Ogni conflitto porta con sé una guerra dell’informazione. Il sistema mediale italiano è parte della guerra.

Conflitti e propaganda vanno di pari passo. Lo stesso accade con la guerra in Ucraina, che ha portato i media a essere asserviti – in tutte le parti – alle élite dominanti.

Siamo tornati all’era della propaganda, come accadeva con i regimi dittatoriali dei primi trent’anni del Novecento? Oppure la propaganda sulla guerra in Ucraina ci dice che dall’imbonimento da parte dei media non siamo mai usciti?

Partiamo da un dato di fatto. La Russia, il 24 febbraio 2022, ha invaso l’Ucraina con un atto di guerra. Ha violato il diritto internazionale e i confini di uno stato sovrano con un’azione che ha procurato lutti e distruzioni.

Secondo dato di fatto: quello del presidente Putin è un regime autoritario. Se lo sono votato i cittadini russi, ma non per questo la Russia è un Paese democratico.

In Russia, la libertà di espressione e il ruolo dei giornalisti e di chi dissente sono minacciati sino all’uccisione dei dissidenti, come dimostra il caso della giornalista Anna Politkovskaja.

LA PROPAGANDA RUSSA IN ITALIA

Terzo dato di fatto. La propaganda russa agisce in Russia e fuori dei suoi confini – come sta facendo anche in Italia da anni – per promuovere i suoi interessi.

Nel 2018, via Twitter, ho “duellato” con un finto utente (un chatbot, di sicuro) che mi aveva attaccato dopo una mia critica a Matteo Salvini su quel social.

Sono riuscito a farlo così impallare, immaginando che non fosse umano e che l’italiano non fosse la sua lingua… tanto che a un certo punto mi ha scritto in alfabeto cirillico.

Prova provata, se ce n’era bisogno, che hacker russi (con l’aiuto dei software e dei chatbot) erano al lavoro per conto di un politico italiano. E lo erano durante una campagna elettorale.

La Russia ha cercato in tutti i modi di condizionare il dibattito democratico e le elezioni dei Paesi europei, degli Usa e di chissà quali altri Stati. Di certo ha avuto (e ha ancora) ottime teste di ponte in Italia.

Tutto chiaro, allora? Gli autoritari sono i russi e noi, in Occidente, siamo la patria della libertà, della autodeterminazione dei popoli, degli Stati espressione di comunità democratiche?

Le nostre élite europee sono al riparo da critiche e da azioni riprovevoli, proprie delle dittature? Non proprio. E lo vediamo da come viene condotta e gestita la comunicazione in Italia.

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Ucraina e Russia: la propaganda della Gran Bretagna

In politica estera ci sono commentatori, giornalisti, intellettuali ed esperti prezzolati che condizionano il dibattito sui temi internazionali.

Poi ci sono gli hacker e i troll che agiscono sui social, fomentando la polemica. Oppure sostenendo tesi di questa o quella parte.

Non farti abbagliare dai titoli accademici oppure dal pedigree giornalistico di un commentatore: che sia contro o a favore della Russia, che sia dalla parte dell’Ucraina o che vi sia contrario, può essere un soggetto pagato da una potenza straniera (o dal governo italiano) per dire quello che dice.

Non cadere nell’abbaglio che siccome un certo professore universitario ha studiato in una prestigiosa università britannica, sia obiettivo. E neppure che un certo giornalista, che si picca di essere uno storico, sia indipendente.

Se vuoi avere una dimostrazione di questo dato di fatto, basta che tu legga il libro Colonia Italia, di cui sotto trovi la presentazione video con il giornalista Giovanni Fasanella.

Colonia Italia fa i nomi di giornalisti, intellettuali, politici e faccendieri vari che sono stati in contatto con i servizi segreti della Gran Bretagna, nel corso del Novecento.

GIORNALISTI CONDIZIONATI DALLA GRAN BRETAGNA

Esempio illustre (e sconcertante) è Benito Mussolini, che ha ricevuto soldi dall’intelligence britannica per il suo giornale Il Popolo d’Italia: l’equivalente di 7 mila sterline attuali la settimana. Tutto documentato nei report declassificati dell’intelligence inglese.

Per non parlare di Indro Montanelli, con la fondazione del quotidiano Il Giornale Nuovo, nel 1974. Oppure di Eugenio Scalfari, con Repubblica nel 1976. Quanto al Corriere della Sera è sotto influenza britannica – scrive Fasanella in Colonia Italia – sin dal direttore Luigi Albertini e dall’età giolittiana.

Così come ha operato (e opera) il governo di Sua Maestà, altrettanto fanno gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, la Francia, la Germania. E di sicuro lo facciamo noi, Italia, in altri Paesi di nostro interesse.

Non c’è da scandalizzarsi. È un lavoro tipico dei servizi segreti, che usano società di comodo e quindi anche i media. Basta saperlo. E quindi leggere con occhio critico i media.

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La comunicazione in Italia sulla guerra in Ucraina

I media danno al pubblico l’illusione che la presenza dei giornalisti sul campo – là dove le cose accadono – possa portare alla verità sostanziale dei fatti.

Questo è vero se il giornalista è autonomo. Se può agire in modo indipendente. Se ha una visione personale di come esercitare la professione.

Se, però, sei incastonato e obbligato all’interno di un sistema di potere (un giornalista embedded), allora i casi sono due:

  • ti adegui a quanto vogliono i tuoi “protettori”, quelli che ti portano nei luoghi che vogliono loro;
  • cerchi di far filtrare, in codice, qualche informazione scomoda

In ogni caso, sei tutto tranne che un giornalista libero.

Poniamo, comunque, che in una certa zona un giornalista – a rischio della vita – si muova in modo indipendente. In ogni caso coglierà frammenti di realtà.

Quel giornalista vedrà e racconterà frammenti di storia. Si muoverà rasoterra: eccellente esperienza, ottima posizione, ma che non ti consente di mostrare il quadro.

Se lavori rasoterra, non puoi tratteggiare il contesto di un conflitto: non ne sei in grado.

CAPIRE IL CONTESTO DI UN CONFLITTO

Per capire situazioni complesse – come un conflitto – occorrono certo le informazioni di dettaglio, le visioni sul campo; ma occorre anche il quadro in cui tutto avviene. E la conoscenza di quanto è accaduto prima.

Non solo: occorre avere la competenza – tipica della Psicologia Investigativa – per leggere la “scena del crimine”.

Serve la competenza per arrivare a profilare non solo l’offender, ovvero i soldati che hanno invaso un certo territorio, che uccidono e bombardano. Ma è necessario profilare chi sta dietro loro e chi sta dietro i nemici degli invasori.

Calato sul conflitto Russia-Ucraina, occorre capire i precedenti. E capire chi muove le fila dall’una e dall’altra parte. I famosi “mandanti”. In caso contrario, non si capisce nulla e ci si perde nel fumo della battaglia.

Poniti una domanda: i media mainstream in Italia – radio, televisioni, giornali (online e offline) – agiscono solo rasoterra? Oppure ti danno anche il quadro?

Nel darti il quadro, i media italiani chi ascoltano? Chi fanno parlare? Mostrano le tesi e le versioni e le azioni di sistema di tutte e due le parti in conflitto? Oppure si tratta di un giornalismo che ti propina solo una visione della guerra?

Un buon modo per individuare i media in malafede – commentatori ed esperti inclusi – è verificare se agiscono in modo critico.

Oppure se, dietro presunti dati di fatto e citazioni autorevoli, mescolano fatti e opinioni, argomentazioni e azioni persuasive.

Se poi danno giudizi morali, oppure se attaccano sul piano personale l’avversario (il tal politico è un criminale, l’altro è un servo di una superpotenza), allora c’è odore di bruciato: non si va ai fatti, alle analisi, allo studio indipendente del conflitto.

Allora siamo in piena propaganda, che sia filo Ucraina o filo Russia. Siamo in un argomento – visto che la guerra è un crimine – degno del tema crimine, giustizia e media.

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“L’Italia è una colonia. E obbedisce a centrali estere”. È vero?

Il libro Colonia Italia sostiene una certa tesi, che puoi ascoltare in dettaglio e bene argomentata nel video di Giovanni Fasanella inserito in questo articolo.

La tesi è questa: la Gran Bretagna, sin da fine Ottocento, ha considerato l’Italia un suo protettorato, una sua colonia.

Londra ha influito su tutti i passaggi storici e le svolte della storia italica: dall’ingresso nella Prima Guerra Mondiale, al sistema di alleanze internazionali; dall’avvento del fascismo alla sua caduta; dall’ingresso nella Seconda Guerra Mondiale alla gestione delle Resistenza e del secondo dopoguerra.

La Gran Bretagna da sempre considera l’Italia – scrive Giovanni Fasanella nel libro Colonia Italia – un paese asservito ai suoi interessi.

Da sempre ci considera una nazione sconfitta dalle due guerre mondiali; e non meritevole di sedere alla pari nei consessi internazionali.

Il governo inglese – attraverso la sua ambasciata a Roma e i servizi segreti – avrebbe condizionato i media italiani: dalla loro direzione ai loro assetti, ai contenuti, alle narrazioni.

Con un unico e solo obiettivo: fare gli interessi del governo di Sua Maestà.

Quel che è peggio, avrebbe organizzato azioni distruttive nei confronti di quei governanti italiani che volevano un’Italia libera dal giogo inglese.

Quei governanti che, come gli inglesi, consideravano l’Italia una nazione strategica nel contesto mediterraneo – Africa, Medio Oriente, rotte commerciali mondiali – ma la volevano allineata agli interessi degli italiani. Non agli interessi dei re d’Inghilterra.

Di qui, secondo il libro Colonia Italia, la macchina del fango contro alcuni politici (De Gasperi, l’allora suo ministro degli Esteri, Attilio Piccioni).

L’OMICIDIO DI ENRICO MATTEI E IL CASO MORO

Di qui il ricorso all’omicidio: Enrico Mattei (presidente dell’Eni, ovvero la guida in Italia della politica petrolifera e del gas); e Aldo Moro (regista del compromesso storico).

E credo ci sia da attendere da Fasanella qualche altra interessante rivelazione sulla macchina del fango (e giudiziaria) contro governanti italiani del passato recente.

Il libro Colonia Italia si basa sui documenti declassificati degli archivi angloamericani, specie quelli britannici.

Tutto questo mi ricorda i libri, che lessi in Cile nel 2003, sui documenti declassificati della Cia che dimostrano come gli Usa avessero finanziato e sostenuto il dittatore criminale, Augusto Pinochet.

Nota curiosa, stando al lavoro di Fasanella, è che se noi pensavamo di essere sotto l’ombrello di comando degli Stati Uniti, invece sono stati proprio gli Usa a salvarci da un paio di colpi di Stato.

Sia chiaro, ci dice Colonia Italia, oltre alla Gran Bretagna ci hanno voluto controllare anche Francia e Germania. Mentre – questo lo dico io – è molto probabile che i governi italiani abbiano controllato altri Paesi di nostro interesse.

Tutte azioni che decliniamo al passato. Ma che di sicuro continuano anche nel presente.

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UN METODO DIVERSO DI LEGGERE IL PRESENTE

Perché è importante la rivelazione di Colonia Italia? Per questi motivi:

  • ci dà un metodo per leggere la Storia del Novecento europeo e l’attualità, a partire dal conflitto in Ucraina;
  • ci fa cambiare prospettiva sulle vicende italiane di ieri e di oggi;
  • ci dà modo di capire come agiscono le Grandi Potenze, a partire dalla Gran Bretagna;
  • ci aiuta a comprendere la posizione dei media italiani sull’invasione russa dell’Ucraina (e su tutti gli scenari importanti)

Letto quel libro, tutti i commenti che sentiamo, le analisi, le notizie, le interviste – come quella del premier inglese Boris Johnson al Corriere della Sera – assumono una luce differente.

Sia chiaro: non è solo la Gran Bretagna a fare la superpotenza che vuole un altro Paese come sua colonia, ricorrendo alla propaganda e quando serve al terrorismo (rosso e nero). Anche le altre potenze si muovono così.

L’Italia stessa, ci dice Colonia Italia, ha formato Gheddafi e l’ha sostenuto nel colpo di Stato in Libia del 1969. 

Quello che conta è avere gli strumenti critici e le informazioni, i dati di fatto, i riscontri per leggere con occhio indipendente l’informazione sui conflitti. E quella sulle scelte politiche, economiche, sociali che ci toccano da vicino.

Non si tratta di cedere al “complottismo”. Ma di smascherare i complotti, che ci sono sempre stati e ci sono ancora.

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La stampa italiana è libera? Non proprio

Non ho ancora svolto ricerche scientifiche su come i media italiani trattano il conflitto fra Russia e Ucraina.

Anche una lettura rapida dei giornali più importanti (Tv incluse), ci porta a dire che sentiamo soprattutto la voce e le tesi dell’Ucraina.

Questo è normale e giusto quando ci si pone dalla parte dell’aggredito. Qui, non vi è dubbio, il torto è della Russia che ha invaso. 

Fermandoci a questa posizione, però, evitiamo di porci una serie di domande scomode.

Ecco le domande scomode che ogni lettore (e ogni giornalista) dovrebbe porsi:

  • si poteva evitare questa guerra?
  • che responsabilità hanno le élite occidentali nell’aver lasciato che la situazione degenerasse?
  • non era possibile prevenire il conflitto, applicando le tecniche di negoziazione?
  • non era possibile – ammesso sia stata inevitabile – gestire la guerra in maniera differente?
  • chi trarrà giovamento dal conflitto? L’Ucraina no. La Russia poco. Chi allora?
  • che ruolo stanno interpretando i maggiori media italiani? E a vantaggio di chi?
  • la guerra viene raccontata con l’informazione e con l’analisi critica? oppure con la propaganda?
  • le narrazioni dei principali media ci forniscono dati, argomentazioni, punti di vista autorevoli o ci propinano una certa “ideologia” utile a taluni poteri?

Sono solo alcune di tante domande che meritano di essere formulate.

NESSUNA CRITICA ALLE ÉLITE DI POTERE

Quello che mi fa dubitare della buonafede dei maggiori media italiani è che non criticano le élite e i sistemi di potere

Non criticano i sistemi di potere occidentali. Non sono neppure ficcanti sul piano dell’analisi del potere in Russia. Su Mosca “personalizzano” il conflitto, concentrandosi su Putin.

Concentrarsi su Putin è una scelta analoga a quella di guardare solo spicchi di realtà sul campo. È utile, ma non consente di vedere il quadro.

Insomma, la conclusione è che in Italia non abbiamo abbastanza stampa di qualità (giornali, radio, tv, siti web) che si occupi di guerra. Né abbastanza competente e neppure indipendente.

Perché la competenza non può essere servile verso organizzazioni di potere.

Personalizzare il conflitto, criminalizzando il nemico invasore – e sbandierare ogni altro giorno la superiorità dei valori occidentali – è l’indizio inquietante di media asserviti a centrali narrative che dipendono dalle élite di potere.

È la stessa propaganda che fa Putin in Russia e nei Paesi suoi vassalli (o suoi amici). Con una differenza: le élite occidentali sono raffinate; quelle russe no.

Serial killer - cosa è un omicidio seriale - magazine Il Biondino della Spider Rossa - ProsMedia - Agenzia Corte&Media - photo Arisa Chattasa - 2

KILLER RAFFINATI E GREZZI ASSASSINI

Le élite occidentali sono quelle che hanno fatto esplodere nel 1962, in aria, l’aereo di Enrico Mattei, facendolo passare per un incidente. Hanno così eliminato un concorrente scomodo nella politica energetica angloamericana (e non solo).

Sono quelle che hanno manovrato i terroristi rossi e neri, per eliminare figure scomode del calibro di Aldo Moro (nel 1978), come ci dimostra nei suoi libri Giovanni Fasanella.

Altre élite, grezze nel loro agire, ti fanno ammazzare l’avversario per strada.

È un po’ la differenza che corre fra l’astuto assassino che avvelena la vittima, in modo silenzioso e raffinato. E il killer sguaiato che accoltella la vittima sulla pubblica piazza.

-- Ucraina Russia Guerra Propaganda dei Media - magazine ilbiondino.org - ProsMedia - Agenzia Corte&Media - Photo 243700608 : Media Propaganda © Александр Марко | Dreamstime

Come difenderci dalla propaganda?

Un’ultima nota su come difenderci dalla propaganda di taluni media manipolatori. Ecco alcuni consigli che mi sento di dare, perché sono tecniche che applico:

  • leggere anche i media di altri paesi e di diverso orientamento;
  • informarsi sulla formazione e i collegamenti del giornalista o del commentatore;
  • stare attenti ai contenuti dei media: ci danno fatti, pareri di esperti, visioni da angolazioni differenti?
  • intercettare l’ideologia che sta dietro a un certo medium: che tesi cerca di sostenere? a quali valori si riferisce? in nome di quali (presunti) ideali si muove?
  • valutare se i media a cui ci abbeveriamo criminalizzano chi dissente dalle loro posizioni

Sono solo alcuni consigli. Di sicuro, la lettura di testi scientifici e indipendenti su un certo argomento – anche di diversa collocazione politica e ideale – ci consente di avere una visione ampia. E di non fermarci al cortile di certo giornalismo a tesi, che è sempre asservito a qualche élite di potere economico e politico.

Maurizio Corte
corte.media

Boris Johnson (Gran Bretagna) e l’intervista al Corriere della Sera

Ucraina e Boris Johnson - Giovanni Fasanella - Colonia Italia

Come la Gran Bretagna ha usato giornali e giornalisti per influenzare gli italiani

Il Caso Moro e l’influenza sulla politica e la storia dell’Italia

Selvaggia Lucarelli, l’Ucraina e la “guerra romantica”

Colonia Italia, libro utile anche per capire la propaganda sulla guerra

Cereghino - Fasanella - libro Colonia Italia

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“La piantagione di caffè”. Quando i media sono luoghi di servilismo

I media come luoghi in cui si è imprigionati dentro versioni di comodo. La commistione tra informazione (la produzione di caffè) e pubblicità (il “bitter”, bevanda da spot televisivo).

E ancora: i giornalisti finti come computer e le notizie scomode come “chicchi strani” di una piantagione dove tutto è programmato. E il prodotto è unico: quello che dice il padrone del villaggio.

Questo e altro nella canzone di Maurizio Corte (incisa nel 1998) La piantagione di caffè.

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