Caso Sutter-Bozano /8

A Genova una donna va alla polizia: crede di aver assistito al rapimento di Milena Sutter.

Giovedì 6 maggio 1971 la signora Piera esce dallo studio del dentista per dirigersi verso casa. Così racconta la stampa genovese, nelle cronache dopo la sparizione di Milena Sutter, il 6 maggio 1971, all’uscita della Scuola Svizzera di Genova, in via Peschiera.

La donna, 35 anni, si trova con suo figlio Roberto in corso Europa, strada importante di Genova. Sono le 17 circa.

Per raggiungere la sua abitazione, in via Cavallotti, la signora Piera decide di chiamare un taxi.

All’altezza dell’incrocio tra via Orsini e viale Mosto il taxi rallenta a causa di alcuni motociclisti che intralciano il traffico.

In quel momento di breve attesa, la signora Piera volge gli occhi al finestrino: c’è un’auto rossa alla sua sinistra, sportiva e di lusso, con all’interno alcune persone.

Nello specifico la giovane donna vede due gambe che si agitano verso l’alto.

Accanto a queste gambe – che indossano pantaloni beige o grigi – ci sono una o due figure, forse ragazzi.

Al posto di guida vi è un uomo. “Che gioventù quella di oggi”, pensa la signora Piera.

Un pensiero innocente, il suo. Il disappunto di chi non comprende le modalità di divertimento delle nuove generazioni di giovani.

 

Misteriosa auto rossa vicino a Villa Sutter

Anche suo figlio Roberto ricorda di aver notato la stessa auto.

A differenza della mamma, però, non fa molto caso a cosa succede al suo interno.

La sua attenzione è solo catturata dal colore rosso, appariscente e sgargiante, della macchina sportiva. Sono le 17.20 circa.

La signora Piera se lo ricorda bene perché suo figlio a quell’ora vuole sempre guardare il programma per ragazzi che va in onda il pomeriggio.

Il traffico riprende a scorrere e la donna si lascia distrarre dalle macchine che salgono per via Orsini.

Dietro di lei la misteriosa auto rossa continua il suo viaggio

La signora Piera non presta molta attenzione a quello che sta succedendo nell’auto. Una volta arrivata a casa se ne dimentica del tutto.

Qualche giorno dopo sua figlia, 10 anni, le mostra una cartina pubblicata su un giornale genovese.

La cartina ripercorre i possibili spostamenti di Milena Sutter dopo essere uscita da scuola.

Lo scopo del giornale che ha pubblicato la mappa è di favorire la comprensione delle modalità del rapimento della ragazzina sparita il 6 maggio, alle 17, all’uscita della Scuola Svizzera.

La signora Piera ha un colpo al cuore, comincia a credere che ci sia una correlazione tra l’avvistamento della macchina rossa all’incrocio di via Orsini e la scomparsa di Milena.

Si insinua il dubbio che non si tratti di una coincidenza, ma che entrambi gli avvenimenti siano in realtà collegati. 

Smorza il fiato in gola il dubbio che possa essersi trattato proprio del rapimento della giovane italo-svizzera.

La signora Piera è terrorizzata dall’idea di essere una probabile testimone della sparizione di Milena Sutter.

All’inizio si confida con un’amica, e questa le suggerisce di contattare la polizia.

In un secondo momento la signora Piera segnala l’accaduto alla polizia.

La sua testimonianza viene considerata valida, anche se, dopo un riscontro positivo iniziale, non ci sono state altre conferme.

Viene rintracciato il tassista che il 6 maggio accompagna la signora Piera e suo figlio in via Cavallotti. Si tratta di Mario L.

L’uomo si ricorda di Piera e del suo bambino, si ricorda dei motociclisti che bloccavano la strada in via Orsini. Ma non ha nessun ricordo dell’auto rossa.

Purtroppo oltre alle testimonianze di Piera e di suo figlio nessun altro si fa vivo per segnalare l’accaduto. Nessun altro ha fatto caso a questa misteriosa auto rossa.

La testimone ascoltata dalla mamma di Milena

La mamma di Milena Sutter, Flora, ormai non esce più di casa dal giorno della scomparsa della figlia. Così raccontano i giornali.

Qualcosa però le fa cambiare idea. Per la prima volta dopo la sparizione di Milena, Flora Sutter decide di uscire dalla villa in viale Mosto per recarsi dalla nuova testimone, la signora Piera.

Le due donne abitano a poca distanza. Poco prima dell’ora di cena, Flora Sutter si presenta in via Cavallotti.

Una visita inaspettata per Piera che crede di essere stata testimone del rapimento di Milena.

Flora Sutter vuole ascoltare la testimonianza della signora. Faccia a faccia. Forse nella speranza che se si fosse trattato dell’ennesimo sciacallo, la donna avrebbe smentito subito la sua versione.

O forse perché, in quanto madre, avrebbe avuto compassione nel vedere il dolore di una mamma che non sa più niente di sua figlia da giorni.

Il colloquio tra le due donne è breve. Uno scambio di poche battute, giusto il tempo di raccontare l’accaduto.

 

La mamma di Milena chiede chiarimenti sulla tipologia di gonna indossata dalla ragazza con le gambe all’aria nell’auto rossa.

Una domanda con un fine ben preciso: verificare la veridicità della testimonianza.

Il giorno della scomparsa, infatti, Milena Sutter indossava i pantaloni, non una gonna.

La risposta della signora Piera scioglie un po’ i dubbi e attenua la diffidenza che Flora Sutter serba nei suoi confronti.

La donna puntualizza che non si trattava di una gonna, bensì di pantaloni color grigio o beige.

La diffidenza della signora Sutter è comprensibile visti i numerosi sciacalli che continuano ad assediare di telefonate villa Sutter.

Di ritorno a casa, la moglie dell’industriale della cera si limita a dire: “Non ho alcun elemento per mettere in dubbio ciò che ho ascoltato”.

Non ci sono tuttavia certezze della presenza di Milena nell’auto rossa avvistata dalla signora Piera.

L’unica cosa certa è che il tempo passa e la ragazzina continua a risultare una persona scomparsa senza lasciare tracce.

Non solo i genitori, ma anche i famigliari e gli amici – e un’intera comunità – tengono il fiato sospeso per questa vicenda.

Tutti si augurano di poter riabbracciare la tredicenne il più presto possibile.

Le indagini proseguono. Le forze dell’ordine valutano ogni nuova pista, ogni segnalazione.

Anche l’episodio “della testimone involontaria” – la signora Piera- viene rianalizzato con più attenzione.

Nel frattempo, a casa Sutter si decide di far allontanare il piccolo Aldo, fratello minore di Milena.

Gli inquirenti affermano che non ci sono state telefonate minacciose nei confronti del bambino.

Nonostante questo, i genitori decidono mandare il figlio in Belgio da una zia.

La stessa zia che Arturo Sutter indica, nei primissimi giorni della scomparsa di Milena, come una possibile esca per identificare i veri rapitori.

Flavia Romana Pupillo

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