I mezzi di comunicazione ci dicono su quali argomenti concentrarci, nascondendone altri.
Il giornalismo è selezione, ci ricorda il sociologo Carlo Sorrentino.
Da parte sua, Herbert J. Gans con il suo libro Deciding What’s News ci mostra con quali criteri, sulla base di quali valori e in quale modo i giornalisti decidano cosa mandare in tv o cosa pubblicare sui giornali.
La scelta che noi giornalisti facciamo nel trattare gli argomenti ha una diretta influenza sul pubblico che ci legge.
Non voglio dire che vi sia una onnipotenza dei media, tale per cui ciò che viene raccontato condiziona sempre e comunque il comportamento di chi legge le news o ascolta un giornale radio.
IL RUOLO DEI MEDIA SULLA NOSTRA ATTENZIONE
Quello che intendo dire è che i giornali decidono su cosa farci concentrare. Sono i giornalisti – nell’ambito della logica dei media – a scegliere dove portare la nostra attenzione.
Tant’è che si parla di informazione e di media “mainstream”. Questo già ci dice che c’è una corrente dominante a livello giornalistico, come anche di intrattenimento. E come accade anche per i talk-show, le docu-serie o la fiction.
La teoria dell’agenda setting
Una parte importante delle conoscenze che possediamo non proviene più da esperienze che abbiamo vissuto in prima persona. Viene piuttosto dalle rappresentazioni messe in campo dai mezzi di comunicazione di massa.
“Di fronte a questa forma di dipendenza cognitiva dai media, le persone tendono a prestare la loro attenzione soprattutto a quei temi che vengono trattati dai mezzi di comunicazione”, fa notare Luciano Paccagnella nel libro Sociologia della comunicazione nell’era digitale. Le persone escludono così quei temi che invece vengono ignorati dai media.
Questo è l’effetto di agenda setting. Dove per “agenda setting” possiamo intendere l’elenco degli elementi degni di attenzione e considerazione, l’elenco insomma delle priorità.
La teoria germoglia tra fine Anni Sessanta e inizi Anni Settanta per opera dei ricercatori americani Maxwell McCombs e Donald Shaw.
Nello studiare gli effetti dei media nella scelta del presidente degli Stati Uniti – con le elezioni del 1968 e del 1972 – McCombs e Shaw arrivano a una constatazione che non si aspettavano.
Nello spiegare la teoria dell’agenda setting – che è la teoria a mio parere più affascinante e importante assieme a quella sul linguaggio e i media – mi rifaccio al testo di Paccagnella, che ho citato prima.
MEDIA, PUBBLICO E NOTIZIE
L’effetto di agenda setting – la scelta dei temi a cui prestare attenzione – si attua su due punti:
- i media dicono alla gente quali sono i temi, gli argomenti, i problemi davvero importanti e di cui bisogna occuparsi;
- i media impongono un ordine di priorità, che rispecchia il grado di importanza assunto da ogni tema
L’effetto di agenda cresce nel momento in cui, come pubblico, non abbiamo la possibilità di informarci in modo diretto. Ovvero, quasi sempre.
Nel discutere del conflitto israelo-palestinese o dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, è di per sé evidente che dipendiamo per la quasi totalità dai media. Sono loro a portare la nostra attenzione su alcuni aspetti della guerra, anziché su altri.
I CONTATTI DIRETTI CON I FATTI
Ci possono essere occasioni in cui conosciamo in via diretta un qualcuno che è vissuto, o vive, nei luoghi della guerra. Avremo una voce diversa, alternativa a volte.
Tuttavia, anche nell’ascoltare questa voce non possiamo non tener conto di quanto i media ci hanno raccontato.
L’effetto di agenda cala quando abbiamo a che fare con notizie che toccano interessi o situazioni che ci sono vicini. Pensiamo al prezzo della benzina piuttosto che ai disagi nei trasporti.
Come ridurre il potere di condizionamento dei media
La teoria dell’agenda setting viene formulata nel 1972. A quel tempo, sia negli Stati Uniti che in Italia, a farla da padroni erano i giornali, la radio e la televisione.
La Tv aveva una presenza fondamentale nella vita dei cittadini. E quindi nella loro dieta informativa.
Tuttavia, era proprio dei giornali il maggior potere di agenda. Credo che questo maggior potere dipendesse dall’autorevolezza dei giornali. E dal fatto che il giornalismo della carta stampata fosse considerato più fondato, più completo e forse anche più “serio”.
Oggi il panorama è assai diverso. I nuovi media – che ormai hanno più di 25 anni – influenzano il potere di agenda di radio, tv e giornali.
L’INFLUSSO DEI NUOVI MEDIA SULL’AGENDA
Da un lato abbiamo un’esplosione di fonti informative alternative ai media mainstream: basti pensare a questo blog, che è una testata registrata, quindi un giornale a tutti gli effetti; ma che si pone in modo disallineato rispetto alle narrazioni dei giornali.
Dall’altro lato abbiamo i social network: da Facebook a TikTok, da Instagram a YouTube, giusto per citarne alcuni.
I social network si pongono sia come luoghi di relazione interpersonale mediata dal computer (o dal tablet o dallo smartphone). E sia come centri di informazione di massa.
Gli effetti dei media mainstream – e gli stessi contenuti di quei media – sono così filtrati, influenzato e in qualche modo condizionati dai social.
Il potere di agenda setting dei media tradizionali si riduce. Tuttavia la teoria resta valida: gli hashtag di tendenza di Twitter, altro social strategico nella comunicazione, altro non sono che gli argomenti prioritari su cui si cerca di far concentrare il pubblico.
Anche nei confronti dell’agenda setting – esercitata dai media vecchi e nuovi – vale in ogni caso la serie di consigli che ho dato in questo blog su come difenderci dalla manipolazione mediatica.
Maurizio Corte
corte.media
Video sulla teoria dell’agenda setting (in English)
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Sono un giornalista, scrittore e media analyst irriverente. Insegno Comunicazione Interculturale, Giornalismo e Multimedialità all’Università di Verona. Ti aiuto a capire i media e la comunicazione per poterli usare con efficacia e profitto. Come? Con il pensiero critico, la comunicazione autentica e l’approccio umanistico applicati al mondo del crimine e della giustizia. Iscriviti alla newsletter Crime Window & Media. Per contattarmi: direttore@ilbiondino.org