Caso Sutter-Bozano /11

I carabinieri arrestano Lorenzo Bozano con l’accusa di omicidio dopo il ritrovamento del corpo di Milena Sutter.

Lorenzo Bozano, 25 anni, secondo quanto riportano i quotidiani genovesi dell’epoca, viene arrestato nella casa della madre, a Genova, il 20 maggio 1971. L’accusa è di avere rapito e ucciso Milena Sutter.

È un giovedì, quel giorno, e il corpo di Milena Sutter – scomparsa a Genova il 6 maggio precedente – è stato trovato senza vita in mare, al largo di Priaruggia, poche ore prima: intorno alle 17.

Bozano si dichiara innocente ed appare tranquillo davanti al capitano Seno e al brigadiere Sederino, quando lo prelevano per condurlo in Questura.

“Io non c’entro”, ribadisce Bozano agli inquirenti

Il corpo di Milena Sutter è stato trovato nel mare genovese, al largo della spiaggia di Priaruggia.

Subito dopo il ritrovamento del cadavere, il sostituto procuratore Nicola Marvulli ordina l’arresto di Lorenzo Bozano. Il giovane era già stato indagato in precedenza per la sparizione della Sutter.

Dopo due ore di ricerche, i carabinieri lo trovano a casa della madre Agata Bozano, in via Pio X, a due passi da viale Mosto, dove abita la famiglia Sutter.

Bozano arriva in Questura alle ore 22. Il giovane scende dall’auto a braccetto di un carabiniere in borghese.

Una ventina di agenti formano un cordone di sicurezza tra la folla, giunta numerosa per vedere il venticinquenne. Bozano viene intanto condotto nell’ufficio del magistrato Marvulli.

L’interrogatorio, cominciato verso mezzanotte, termina alle 3.20 di mattina. Bozano ribadisce agli inquirenti di essere innocente.

Gli indizi a suo carico in quel momento sono:

  • le soste davanti alla Scuola Svizzera, frequentata da Milena Sutter;
  • la permanenza nei pressi di villa Sutter;
  • il piano di rapimento scritto sul retro di un dépliant del Salone Nautico
  • la cintura da sub con cui il corpo di Milena è stato zavorrato in mare

Tra le parole del piano, definito come frutto di pura fantasia da Bozano, balza agli occhi il termine affondare. E in effetti il corpo della giovane Sutter è stato affondato.

Con il ritrovamento del corpo di Milena sono emersi nuovi indizi. Alla vita della ragazza c’era allacciata una cintura da sub da cinque chili.

Lorenzo Bozano pratica pesca subacquea e possiede una cintura simile. Il giovane, tuttavia, dichiara di aver venduto la sua attrezzatura, compresa la cintura; e spiega dove ha fatto la vendita anche se non ricorda chi sono gli acquirenti.

Nel frattempo, parte di un’attrezzatura subacquea viene trovata nel garage dello zio di Bozano, il signor Gaetano Aulino. Si passa al sequestro di una muta, un boccaglio e le pinne.

Tra gli oggetti manca la cintura con i pesi di piombo, indispensabile per chiunque debba calarsi con le bombole anche a pochi metri di profondità.

Le parole degli avvocati di Bozano

L’avvocato difensore Francesco Marcellini rilascia una dichiarazione ai cronisti del Secolo XIX: “Con l’arresto del mio assistito, si è verificato quello che temevamo. Le famose tre parole “affogare, murare e seppellire” hanno ispirato il vero autore del crimine”.

Le parole a cui fa riferimento l’avvocato erano parte di un fantasioso piano di rapimento; e scritte dallo stesso Bozano sul retro di un dépliant trovato nella stanza dove dormiva, da un’affittacamere.

Sono fermamente convinto dell’innocenza del mio assistito. Lotteremo di più e faremo il possibile per far trionfare la giustizia e la verità”, conclude Marcellini.

Tra i nuovi indizi emergono i capelli biondi su un maglione rosso di proprietà del giovane Bozano. I capelli potrebbero appartenere alla Sutter.

Non vi sarà mai, però, una prova scientifica sul fatto che quelle formazioni pilifere siano della ragazzina. Così come non si troveranno mai impronte digitali di Milena sulla spider sporca e malandata di Lorenzo Bozano.

Un altro elemento di accusa è la presenza di un bottone rinvenuto tra gli indumenti di Milena. Gli inquirenti credono che si sia staccato da un giubbotto di Bozano. Anche qui, non vi è alcuna prova, per cui si tratta di un indizio senza fondamento.

L’avvocato Silvio Romanelli, che insieme a Marcellini difende Bozano, commenta l’esito dell’interrogatorio ai giornalisti del Corriere Mercantile: “Il mio assistito ha confermato di aver posseduto una cintura simile a quella rinvenuta, ma di essersene disfatto la  scorsa estate”.

Romanelli dice che la serie di indizi mossi contro Bozano sono tutti spiegabili. “Fino ad ora non vi sono prove“, conclude l’avvocato.

Chi è Lorenzo Bozano?

Lorenzo Bozano è il primo di sette fratelli di una famiglia benestante. Suo padre, Paolo Bozano, è funzionario di una grande società e proprietario di una villa a Quarto.

Bozano soffre, in età giovanile, del disaccordo coniugale tra i suoi genitori, che decidono di separarsi dopo la nascita dell’ultimo figlio.

Commette qualche furtarello nel periodo adolescenziale, come rubare quadri d’autore ai parenti per rivenderli e fare soldi.

Pochi mesi prima della sparizione di Milena Sutter, una ragazza di 14 anni viene molestata in viale Quartara e, al momento del Caso Sutter, dichiara di riconoscere in Bozano il suo aggressore dalle foto sui giornali.

Il magistrato Marvulli ascolta anche altre ragazze alle quali Bozano che dichiarano di riconoscere in lui il giovane che, su un motorino, le ha molestate mesi prima della vicenda di Milena Sutter.

Il “biondino della spider rossa” confessa agli amici alcuni suoi comportamenti sessuali. Uno di questi è di guardare le gambe delle commesse della “Rinascente” grazie a uno specchietto.

I precedenti di Bozano contribuiscono a convincere il magistrato Marvulli ad emettere l’ordine di arresto.

Il giudizio prematuro del questore Ribizzi

Il questore di Genova, Giuseppe Ribizzi, definisce Lorenzo Bozano “un immondo individuo schiacciato da prove e non fragili indizi”.

Il dottor Coco, procuratore della Repubblica, corregge il tiro dichiarando ai cronisti del Secolo XIX che: “nessuno si presume colpevole fino alla condanna definitiva. I recenti indizi emersi saranno analizzati per fare ulteriore chiarezza.

“L’indignazione popolare per il delitto è sacrosanta”, sottolinea il magistrato, “ma questa non deve tradursi in una condanna prematura di una persona i cui diritti restano tutelati dalla legge”.

Le parole del questore sembrano premature e indebite: si tratta di un giudizio senza alcun appello, riferito a una persona che deve ancora essere processata. Viene negata, insomma, la presunzione di innocenza del sospettato.

“Il mio ruolo è quello dell’accusatore, sono convinto della sua colpevolezza altrimenti non avrei aderito all’arresto. Bozano ha precedenti giudiziari giudicati dalla magistratura competente. Cose ufficiali, come la faccenda con la sorella il cui fascicolo sta al Tribunale dei minori”, dichiara il questore Ribizzi sempre al Secolo XIX.

Ribizzi ritiene, inoltre, decisivi gli ultimi due indizi trovati: i capelli biondi sul maglione rosso rinvenuto nel garage del padre di Bozano; e la cintura da sub. Indizi, tuttavia, che devono ancora essere verificati e analizzati dai periti.

Mio figlio è uno sbandato ma è innocente”, dichiara Agata Aulino

Agata Aulino, madre di Lorenzo Bozano, rilascia un’intervista al Corriere Mercantile. Vive con due figli: una ragazza di 18 anni e il più piccolo di 12.

La vita privata della signora Agata è ormai resa pubblica, in quanto madre di un indiziato di reato.

“Il telefono squilla di continuo. Ci dicono che siamo assassini, che ci verranno a prendere. Mia figlia deve trovare un lavoro, ma nessuno è disposto a darle un posto”, esordisce la donna.

Incalzata dal giornalista sul passato del figlio Lorenzo, la donna ammette: “è stato in riformatorio, si disse che aveva alzato la gonna a una bambina”. In seguito a quell’episodio il “biondino della spider rossa” rimane a carico del padre, come gli altri quattro fratelli.

“Lorenzo è sempre stato uno sbandato. Sempre solo. Si era abituato ad arrangiarsi”, dichiara la signora Agata, che riconosce di non essersi presa cura del figlio: “Ero anch’io una sbandata“.

La donna però non nutre alcun dubbio riguardo l’innocenza del figlio: “Debbo credere a quello che mi ha detto, è innocente. Ho sentito dalla radio che nel garage di mio marito è stato trovato un maglione rosso con dei capelli biondi. A quanto mi risulta, mio figlio non ha mai avuto maglioni rossi. Chissà dove hanno trovato quel maglione”, conclude Agata Bozano.

Di fatto, dal maglione non sortirà nulla. L’arresto di Lorenzo Bozano porterà ad altri indizi; confermerà alcuni degli indizi già raccolti in precedenza e ne metterà da parte molti altri.

Si parlerà di 42 o 44 indizi contro Bozano. Molti sono, però, sono costruzioni mediatiche basate su indiscrezioni filtrate dalla Questura di Genova.

Di fatto, al processo d’appello di primo grado, davanti alla Corte d’Assise di Genova, nel giugno del 1973, Lorenzo Bozano sarà giudicato innocente, per insufficienza di prove. La condanna verrà solo in appello, nel 1975.

Andrea Brando

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Foto di copertina: thanks to Kindel Media (Pexels.com)

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