La nuova serie thriller di Netflix Dept. Q – Sezione casi irrisolti rappresenta la trasposizione televisiva della celebre saga letteraria danese di Jussi Adler-Olsen.
Porta, così, sugli schermi una narrazione complessa che intreccia investigazione criminale e dramma psicologico.
Ambientata nella zona di Edimburgo, la serie thriller si distingue per la sua capacità di trasformare il classico procedural in un’indagine profonda sulla natura umana, il trauma e la ricerca di redenzione.
Attraverso nove episodi, lo showrunner Scott Frank – già noto per La Regina degli Scacchi – costruisce un racconto stratificato che esplora non solo i cold case del passato, ma anche le ferite ancora aperte dei suoi protagonisti.
La trama e il cast della serie Dept. Q
“Dept Q – Sezione casi irrisolti” ruota attorno alla figura di Carl Morck, interpretato magistralmente da Matthew Goode, un detective di Edimburgo dal carattere difficile e dalla lingua tagliente.
La serie prende il via da un evento traumatico che segna nel profondo la vita professionale e personale del protagonista: durante un’operazione che va storta, Morck subisce una ferita da arma da fuoco alla gola, il suo partner rimane paralizzato dalla vita in giù, e un giovane agente con soli tre mesi di servizio perde la vita.
Questo incidente scatena in Carl un disturbo post-traumatico da stress, che complica la sua già problematica esistenza.
Al ritorno al lavoro, tra le malelingue dei colleghi e la sua crescente difficoltà a gestire il rapporto con il figlio adolescente che ora vive con lui, Morck si ritrova sbattuto nel seminterrato del commissariato.
Qui gli viene assegnata la direzione del Dipartimento Q, una nuova sezione dedicata ai casi irrisolti.
È una sezione che rappresenta, di fatto, poco più di un’operazione di pubbliche relazioni per distrarre l’opinione pubblica dai fallimenti di una forza di polizia sotto-finanziata.
Il cast di “Dept Q” vanta interpreti di altissimo calibro. Accanto a Matthew Goode, spicca Chloe Pirrie nel ruolo di Merritt Lingard, un procuratore distrettuale spietato e ambizioso che ha in fretta scalato le gerarchie del Crown Office.
Il personaggio di Merritt presenta interessanti parallelismi con quello di Carl: anche lei porta il peso di un passato difficile, avendo vissuto un’infanzia travagliata sull’Isola di Mull con un padre assente. E si trova ora a prendersi cura di un fratello che ha subìto una grave lesione cerebrale.
La trama principale si sviluppa quando la pista di un prominente funzionario pubblico scomparso diversi anni prima inizia a scaldarsi. Risveglia, così, gli istinti investigativi di Carl e trasforma il Dipartimento Q da operazione di facciata in un vero e proprio magnete per i disadattati e i ribelli della squadra.
La recensione della serie tv
La serie ha ricevuto un’accoglienza positiva dalla critica specializzata.
Movieplayer.it evidenzia come la forza della serie risieda nell’intreccio di due storie parallele che si sviluppano in modo speculare, sottolineando la complessità narrativa dell’adattamento: “Due sono le storie che si intersecano principalmente nella serie, ispirandosi alla saga di romanzi omonima di Jussi Adler-Olsen”1.
La recensione mette in luce come i personaggi di Carl e Merritt rappresentino due facce della stessa medaglia: entrambi sono segnati da traumi che ne definiscono le personalità e le scelte professionali.
Style Magazine del Corriere della Sera adotta un approccio più diretto nell’elogiare la serie, definendola “promossa a pieni voti” e citando il prestigioso riconoscimento di Variety.
La recensione sottolinea gli elementi che rendono la serie attraente per il pubblico: “Un detective bravo ma spigoloso che soffre di stress post traumatico e sensi di colpa. E ha il brutto vizio di rispondere usando il sarcasmo. Insomma, una bomba sul punto di esplodere”.
Questa descrizione cattura in modo perfetto l’essenza del protagonista e il potenziale esplosivo della narrazione.
Hello Magazine definisce la serie “amazing” e ne evidenzia il cast impressionante, sottolineando come l’adattamento dei romanzi di Jussi Adler-Olsen prometta di offrire un’esperienza televisiva di alto livello.
Le anticipazioni di Coming Soon mettono in risalto il pedigree creativo della serie, con Scott Frank alla regia e alla sceneggiatura, supportato da un team di produttori esecutivi di grande esperienza come Rob Bullock, Chandni Lakhani e Andy Harries.
La produzione Left Bank Pictures garantisce standard qualitativi elevati, come dimostrato dalle precedenti collaborazioni.
I temi centrali di Dept Q – Sezione delitti irrisolti
Dept Q: Sezione Casi Irrisolti esplora temi profondi che elevano la serie oltre il semplice intrattenimento crime.
Il trauma psicologico rappresenta il filo conduttore principale, incarnato in modo mirabile nel personaggio di Carl Morck.
La serie non si limita a mostrare le conseguenze immediate di un evento traumatico. Essa indaga come questo si insinui in ogni aspetto della vita quotidiana, dalle relazioni familiari alle dinamiche lavorative.
Il tema della redenzione permea, poi, l’intera narrazione.
Il Dipartimento Q, dapprima concepito come una forma di esilio professionale, si trasforma un po’ alla volta in un’opportunità di rinascita non solo per Carl, ma per tutti i “disadattati” che vi trovano rifugio.
IL RUOLO DEI CASI ANCORA APERTI
La serie su Netflix esplora, poi, come i casi irrisolti possano offrire una seconda possibilità, tanto ai detective quanto alle vittime e ai loro familiari.
La giustizia sociale emerge come tema centrale attraverso il personaggio di Merritt Lingard. Il suo background difficile e la dedizione al fratello disabile la portano a una ricerca ossessiva di giustizia che a volte confina con la vendetta.
La serie interroga i concetti tra giustizia legale e morale, esplorando come le esperienze personali influenzino l’applicazione della legge.
Il sistema sociale e politico rappresenta, poi, un altro elemento tematico fondamentale.
La creazione del Dipartimento Q come operazione di pubbliche relazioni rivela le disfunzioni di una forza di polizia sotto pressione. È una polizia incapace di gestire in modo adeguato sia i nuovi crimini che quelli irrisolti.
La serie critica, in maniera sottile, l’efficienza delle istituzioni, quando queste sono più preoccupate dell’immagine pubblica che della sostanza del lavoro investigativo.
LA DIVERSITÀ CULTURALE COME RISORSA
La comunicazione interculturale, inoltre, emerge attraverso la diversità del cast e dei casi affrontati, riflettendo la natura cosmopolita di Edimburgo e le sfide che ne derivano per le forze dell’ordine.
La serie dimostra come le differenze culturali possano complicare le indagini. Tuttavia, proprio la diversità arriva anche ad arricchire la prospettiva investigativa quando compresa e rispettata in maniera adeguata.
La figura del siriano Akram Salim, assistente del detective Carl Morck, ci porta diritti in Medioriente. E nella violenza che la guerra si strascina dietro.
C’è poi il tema della famiglia disfunzionale attraversa entrambe le narrazioni principali.
Carl deve confrontarsi con il difficile rapporto con il figlio adolescente. Merritt si prende invece cura del fratello con problemi mentali.
Queste dinamiche familiari non rappresentano solo subplot emotivi, ma influenzano in via diretta le scelte professionali dei protagonisti. E la loro capacità di risolvere i casi.
Dept. Q – Sezione Casi Irrisolti si configura quindi come una serie che utilizza il genere crime per esplorare questioni più ampie sulla natura umana: dalla resilienza alla possibilità di trovare scopo e significato anche nei momenti più bui della vita.
L’ambientazione edimburghese, con la sua atmosfera gotica e la sua storia stratificata, fornisce il backdrop perfetto per la narrazione.
Siamo difronte, peraltro, a un narrare che scava nelle profondità dell’animo umano, tanto quanto nei misteri del passato.
La sfida al Potere. E gli inevitabili limiti
Quello che colpisce della serie thriller Dept. Q – Sezione casi irrisolti è la sottigliezza con cui rivela le miserie del Potere. A cominciare da quello giudiziario.
Gli agenti di polizia si sbattono 24 ore al giorno, tra rischi e uccisioni. Non hanno le risorse necessarie, negate proprio da chi – in una posizione politica o comunque di vertice – vive con la retorica della sicurezza. E della difesa dei bravi cittadini.
A loro volta, le fasce deboli e borderline della città patiscono l’assenza di investimenti nel sociale e nel creare occasioni di recupero e di alternativa per chi è nato nei quartieri disagiati e poveri.
I MAGISTRATI E I DELINQUENTI
Dall’altro lato, il “lord avvocato” di Edimburgo – che corrisponde al nostro procuratore generale della Repubblica, quindi il capo della pubblica accusa contro i criminali – dimostra di frequentare ambienti equivoci. E di farsi ricattare dal delinquente potente della città.
I magistrati che sono nella serie non ci fanno una bella figura. Sono corrotti oppure contraddittori.
Si dimostra, così, una posizione autonoma e indipendente rispetto a certi poteri, di cui quello giudiziario rappresenta un soggetto di primo piano.
C’è una graffiante critica sociale e politica, sotto la superficie di Dept. Q – Sezione casi irrisolti.
Una critica che è ancor più efficace perché non è insistita, didascalica, da moralisti delle serie tv.
Il collegamento tra piccolo crimine, che comunque tanto turba i cittadini meno abbienti di certe zone della città, e il Potere delle “persone perbene” di dice molto della serie su Netflix.
Ci racconta, soprattutto, come Dept. Q – Sezione casi irrisolti non sia solo una storia thriller. Piuttosto, la serie di Netflix è l’affresco di un’epoca in cui siamo immersi.
In quest’epoca, la retorica dei bempensanti – che nulla fanno per il sociale, l’economia e la sicurezza – si mescola in modo inquietante alla lucida criminalità di chi, delinquente, va d’accordo con gli sfruttatori, i cinici e i profittatori del sistema politico.
Maurizio F. Corte
Agenzia Corte&Media
Trailer della serie Dept Q – Sezione delitti irrisolti
La recensione della serie Netflix
Crimine. Giustizia. Media. ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER MediaMentor™

Sono un giornalista professionista, scrittore e media educator irriverente. Insegno Giornalismo Interculturale e Multimedialità all’Università di Verona. Faccio ricerca su come i media rappresentano la società, il crimine e la giustizia. Sito web: Corte&Media. Per contattarmi: direttore@ilbiondino.org