Dal gas salato ai migranti, dall’Ucraina al biondino della spider rossa: gli imbrogli delle narrazioni delle élite di potere.

“Non ci sono poteri buoni”. La frase di Fabrizio De André ci dovrebbe accompagnare sempre.

La troviamo nella canzone “Nella mia ora di libertà”, che puoi ascoltare alla fine di questo articolo.

Dovremmo ripetercela ogni volta che leggiamo i giornali, guardiamo la tv, ascoltiamo la radio. E anche quando navighiamo sui siti web e i profili social mainstream.

I media sono strumenti di potere. Cercano di condizionarci con le loro storie.

Lo fanno proponendoci una certa visione del mondo, un’interpretazione parziale degli eventi, una gerarchia d’importanza dei fatti funzionale ai loro interessi.

Uno dei campi preferiti della manipolazione riguarda il crimine e la giustizia. Tant’è che il rapporto tra crimine, giustizia e media dà la misura della libertà di espressione di una comunità.

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Fake news: come la stampa ci condiziona

Si parla di fake news da un certo numero di anni. Con la pandemia da Covid-19 è cresciuta la sensibilità di tutti noi verso le notizie false.

Un tempo, noi giornalisti le notizie false chiamavamo all’italiana: bufale. Ovvero, notizie non vere. Informazioni senza fondamento, inventate per burla o per un qualche tipo di interesse.

Le fake news non sono però soltanto informazioni false, tendenziose e che mirano a propinarci eventi e dati senza fondamento.

Il concetto di fake news va allargato anche a visioni della realtà, a rappresentazione degli eventi e a interpretazioni della vita sociale e politica che non hanno corrispondenza con il reale.

Porto un esempio: dal libro del giornalista investigativo Giovanni Fasanella, Colonia Italia, sappiamo che la Gran Bretagna dalla fine dell’Ottocento condiziona la politica, l’informazione e la vita sociale di noi italiani.

È un’operazione che non ci stupisce, anche se ci indigna. L’Italia stessa ha condizionato altri paesi, come la Libia con il colpo di Stato di Gheddafi, il primo settembre del 1969 contro la monarchia di Re Idris e del suo successo Hasan.

In questo condizionamento sull’Italia da parte della Gran Bretagna, un ruolo importante lo hanno svolto i media mainstream italiani.

Il lavoro di informazione a favore di Londra, da parte di giornalisti, è avvenuto sia attraverso notizie false, che attraverso una certa interpretazione degli eventi.

FAKE NEWS: IL CASO MORO

Una fake news – intesa in senso largo come diffusione di una certa visione infondata o incompleta degli eventi – è quella che vuole le Brigate Rosse come unico agente terroristico nell’operazione di rapimento e uccisione di Aldo Moro e degli agenti della sua scorta.

Altre fake news possiamo considerare quelle che per decenni ci sono state propinate sul piano economico:

  • la globalizzazione ci porterà vantaggi,
  • la flessibilità nel lavoro è un’opportunità,
  • la deregulation in materia di diritti dei lavoratori è un passaggio indispensabile verso lo sviluppo economico

Stiamo, quindi, attenti alle notizie false su eventi, dichiarazioni e situazioni mai successi.

Stiamo ancor più attenti alle visioni del mondo, ai frame mentali e alle concezioni della realtà che i media ci propongono.

Non si tratta di criminalizzare i media – che sono anche veicolo di pace, di socialità e di dialogo – ma di leggerli con senso critico.

Io, ad esempio, non ho mai sopportato il quotidiano Repubblica, sin dalla sua fondazione, nel 1976, per opera di un grande giornalista, Eugenio Scalfari. Eppure mi considero di sinistra.

Non ho mai sopportato un giornalista – che trovo indisponente anche su come si atteggia – come Paolo Mieli, già direttore del Corriere della Sera e che si vanta di essere uno storico.

Mi sono chiesto millanta volte come mai avessi queste due antipatie.

Insegnando per anni a studentesse e studenti, all’Università degli Studi di Verona, a combattere stereotipi e pregiudizi, mi sono tormentato con queste due antipatie.

“Come mai, Maurizio”, sono andato dicendomi per anni, “non provi verso giornalisti e giornali di destra lo stesso sentimento di disprezzo che provi verso Repubblica e verso Paolo Mieli?”.

Ho letto il libro Colonia Italia, che ho citato anche prima. E ho capito.

Sia Repubblica che Paolo Mieli sono funzionali a una certa narrazione; una visione delle vicende politiche italiane; e a un’interpretazione degli eventi che considero paragonabili alle fake news.

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Aldo Moro, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978

Guerre fra poveri: a vincere sono le élite di Potere

Nelle guerre – come in tutti i conflitti e le emergenze – a contare sono soltanto le élite di Potere.

In pace, abbiamo qualche possibilità di azione pure noi, comuni mortali; e qualcosa possono fare pure coloro che si battono per una vita pacificata, per la giustizia sociale, per la difesa dei più deboli.

In pace, un’impresa oppure un lavoratore possono tentare di combinare qualcosa di positivo per sé e per gli altri.

Nelle guerre, nelle emergenze e nelle pandemie vincono gli algoritmi: vincono le ricette per raggiungere certi risultati, vincono le scelte determinate dalla situazione di pericolo che si è creata.

Ovvio che se la stanza in cui siamo in quattro persone sta andando a fuoco, passa in secondo piano il fatto che io sottragga il portafoglio a chi mi sta vicino; oppure che io risponda male al telefono al sindaco della città, piuttosto che l’urlare “W Inter!” al gruppo di juventini che sono con me.

Tutto assume una diversa proporzione. Tant’è che se io – élite di Potere – posso determinare l’incendio, oppure fare in modo che divampi senza rimedio immediato, mi posso anche permettere il lusso di beneficiare della situazione di emergenza.

EMERGENZE ED ÉLITE DI POTERE

In caso di guerra, di emergenza o di crisi, abbiamo due possibili casi:

  • le élite di Potere non hanno fatto nulla per evitare la guerra, con dolo, e allora hanno la responsabilità di quanto accade;
  • oppure le élite di Potere hanno cagionato la guerra, e allora sono colpevoli di quanto accade. 

In entrambi i casi, le élite di Potere traggono vantaggio dalla guerra, dall’emergenza o dalla crisi.

L’errore che commettiamo sempre è di guardare in orizzontale, anziché in verticale, quanto ci sta accadendo.

Chi ha un ruolo di potere, di guida, d’iniziativa – insomma, chi ha un ruolo di élite – ha anche una responsabilità. E quindi è responsabile di quanto accade a chi dipende, in via diretta o indiretta, da lui (o da lei).

Troppo comodo comandare e poi scaricare sui più deboli la colpa degli errori, degli eventi avversi e delle crisi.

Quindi, importante regola critica. Quando succede qualcosa di negativo – come anche di positivo – occorre alzare lo sguardo e chiedersi: chi ha il comando e quanto ha inciso, in modo diretto o restando passivo, su ciò che è successo?

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Manipolazione dei media: il gas a prezzi gonfiati

I giornali e le televisioni italiane, nei loro servizi quotidiani, hanno portato l’attenzione sull’aumento delle tariffe del gas. Hanno tematizzato gli interventi del governo italiano per far fronte al caro bollette.

Non si sono preoccupati di spiegarci chi, in quale maniera e con quali risultati specula sul costo del gas. Siamo arrivati al punto di credere che la colpa sia tutta di Putin, l’anti-democratico presidente della Russia.

Putin è di certo il responsabile dell’invasione di un Paese sovrano, come l’Ucraina. Ma non è lui che specula sui prezzi del gas. 

Grazie a un servizio televisivo del Tg1 Rai, andato in onda nell’edizione delle 13.30 di un giorno di novembre 2022, abbiamo capito quali affari possono fare British Petroleum ed Eni grazie al business del gas allo stato liquido (il Gnl).

Navi da trasporto portano il gas dalla fonte ai rigassificatori collocati in vari Paesi, inclusa l’Italia. Viene considerata una fornitura essenziale alla sicurezza energetica del nostro Paese.

Chi beneficia del taglio alle forniture di gas metano – a causa della guerra – dalla Russia? Chi lavora nell’ambito del gas allo stato liquido e delle operazioni legate al trasporto, alla lavorazione e alla gestione del gas naturale allo stato liquido (Gnl). 

A nessuno è venuto mai in mente, nei notiziari televisivi e nell’informazione mainstream, di insistere su chi si avvantaggia della guerra per le forniture di gas a prezzi gonfiati?

Perché chi trae vantaggio dalla guerra ha scarso (o nullo) interesse a fermarla, almeno fino a quando il suo business non si sarà consolidato.

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Manipolazione dei media: la guerra in Ucraina

La guerra in Ucraina, che ha avuto inizio il 24 febbraio 2022, è stata scatenata dalla Russia.

Il presidente Putin ha deciso di invadere il territorio ucraino, violando il diritto internazionale. E la libertà di un popolo.

Su questo non ci sono dubbi. Anche se il conflitto andrebbe inquadrato nei rapporti storici tra la Russia e l’Ucraina.

Non è questo, tuttavia, il tema che qui voglio trattare. Mi interessa sottolineare come i media mainstream italiani abbiano dato quasi esclusivamente notizia delle ragioni e delle versioni di parte ucraina.

Se facciamo attenzione, tutti i crimini di guerra, le violenze e le uccisioni sono attribuite all’esercito russo, un esercito di certo invasore e dalla parte del torto. Ma che non può avere l’esclusiva dei morti ammazzati da bombe e artiglieria.

Stando ai media mainstream italiani, non vi sono state violenze, né uccisioni degne di nota, né violenze sulla popolazione da parte dell’esercito e delle milizie ucraini.

Abbiamo la stessa rappresentazione che ci siamo sempre data dei “soldati italiani brava gente”.

Come possiamo credere, allora, alla narrazione sulla guerra e sulla pace – da parte dei media mainstream italiani – se non vengono riportati tutti i versanti della guerra? E se ciò che dice la Russia è raccontata come solo menzogna?

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Manipolazione dei media: l’immigrazione clandestina

L’immigrazione è rappresentata sui media italiani solo come emergenza. E come occasione di polemica politica.

Il valore del lavoro e dell’opera dei migranti non fa notizia. La loro voce, da sempre, è assente o flebile. 

Continuiamo con la narrazione che vi è l’invasione migratoria dal mare, quando sappiamo bene che molti migranti – prendiamo i cittadini sudamericani – arrivano con visto turistico. E poi restano sul territorio.

Senza parlare della rotta balcanica e dell’arrivo dall’est di migliaia di migranti.

I media italiani non hanno mai voluto tematizzare l’immigrazione come fenomeno strutturale del nostro Paese.

Giornali, radio e tv non trattano l’immigrazione come componente fondamentale dell’economia e della società: senza migranti non avremmo lavoratori – che già sono carenti in molti settori – né contributi previdenziali, né welfare.

Abbiamo un’azione dissimulatoria, per ricacciare i migranti nell’angolo del silenzio oppure dell’emergenza continua. E della clandestinità urlata.

Non abbiamo stimolo alcuno, da parte dei media, affinché la classe politica tratti i migranti per ciò che sono: un pilastro della società e come tali meritevoli di una politica migratoria di lungo periodo.

Lorenzo Bozano - Caso Sutter

Manipolazione dei media: il “biondino della spider rossa”

La vicenda del cosiddetto “biondino della spider rossa” la trattiamo in una sezione di questo blog dedicata all’analisi del Caso Sutter-Bozano.

È la storia di una ragazzina, Milena Sutter, 13 anni, che il 6 maggio 1971 sparisce a Genova, all’uscita della Scuola Svizzera sparisce. Il suo corpo viene trovato, senza vita, in mare due settimane dopo: il 20 maggio.

È la figlia primogenita di un importante industriale della cera.

L’unico indagato a fondo, accusato e poi imputato è Lorenzo Bozano, 25 anni, perdigiorno con piccoli precedenti penali, figlio di una famiglia dell’alta borghesia genovese.

Lorenzo Bozano – assolto nel 1973 al processo di primo grado, poi condannato nel 1975 in appello – è soprannominato “il biondino della spider rossa”. La spider c’è, ma lui non è biondo, né magrolino.

Qui abbiamo la più evidente manipolazione dei media che possiamo immaginare: un giovane che è castano e non ha nulla di “biondino”, viene definito dai giornali “biondino”.

Tanto è potente la manipolazione dei media, che persino nelle sentenze giudiziarie troviamo più volte il soprannome “biondino” per designare un giovane castano, come Lorenzo Bozano.

Non è, tuttavia, l’unica manipolazione. Non è neppure la manipolazione più importante.

Una più grande distorsione della realtà, con precise finalità, l’abbiamo nella perizia medico-legale sulla vittima: viene subito affermato che si tratta di un omicidio volontario premeditato, prima ancora che le evidenze medico-scientifiche siano accertate.

Quelle evidenze medico-scientifiche ci dicono che le cause della morte di Milena Sutter possono essere ben altre. 

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Perché i media vogliono manipolarci

Non ho mai voluto credere a una manipolazione consapevole dei media sulla pubblica opinione. 

Lo scarso livello di istruzione dei giornalisti italiani, la loro ignoranza in tema di tecniche di persuasione e la loro lontananza da ogni tecnica di marketing mi hanno indotto in errore.

Non occorre essere degli esperti di pubbliche relazioni, infatti, per arrivare a manipolare gli altri.

La manipolazione da parte dei media mi sono convinto essere nella realtà dell’informazione. Un frutto inevitabile, dato che pure io scrivendo questo testo cerco di persuaderti di una certa tesi; o di portarti su certe posizioni.

Voglio pure io manipolarti? Direi di no. Considero la manipolazione – frutto avvelenato delle tecniche di persuasione – un effetto collegato agli interessi egoistici di qualcuno (singolo o gruppo che sia).

Se cerco di persuadere una donna di cui sono innamorato in modo sincero, siamo nel corteggiamento. Se cerco di persuadere una donna di cui mi interessa solo la dote, siamo nella manipolazione.

Ogni azione che danneggi l’altro, a mio parere, fa parte della manipolazione. Mentre ogni azione che sia di vantaggio per l’altro fa parte dell’altruismo.

Mi viene da pensare che sia nella struttura stessa dei media contemporanei – dalla penny press statunitense a oggi – manipolare.

Il loro obiettivo è sempre stato quello di conquistare l’attenzione, l’interesse e il tempo di chi legge (o guarda) un medium per poi venderselo agli inserzionisti.

C’è stato e di certo c’è in molti giornalisti – e operatori della comunicazione – la nobile intenzione di fare del bene. E di essere di vantaggio per chi legge. Ci ho provato pure io, da quando avevo 21 anni, al giornale L’Arena di Verona, come cronista.

Vi sono, tuttavia, preminenti interessi economici che sottendono i media. Interessi non solo per i media, ma soprattutto per chi li controlla: gli azionisti e i loro padrini politici.

MEDIA E INTERPRETAZIONE DELLA REALTÀ

La manipolazione dei media, nei confronti della pubblica opinione, è funzionale a certe visioni del mondo, a certe interpretazioni della realtà e a certe narrazioni che a loro volta sono di vantaggio a determinati gruppi di potere.

I media ci manipolano per interessi di potere. Non per farci del bene, nel qual caso la persuasione sarebbe un atto altruistico. È questa, io credo, la realtà con cui occorre misurarci.

Chi trae vantaggio dalla manipolazione attuata dai media? Credo che la guerra in Ucraina – dal fronte russo a quello europeo – non lasci spazio a dubbi: ad averne vantaggio sono le élite di Potere.

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Che strumenti i media usano per manipolarci

Molte sono le tecniche e le retoriche utilizzate per la manipolazione che i media attuano nei nostri confronti.

Qui ne segnalo tre, a mio avviso fondamentali:

  • la creazione del conflitto tra i “buoni” (noi) e i “cattivi” (gli altri diversi da noi);
  • il nascondere gli autori (o le cause) degli eventi
  • il riferimento al principio di autorità

Quando c’è conflitto la nostra attenzione è focalizzata sul nemico, su chi ci viene detto essere una minaccia per noi (o per i nostri cari).

Quando c’è conflitto la nostra attenzione è ad angolo acuto, come nei momenti d’ansia o di terrore: siamo congelati e concentrati su un punto, senza vedere cause, contesti e attori in gioco.

Quando c’è conflitto siamo costretti, lo vogliamo o meno, a prendere posizione. La dissonanza cognitiva ci impedisce – salvo in casi eccezionali – di essere neutrali e di urlare Signornò!

Nascondere le cause (oppure gli autori) di un certo evento è un altro potente strumento di manipolazione. Oppure il fermarci alle cause prossime, senza risalire nella scala delle responsabilità.

L’INCHIESTA SUI VERTICI DEL POTERE

Omettere di indagare e fare luce sulle cause e gli autori di un certo accadimento è funzionale al non mettere sotto inchiesta le élite di Potere. Tranne che per piccoli accadimenti, o in situazioni straordinarie, di solito vi è più di una causa di un certo fenomeno sociale; e quando più di una causa è in ballo, allora la responsabilità sale di livello.

Vecchi manuali di Storia ci hanno fatto credere che il gesto di un condottiero o di un singolo potesse far scoppiare una guerra devastante.

Oggi sappiamo che vi sono atti importanti, decisivi e anche emblematici: ma le cause di eventi complessi sono cause molteplici, e chiamano in causa più soggetti. E chi più di un soggetto con potere e responsabilità può incidere su quanto accade?

Un altro strumento di manipolazione è il riferimento al principio di autorità. Prendiamo un fatto di cronaca giudiziaria come il Caso Sutter-Bozano, con la sparizione di una tredicenne nel maggio del 1971.

Se il racconto di quell’evento lo fa un protagonista della vicenda, lo si considera inferiore alla dichiarazione di un pubblico ministero. 

Non si tratta – si badi bene – di negare il valore della competenza e della specializzazione.

Il problema è un altro: è che il titolo autorevole di una certa figura viene utilizzato per far credere anche fatti e interpretazioni che non hanno fondamento alcuno.

Il riferimento al principio di autorità, insomma, non è il sacrosanto riferimento alla competenza specifica.

Viene utilizzato per giustificare una certa interpretazione della realtà, fatta da persone che non hanno titolo per ergersi a figure autorevoli.

È anche una forma di irresponsabilità. Una certa cosa l’ha detta quella persona autorevole, per cui la dobbiamo prendere per vera oltre ogni ragionevole dubbio.

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Come difenderci dalla manipolazione dei media

Il primo modo per difenderci dalla manipolazione – di un singolo piuttosto che dei media – è di assumere un certo abito mentale: quello del pensiero critico.

Il pensiero critico è quello del dubbio costante, dell’apertura mentale ad angolo ampio, della presa in carico di più cause di un certo evento.

Il secondo modo è di essere aderenti alla verità sostanziale dei fatti. Una verità non sempre attingibile nella sua totalità, ma a cui dobbiamo tendere. Una verità approssimabile, che è certo meglio di una verità superficiale e preconfezionata.

Il terzo modo è di fare riferimento alla verità scientifica. Dove per scienza non si intende il credere in modo fideistico a uno scienziato, ma il prestare attenzione al dibattito scientifico tra esperti di riconosciuto valore.

Vi sono poi altri modi per difenderci dalla manipolazione dei media:

  • non credere alle verità ufficiali;
  • non fermarsi al principio di autorità;
  • andare oltre stereotipi e pregiudizi

Lo scetticismo spinto agli estremi è una forma di dogmatismo negativo, scriveva molti anni fa un grande storico della Filosofia.

Non si tratta di essere dogmatici al contrario. Si tratta di essere critici con giudizio:

  • di coltivare un sano dubbio su ciò che le verità ufficiali (confezionate dalle élite di Potere, ovviamente) ci dicono;
  • un sano dubbio anche verso le espressioni delle autorità (che vanno rispettate ma non divinizzate);
  • l’andare oltre le forme fisse di pensiero e i giudizi che resistono alla prova dei fatti

Il pensiero critico si alimenta della conoscenza, del sapere, dell’informazione. E viceversa. 

Qui entra in ballo poi l’altro strumento potente per contrastare le manipolazioni dei media: la verifica delle fonti.

  • Chi è la fonte di una certa notizia?
  • Quale vantaggio ha quella fonte a dare quella notizia?
  • Chi è l’antagonista della fonte che dà la notizia?

Anche per le fonti, occorre agire con spirito critico: ascolto ciò che dicono le fonti europee sul conflitto in Ucraina e ciò che dicono le fonti americane, russe, cinesi e altri Paesi.

IL PROBLEMA DELLE FONTI DELLE NOTIZIE

Non esistono fonti divine, primarie e assolute. I media, invece, tendono a delegittimare le fonti che sono antagoniste rispetto alle fonti occidentali interessate a una certa narrazione, ad esempio, sul conflitto in Ucraina.

I media tendono anche a delegittimare – oppure a passare sotto silenzio – le fonti indipendenti, scomode, controcorrente.

Noi possiamo agire in modo scientifico: verificare ogni singola fonte e poi mettere le fonti a confronto.

Ciò che raggiungeremo non sarà la Verità, di sicuro. Ma di sicuro eviteremo di essere manipolati da chi vuole condizionarci con una sua unica verità.

Non potendo elencare tutti gli strumenti, voglio – a conclusione di questa parte – porne uno alla tua attenzione: la neutralità.

Se non abbiamo interessi specifici, per far pendere la narrazione e interpretazione di un fatto in un senso o nell’altro, siamo nelle condizioni ottimali per utilizzare al meglio gli strumenti che ti ho sin qui indicato.

Perché la neutralità è di per sé il fondamento del pensiero critico. E quindi di tutti i mezzi che ne conseguono per neutralizzare la manipolazione dei media.

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La battaglia contro le élite di potere e i media asserviti

La guerra in Ucraina, se mai ne avessimo avuto bisogno, ci dimostra che vi sono battaglie – spesso sanguinose – in mano alle élite. E che sfuggono al controllo dei cittadini.

Il popolo, da una parte e dall’altra dei contendenti, è costretto a subire guerre, atti di terrore, danni sociali senza poter intervenire.

Vi è una precisa responsabilità delle élite di potere. Quelle che non sempre promuovono il conflitto; ma che di sicuro non fanno nulla per prevenirlo e gestirlo.

La narrazione delle parti in conflitto passa attraverso i media:

  • quelli di massa, vecchio stampo (giornali, radio, tv);
  • e i social media di nuova generazione

Sul ruolo dei media nei conflitti e al servizio del potere è illuminante il saggio del filosofo Noam Chomsky Capire il Potere.

Illuminante il lavoro di Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella nel dimostrare – documenti ufficiali declassificati alla mano – il ruolo di giornali, radio e tv italiani nel rendere possibile il controllo della Gran Bretagna sull’Italia.

Tra i giornalisti “graditi” a Londra troviamo nomi importanti della stampa italiana: Indro Montanelli ed Eugenio Scalfari.

Per non parlare di Renato Mieli, padre di Paolo Mieli, giornalista a cui gli angloamericani si sono affidati per ricostruire, controllandolo a distanza, il sistema dei giornali in Italia dopo la Liberazione dal nazifascismo, nel 1945.

La lettura del libro Colonia Italia è il migliore dei consigli possibili che ti posso dare. Ti cambierà il modo di vedere la storia passata e presente dell’Italia. E di capire il ruolo dei media in una manipolazione che prosegue anche oggi.

La battaglia contro le élite di Potere e contro la manipolazione dei media, messi al loro servizio, passa attraverso la conoscenza. 

Passa attraverso la verità sostanziale dei fatti, la documentazione verificata e il metodo scientifico di indagine.

Come cittadini è importante verificare le fonti, comprendere a cosa le fonti mirino e diversificare i soggetti che alimentano la nostra dieta mediatica.

Il ruolo dei giornalisti nella battaglia per la verità

A noi giornalisti, per combattere la battaglia contro la manipolazione, non resta che applicare il secondo articolo della legge che, nel febbraio del 1963, istituisce l’Ordine dei Giornaliti.

Ecco che cosa dice quella legge nella sua parte su diritti e doveri dei giornalisti: “È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede”.

Ecco la bussola per noi giornalisti. È costituita da tre pilastri

  • il rispetto della verità sostanziale dei fatti;
  • il dovere di essere leali;
  • il dovere della buona fede

Sono quindi resi a livello di legge i richiami alla lealtà e alla buona fede. Nonché il rispetto e la tutela della personalità altrui.

Da parte dei cittadini e del pubblico dei media è importante che si pretenda quel rispetto per la verità sostanziale dei fatti, quel rispetto del dovere ad essere leali, quell’obbligo alla buona fede.

Forti di una lettura critica dei media, allineati con i valori e i diritti e i doveri della legge che vincola i giornalisti, decisi nel pretendere la verità fattuale come bussola, allora possiamo contribuire a neutralizzare la manipolazione dei media. E gli interessi delle élite, con le loro narrazioni che ci danneggiano.

Maurizio Corte
corte.media

Russia, Ucraina e propaganda dei media. Noam Chomsky

L’intervista al filosofo e linguista statunitense è in lingua inglese ed è sottotitolata.

Controllo sociale: riconoscere le manipolazioni

Ucraina, il “grande gioco” tra Russia, Usa e Gran Bretagna

Mentiroso (Ricardo Arjona)

La canzone è in lingua spagnola. Mentiroso vuol dire “bugiardo”. C’è un sito che propone il testo con la traduzione in italiano.

Nella mia ora di libertà (Fabrizio De André)

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