsletter Crime Window & Media. Per contattarmi: direttore@ilbiondino.org