Il film su Netflix scava nella profondità dell’animo umano. E riporta in superficie pulsioni assopite e oscuri segreti.
Essere e apparenza sono le vere protagoniste de Il Potere del Cane, il film premiato a Venezia con il Leone d’Argento alla regia.
Ciascun personaggio principale che alberga il western gotico su Netflix cerca di tenere a bada un impulso distruttivo mentre mostra in pubblico la versione “normalizzata” della propria immagine.
C’è chi ci riesce meglio, chi meno. Ma tutti a un certo punto dovranno fare i conti con la loro vera natura.
Le conseguenze di alcune azioni sono devastanti. E scatenano riflessioni che inducono il pubblico a scavare nell’intimo della propria anima, ad interrogarsi sui propri timori.
Perché l’immagine personale che si presenta in società è sempre diversa rispetto alla vera essenza che contraddistingue la nostra persona nel privato.
I protagonisti del film sono individui con tratti caratteriali molto marcati che li rendono unici e li differenziano gli uni dagli altri.
Sono animati da paure, incertezze, talvolta da amore e buona fede. Ma tutti convivono in silenzio con un oscuro segreto che cercano di nascondere agli altri.
Il Potere del Cane. I segreti nell’inconscio dei personaggi
Il motivo per cui quando vengono a galla questi oscuri segreti devastano e destabilizzano gli equilibri già precari e gli animi già tumultuosi dei personaggi, riguarda la loro totale inconsapevolezza di averli custoditi per tutto quel tempo.
I segreti vengono svelati senza che i protagonisti ne abbiano mai avvertito la presenza in loro stessi.
Non esiste un incidente scatenante singolo. Ciascun personaggio è l’incidente scatenante di un altro. Proprio come una catena che accende le loro paure e fa muovere la narrazione in avanti.
Si inizia dal personaggio più controverso dell’intero film: il cowboy Phil Burbank. La sua paura è quella di perdere l’equilibrio che caratterizza la sua quotidianità.
Phil, insieme al fratello George, gestisce un grande ranch nel Montana, fonte di reddito e profitto. Il cowboy è un uomo inflessibile, severo e di indole crudele, che mostra la sua natura omofoba e misogina per celare in realtà un’omosessualità latente.
Il suo incidente scatenante è Rose, una vedova del luogo che presto diventerà sua cognata e andrà a vivere al ranch.
George Burbank, fratello di Phil, è un uomo buono, impacciato e dotato di una spiccata sensibilità umana. La sua paura è quella di rimanere solo, senza una compagna con cui condividere i suoi giorni nella vita desolante che conduce al ranch.
Convive col fratello, incorreggibile e indomabile, se ne prende cura e lo asseconda in ogni decisione. Gli permette di prevalere anche quando in realtà non condivide alcune sue idee.
Lo fa per quieto vivere e perché sa che il fratello ha un carattere molto più predominante rispetto alla sua natura più sottomessa.
Eppure, in cuor suo sa che senza Phil la sua vita al ranch potrebbe migliorare, ma non lo ammetterà mai nemmeno a sé stesso, perché in fondo si tratta di suo fratello e gli vuole bene.
Anche per George l’incidente scatenante è Rose. Quando sposa la donna, George esce dal cono d’ombra del fratello in cui si era relegato con le sue mani.
L’uomo inizia ad opporsi con garbo e rispetto ad alcuni atteggiamenti scontrosi e poco educati del fratello. Lo fa non perché esortato dalla moglie, ma perché realizza che la convivenza ha bisogno di regole per garantire il rispetto e il benessere tra le parti.
E se fino a quel momento era solo e aveva deciso di sorvolare sulla maleducazione del fratello, ora non può farlo più perché Rose potrebbe mal sopportare l’impertinenza di Phil e guastare così gli equilibri all’interno del ranch.
IL DOLORE INNESCA LE AZIONI DEI PERSONAGGI
L’intero nucleo narrativo si sviluppa intorno alla presenza di un preciso personaggio: la giovane vedova Rose.
Anche la donna però combatte contro alcuni problemi che all’inizio non appaiono evidenti. Quando sposa George, Rose è una donna timida e taciturna, molto simile al marito.
Ha un figlio, Peter, avuto da un precedente matrimonio. Il suo ex marito è morto suicida. Il dolore che cova dentro la corrode, a tal punto da nutrire un certo malumore nei confronti degli uomini egoisti e prepotenti.
Il gesto estremo del marito l’ha condotta in una spirale di solitudine, e quasi lo incolpa per averla lasciata sola in vita a prendersi cura del figlio gracile ed introverso.
Sposa George perché l’uomo è dolce e nutre un’estrema adorazione nei suoi confronti. Questo la rassicura riguardo al fatto che non potrà mai farle nulla di male.
La sua paura più grande è quella di non riuscire a prendersi cura del figlio, che ha bisogno di particolari attenzioni.
Rose è convinta che nel mondo prevalga la legge del più forte. Un mondo governato dalla prepotenza le fa paura e allo stesso tempo la preoccupa perché sa che il figlio non riuscirà mai ad adattarsi in un contesto del genere.
L’incidente scatenante per la donna è Phil. Il cognato per farle dispetto inizierà a prendere di mira sia lei che il figlio.
In risposta, Rose inizierà a sviluppare una dipendenza da alcool, ubriacandosi per sopportare l’eterno alone di minaccia che l’avvolge a causa della presenza del cognato nella sua vita.
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IN UN MONDO DI PREPOTENTI VINCE L’INSENSIBILE
Il quarto personaggio principale della storia è Peter, il figlio efebico di Rose. Il giovane ragazzo vuole diventare medico chirurgo, e grazie al matrimonio della madre con George, riesce a garantirsi un’istruzione.
I soldi di George sono il lasciapassare verso la scuola di medicina, Rose lo sa bene e sposa l’uomo anche per questo motivo: aiutare il proprio figlio a costruirsi un futuro.
Peter è l’opposto di Phil, per nulla espansivo e poco incline ad instaurare relazioni sociali. Eppure, all’apparenza i due sembrano condividere lo stesso segreto: entrambi nascondono agli altri la loro omosessualità.
Phil inizia a torturare Rose proprio attraverso Peter. Fa leva sulla timidezza del ragazzo per costringerlo ad accompagnarlo in giro e fargli intraprendere attività pericolose nel ranch.
Rose cade ogni volta vittima di una crisi di nervi quando vede il figlio allontanarsi col cognato. Ha paura che possa succedergli qualcosa di brutto e che Phil possa contribuire a fargli del male.
In realtà tra i due si instaurerà un profondo rapporto di stima che col tempo indurrà Phil ad affezionarsi davvero al ragazzo.
L’amicizia tra Peter e Phil si ripercuote sulla salute fisica e psichica di Rose, tanto da diventare ingestibile e quasi pazza all’idea che il figlio possa affezionarsi a un uomo come il cognato.
La paura di Peter, dal canto suo, è quella di vedere la madre deteriorarsi in questo modo devastante. Si preoccupa per la sua salute e allo stesso tempo vorrebbe liberarla dalle sue preoccupazioni.
Ma tutto ciò che causa malessere a Rose è associato ai comportamenti del ragazzo stesso. Se Peter non frequentasse più Phil, la madre potrebbe guarire.
Invece, Peter rafforza ancor di più il suo legame con Phil, tanto da indurre quest’ultimo a fidarsi davvero di lui. E Rose peggiora a vista d’occhio.
Come un cane che per l’appunto si morde la coda in un incessante girotondo di azioni e reazioni collegate tra di loro, madre e figlio cercano di aiutarsi a vicenda nel modo sbagliato accentuando i problemi che disturbano entrambi.
Si potrebbe pensare che l’incidente scatenante per Peter sia la madre Rose, e invece, colui che accende la scintilla del personaggio è proprio Phil.
La donna è il suo punto debole, che lo sprona a prendere determinate decisioni nel corso della narrazione.
Phil, invece, è il motivo per cui Peter decide che è arrivato il momento di agire per difendere sua madre.
LA VERA DEBOLEZZA È LA MANCANZA DI ASTUZIA
A soccombere alla fine è il più debole, che a dispetto di quanto si possa pensare, non corrisponde al personaggio più gracile e timoroso sullo schermo.
Il più debole è colui che in modo teatrale ha inscenato la sua spavalderia e si è lasciato ingannare dal vero forte della storia, ovvero dal personaggio che all’apparenza ha mostrato una natura chiusa e timorosa e che, invece, con l’astuzia e l’ingegno ha sconfitto il prepotente.
La minaccia per Phil sono i sentimenti celati dietro la corazza da duro che riveste il suo personaggio. Saranno proprio loro a fargli abbassare le difese e ad accecarlo di fronte al pericolo che sta per correre.
Al contrario Peter, lucido e distaccato, non si lascerà offuscare il giudizio dai sentimenti. Ha messo in piedi un piano diabolico e lo porterà a termine senza lasciarsi coinvolgere da nessuna implicazione sentimentale.
UNA SCENEGGIATURA SUDDIVISA IN CAPITOLI
L’intera struttura narrativa è costruita intorno ai personaggi. Si tratta di una struttura a capitoli che richiama molto quella di un libro, dove le descrizioni di luoghi e azioni prevalgono sui dialoghi tra i personaggi.
In effetti, la storia sono loro. I quattro protagonisti sono il motore narrativo dell’intero film.
Il Potere del Cane è costruito in cinque parti anticipate da un numero romano, come a voler emulare una vera e propria suddivisione in capitoli.
Ciascun capitolo introduce un pezzo importante della sceneggiatura.
STRUTTURA DI PRIMO E SECONDO ATTO
- Il set up: introduzione dell’universo narrativo, dalla location ai personaggi. Scopriamo la natura di ciascun protagonista attraverso le loro azioni. Inoltre, riusciamo a scorgere anche qualche debolezza e qualche paura nascosta sotto la superficie di ciascun personaggio.
- Climax del primo atto: l’incidente scatenante, gancio che mette in moto la narrazione; il matrimonio tra George e Rose.
- La crisi: l’arrivo della donna stravolge gli equilibri della normale vita condotta fino a quel momento nel ranch. Inizia un graduale declino e i personaggi iniziano a trasformarsi percorrendo il loro personale arco narrativo.
- Centro narrativo/sviluppo: punto di non ritorno con l’introduzione di un ulteriore conflitto all’interno del ranch. Peter fa il suo ingresso e porta con sé un carico emotivo maggiore e destabilizzante che distribuisce in modo equo sulle spalle degli altri protagonisti
- Climax del secondo atto: il nodo nevralgico dell’intera storia risiede qui. Sembra esserci una tregua, i personaggi subiscono un cambiamento e si avviano verso un apparente finale. Ma alla fine si assiste a un disastro che si aggancia al capitolo successivo.
LA RISOLUZIONE DEL TERZO ATTO
Il quinto capitolo è il più lungo, eppure si nota chiaramente il momento in cui si arriva a una risoluzione finale.
Rose, stanca del rapporto sempre più intimo tra Peter e Phil, per la prima volta reagisce e non subisce l’ennesima angheria da parte del cognato.
Il personaggio compie il suo arco narrativo e risponde a Phil con un dispetto a sua volta: vende agli indiani le pelli degli animali scuoiati al ranch, pur sapendo bene che il cognato preferirebbe gettarle via.
Il conflitto tra i due arriva a un punto di rottura irreparabile. Si tratta del momento più alto del film, da questo momento in poi inizia la discesa verso il finale.
Cosa succede?
LA CONCLUSIONE DEL FILM FACILITA LA COMPRENSIONE DEL TITOLO
Il Potere del Cane sembra un titolo scollegato dalla pellicola stessa. Eppure, quando gli archi narrativi di tutti i personaggi si compiono, capiamo che la parola “potere” in realtà è una presa in giro.
Il titolo fa pensare alla maestosità e alla presenza aggressiva e prepotente di un cane da guardia. All’interno del film il cane è proprio Phil.
Alla fine, capiamo però che il titolo è ironico e non va preso alla lettera. Il cane è un animale fedele, che se si affeziona al suo padrone non lo lascerà mai solo e indifeso.
Quando non conosce una persona può ringhiargli contro e magari morderlo, ma una volta che entra in confidenza diventa un compagno per la vita.
Phil è un cane pieno di rabbia, rancore e pronto a mordere. Il potere che sente di avere è uno scudo che lo lascerà indifeso nel momento in cui abbasserà la guardia con Peter.
Il potere più grande è nelle mani di chi sa aspettare il momento giusto per agire e non si lascia accecare dall’istinto.
La vendetta è pur sempre un piatto che va servito freddo. Questo ci ricorda il film Il Potere del Cane.
Nicoletta Apolito
Storyteller Specialist
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