Un film thriller politico su una figura scomoda per il Potere russo.
I WONDER PICTURES distribuisce, dal 21 aprile 2022, nelle sale cinematografiche e in digitale il documentario inchiesta, Navalny. Un film thriller politico che ha trionfato al Sundance Film Festival 2022.
Navalny, una coproduzione di Cnn Films e Hbo Max, racconta il tentato omicidio nei confronti di Alexei Navalny, coraggioso oppositore di Vladimir Putin, avvelenato nell’agosto del 2020.
Navalny è un avvocato e leader dei diritti civili che da anni si batte contro la corruzione e l’oppressione che sono ben presenti in Russia, con il regime di Vladimir Putin.
Il film arriva in contemporanea nelle sale e su IWONDERFULL dopo l’uscita negli Stati Uniti, dove il film è stato distribuito da Warner Bros in collaborazione con Fathom Events, l’11 e il 12 aprile 2022 in oltre 700 sale.
L’INCHIESTA SUL CASO NAVALNY
Navalny è un’indagine approfondita e condotta grazie a testimonianze dirette degli eventi successivi all’agosto 2020, quando Alexei Navalny si ammalò all’improvviso su un volo tra Tomsk e Mosca.
Dopo un atterraggio di emergenza a Omsk, Navalny fu ricoverato in ospedale, dove cadde in coma.
Trasportato d’urgenza a Berlino, ulteriori accertamenti hanno rilevato tracce di avvelenamento tramite una sostanza nota come Novichok.
Il film ricostruisce l’indagine che ha portato alla verità rispetto all’accaduto.
Rientrato in Russia il 17 gennaio del 2021, Navalny è in carcere da quel giorno, accusato di appropriazione indebita.
Uscito di prigione solo in seguito al suo prolungato sciopero della fame, è stato incarcerato di nuovo, dopo essere stato curato. Al momento Navalny è condannato a scontare una pena di nove anni.
Navalny è un documentario fondamentale per capire la situazione internazionale di oggi. E racconta la coraggiosa lotta di un uomo contro il potere e la corruzione.
Diretto da Daniel Roher, il documentario Navalny è una coproduzione CNN e HBO Max, in associazione con Fishbowl Films, RaeFilm Studios e Cottage M. Prodotto da Odessa Rae per RaeFilm Studios, Diane Becker e Melanie Miller per Fishbowl Films, Shane Boris per Cottage M. Produttori esecutivi: Amy Entelis e Courtney Sexton per CNN Films e Maria Pevchikh.
Il regista Daniel Roher ha avuto modo di intervistare e seguire l’avvocato e politico mentre si trovava in Germania. Qui Navalny, nel 2020, stava ristabilendosi dopo un tentato omicidio compiuto avvelenandolo.
Dopo essere uscito dall’ospedale, Navalny ha collaborato con il giornalista e hacker Christo Grozev, che fa parte del gruppo chiamato Bellingcat, per provare a fare chiarezza su quanto gli è accaduto.
Le indagini compiute hanno così portato alla scoperta dell’identità di alcuni uomini che sembravano aver seguito Alexei Navalny fino a Tomsk.
L’ULTIMA CONDANNA DEL TRIBUNALE
La morsa di Vladimir Putin su Alexei Navalny, il più acerrimo e noto oppositore del presidente russo si è stretta il 22 marzo 2022.
Un tribunale russo gli ha inflitto una nuova condanna a nove anni di “carcere duro” dopo averlo giudicato colpevole di “frode su vasta scala”.
Poco dopo la lettura della sentenza, la polizia ha arrestato per alcune ore anche i suoi due avvocati, prelevandoli mentre parlavano con i giornalisti fuori dall’aula di tribunale improvvisata nel carcere di Pokrov, vicino Mosca, dove il dissidente è recluso.
“Putin ha paura della verità” e pertanto “combattere la censura, rivelare la verità al popolo russo, rimane la nostra priorità”, ha commentato Alexei Navalny a caldo, in un post su Instagram.
Per Navalny, 45 anni, si tratta dell’ennesima batosta. Da molti mesi, l’oppositore di Putin è dietro le sbarre, dopo esser stato arrestato nel febbraio 2021 appena rientrato a Mosca da Berlino, dove aveva trascorso diversi mesi in ospedale per riprendersi dall’avvelenamento.
Allo stesso tempo, la sua fondazione anticorruzione e le sue organizzazioni politiche sono state dichiarate “estremiste” e bandite.
A gennaio 2022, lo stesso Navalny è stato inserito nella lista dei “terroristi ed estremisti” redatta dall’ente Rosfinmonitoring, il Servizio federale per il monitoraggio finanziario di Mosca.
A febbraio 2022 anche suo fratello è stato condannato ad un anno di prigione. A metà marzo, infine, Kira Yarmysh, la sua addetta stampa, è stata inserita nella lista dei ricercati.
Navalny. La recensione del documentario
Scrive il magazine online Caffè & Popcorn: “Il lavoro compiuto dal filmmaker risulta importante e necessario grazie alla sua capacità di equilibrare il lato umano, con le dimostrazioni di affetto nei confronti della moglie persino in tribunale, con quello politico e sociale“.
Prosegue poi l’articolo: il documentario, poi, “impone all’attenzione del pubblico internazionale la figura di un uomo disposto a lottare contro un regime autoritario condividendo un messaggio universale che merita di essere ascoltato, apprezzato e condiviso”.
Scrive il quotidiano Repubblica: “Ben costruito, con molte immagini inedite, il film parte da un’intervista di Roher a Navalny dopo l’attentato e poco prima del ritorno a Mosca nel gennao del 2021. All’arrivo l’arresto. Da li, un flashback che ci riporta alle battaglie, alle denunce, ai comizi affollatissimi, ai 182mila volontari che lo appoggiano”.
Il documentario tocca poi i “momenti chiave della sua battaglia: il viaggio di Navalny a Tomsk, in Siberia, dove gli agenti del Fsb organizzano l’avvelenamento con il Novichok”.
Vi sono poi “le convulsioni in aereo, l’atterraggio di emergenza a Omsk, l’intervento dei medici che gli danno antidoti provvidenziali, il volo in Germania dove viene curato. E dove si prova che l’intossicazione è da Novichok”.
C’è poi la parte d’inchiesta di Navalny, sostenuto da una serie di esperti. Fino ad arrivare a dimostrare chi sono gli avvelenatori. E che l’ordine è partito dal Cremlino. Il resto del documentario è poi sul ritorno di Navalny in Russia e quindi la carcerazione.
Navalny, il criminale e il Potere
Il caso di Alexei Navalny ci consente di fare due riflessioni. La prima è sul concetto di “criminale”.
Un terrorista è un criminale, come sappiamo. Ebbene, per la giustizia russa Navalny è un terrorista; e quindi è un criminale. Ed è pericoloso al punto da tenerlo in prigione per anni.
Per noi, invece, Navalny è un oppositore, un dissidente, un avvocato che si batte contro la corruzione. È lui ad essere contro la criminalità; non è la criminalità ad appartenergli.
Questo ci porta a riflettere su come la stessa persona possa essere considerata in due modi opposti.
Ne possiamo trarre la conclusione che una persona va giudicata per le sue azioni; non per un’etichetta affibbiatagli addosso da un qualche Potere.
Lo stesso accade con gli evasori fiscali. Negli Stati Uniti sono ladri, quindi criminali. Qui in Italia sono giustificati; e la comunità li considera meno pericolosi di uno scippatore.
Non a caso, David Canter – padre della Psicologia Investigativa – evidenzia come vi sia un crimine là dove vi è una certa regola. Tolta la regola, sparisce il crimine; e con esso il criminale.
Quest’ultimo è tale per violare una legge e commettere un reato, non “di per sé”.
In tutto questo, i media hanno un ruolo fondamentale. Fissano e trasmettono e consolidano valori, culture giuridiche, reputazioni.
L’ARROGANZA DEL SISTEMA DI POTERE
La seconda riflessione riguarda il Potere in Russia. I media, riportando le dichiarazioni di leader politici e osservatori, ci fanno credere che a Mosca vi sia un uomo solo al comando.
Ci facciamo l’idea che tutto faccia capo a Putin. La personalizzazione è tale che, se domani Putin dovesse morire o cadere, ci verrebbe da pensare a una Russia assai diversa.
Un uomo solo non può controllare tutto. E tutto comandare: dalle forze armate ai tribunali, dalla polizia all’istruzione, allo sport.
Vi è un sistema di potere. Non una persona soltanto, tolta la quale tutto si risolve.
Se Navalny è stato prima avvelenato, con l’intento di ucciderlo, e poi incarcerato. Tutto questo di certo con l’input e il gradimento di Putin. Ma con tutto un apparato, di tecnici e operatori e consiglieri e collaboratori, che attornia Putin.
Non a caso si parla spesso degli “oligarchi russi”. Come nelle monarchie e negli imperi dell’età moderna, il sovrano assoluto non può fare ciò che vuole.
Il sovrano assoluto ha una serie di mediazioni e di negoziati da condurre, ogni santo giorno, con gli esponenti dei gruppi sociali ed economici che costituiscono una comunità.
Il documentario Navalny va quindi visto con quest’ottica. Ovvero, senza indulgere in personalizzazioni su Putin.
Occorre considerare Putin come il centro di un sistema che ha bisogno del sovrano assoluto. Nel contempo tuttavia, quello “zar” ha necessità di avere il sistema che dà forza, sostanza e continuità al suo Potere.
Maurizio Corte
corte.media
Il Caso Navalny raccontato da Roberto Saviano
Un servizio tv sulla vicenda di Navalny
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