Il romanzo di Abigail Dean, ispirato alla storia vera della famiglia Turpin.
Abigail Dean, avvocato con la passione del true crime, analizza e studia rinomate storie di cronaca nera per rendere il suo esordio, il più veritiero possibile.
“La ragazza A”, romanzo edito da Einaudi, si è rivelato un vero e proprio caso editoriale.
Scoprendo e osservando i casi di delitti accaduti sul territorio statunitense, Dean ha scritto un libro che da subito ha entusiasmato il grande pubblico.
Partendo dallo studio della storia di Fred e Rosemary West e leggendo del rapimento di Jasmine Block, Dean ha concluso la sua analisi con ciò che è poi divenuto il fulcro principale della sua narrazione, la storia della famiglia Turpin. Ogni vicenda ha dato origine a un elemento che ha suscitato sensazioni contrastanti nei lettori.
Solo la prima stesura di questo romanzo, ha raccontato la scrittrice Abigail Dean, ha richiesto un permesso dal lavoro per dedicargli il tempo opportuno e più di un anno di duro lavoro.
Solo dopo pochi mesi dalla sua uscita, La ragazza A si è rivelato essere un romanzo thriller indimenticabile.
Da subito percepibile è la capacità della scrittrice di trattare temi alquanto difficili. All’interno di questo dramma psicologico, Abigail Dean pone infatti il lettore davanti a disperazione e sofferenza.
L’abilità dell’autrice si coglie sin dalla scrittura. Questa, infatti, risulta semplice, senza l’utilizzo di forzature. Abigail Dean crea un’ottima struttura narrativa, senza però rendere difficile la lettura del romanzo.
La scrittrice si muove con maestria in un racconto disturbato e arduo da accettare.
Siamo davanti a un libro crudo che racconta una vicenda angosciante capace di intrappolare il lettore: il racconto di un incubo in cui non c’è mai fine.
Perché quando l’unico luogo che dovrebbe essere sicuro si rivela essere una prigione, si dà vita ad una narrazione, come è stata ben definita dal Guardian, “incendiaria”.
Recensione del romanzo “La ragazza A”: trama del libro
Lex non vuole più pensare alla sua famiglia. Non vuole più pensare all’infanzia degli orrori. Non vuole più pensare a sé stessa come la Ragazza A, quella che era riuscita a scappare.
Tuttavia, quando molti anni dopo sua madre muore lasciando la vecchia casa in eredità, la voragine del passato si spalanca di nuovo sotto i suoi piedi.
Lex vorrebbe trasformare l’edificio in un luogo di pacificazione. Deve però fare i conti con i sei fratelli e con l’indicibile infanzia che hanno condiviso.
Così, quella che comincia come un’adrenalinica storia di sopravvivenza e riscatto, diventa racconto di rivalità tra fratelli e alleanze ancestrali.
La stesura del romanzo
Non c’è un modo chiaro e preciso per definire l’orrore che si può percepire sin dalle prime pagine di questo romanzo.
Orrore non per la narrazione, che al contrario si presenta subito come lineare e ben organizzata.
Il senso di disgusto e la sensazione opprimente che si percepisce nasce dalla storia.
La protagonista, Lex, erede testamentaria della casa di infanzia dopo la morte della madre, è costretta a ripercorrere la sua vita passata e i momenti che la legano alla sua famiglia di sangue, passando per gli orrori ricevuti e osservati da bambina.
È così che Lex, conosciuta anche come “la ragazza A”, la figlia maggiore, colei che ha messo fine all’incubo, accompagna il lettore nel tormento subìto dalla famiglia Grace.
Il suo è un viaggio nei luoghi dell’infanzia, raccontando le vicende da un punto di vista esterno, quasi neutro.
Mentre la protagonista sente la necessità di fuggire e vuole chiudere in fretta con il passato, il lettore viene trasportato nei meandri dei suoi ricordi, venendo a conoscenza di una storia che pare irreale, impossibile da poterla credere fondata.
Una storia incredibile da cui nessuno può uscirne indenne.
Ancor più travolgente, se si pensa che si tratta di realtà.
La famiglia Turpin: l’ispirazione dell’opera
La passione per il true crime ha portato la scrittrice Abigail Dean ad indagare sulle vicende accadute negli ultimi anni.
Tra gli omicidi causati da Frederick West, chiamato anche il mostro di Gloucester e il rapimento di 29 giorni di Jasmine Block, che è riuscita a sfuggire ai suoi rapitori, Dean si è imbattuta nella cruda storia della famiglia Turpin.
Nel 2018, David e Louise Turpin, genitori di 13 figli, si sono dichiarati colpevoli di abusi e violenze contro dodici di questi.
Cinquantenni californiani hanno abusato per anni dei loro figli.
Solo dopo la fuga della figlia diciassettenne che, saltando dalla finestra, è riuscita a contattare il 911. Durante la chiamata, la ragazza rivela la situazione familiare in cui lei e i suoi fratelli si trovano. All’arrivo della polizia, come dichiarato dalla diciassettenne, si troveranno i fratelli ancora incatenati ai loro letti, controllati così da mesi.
I racconti dei ragazzi, riportano le punizioni subìte da tempo. Era proibito prendere cibo senza il consenso dei genitori. Le accuse di furto, però, erano ormai quotidianità per loro, che venivano perciò ammanettati a lungo per questo motivo.
Bambini di 2 anni come ragazzi di 29, hanno subìto abusi, sono stati incatenati e rinchiusi in gabbie, lasciati senza cibo, riportando così gravi malformazioni.
Controllati anche riguardo l’igiene, nessuno dei figli poteva usufruire dell’acqua corrente in quantità maggiore rispetto quella concordata dai genitori. Solo il lavaggio di mani e polsi era loro consentito tutti i giorni.
Ulteriori limitazioni rispetto ai contatti con l’esterno. Ogni rapporto con individui esterni alla famiglia doveva svolgersi sotto il controllo dei familiari. Proprio a causa di questo, tutti i figli sono cresciuti studiando seguiti dagli stessi genitori.
Impossibile produrre proprie idee e pensieri, al di fuori di quelli condivisi dagli adulti.
Costretti a restare svegli, incatenati anche per andare al bagno, i ragazzi sono cresciuti all’oscuro del mondo esterno e senza alcun tipo di aiuto, abbandonati a sé.
Dopo la denuncia della figlia, David e Louise sono stati condannati a 25 anni di carcere.
Terminato il processo, i figli sono stati supportati per riprendere possesso delle loro vite e dell’infanzia rubata.
Uno dei figli, chiamato “John Doe Number 2” disse: “Non posso descrivere a parole quello che abbiamo passato crescendo”.
Continua: “A volte ho ancora incubi per cose che sono successe, come l’essere incatenati o essere picchiati senza ragione. Eppure voglio bene ai miei genitori, e dentro di me li ho perdonati per molte delle cose che ci hanno fatto, ma quella situazione doveva finire. È giusto così”.
Un romanzo familiare crudo e soffocante
Intervistata dopo la pubblicazione del romanzo, Abigail Dean racconta quanto si siano rivelate fondamentali le ricerche sulle esperienze della prigionia. In particolar modo, come le conseguenze di queste possano ricadere sui bambini.
Così l’autrice ha creato un background differente per ogni bambino, immaginandosi e analizzando anche le probabili emozioni e sensazioni che lei avrebbe potuto vivere, se si fosse trovata al loro posto.
Il racconto di una famiglia distrutta dal fanatismo religioso, a tal punto da porre ogni propria azione nel volere di qualcosa di superiore. Un vero e proprio delirio religioso, che ha portato al tormento di giovani esseri umani.
In un libro crudo ma lineare, Abigail Dean ha la capacità di trattare temi come la denutrizione, l’isolamento o i traumi infantili.
Con il continuo del racconto, Dean racconta di adozione, della problematiche correlate a questa e della difficoltà di eliminare qualsiasi ricordo o abitudine ricevuto fino a quel momento.
Conseguente a ciò, vi è il tema della casa distrutto dalle ossessioni, trasformando così un luogo sicuro, in una casa degli orrori.
A tratti straziante, il racconto rivela il malessere provato dai bambini, la sporcizia, la fame, le emozioni represse per non trovarsi in situazioni drammatiche.
Il lettore esplorerà l’abitazione dell’infanzia, avrà modo di sentire gli odori, percepire le sensazioni sulla propria pelle. Sarà difficile mantenersi distaccati dalla narrazione. Comprenderà i comportamenti dei ragazzi, l’egoismo e l’altruismo che appare a momenti alterni. Cercherà una via d’uscita, un fuga assieme ai protagonisti.
E riuscirà a perdonare le loro azioni e ciò che sono divenuti dopo questa esperienza. Perché crescere in una casa degli orrori, equivale ad accettare qualsiasi comportamento e credenza, pur di salvarsi la vita.
Presente e passato: l’opera creata sui flashback
In un continuo di presente e passato, Abigail Dean permette al lettore di scoprire ogni meandro della storia.
Si percepisce, nelle sue parole, lo stacco, il passaggio tra il credere in qualcosa e l’ossessione per questa. E la distruzione delle persone implicate, a causa del fanatismo.
Il viaggio svolto dalla protagonista permette al lettore di comprendere al meglio la situazione familiare ma, allo stesso modo, permette un viaggio introspettivo alla protagonista stessa.
Obbligata dalla situazione, la protagonista riallaccerà i rapporti con i propri fratelli di sangue, permettendosi così di prendere coscienza di ciò che è accaduto in passato.
E’ insomma una storia toccante, un viaggio verso il più alto degrado umano.
Il delirio dei personaggi
Ogni capitolo del libro racconta al lettore la crescita e lo sviluppo di un personaggio differente. Nel suo viaggio per concludere il capitolo più drammatico della sua vita, La ragazza A rivelerà i momenti più cruciali di ogni protagonista. Racconterà di ricordi felici, senza però occultare follie devastanti che conducono così alla rappresentazione attuale di ciascuno di loro.
Ogni ricordo raccontato porta alla scoperta di un tassello in più della vita della famiglia Grace.
Partendo dal racconto della vita familiare semplice e modesta, si arriverà presto a una realtà fatta di isolamento, violenza, denutrizione.
L’ossessione religiosa di Padre, uomo avvezzo a controllare l’intera famiglia e fanatico religioso, porta tutti a cercare di sopravvivere in una situazione di degrado completo.
La scrittrice Abigail Dean dimostra, con il suo racconto, grandi capacità nella realizzazione della caratterizzazione dei suoi personaggi.
Le ricerche da lei effettuate hanno prodotto un’opera ben descritta e realizzata in modo eccelso.
In particolar modo, il suo interesse nei confronti dei rapporti familiari, soprattutto sul rapporto tra fratelli, ha reso un racconto personale e diretto.
Come da lei descritto “il rapporto selvaggiamente diverso con i suoi fratelli e sorelle, nel bene e nel male” riporta il lettore ad ogni tipo di emozione: affetto e timore, rabbia e felicità condivisa.
Con una narrazione lenta e precisa a ritroso, nei luoghi d’infanzia, ogni personaggio raggiunge una consapevolezza della propria vita e delle esperienze vissute.
Ogni personaggio è a sé. Padre e Madre riconducono a determinati sentimenti, emozioni contrastanti.
Mentre, per i fratelli, la volontà di salvarsi e salvare e le azioni eseguite di conseguenza, rendono reali le caratteristiche dei personaggi.
C’è però anche la costruzione di Madre e Padre, presentati solo in questa maniera. Vi sono le credenze, lo sfociare in fanatismo e l’autoritarismo dimostrato dalla figura maschile.
Vi è nel contempo la figura di Madre, una figura incomprensibile durante la lettura. Il lettore rimane dubbioso di fronte al personaggio. Non sa se ritenerla vittima o carnefice. Se ritenerla madre o complice.
Non c’è nell’autrice di questo romanzo drammatico la volontà di creare solo emozioni positive nel lettore.
Abigail Dean crea odio, risentimento, egoismo e, allo stesso tempo, indaga la resilienza provata da ognuno di loro. C’è uno studio approfondito delle sensazioni e delle conseguenze di queste.
La ragazza A e la volontà di creare speranza nell’oscurità
Abigail Dean ha dimostrato grandi capacità narrative e un magistrale lavoro organizzativo dell’opera.
Nessun dettaglio è lasciato al caso, ogni personaggio è stato caratterizzato al meglio. Un lavoro di momenti svelati e domande lasciate senza risposta. La lettura di questo romanzo cela un’esperienza tormentata alla scoperta di menti devastate.
Anche la scelta della protagonista, di Ragazza A, e il racconto della sua fuga, non è stata casuale.
Dean racconta l’importanza del “potere delle ragazze adolescenti di scappare e di essere incredibilmente forti” che l’ha accompagnata durante la stesura dell’opera.
Ecco spiegato il susseguirsi di atteggiamenti come la volontà di superare i traumi e rialzarsi dalle difficoltà vissute che caratterizzano la protagonista.
D’altra parte, però, ogni speranza di ottimismo svanisce durante la lettura del romanzo “La ragazza A”.
Ma l’autrice Abigail Dean crea una luce in fondo al tunnel. Così nasce la volontà di dar vita a qualcosa di positivo, in un luogo vissuto con negatività e offuscato dall’oscurità.
Nonostante le esperienze vissute dalla famiglia Grace, Dean dà origine a nuova vita. Ed è così che si avrà modo di far risorgere un luogo maledetto.
Lasciandosi alle spalle la conclusione della famiglia Turpin, la scrittrice crea del bello dove prima c’era dell’orrore. E dalle sue parole, nasce un luogo di aiuto, uno spazio sicuro per chi ha sofferto e cerca di rinascere.
Le mura delle vecchia abitazione Grace che ricordano solo memorie dolorose, risorgono riportando il luogo all’idea originale, una vera casa.
La ragazza A promette e mantiene sin dalle prime pagine di essere atroce, potente e straziante. Un romanzo che riporta la cruda realtà e che non tenta di nasconderla, creando così un thriller memorabile, che non lascerà il lettore indifferente.
Marta Gabucci
Giornalista professionista, scrittore e media analyst. Insegna Giornalismo Interculturale e Multimedialità all’Università degli Studi di Verona. Dirige l’agenzia d’informazioni e consulenza Corte&Media. Contatto Linkedin. Sito web Corte&Media. Email: direttore@ilbiondino.org