Crime Stories: India Detectives, la serie televisiva di Netflix, dà una sola versione dei fatti: quella della polizia. Ed è un grave errore il raccontare eventi complessi e dolorosi come i delitti da una sola angolazione.
Ha suscitato scalpore il fatto che la Corte Suprema indiana abbia costretto la piattaforma di streaming Netflix a togliere, in India, il primo episodio dei quattro della docu-serie.
A Murdered Mother (Una madre assassinata), questo il titolo del primo racconto di polizia, parla di come siano stati arrestati i presunti colpevoli dell’omicidio di una donna sulla cinquantina.
I due arrestati sono la figlia della donna uccisa, Amrita Chandraskekar, 33 anni, e il fidanzato, così è stato presentato dagli inquirenti, Sridhar Rao, 28 anni.
Lei avrebbe ucciso fisicamente la madre; e lui sarebbe stato il complice nell’organizzazione e nella fuga: il tutto per motivi di denaro.
I due si trovano adesso sotto inchiesta giudiziaria con l’accusa di omicidio volontario premeditato.
L’avvocato del giovane, Sridhar Rao, accusato del delitto, ha ottenuto dal tribunale che il primo episodio sia tolto dalla piattaforma di Netflix perché rischia di condizionare sia i giudici, chiamati a verificare le accuse e ad emettere la sentenza; sia la pubblica opinione.
La parzialità del racconto della polizia
Nell’episodio che racconta il delitto di Bangalore, città metropolitana indiana di 8,5 milioni di abitanti, capitale dello Stato di Karnataka, a parlare è soltanto la polizia.
Si racconta in modo sommario il delitto, senza spiegare con esattezza cosa sia accaduto. Ci si concentra soltanto su cosa gli agenti di polizia, a cominciare dal loro capo, pensano e fanno.
È inevitabile che lo spettatore provi simpatia con il capo della squadra di investigatori – presentato anche nei suoi aspetti quotidiani e familiari – e che si creda a tutto ciò che dice.
Quelle che sono solo ipotesi, congetture, tesi della squadra di investigatori vengono assunte così come dati di fatto.
Nella vicenda criminale di Bangalore, di sicuro c’è che una figlia ha ucciso la madre. Qui non vi sono dubbi, anche se non ci spiegano cosa sia accaduto alla donna uccisa; e non si ascolta nel dettaglio la versione fornita dalla giovane, che si chiama Amrita, e lavora in ambito informatico.
Il problema sorge quando si accredita come vera quella che è solo un’ipotesi della polizia che svolge le indagini: ovvero, il ruolo nella vicenda del giovane Sridhar Rao.
LE DOMANDE SUL RUOLO DEGLI ACCUSATI
È vero che Rao sapeva dell’omicidio? Corrisponde a verità che abbia avuto un ruolo, nell’organizzare la fuga in un’altra parte dell’India? Ha fondamento l’idea degli agenti che addirittura sia lui il mandante e che abbia plagiato la figlia della donna, spillandole soldi?
Rao si è fatto prestare soldi dall’amica Amrita. Ma non è un reato farsi prestare soldi quando si è in difficoltà; né è una prova che il giovane sia stato un complice o addirittura il mandante per ottenere denaro da spillare all’ingenua amica.
Le ipotesi di polizia presentate come certezza
Quello che preoccupa sempre in questi casi è il far credere alla pubblica opinione che la polizia abbia sempre e comunque ragione. E che sia orientata alla verità.
Nessuno discute il ruolo fondamentale degli investigatori e l’importanza di avere una polizia che si batte con professionalità contro il crimine.
Nel caso del primo episodio di Crime Stories: India Detectives ci sono, però, alcuni elementi preoccupanti:
- il racconto della polizia è l’unico presentato agli spettatori;
- la ricostruzione del crimine viene fatta solo dal punto di vista della polizia;
- la personalità, i comportamenti e il ruolo degli accusati sono rappresentati solo attraverso la narrazione di polizia;
- non vi è una narrazione indipendente, che guardi alla vicenda delittuosa da più angolazioni;
- non è ascoltata la voce dei due accusati, dato che tutto viene filtrato dagli inquirenti;
- non c’è un diritto alla difesa da parte dei sospettati
Un altro elemento è poi dato dal far passare per fondate le riflessioni – molte di tipo psicologico, altre di tipo sociologico – del capo degli investigatori.
INQUIRENTI TRASFORMATI IN ESPERTI
Di certo è un investigatore di esperienza, il poliziotto indiano di cui seguiamo l’indagine. Ma non possiamo accreditarlo come unica fonte e come fonte esperta, in grado – senza studio e perizie e titoli scientifici – di interpretare e valutare in modo veritiero idee, comportamenti e scelte delle persone sospettate.
Bene ha fatto, allora, la Corte Suprema di Bangalore di imporre a Netflix la cancellazione del primo episodio di Crime Stories: Crime Stories: India Detectives.
Per come è stata presentata la storia dell’omicidio di una donna da parte della figlia, più che di un racconto interessante e coinvolgente è giusto parlare di una narrazione che tende a manipolare e influenzare la pubblica opinione.
Siamo di fronte a scelte narrative che nulla hanno di democratico, di scientifico e di rispettoso verso i diritti individuali di tutti noi cittadini.
Maurizio Corte
Sono un giornalista, scrittore e media analyst irriverente. Insegno Comunicazione Interculturale, Giornalismo e Multimedialità all’Università di Verona. Ti aiuto a capire i media e la comunicazione per poterli usare con efficacia e profitto. Come? Con il pensiero critico, la comunicazione autentica e l’approccio umanistico applicati al mondo del crimine e della giustizia. Iscriviti alla newsletter Crime Window & Media. Per contattarmi: direttore@ilbiondino.org