Torna a farvi vedere Ian Bailey, 64 anni, dal 1996 l’unico sospettato di avere ucciso, nella notte del 23 dicembre 1996, la produttrice cinematografica francese Sophie Toscan du Plantier.
L’omicidio avvenne nei pressi della casa di lei, sull’Oceano Atlantico, sulle colline di Scull, cittadina di 700 abitanti del Sudovest dell’Irlanda, contea di Cork. La cittadina è diventata famosa, e attrae molti visitatori, per la vicenda e per i documentari e podcast realizzati sul caso.
Bailey, che nel 1996 era un giornalista, ha dichiarato di essersi rimesso in gioco con le donne dopo la rottura della relazione con Jules Thomas, alcuni mesi fa. Jules era sua compagna già al tempo dell’assassinio di Sophie.
Bailey – condannato in Francia a 25 anni di reclusione, ma mai estradato per il diniego dell’Alta Corte d’Irlanda – dice di aver incontrato almeno due donne diverse, su Facebook, nelle ultime settimane.
Dopo l’uscita a giugno 2021 della serie tv con tre episodi – un telefilm documentario su Netflix – Ian Bailey ha guadagnato popolarità fra un certo tipo di donne.
Nello stesso tempo, la sua ex compagna Jules Thomas, che era con lui nel periodo del femminicidio di Sophie Toscan du Plantier, ha dichiarato che non corrisponde al vero quanto rivelato da un agente della Garda, la polizia statale irlandese che condusse le indagini sul caso.
L’agente ha detto di aver saputo proprio da Jules Thomas che subito dopo il delitto avrebbe lavato indumenti sporchi di sangue appartenuti a Ian Bailey. A rivelare la notizia è il quotidiano irlandese Irish Mirror.
Di un cappotto immerso nell’acqua a lavare, in bagno, in pieno inverno, aveva parlato anni una giovane conoscente di Bailey e Thomas, che era stata loro ospite nei giorni dell’omicidio di Sophie.
“Ho un sacco di donne che mi contattano tramite Facebook che mi vorrebbero”, ha dichiarato Bailey all’Irish Sun.
“Chiamiamo online e poi se ci piacciamo ci mandiamo delle foto. Sono uscito con due in date ufficiali”, ha spiegato l’ex giornalista, che vive ancora a Schull, dove si fa vedere al mercato, anche se nessuno gli vuole parlare. “Ci siamo dati appuntamento per cena e drink, ed è tutto molto divertente”.
“È bello tornare a una vita normale dopo tutto quello che è successo”, ha concluso Bailey, che sin dall’omicidio di Sophie Tosca du Plantier si è dato molto da fare. Prima per raccontare la vicenda, rivelando in anticipo – a detta degli inquirenti – dettagli che non erano ancora noti.
L’ex giornalista Ian Bailey, nato a Manchester e trasferitosi a Schull nel 1991, ha sempre smentito qualsiasi coinvolgimento nella morte di Sophie.
E’ stato arrestato due volte dalla Garda, la polizia irlandese. Ma per due volte il pubblico ministero non ha ritenuto sufficienti gli elementi a suo carico.
Per farlo prima processare e condannare, nel maggio del 2019, e poi imprigionare in Francia, il figlio di Sophie, parenti e amici hanno costituito un’associazione per scoprire la verità sulla morte della regista e produttrice cinematografica. Nel 1996 la donna aveva 39 anni.
Sono un giornalista, scrittore e media analyst irriverente. Insegno Comunicazione Interculturale, Giornalismo e Multimedialità all’Università di Verona. Ti aiuto a capire i media e la comunicazione per poterli usare con efficacia e profitto. Come? Con il pensiero critico, la comunicazione autentica e l’approccio umanistico applicati al mondo del crimine e della giustizia. Iscriviti alla newsletter Crime Window & Media. Per contattarmi: direttore@ilbiondino.org
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