Caso Sutter-Bozano /5

Lorenzo Bozano, 25 anni, è sotto interrogatorio. Ora è in stato di detenzione. “Sono innocente”, dichiara.

Il “biondino della spider rossa” ha un nome: è Lorenzo Bozano. Si trova adesso in Questura, in stato di fermo, e sottoposto alle domande degli inquirenti che si occupano della sparizione di Milena Sutter, a Genova, il 6 maggio 1971.

Il giovane si è riconosciuto nella descrizione letta sul Corriere Mercantile: i giornali genovesi lo presentano come “biondo”, robusto con baffi e basette.

Bozano è stato notato vicino a Villa Sutter, dove vive Milena, la ragazza di 13 anni scomparsa all’uscita di scuola.

Il biondino della spider rossa è stato visto anche davanti alla Scuola Svizzera di via Peschiera, dove Milena frequenta la terza media.

Non ha seguito il consiglio, degli amici e del suo avvocato Francesco Marcellini, di presentarsi agli inquirenti del caso di Milena Sutter per chiarire la propria posizione.

È stato però rintracciato dalla Polizia, portato in Questura, fermato e poi interrogato dal magistrato di turno.

Chi è Lorenzo Bozano, il biondino della spider rossa

Il sospettato ha 25 anni ed è conosciuto nella “Genova bene”.

Imparentato con gli armatori Costa da parte del padre Paolo Bozano, il giovane ha fondato una pubblicazione dal titolo Il Marcatologo, che si occupa di compra-vendita di attrezzature legate agli sport del mare.

Bozano non vive più in famiglia da diversi anni.

Alloggia in una pensione in via Pisa da un paio di mesi; e a volte in un pied-à-terre di un suo fratello, a Boccadasse. A volte dorme nella sua auto.

Dalla notizia del rapimento di Milena e il conseguente identikit del “biondino” – scrivono i giornali genovesi dell’epoca – non è più tornato alla stanza di via Pisa. Si è tagliato i capelli e ha accorciato le basette.

Il sospettato ha avuto qualche piccolo guaio con la giustizia, ma nulla di serio, stando alle prime notizie.

I suoi amici lo descrivono come un tipo un po’ strano e questo potrebbe avergli procurato i guai che ora sta passando.

“Un buon ragazzo, ma molto bisognoso di affetto: cercava amicizia, compagnia, si sentiva un isolato”, dice uno di loro al Secolo XIX. Gli amici aggiungono che è disoccupato e ha poca voglia di lavorare.

Lorenzo Bozano vive in ristrettezze economiche, ha una vecchia auto sportiva rossa scassata; e non si cambia il vestito che indossa da qualche tempo.

I giorni dopo la sparizione di Milena Sutter, gli amici lo ricordano spaventato e preoccupato.

Bozano si era identificato nella descrizione dei giornali. Tuttavia non ha seguito il consiglio del suo avvocato, Francesco Marcellini, che gli aveva suggerito di presentarsi in Questura per dimostrare la sua estraneità al rapimento.

Alla madre, Lorenzo Bozano ha confidato di essere lui il proprietario della spider rossa che la Polizia stava cercando.

Ti giuro – le ha detto – sono del tutto innocente. Ma non so come comportarmi”, si legge sul Corriere Mercantile, quotidiano pomeridiano di Genova, del 12 maggio 1971.

Le indagini sul giovane sospettato

La Polizia ha rintracciato il sospettato Lorenzo Bozano tramite il numero di targa della spider rossa, trovata tra via Pisa e via Galli.

Due agenti hanno atteso che il giovane si avvicinasse alla automobile per fermarlo e invitarlo in Questura come testimone.

A condurre le indagini sono il magistrato Nicola Marvulli, sostituto procuratore della Repubblica, e Angelo Costa, capo della Squadra Mobile.

Lorenzo Bozano è indiziato di reato in ordine al rapimento di Milena Sutter, scomparsa a Genova il pomeriggio del 6 maggio 1971.

Il giovane sarà sottoposto a una perizia medico-legale del professor Giorgio Chiozza per stabilire la natura di un graffio a una mano. Verrà esaminata anche una macchia di sangue rilevata sui calzoni del venticinquenne.

È stato perquisito il locale di Boccadasse dal dottor Marvulli e dagli uomini della squadra Mobile e del nucleo dei Carabinieri che lo accompagnavano.

Il sopralluogo non ha avuto esito positivo. Non è stata trovata traccia di Milena Sutter o qualche particolare rilevante.

Al contrario, la perquisizione nella stanza della pensione in via Pisa, dove alloggia Bozano, ha portato alla luce un presunto “piano di rapimento”, scritto sul retro di dépliant del salone nautico.

Balzano agli occhi tre parole scritte sul dépliant: affondare, seppellire, murare.

L’interrogatorio: il piano di rapimento e l’alibi che non c’è

Il sospettato è stato a lungo interrogato dal dottor Nicola Marvulli, in presenza dell’avvocato Silvio Romanelli, che agisce come sostituto di Marcellini.

Lorenzo Bozano nega di essere coinvolto nel sequestro di Milena Sutter e fornisce una serie di spiegazioni sugli indizi a suo carico.

Ho tagliato i capelli per paura. Temevo che, presentandomi alla Polizia, non sarei stato creduto”, dichiara Bozano al pubblico ministero Marvulli, secondo il Secolo XIX del 12 maggio 1971.

“Ero in preda al panico”, aggiunge il biondino della spider rossa.

È stata sua zia a tagliare i capelli, il giorno dopo la scomparsa di Milena, con un pettine a rasoio. Inoltre, Bozano ha accorciato le basette e regolato i baffi.

Alla domanda relativa al presunto piano di rapimento trovato nell’appartamento di via Pisa, il giovane dice che si tratta di appunti scritti all’epoca del sequestro di Sergio Gadolla. Un caso di rapimento, nell’ottobre del 1970 ad opera della banda di terroristi XXII Ottobre, che lo aveva interessato.

“Una sera al ristorante, con un gruppo di amici, parlammo del rapimento del giovane Gadolla e io, per farmi bello, provai ad immaginarmi nei panni dei rapitori ed esposi il mio piano”, si legge sul Corriere Mercantile del 12 maggio.

Bozano quella sera avrebbe detto: “Se l’avessi sequestrato io, farei così: prima prendo i soldi del riscatto, poi lo sopprimo, o gettandolo in mare con una pietra al collo, o seppellendolo in un posto inaccessibile, o murandolo in qualche casa abbandonata. Questo è l’unico modo per non far scoprire il cadavere e farla franca”.

Il giovane sostiene di aver scritto il piano di rapimento per una sciocca esercitazione, un gioco fantastico dopo aver bevuto un po’ troppo in compagnia degli amici. Poi, non attribuendovi troppa importanza, ha dimenticato gli appunti nella sua stanza nella pensione di via Pisa.

Oggi, a distanza di più di mezzo secolo, possiamo affermare – grazie a un’analisi grafologica – che Lorenzo Bozano era davvero sotto effetto dell’alcol quando scrisse quel piano di rapimento.

Lorenzo Bozano non ha un alibi per il pomeriggio di giovedì 6 maggio, giorno in cui è scomparsa Milena Sutter.

O meglio, ce l’ha fino alle 16.30, quando si trovava in un bar di via Caprera insieme agli amici. “Se non ho un alibi, non è colpa mia”, dichiara l’indiziato di reato al magistrato Marvulli, sempre secondo il Corriere Mercantile.

Bozano afferma, poi, di aver passeggiato – quel pomeriggio del 6 maggio 1971 – per le vie del centro di Genova, ma nessuno lo ha notato. E lui non può provare quanto dice.

Sono uno sfaccendato, in quelle ore stavo passeggiando in via XX Settembre, senza uno scopo preciso”, conclude Bozano, secondo il Corriere Mercantile.

Le soste con la spider rossa e il graffio alla mano

Il magistrato Nicola Marvulli contesta a Bozano anche i presunti appostamenti vicino a Villa Sutter e davanti alla Scuola Svizzera.

Il giovane nega di aver mai sostato davanti all’istituto scolastico, in via Peschiera. Solo una volta si è dovuto fermare, perché gli si era rotta la macchina.

Bozano aggiunge poi che da via Peschiera passa in macchina quasi tutti i giorni, perché è uno dei suoi percorsi abitudinari.

Il “biondino della spider rossa” non esclude di aver parcheggiato l’auto nella limitrofa via Gropallo, la strada che precede via Felice Romani, dove lavora una sua sorella.

In via Orsini, nella zona dove abita Milena Sutter, Lorenzo Bozano conferma di essersi fermato spesso con la spider rossa, e di averla parcheggiata anche in viale Mosto.

“Via Orsini è la mia zona. Abito in una stanza in subaffitto lì nei pressi, in via Pisa, e frequento il bar d’angolo tra le due vie”, dichiara Bozano durante l’interrogatorio del pubblico ministero, secondo quanto scrive il Secolo XIX.

“In viale Mosto, ho notato, circa venti giorni fa, una giovane donna che annaffiava i fiori e mostrava le gambe. Io l’ho guardata e lei mi ha sorriso”, continua il biondino della spider rossa. “L’ho rivista sullo stesso balcone anche nei giorni successivi, intorno alle 14, poi tornavo alle 16.30”.

L’attenzione del magistrato Marvulli si sposta sul graffio alla mano e sulla macchia di sangue sui calzoni del sospettato.

Bozano si giustifica sostenendo di essersi procurato il taglio mentre curava le rose piantate nel giardino di suo zio Gaetano Aulino. La macchia di sangue sui pantaloni invece afferma che sia vecchia, di mesi fa.

La risposta definitiva in merito a questi ultimi particolari la darà la perizia del professor Chiozza, che stabilirà a chi appartiene il sangue trovato sui calzoni di Lorenzo Bozano. E se il taglio è dovuto alle rose o è di altra natura.

“Siamo sicuri di tirarlo fuori da questo pasticcio”, commenta l’avvocato difensore, Silvio Romanelli, ai giornalisti del Corriere Mercantile.

Bozano è solo un balordo, un poveraccio incapace di fare una cosa simile. È anche sfortunato”, prosegue Romanelli. “Se avesse subito dato retta al consiglio dell’avvocato Marcellini, di costituirsi immediatamente alla Polizia, oggi forse il suo nome non sarebbe nemmeno venuto fuori”.

“Siamo certi che lui non c’entra, e presto sarà libero”, conclude l’avvocato.

L’identificazione, il fermo in Questura e l’interrogatorio del “biondino della spider rossa” – stando a quanto scrivono i giornali di Genova nel maggio del 1971 – hanno aperto un nuovo capitolo nella vicenda di Milena Sutter.

Ora l’attenzione degli investigatori che si occupano del sequestro della ragazzina, all’uscita della Scuola Svizzera, il 6 maggio, è tutta rivolta a Lorenzo Bozano.

Andrea Brando

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Foto di copertina: thanks to Steve Halama (Unsplash)

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