Nel romanzo “Il ritratto di Elsa Greer” (1942), l’investigatore belga applica tecniche tuttora efficaci.

La figlia di un noto pittore ucciso chiede aiuto a Hercule Poirot, il noto investigatore belga creato da Agatha Christie, per trovare la verità, 16 anni dopo che sua madre, e moglie del pittore, è stata condannata per l’omicidio.

La madre è oramai defunta ma ha lasciato una lettera da dare alla figlia quando questa sarebbe diventata maggiorenne.

Nella lettera, la donna condannata al carcere per l’omicidio del marito si proclama innocente.

Il pittore è stato avvelenato mentre stava dipingendo il ritratto della sua giovane amante. Per cui alla base, secondo gli inquirenti prima e i giudici poi, vi sarebbe il movente della gelosia.

Questa la storia che dà modo ad Agatha Christie, nel romanzo Il ritratto di Elsa Greer, pubblicato nel 1942, di occuparsi di un Cold Case, un caso a pista fredda, attraverso il fidato investigatore belga, Hercule Poirot.

Il titolo originale del romanzo thriller che vede Poirot investigare e risolvere un cold case è Five Little Pigs.

Agatha Christie - romanzo Il ritratto di Elsa Greer - Hercule Poirot - Cold Case - Il Biondino della Spider Rossa - ProsMedia - Agenzia Corte&Media

Con il termine Cold Case si intendono quei reati violenti che non hanno trovato il nome del colpevole.

Si tratta di un ambito di ricerca e indagine che viene trattato nell’ambito della criminologia e della Psicologia Investigativa.

I casi “a pista fredda” sono anche quelli che vengono riaperti qualora sia possibile rianalizzarli con nuove prove forensi, nuovi indizi e attraverso un riesame di tutti gli elementi già in possesso.

Per riaprire un caso deve emergere qualche elemento obiettivo, una lettera, un teste, un reperto analizzabile con nuove tecnologie, etc.

Attualmente in Italia dei cold case se ne occupa l’Udi (Unità delitti insoluti), creata nel 2009, con sede alla Direzione centrale anticrimine, e mette insieme le risorse della Scientifica e le forze di un team di investigatori del Servizio centrale operativo.

Agatha Christie e i “casi a pista fredda”

I cosiddetti casi freddi, casi chiusi, hanno sempre affascinato e una gande scrittrice qual è Agatha Christie.

Se ne è occupata scrivendo romanzi di grande successo alcuni poi trasformati in opere teatrali.

La scrittrice nella sua produzione si occupa di delitti retrospettivi. Infatti, ben 8 romanzi ruotano attorno a questa tematica della ricerca dell’assassino anche quando il caso sembra bell’è che risolto.

I titoli dei romanzi di Agatha Christie sui cold case sono questi:

  • Due mesi dopo,
  • Giorno dei morti,
  • Le due verità,
  • La strage degli innocenti,
  • Miss Marple: Nemesi,
  • Gli elefanti hanno buona memoria,
  •  Addio, Miss Marple

In questa mia riflessione, mi occupo del romanzo “Il ritratto di Elsa Greer” (1942) dal quale è stata tratta la pièce teatrale Go Back for Murder.

All’epoca di Agatha Christie, l’analisi dei casi retrospettivi era considerata una modalità di lavoro investigativo non consueto; e che non avrebbe avuto successo.

La ricerca della Verità, da parte di Poirot, il baffuto investigatore, è però sentita come un piacere personale; oltre che come una sorta di dovere verso i congiunti della persona condannata per un reato; ma dai  congiunti stessi mai accettata come colpevole.

Tanto che nel romanzo di Agatha Christie leggiamo:
«Una bizzarra idea, la vostra, signor Poirot» disse.
«Sì, forse un po’ fuori del normale.»
«Rivangare il passato! Se ci fosse un motivo, allora…»
«C’è un motivo.»
«Qual è?»
«In primo luogo, si può cercare la verità per il proprio piacere, e secondariamente non deve dimenticare la signorina.»

Una lettera riapre il caso affidato a Poirot

L’elemento nuovo – nel romanzo “Il ritratto di Elsa Greer” –  che fa da volano per riaprire il vecchio caso, creduto risolto, è una lettera che la condannata aveva scritto alla figlia, 6 anni al tempo del processo, da consegnarle al raggiungimento della maggiore età.

Lettera mai letta prima da alcuno fuorché la destinataria e ora Poirot.

L’elemento nuovo è questa informazione che arriva dal passato, direttamente dalla persona condannata.

Chi ha subito in modo ingiusto la condanna, si affida così a chi rimane perché – attraverso le tecniche proprie dell’investigazione sui cold case – possa dare una nuova lettura di una vicenda ormai passata in giudicato.

Agatha Christie - Poirot - Cold Case - Il Biondino della Spider Rossa - ProsMedia - Agenzia Corte&Media---

Cold Case: il “metodo Poirot”

Hercule Poirot, investigatore frutto del suo tempo, anche nei casi a freddo usa il “suo metodo” conosciuto dalle persone che chiedono il suo aiuto: ricorre alla psicologia, ora diremmo alle tecniche di Psicologia Investigativa.

Negli stessi anni (1948), in Italia padre Agostino Gemelli scriveva: “Per ogni delinquente, per ogni delitto, sorge un problema: quale significato ha questo delitto?”.

Poi padre Gemelli proseguiva: “Come lo si può collocare nel quadro di quella personalità? Come si deve ritenere che abbiano agito i vari fattori che hanno agito da stimolo remoto o prossimo? Quale quadro si deve dare dello sviluppo della personalità in ordine alla preparazione remota o prossima e alla realizzazione dell’atto delittuoso?”.

Già il professor Benigno Di Tullio, in una conferenza del 1935 dal titolo Sul metodo e sulle finalità della criminologia clinica, sosteneva che “non si può continuare a disconoscere che il delitto, prima di essere un’infrazione ad una norma giuridica, è un’azione umana che non è possibile conoscere, nel suo contenuto psicologico e nel suo aspetto sociale, se non attraverso lo studio della personalità di colui che l’ha ideata, preparata e attuata…”.

I rappresentanti delle istituzioni, legati agli schemi di lavoro e alla metodologia investigativa dell’epoca, dopo 16 anni dall’omicidio – di cui racconta Agatha Christie nel suo romanzo – non saprebbero che metodo d’indagine usare e infatti si legge quanto riporto qui di seguito.

«Bene, non so cosa possiate fare, ancora. Potete leggere i resoconti del processo sui giornali. Humphrey Rudolph era Pubblico Ministero allora. Ora è morto… vediamo un po’… chi era il suo sostituto? Ah, mi pare che fosse il giovane Fogg… sì, Fogg.»

E poi: «Potreste parlare con lui. E poi ci sono quelli che furono presenti al fatto. Non credo che saranno molto contenti di rivangare questa faccenda, ma forse otterrete da loro quello che desiderate.»

Da parte sua, Poirot ribatte: «Voglio andare da queste cinque persone… e strappare a ognuna di loro la sua vera storia.»

La Psicologia Investigativa di Hercule Poirot

La voce del metodo scientifico dell’epoca – i primi Anni Quaranta del romanzo di Agatha Christie – è la voce del sovrintendente Hale.

Il sovrintendente di polizia di Sua Maestà sottolinea infatti come il metodo di “strappare la sua vera storia”, adottato da Poirot, non abbia significato poiché «Nessuna delle loro storie si accorderà con le altre. Non vi rendete conto di questo fatto elementare? Mai due persone sono d’accordo nel ricordare la stessa cosa, e per di più dopo tanti anni! Sentirete cinque versioni di cinque distinti delitti.»

La scrittrice Agatha Christie anticipa anche i futuri studi della psicologia della memoria, dell’intervista investigativa, di come intervistare un testimone.

Si pone la difficoltà e il rischio di fare affidamento su testimonianze oramai distorte dal tempo, dalle narrazioni e rievocazioni successive, dalla contaminazione percettiva della condanna, dal pregiudizio di sapere chi ha ucciso, senza alcun dubbio.

Ad oggi con l’evoluzione delle tecnologie forensi e dell’esame del Dna molti casi sono stati riaperti e condotti ad una soluzione altra, ad una verità diversa rispetto quella di anni prima.

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La soluzione dei Cold Case

Va detto che la soluzione dei cold case non dipende solo dalle abilità e modernità scientifiche.

Spesso la riapertura di un caso congelato è legato all’ostinazione e alla pazienza degli investigatori che leggono e rileggono le relazioni processuali, raffrontano i verbali (che spesso porta già ad intuire i moventi).

Un motivo c’è, in tutto questo: «Un’evidenza di laboratorio di per se stessa non dice nulla; solo se inserita nel giusto contesto acquista un senso e questo rientra nei compiti di polizia giudiziaria. Che al pari della polizia scientifica è cambiata e si è evoluta nelle tecniche».

Tra le tecniche che si sono evolute annoveriamo le acquisizioni della psicologia che aiuta in queste operazioni:

  • a  creare e regolare schemi d’intervista,
  • a sostenere la memoria dei testimoni dopo molti anni,
  • a distinguere i falsi ricordi, a porre le domande in modo non suggestivo

Anche le conoscenze della psicologia criminale si sono affinate nel tempo, ad esempio nel riconoscere schemi seriali di comportamento.

Il romanzo di Agatha Christie – “Il ritratto di Elsa Greer” disponibile su Amazon – mostra in più come la narrazione in criminologia sia una parte essenziale nel metodo: sia nella fase di raccolta che di analisi delle informazioni dai testimoni.

La particolarità di questo romanzo di Agatha Christie consiste nel fatto che Poirot chiede ai cinque indiziati di raccontargli la loro verità, ognuno dal suo punto di vista.

Un aspetto anticipatore della moderna modalità di approccio di lavoro criminologico sta nell’allora “singolare” richiesta di scrivere una lettera.

Poirot chiede agli indiziati di descrivere tutto ciò che hanno sentito e visto durante la giornata del crimine avvenuto 16 anni prima. Chiede di raccontare quanto è successo, dal loro punto di vista, sia nel giorno dell’omicidio che nei giorni precedenti.

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Criminologia narrativa e analisi psicologica dei testimoni

L’attuale criminologia narrativa coglie proprio gli aspetti della testimonianza, dei ricordi, delle omissioni, del senso del tempo, della rappresentazione che l’indiziato darà e vuole dare di sé stesso all’epoca.

Nel romanzo di Agatha Christie è Poirot che analizza ciascuna testimonianza attraverso la lente dell’analisi psicologica dei protagonisti, come se i 16 anni dalla commissione del delitto non fossero passati.

Dalle interviste e dalle lettere inviate a Poirot emerge come l’omicidio sia un reato che incide sulla vita sia dei testimoni sia di chi materialmente ha commesso l’omicidio, anche se è rimasto impunito di fronte alla giustizia.

Si sottolinea così come l’omicidio possa modificare profondamente la personalità dell’autore o autrice del delitto, proprio in virtù dell’immanenza e dell’essere “fuori dal tempo” e sempre presente a se stesso, uguale e immutabile.

Per quanto riguarda poi l’analisi dell’omicidio, l’investigatore Poirot cerca di capire chi sia la vittima, che relazioni aveva, che tipo di carattere e personalità.

Abbiamo quindi un’applicazione della vittimologia, disciplina di cui ho avuto modo di parlare in questo magazine a proposito della sparizione e morte di Milena Sutter, a Genova, nel maggio del 1971.

La vittimologia nel romanzo Il ritratto di Elsa Greer

È molto chiaro l’approccio vittimologico dell’investigatore belga quando Poirot chiede : «Avete mai pensato che il movente di un delitto va spesso ricercato studiando il carattere della persona uccisa
«No… non saprei, ma capisco cosa volete dire.»
«Se non sapete esattamente che sorta di persona era la vittima, non potrete farvi un’idea chiara del delitto.»

Il delitto vive e crea un tempo diverso dalla cronologia, un tempo che non è misurabile con l’orologio e con il calendario.

Il delitto ha una dimensione spazio-temporale autonoma, che si determina dalla inter-relazione tra autore di reato, corpo della vittima e atto omicidiario. Tanto che nulla potrà più essere come prima.

Nei casi a pista fredda – i cold case – assistiamo ad un uso del tempo in modo difensivo da parte dei testimoni o degli indiziati.

Il tempo diventa un’occasione per rinarrare, oppure omettere particolari e fatti; oppure il tempo è un alibi per “memorie deboli”. Serve quindi a svincolarsi dall’essere coinvolti ancora in quell’omicidio.

Agatha Christie - Poirot - Cold Case - Il Biondino della Spider Rossa - ProsMedia - Agenzia Corte&Media - foto Lacie-Slezak - Unsplash

Interessante è anche l’invito – agli indiziati di omicidio – a ritornare sulla scena del crimine, psicologicamente è un tornare indietro di 16 anni, dopo aver rievocato con Poirot la verità, o meglio la versione dei fatti che ciascuno ha dato.

Quasi che l’omicidio sia un fatto-reato collocato in un circoscritto tempo giudiziario ma che dal punto di vista sociale e psicologico l’aver ucciso non abbia un tempo ma resti sempre “vivo e reale” nei testimoni e negli indiziati.

L’omicidio non sembra avere una soluzione di continuità dal passato al presente e viceversa; così come spesso vediamo nei cold case reali.

Il ritorno sulla scena del crimine 16 anni dopo sembra quasi indicare che la scena del crimine in fondo non è così essenziale per Poirot e per la risoluzione di un caso.

[…]«Ho sentito parlare di voi e delle cose che avete fatto… e soprattutto di come le avete fatte. La psicologia vi interessa, no? Ebbene, essa non cambia col passar del tempo. Sono sparite le cose tangibili, i mozziconi, le impronte, l’erba calpestata. Queste cose non potete più osservarle. Ma potete esaminare i fatti, e forse parlare con le persone che quel giorno si trovavano là… sono ancora tutte vive… e poi, sdraiatevi in poltrona a pensare. Allora saprete che cosa è realmente accaduto.»

Possiamo affermare che nel romanzo Il ritratto di Elsa Greer, Agatha Christie – attraverso l’investigatore Poirot – applica nel migliori tecniche di investigazione e riesame dei cold case, i casi a pista fredda.

Dall’analisi psicologica alla narrazione, dalla tecnica dell’intervista alla vittimologia, Il ritratto di Elsa Greer mostra gli strumenti e un metodo di lavoro che è valido per affrontare, e cercare di risolvere, i cold case.

Laura Baccaro
www.laurabaccaro.it

Caso Milena Sutter - Lorenzo Bozano - libro Il Biondino della Spider Rossa sul sequestro e omicidio di Milena Sutter - blog ilbiondino.org - Agenzia Corte&Media Verona

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