La storia di due donne unite nel delitto e unite nella morte.
Una storia di donne che coinvolge nel profondo dell’anima. Ce la racconta – nella rubrica Cold Story di questo blog – Davide Mascitelli, che alla vicenda delittuosa che leggerai ha dedicato un podcast su YouTube.
Si tratta di una storia criminale che potrebbe aver scritto solo un romanziere geniale, all’incrocio tra il machiavellismo femminile ben delineato da Balzac e le suggestioni di “delitto e castigo” di un Dostoevskij.
Davide Mascitelli è il fondatore e amministratore del gruppo Facebook “Crimini Italiani: Omicidi Risolti e Irrisolti”.
Cold Story. La vicenda di Lida Taffi Pamio e Francesca Vianello
Lida Taffi Pamio è una donna di 87 anni che vive a Mestre, l’anticamera di Venezia. Originaria del Lazio, si trasferisce col marito a Mestre dopo il matrimonio.
La sua vita è costellata da tremendi lutti: il primo a lasciarla è il marito, e poco tempo dopo in un terribile incidente stradale Lida perde anche il suo unico figlio di vent’anni.
Vive sola Lida, nel suo appartamento di via Vespucci 13.
Non si è fatta abbattere dalle tragedie che l’hanno colpita: è una donna che ha molta cura di sé, del suo aspetto sempre perfetto, delle relazioni sociali che coltiva con fervore.
È nota per essere colei che organizza periodicamente, a casa sua, delle partite a tombola che coinvolgono gli anziani del suo quartiere.
Lo fa per passare del tempo insieme e non lasciarsi andare alla noia e all’apatia cui sono soggette solitamente le persone anziane.
Insomma, una vita normale, quella di Lida Taffi Pamio.
L’omicidio a Mestre di Lida Taffi Pamio
Una vita che il 20 dicembre 2012 viene interrotta in modo brutale. Sono circa le 17.30 quando il corpo della signora Lida viene trovato senza vita nel suo appartamento.
A scoprire il delitto è il nipote di Lida, che quel pomeriggio aveva appuntamento con lei per accompagnarla a una visita medica.
Non vedendola scendere all’orario pattuito, il nipote decide di salire a casa della zia. Trova la porta socchiusa. Appena entrato vede Lida Taffi Pamio giacere cadavere, in una pozza di sangue, tra la sala da pranzo e la cucina.
È stata trafitta da più coltellate, colpita con uno schiaccianoci, le è stato infilato dello Scottex in bocca ed è stata strangolata con un cavo elettrico.
UNA RAPINA FINITA MALE?
Nell’appartamento di Lida c’è molto disordine, sembra nei primi momenti una rapina finita male.
Dall’appartamento, tuttavia, non manca nulla. E l’assassino si è preoccupato di pulire il meglio possibile tutte le tracce.
L’unica a mancare è una catenina d’oro che Lida portava sempre al collo. Una catenina dal valore affettivo che non economico.
Non ci sono tracce di effrazione, quindi Lida ha fatto entrare il suo assassino, che sicuramente conosceva.
In casa della signora Lida viene rinvenuta la traccia di una scarpa di numero 37/38, e nell’interruttore della luce dell’ingresso viene rilevata una traccia di Dna femminile.
Questo porta gli inquirenti a pensare che l’omicidio sia da attribuirsi a una donna.
Gli inquirenti si concentrano sui condomini del palazzo: mettono i telefoni di tutti gli inquilini sotto intercettazione ed emerge una pista molto importante.
Monica Busetto, 52enne dirimpettaia di Lida Taffi Pamio, nel parlare della vicina defunta con un’amica, le riserva parole durissime e manifesta molto disprezzo nei confronti della Taffi Pamio.
Questo contrasta con le dichiarazioni lasciate a verbale dalla stessa Busetto, che in sede di interrogatorio ha dichiarato di avere un ottimo rapporto di vicinato con la donna che è stata uccisa.
SOSPETTI SU MONICA BUSETTO. È LEI L’ASSASSINA?
Viene iscritta nel registro degli indagati, Monica Busetto, ed è l’unica sulla quale vertono i sospetti degli inquirenti.
Il 22 gennaio del 2013 viene effettuata una perquisizione a casa di Monica Busetto e, tra le altre cose, viene trovata una collanina spezzata.
Che sia la collanina che è risultata mancare a casa della Taffi Pamio?
La Busetto dichiara che quella collanina è un vecchio regalo di battesimo per sua sorella, cosa però smentita dalla sorella stessa.
Le analisi condotte dal reparto speciale dei Ris trovano tra le maglie di questa collanina cellule epiteliali, ovvero della pelle, che si scoprono appartenere a Lida Taffi Pamio.
Non ci sono invece tracce del Dna di Monica Busetto, né di sua sorella, a cui la Busetto attribuisce la proprietà della collanina.
MONICA BUSETTO CONDANNATA PER L’OMICIDIO
È la “prova regina”. O così almeno la si pensa. Tant’è che Monica Busetto viene arrestata per l’omicidio di Lida Taffi Pamio.
Il 30 gennaio 2014 si aprono le porte del carcere per Monica Busetto e la stessa viene rinviata a giudizio per l’omicidio volontario di Lida Taffi Pamio.
Il 22 dicembre 2014 Monica Busetto viene condannata a 24 anni di carcere per l’omicidio dell’anziana vicina di casa.
Rimane, tuttavia, un punto non risolto: il Dna trovato sull’interruttore a casa di Lida Taffi Pamio appartiene a una donna, ma non è di Monica Busetto.
Quella traccia di Dna non è stata lasciata neppure dalle amiche della donna assassinata. E non è della persona che si occupava delle pulizie.
A Mestre un altro omicidio: quello di Francesca Vianello
Passati tre anni dalla morta di Lida Taffi Pamio, sempre a Mestre, il 29 dicembre 2015, viene trovato nel suo appartamento di corso del Popolo, a Mestre, il corpo senza vita di Francesca Vianello, di 81 anni.
Anche Francesca è stata vittima di un delitto efferato, con le stesse modalità omicidiarie.
La signora Vianello è stata strangolata con un cordino.
Anche in questo caso non ci sono segni di effrazione. Francesca Vianello è vestita con abiti da casa, quindi ha aperto la porta al proprio assassino, qualcuno che conosceva.
Francesca Vianello era in pensione da anni, dopo aver lavorato al Casinò di Venezia e aver speso molti anni nella cura della madre anziana e malata.
Vengono interrogati tutti i condomini della vittima.
SOSPETTI SU UNA MISTERIOSA “MILLY”
Emerge che un’amica di Francesca avrebbe dovuto, in quella giornata, incontrare una certa “Milly”, una donna alla quale Francesca Vianello aveva prestato in più occasioni soldi che non le erano mai stati restituiti.
Sulla scena del crimine si rileva che dalla borsa di Francesca Vianello sono scomparsi il portafogli contenente il Bancomat.
Le indagini bancarie dimostrano che la carta è stata utilizzata sia per ritirare denaro, sia per fare alcune spese.
Le indagini sui tabulati riescono a far emergere che le telefonate ricevute dalla signora Vianello sono state effettuate proprio da questa donna conosciuta come Milly.
Si tratta di una donna molto più giovane di Francesca Vianello, una donna alla quale la signora Vianello doveva aver prestato ingenti somme di denaro.
Le indagini portano alla luce che questa Milly, alla fine di dicembre, pochi giorni prima del delitto, ha fatto visita almeno due volte a Francesca Vianello.
Si tratta di visite dalle quali Francesca era rimasta, a detta dei suoi amici, profondamente turbata.
IL BANCOMAT DELL’ANZIANA UCCISA
Viene verificato che addirittura il giorno del delitto, nelle ore successive alla morte della signora Vianello, ci sono movimentazioni di denaro effettuate con il Bancomat della vittima.
Le telecamere di sicurezza rivelano alcuni dati importanti: sia a fare prelievi col Bancomat di Francesca, sia a pagare in un supermercato con la tessera bancaria della signora uccisa, è una donna di mezza età.
La persona profilata è quindi molto più giovane della vittima. E potrebbe essere la “Milly” emersa dalle indagini.
L’IDENTITÀ SVELATA: SUSANNA LAZZARINI È LA MISTERIOSA MILLY
Grazie alle telecamere e ai tabulati si riesce finalmente a dare un nome, un vero nome, alla misteriosa Milly: si chiama Susanna Lazzarini, 49 anni.
Una perquisizione a casa della Lazzarini porta a trovare il Bancomat di Francesca Vianello, nonché il suo orologio da polso, che risultava mancante nell’abitazione.
Susanna Lazzarini, al secolo Milly, viene arrestata per l’omicidio di Francesca Vianello. E viene portata nel carcere veneziano della Giudecca.
La sospetta assassina si ritrova nella stessa cella in cui c’è Monica Busetto, condannata per l’assassinio di Lida Taffi Pamio.
Non sappiamo se questa scelta derivi da una intuizione degli investigatori o da un caso. Sappiamo che sono le protagoniste di due delitti avvenuti a Mestre.
UNA SOSPETTA INNOCENTE IN CARCERE?
Emerge, dalle indagini sulle parentele della Lazzarini e sulle amicizie delle due vittime, un fatto incredibile: la madre di Susanna Lazzarini, che si chiama Ninfa Bellio, era amica ed era solita trovarsi a giocare a tombola o a carte con loro.
Questo elemento spalanca un portone agli inquirenti, che iniziano ad indirizzare le indagini forti di questo collegamento tra i due delitti.
Da ricordare che sulla scena del delitto di Lida Taffi Pamio fu trovato un Dna femminile non appartenente a Monica Busetto. E non riconducibile ad alcuna donna nota.
Ebbene questo Dna appartiene a Milly, ovvero a Susanna Lazzarini.
La Lazzarini, durante un colloquio con il figlio in carcere, sotto intercettazioni ambientali, confessa al figlio di essere stata lei ad uccidere Lida Taffi Pamio.
Monica Busetto, a questo punto, risulta essere un’innocente in carcere. Ma è davvero così?
Nel podcast le risposte a tutti gli interrogativi di due delitti che sembrano usciti dalla penna di un abile romanziere noir.
Testo a cura di Davide Mascitelli
(Foto di copertina. Thanks to Andrey Zvyagintsev – Unsplash)
Crimini Italiani. Podcast sui casi di Lida Taffi Pamio e Francesca Vianello
Il podcast di Davide Mascitelli, del gruppo “Crimini Italiani”, in diretta su YouTube il 26 aprile 2023, ore 21. E poi disponibile in video registrazione.
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Sono un giornalista, scrittore e media analyst irriverente. Insegno Comunicazione Interculturale, Giornalismo e Multimedialità all’Università di Verona. Ti aiuto a capire i media e la comunicazione per poterli usare con efficacia e profitto. Come? Con il pensiero critico, la comunicazione autentica e l’approccio umanistico applicati al mondo del crimine e della giustizia. Iscriviti alla newsletter Crime Window & Media. Per contattarmi: direttore@ilbiondino.org