Recensione del romanzo di Camilla Läckberg: i segreti svelati di quattro ragazzi cambiano le loro vite.
Camilla Läckberg torna tra gli scaffali con il nuovo romanzo “Il gioco della notte“. O meglio, con un racconto lungo che trascina il lettore in una notte di Capodanno nella città di Stoccolma.
La casa editrice Einaudi, in questo anno 2021, ha inserito nel suo catalogo nella collana “Stile Libero Big” il nuovo scritto dell’autrice svedese.
Quello che si propone come il racconto dell’ultima notte dell’anno di quattro ragazzi dell’alta borghesia svedese, si rivela essere molto di più.
Quando si presenta l’occasione di passare il tempo in attesa della cena giocando a Monopoli, i ragazzi decidono di aumentare la posta in gioco.
Niente soldi falsi ma la possibilità di scegliere tra essere obbligati a compiere qualche azione oppure dire la verità davanti a qualunque domanda.
Ed è così, tra imposizioni sempre più dissacranti nei confronti delle famiglie e verità nascoste per anni e difficili da rivelare, che la vita dei quattro amici prenderà una piega imprevista.
Quando l’odio e la vendetta divengono i sentimenti principali, una notte di festa si tramuta nella concretizzazione della rabbia.
La trama del romanzo “Il gioco della notte”
Questa la trama del romanzo thriller Il gioco della notte. Quattro ragazzi, la notte di Capodanno.
La festa, l’ebbrezza, un gioco in cui la posta diventa sempre piú alta.
Camilla Läckberg scandaglia magistralmente gli abissi dell’adolescenza e il luogo piú oscuro e minaccioso che ci sia: la famiglia.
Mentre fuochi cadono come paracaduti colorati e girandole luminose esplodono in cielo, Max, Liv, Anton e Martina festeggiano tra di loro la fine dell’anno.
Ragazzi ricchi, belli, viziati per il mondo indossano una maschera impeccabile, dietro cui però nascondono odio e dolore.
Il catering serve aragoste, caviale, champagne e i quattro attingono anche alle bottiglie da collezione che sono in cantina.
Amoreggiano, fumano, spiano i genitori nella casa vicina. E iniziano a giocare.
Dapprima Monopoli, poi Obbligo o Verità.
E ben presto un passatempo un po’ malizioso deflagra nell’occasione per mettersi a nudo e liberarsi, finalmente, del peso della verità.
La costruzione dell’opera e i temi della scrittrice
L’autrice Camilla Läckberg, grazie alla sua ben definita produzione di opere, viene oramai riconosciuta come la rappresentante del crime svedese.
Esiste un filone di temi che caratterizzano gli scritti di Jane Edith Camilla Läckberg Eriksson.
Läckberg traccia spesso la narrazione delle sue opere su argomenti crudi e imponenti.
La violenza domestica, così come la vendetta oppure la gelosia ricoprono un ruolo importante per la scrittrice. Qualsiasi lato oscuro, in questo caso poi collegabile al tema della famiglia, è riscontrabile in uno degli scritti dell’autrice.
Le dipendenze e gli abusi danno vita a una matassa che permea alla base delle costruzioni di Läckberg.
I suoi personaggi vivono travolgenti emozioni che altro non posso fare se non tramutare in azioni potenti.
In questa opera, Camilla Läckberg scandaglia alcuni dei suoi temi prediletti in un’ambientazione adolescenziale.
Ogni famiglia nasconde oscurità. E ogni figlio, cresciuto in ambienti egoisti e danneggiati, dimostra le sue ferite con atteggiamenti discontinui e distruttivi.
I quattro personaggi si rivelano essere adolescenti ricchi, abituati ad avere tutto.
Nati e cresciuti nell’agio e abituati a trascorrere ogni momento della loro vita tutti assieme. I quattro amici vengono visti come inarrivabili e chiusi fra loro.
Ma la realtà, come si scopre andando avanti nella lettura, si rivela essere molto diversa.
Max, Liv, Anton e Martina, infatti, parlano di sé non come gli inavvicinabili, quanto i più rovinati. Ed è proprio questo, seppur senza sapere null’altro dei segreti degli amici, che li ha tenuti insieme.
Ognuno dei quattro presenta un lato oscuro inaccessibile. La facciata della vita agiata si rivela essere di importanza cruciale per le famiglie dei quattro.
Ma distrutta questa, al di sotto si palesano ferite e segreti.
“Il gioco della notte”: i dettagli dell’opera
Il racconto costruito da Camilla Läckberg distrugge ogni tipologia di classica linea narrativa del genere thriller.
Nel corso dell’opera, il lettore non troverà nessun cadavere, nessuna indagine.
Il lettore si inserisce all’interno della notte di Capodanno di quattro ragazzi adolescenti e di buona famiglia.
Il semplice racconto di una notte di divertimento adolescenziale.
E come ha fatto, perciò Läckberg, a costruire un’opera riconosciuta nel genere thriller?
Tutto viaggia intorno alla falsa apparenza. Sia i personaggi, così come la narrazione. Nulla è certo, fino al termine del racconto.
Ma nulla, nella scrittura di Läckberg, è lasciato al caso.
La caratterizzazione dei quattro personaggi principali è scrupolosa, riportando ogni minimo dettaglio.
Ognuno di loro nasconde ferite inferte dalla propria famiglia. Ferite che riportano segni invisibile e che radicano, nei quattro ragazzi, un odio profondo nei confronti dei genitori.
Max, Liv, Anton e Martina: il carattere dei personaggi
Due ragazze e due ragazzi, ognuno con un proprio bagaglio oscuro.
La scrittura semplice e diretta di Läckberg narrerà la vita e le sensazioni dei protagonisti.
Ecco che verrà presentata Liv, la perenne seconda -così lei crede- dietro a Martina. Dopo la richiesta di una verità non pronta a essere rivelata, l’obbligo è certo. Liv, a sua scelta, dovrà distruggere in piccola parte una delle auto parcheggiate nella villa di fronte. La villa adibita ai festeggiamenti dei loro genitori.
Ed è così, poco prima dell’atto, che veniamo a sapere che l’uomo che ha abusato di lei, si trova proprio in quell’abitazione. Ed è la sua automobile a riportare danni maggiori di quanto richiesti.
Ma nessuno dei tre amici si spiega, per tanto tempo, per quale motivo Liv abbia deciso di distruggere l’auto della propria famiglia.
Ma chi propone obblighi intrisi di rabbia nei confronti dei propri genitori è Max. Decreta così che ognuno di loro debba distruggere abiti, collezioni costose e oggetti importanti dei suoi parenti.
Una rabbia inconfondibile e innegabile per quello che lui vede come una falsa rappresentazione di una felicità familiare, che si rivelerà presto essere inesistente.
Picchiato dal padre e protetto solo dal fratello del maggiore, che proprio a causa di ciò, verrà allontanato dalla famiglia.
Solo in caso di eventi pubblici è ben accetta e richiesta la sua presenza.
Atti ignobili da parte di un padre, atti permessi dal silenzio e l’accettazione della figura materna.
Ma un odio simile lo prova anche Martina che ricerca l’amore mancato dei genitori, tra le braccia di Max.
Con una madre dipendente dall’alcool ed un padre che mantiene una relazione con un’altra donna, Martina si sente abbandonata a sé.
Non ascoltata e nemmeno voluta.
Ed è così che ricerca protezione e accettazione negli amici.
Cercando di rappresentare la perfezione, non esagerando con l’alcool, scappando dalla possibilità di rivelarsi essere come sua madre.
Ma la dipendenza della madre deriva proprio dal tradimento del padre.
Tradimento assieme alla madre di Anton, che brama la sicurezza che il marito non può più permettersi di darle.
Un agio che solo i soldi possono donarle, soldi che però non sono più presenti.
La famiglia, infatti, mantiene uno stile borghese che non si può più permettere ma ciò che conta, in situazioni come queste, è proprio la facciata.
Eliminata questa, però, si trova solo il marcio.
Ed è questo il filo conduttore della narrazione.
Nessuno dei ragazzi desidera scoprire di essere come i propri genitori.
E la paura più radicata è proprio questa. Scoprire di essere la loro copia.
“Il gioco della notte”: l’elemento thriller
Non c’è via di scampo da una vita come quella vissuta dai quattro protagonisti.
I segreti sono fin troppo radicati dentro di loro e non c’è nulla che possano fare per modificare i comportamenti dei propri genitori.
O almeno, non c’è nulla di semplice, di saggio da attuare per migliorare la propria condizione familiare.
Ed è così che si ritrovano, uno dopo l’altro, ad aprire i propri pensieri, svelando i segreti più reconditi.
Impossibile tornare indietro. Impossibile non affrontare la cruda realtà.
Manca poco alla mezzanotte, termine anche dell’opera della scrittrice.
Ed è solo allo scoppio dell’ora, al cambio dell’anno, che i quattro protagonisti decidono di attuare un piano.
Un piano nato dall’odio e cresciuto nella voglia e nel bisogno di vendetta.
Un unico piano, impossibile non comprendere.
Ed è con la vendetta che finisce e cambia tutto.
Läckberg ha dato vita ad un racconto thriller senza utilizzare gli elementi fondamento del genere.
Una scrittura tagliente, ruvida che ha dato vita al climax perfetto.
Ogni gesto dei personaggi ha un significato preciso, posizionato nel giusto luogo e momento.
L’autrice non lascia nulla al caso.
Il racconto crudo delle debolezze umane viene riportato con una semplicità inaudita, senza però svestirlo della sua importanza.
E allo stesso modo riesce a descrivere l’adolescenza, l’abbandono di questa e la crescita adulta dei quattro protagonisti.
La presa di coscienza di questi e i loro sentimenti affini.
La pecca del romanzo, forse, si riscopre essere proprio la sua brevità.
Läckberg è stata capace di inserire tutti gli elementi importanti per riportare tutta la storia.
Ma forse, proprio la volontà di creare un racconto lungo, ha distrutto la possibilità di creare un romanzo maestoso, pervaso di intrighi, emozioni contrastanti e azione.
Un racconto che poteva dare tanto ma che, nella sua brevità, ha comunque la capacità di ammaliare il lettore.
Marta Gabucci
Sono un giornalista, scrittore e media analyst irriverente. Insegno Comunicazione Interculturale, Giornalismo e Multimedialità all’Università di Verona. Ti aiuto a capire i media e la comunicazione per poterli usare con efficacia e profitto. Come? Con il pensiero critico, la comunicazione autentica e l’approccio umanistico applicati al mondo del crimine e della giustizia. Iscriviti alla newsletter Crime Window & Media. Per contattarmi: direttore@ilbiondino.org