Recensione del romanzo di Matsumoto Seichō: due corpi adagiati su una spiaggia giapponese raccontano più di quello che appare.
Tokyo Express, il romanzo dello scrittore nipponico Matsumoto Seichō, coinvolge il lettore tra le sue pagine grazie alla sua ambientazione: il Giappone degli anni ’50.
L’opera, pubblicata e distribuita in Italia dalla casa editrice Adelphi, ad oggi conta la sua terza edizione.
La scoperta di quello che appare come un doppio suicidio, porta due diversi investigatori ad indagare a fondo sugli ultimi giorni di vita dei due giovani.
I corpi di un uomo e una donna, provenienti da diverse estrazioni sociali, vengono rinvenuti adagiati su una spiaggia, lontani da casa. Le vittime, secondo le testimonianze dei rispettivi conoscenti, non avevano nessun tipo di legame.
I due sconosciuti, un funzionario ed una intrattenitrice, vengono però avvistati per la prima e ultima volta alla stazione di Tokyo, una settimana prima di morire.
Un suicidio d’amore, viene definito. Ma se così non fosse?
Seichō trascina il lettore in un viaggio ossessivo per l’intero Giappone, alla ricerca di “punti e linee” che danno vita ad un’indagine impossibile.
La trama del romanzo di Matsumoto Seichō
In una cala rocciosa della baia di Hakata, i corpi di un uomo e di una donna vengono rinvenuti all’alba. Entrambi sono giovani e belli.
Il colorito acceso delle guance rivela che hanno assunto del cianuro.
Un suicidio d’amore, non ci sono dubbi.
La polizia di Fukuoka sembra quasi delusa: niente indagini, niente colpevole. Ma, almeno agli occhi di Torigai Jūtarō, vecchio investigatore dall’aria indolente e dagli abiti logori, e del suo giovane collega di Tokyo, Mihara Kiichi, qualcosa non torna.
Se i due sono arrivati con il medesimo treno rapido da Tokyo, perché mai lui, Sayama Ken’ichi, funzionario di un ministero al centro di un grosso scandalo per corruzione, è rimasto cinque giorni chiuso in albergo in attesa di una telefonata?
E perché poi se n’è andato precipitosamente lasciando in camera una valigia?
Ma soprattutto: dov’era intanto lei, l’amante seducente Otoki, che di professione intratteneva i clienti in un ristorante?
Comportamento bizzarro per due che hanno deciso di farla finita.
Per fortuna sia Torigai che Mihara diffidano dai preconcetti e sono dotati di perseveranza e intuito fuori dal comune.
Perché chi ha ordito quella gelida e impeccabile macchinazione è una mente diabolica, capace di capovolgere il senso della realtà. Ma è anche un genio per via della sua magistrale gestione del tempo.
Con questo noir dal fascino incalzante, tutto incentrato su orari e nomi di treni, Matsumoto ha dato vita a un’indagine impossibile.
Allo stesso tempo l’autore ha anche firmato un libro allusivo, un congegno perfetto che ruota intorno a una manciata di minuti, e che sa con sottigliezza far parlare il Giappone.
Tokyo Express: il dettaglio dello Shinjū
Lo Shinjū, letteralmente doppio suicidio, cela un significato singolare nella cultura giapponese.
Con questo termine, infatti, si definiscono i duplici suicidi avvenuti per amore.
O meglio, quando l’amore tra due persone va contro le convenzioni sociali, i due amanti ricercano l’amore ultraterreno. Tale amore è consentito solo ponendo fine alle proprie vite insieme.
Una scelta degli innamorati che, non potendo amarsi in questa vita, si ripromettono amore eterno con l’atto della morte.
Il suicidio, nell’opera letteraria di Seichō, viene infatti raccontato attraverso la ricerca dei punti di connessione tra l’uomo e la donna.
L’indagine conduce l’investigatore fino alla rivelazione della presenza di un amante nella vita di entrambe le vittime. La sua identità non era mai stata evidente ai conoscenti dei due giovani morti.
Sayama Ken’ichi e Otoki vengono avvistati insieme per la prima volta proprio alla stazione di Tokyo. Solo tre testimoni confermano la presenza dei due in questo luogo.
Si tratta di due colleghe di Otoki e un loro cliente. Quest’ultimo aveva richiesto alle due ragazze di essere accompagnato proprio alla stazione, dalla quale avrebbe preso un treno per ritornare dalla moglie.
Agli occhi dell’investigatore questa sembra essere una richiesta curiosa.
Grazie all’incontro fortuito e inaspettato, lo Shinjū, che già ricopre un ruolo importante nella cultura giapponese, si rivela essere fatale e decisivo nella risoluzione delle indagini.
Tokyo Express: il romanzo non contestualizzato
Tokyo Express, romanzo scritto da Kiyoharu Matsumoto, in arte Matsumoto Seichō, cela una struttura che appare complessa agli occhi di un lettore occidentale inesperto.
Ten to sen, titolo originale dell’opera, tradotto alla lettera “punti e linee”, è stato pubblicato dal giornalista e scrittore, in terra natia, nel 1958.
In Italia, compare per la prima volta nel 1971 con il titolo “La morte è in orario”, edito nella collana Il Giallo dalla casa editrice Mondadori.
Nel 2018, però, la casa editrice Adelphi riporta in auge l’autore, pubblicando ogni anno un nuovo titolo nella collana Fabula.
L’avvio di questa ristampa predilige Ten to sen, che verrà editato con il titolo “Tokyo Express”.
L’opera, scritta e pensata per gli anni ’50, non riporta subito la giusta contestualizzazione al lettore.
Questo verrà catapultato a metà 1900, senza alcuna avvertenza. L’atmosfera potrebbe trarlo in inganno e pensare di ritrovarsi nel nuovo millennio, per poi scoprire la verità solo procedendo nella lettura.
Come? Attraverso la scoperta dell’assenza dell’avanzamento della tecnologia odierna all’interno del romanzo.
Il viaggio tortuoso alla scoperta dell’opera di Seichō
Appurato il quadro e compresa l’ambientazione nipponica, il lettore si ritroverà all’interno di un vero rompicapo.
Seichō dimostra sin da subito la sua grande abilità nello studio minuzioso della narrazione. Lo scrittore modifica il punto di vista del personaggio nel corso della storia, senza però disorientare il lettore.
La terza persona singolare utilizzata dallo scrittore, d’altra parte, non permette al lettore di immedesimarsi nei suoi personaggi. Mantiene così una focalizzazione esterna e neutrale, appianata proprio dalla presenza fredda e distaccata dei personaggi.
Solo in due capitoli, lo scrittore utilizza la prima persona singolare. In una corrispondenza epistolare tra i due investigatori, il lettore avrà modo di comprendere meglio le loro personalità.
È altresì vero che l’abilità di scrittura di Seichō permette comunque di ricevere e assimilare i turbamenti e le emozioni del personaggio descritto.
La scrittura asciutta, il ritmo veloce e incalzante, i personaggi presentati con lucida freddezza e la semplicità delle osservazioni compiute dagli investigatori sul caso, delineano lo stile della narrazione giapponese.
Matsumoto Seichō accompagna, così, il lettore in un viaggio alla scoperta del Giappone, alla rivelazione di indizi impossibili da riconoscere.
Ciò che emerge sin dal principio è l’assenza di passaggi scontati, utilizzati per descrivere le indagini.
Come detto in precedenza, nella scrittura di Seichō si notano una certa attenzione al dettaglio e allo studio della narrazione.
Il muro solido di indizi mancanti e di domande astratte, porta il lettore a interrogarsi sulla riuscita di questa indagine.
Ciò crea così titubanza riguardo il lavoro ossessivo dell’investigatore Mihara Kiichi, principale protagonista dell’opera.
Tuttavia, le 170 pagine che caratterizzano quest’opera rivelano l’abilità dello scrittore di mantenere incollato il lettore al romanzo anche con un unico omicidio.
La scrittura concisa e la mancanza di frivolezze permettono di creare uno spazio di riflessione per il lettore, che ricerca la soluzione di questo mistero intrigato senza venirne a capo.
Tokyo Express e l’elemento dell’indagine ossessiva
Il romanzo non ruota attorno alla ricerca di un sospettato.
L’investigatore Mihara Kiichi è sin dall’inizio certo che si tratti di un omicidio, non ritrovando alcun tipo di collegamento tra le due vittime.
Ed è altresì certo che si tratti di un omicidio commesso da un personaggio inserito subito all’interno della narrazione.
Seichō conferma la sua abilità nella narrazione inserendo al centro del racconto un unico sospettato. Confermato il punto centrale dell’opera, la narrazione ruota attorno alla ricerca ossessiva e alle modalità impiegate per stanare il presunto colpevole dell’omicidio.
Il lettore viene così coinvolto nella vita dell’accusato, alla ricerca di ogni piccolo dettaglio capace di abbattere l’idea del duplice suicidio.
Grande centralità risiede nel tema dei mezzi pubblici attraverso la descrizione minuziosa di orari e linee di incrocio. Soprattutto i treni, infatti, ricoprono un ruolo cruciale ai fini della risolutezza del caso.
Seichō riporta orari e coincidenze dei mezzi utilizzati dal presunto assassino. Lo scrittore precisa con dovizia, le tabelle di orari e le tempistiche delle distanze.
Nell’opera, infatti, il protagonista principale non è tanto il sospettato, quanto i suoi spostamenti riportati in modo scrupoloso.
Uno scarto di quattro minuti permette una visione maggiore tra i binari della stazione di Tokyo. Quest’asserzione si rivelerà essere cruciale per le dichiarazioni del sospettato.
Tokyo Express: la validità dell’opera
Le ambientazioni e la terminologia della cultura giapponese vengono date per scontate dallo scrittore.
Ciò rende ancor più naturale la totale immersione nella narrazione di Seichō.
Adelphi riporta l’attenzione sul lettore italiano, inserendo alla fine del libro un glossario e una chiara mappa per facilitare la comprensione del romanzo.
La disattenzione di un lettore inesperto, la ridondanza delle indagini che a tratti confondono il lettore stesso, potrebbero far desistere dalla lettura di quest’opera.
Ma la capacità dello scrittore di riportare indagini così complesse utilizzando una scrittura trasparente di una semplicità inaudita, trascina in modo feroce il lettore all’interno della narrazione.
La creazione di alibi su misura e l’attenzione scrupolosa agli orari dei treni creano un quadro unico, mai visto prima, in grado di dar vita ad un finale inaspettato.
Lo scrittore giapponese Matsumoto Seichō riesce a ricreare, in meno di 200 pagine, un racconto fatto di ossessione, precisione e concretezza che forma una triade invincibile.
Un viaggio, quello nel romanzo Tokyo Express, alla scoperta del Giappone che non ti aspetti.
Marta Gabucci
Sono un giornalista, scrittore e media analyst irriverente. Insegno Comunicazione Interculturale, Giornalismo e Multimedialità all’Università di Verona. Ti aiuto a capire i media e la comunicazione per poterli usare con efficacia e profitto. Come? Con il pensiero critico, la comunicazione autentica e l’approccio umanistico applicati al mondo del crimine e della giustizia. Iscriviti alla newsletter Crime Window & Media. Per contattarmi: direttore@ilbiondino.org