L’omicidio di Chiara Poggi, gli sviluppi giudiziari e le assonanze con il caso di Milena Sutter.

Quello di Chiara Poggi – il delitto di Garlasco – è un omicidio sorprendente.

Non soltanto perché ad essere uccisa è stata una giovane donna educata, gentile e dalla vita irreprensibile. Ma anche perché la vicenda riserva sempre nuove sorprese.

Era il mattino del 13 agosto 2007 quando l’Italia viene scossa dal delitto di Garlasco, in provincia di Pavia.

La 26enne Chiara Poggi, originaria di Vigevano, viene rinvenuta senza vita, colpita a morte, nella villetta dove viveva con la famiglia.

A trovare il corpo della giovane donna è il fidanzato, Alberto Stasi, allora 24enne, che dopo due assoluzioni viene condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, nel dicembre del 2015. 

Chiara Poggi, laureata in Economia e impiegata a Milano, è stata uccisa con un oggetto contundente mai ritrovato (forse un martello o un attizzatoio da camino).

L’omicidio è avvenuto nella mattina del 13 agosto, mentre i genitori e il fratello Marco erano in vacanza.

La giovane era sola in casa e, secondo gli inquirenti, conosceva chi l’ha uccisa, visto che non c’erano segni di effrazione. Sul corpo della vittima sono state rilevati parecchi i colpi al capo e alla faccia, che hanno causato la morte per trauma cranico.

Una morte lenta e dolorosa, quella di Chiara, la cui agonia sarebbe durata una mezzora.

A scoprire il cadavere di Chiara, è stato Alberto Stasi: il 24enne la trova riversa sulle scale interne della villetta dove vive la famiglia Poggo e dà l’allarme.

Lo stesso Stasi è divenuto sin da subito il principale indagato, nonostante la sua iniziale collaborazione.

Le indagini tuttavia sono state complesse e controverse: nessuna testimonianza ha visto il colpevole in azione, nessuna arma è stata mai ritrovata in casa, e molti elementi probatori sono ancora oggi difficili da interpretare.

Nei giorni successivi al delitto si è scatenato sui media un susseguirsi di ipotesi, dubbi e ricostruzioni, anche inchieste televisive, tanto che il caso di cronaca nera di Garlasco è presto diventato di rilevanza nazionale.

Se ne parla molto anche adesso perché – nonostante la sentenza definitiva su Alberto Stasi – sono emersi elementi e testimonianze che hanno fatto emergere dettagli mai rivelati. E che prospettano una diversa interpretazione della vicenda.

Un’inchiesta di Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese ricostruisce, infatti, attraverso contenuti inediti quello che sarebbe avvenuto all’interno della villetta di Garlasco nella quale è stata uccisa Chiara Poggi.

Oggi, a seguito di una nuova ipotesi investigativa il caso è stato riaperto. E a distanza di tre anni Alberto Stasi – che si è sempre proclamato innocente – ha rilasciato una nuova intervista esclusiva alla trasmissione di Mediaset, Le Iene.

Newsletter Crime - Crimine, Giustizia, Media - Photo Joanna-Kosinska-B6yDtYs2IgY-Unsplash

Il processo e le sentenze principali

Le ore e i giorni seguenti all’omicidio di Chiara Poggi hanno visto i carabinieri e la Procura di Pavia indagare sul fidanzato, Alberto Stasi.

Il primo processo si è concluso il 17 dicembre 2009 con una clamorosa assoluzione di Stasi: il giudice di Vigevano l’ha prosciolto “per non aver commesso il fatto”.

La sentenza è stata confermata in appello il 6 dicembre 2011.

L’Italia sembrava aver escluso, in via definitiva, la colpevolezza di Stasi, e il caso era stato archiviato, almeno fino a un sorprendente colpo di scena.

Il 18 aprile 2013 la Corte di Cassazione ha infatti annullato l’assoluzione, ordinando un nuovo processo di appello.

Nel dicembre 2014, al termine di questo nuovo processo, la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha ribaltato le carte: Alberto Stasi è stato dichiarato colpevole e condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara Poggi.

Stasi è stato riconosciuto responsabile dell’uccisione “in stato d’ira”, anche se la sentenza di appello non ha specificato un movente chiaro.

I legali di Stasi hanno sostenuto sin da subito che molti dubbi e incongruenze non erano stati diradati, mentre l’accusa ha insistito su motivazioni passionali sfociate nella tragedia.

Infine, il 12 dicembre 2015 la Corte di Cassazione ha respinto gli ultimi ricorsi difensivi, rendendo definitiva la condanna a 16 anni per Stasi.

I PASSAGGI GIUDIZIARI

I passaggi chiave della vicenda giudiziaria sono quindi stati questi:

  • 17 dicembre 2009: il giudice per l’udienza preliminare di Vigevano assolve Stasi (sentenza di primo grado).
  • 6 dicembre 2011: la Corte d’Assise d’Appello di Milano conferma l’assoluzione.
  • 18 aprile 2013: la Cassazione annulla l’assoluzione, rinviando per un nuovo giudizio.
  • 17 dicembre 2014: in appello-bis Stasi è condannato a 16 anni di reclusione.
  • 12 dicembre 2015: la Cassazione rigetta i ricorsi e conferma la pena di 16 anni in via definitiva.

Con queste decisioni, secondo la giustizia italiana Alberto Stasi rimane fino a oggi “l’unico colpevole” riconosciuto del delitto di Garlasco.

In effetti la Corte Suprema ha stabilito nel 2015 che la “verità” del processo era ormai chiusa con quella sentenza di condanna in appello: tutte le richieste di revisione – avanzate dai legali di Alberto Stasi – negli anni state respinte.

Al momento dell’apertura delle nuove indagini nel 2024 Stasi stava quindi scontando la condanna in carcere, dove è detenuto dal 2015.

anello di carta, macchina da scrivere

La riapertura del caso: nuove indagini

Per oltre un decennio il delitto di Garlasco era sembrato giuridicamente archiviato, e il nome di Stasi legato per sempre alla condanna.

Tuttavia, negli ultimi anni sono emese circostanze che hanno convinto la Procura di Pavia a fare ulteriori accertamenti.

Tutto ha avuto inizio da una denuncia del 2017 della difesa di Stasi contro ignoti per presunto stalking, che lentamente porta a riaprire l’istruttoria sul caso.

Nel 2024 gli inquirenti decidono di riesaminare i reperti mai analizzati in precedenza e di lavorare con nuove tecnologie forensi.

Al centro di questa “seconda stagione” del delitto c’è un nome: Andrea Sempio, un amico del fratello di Chiara, Marco Poggi, già oggetto di indagini appena dopo il delitto.

Caso Sutter Bozano - magazine ilbiondino.org - ProsMedia - Agenzia Corte&Media - Photo 41679112 Michal Bednarek Dreamstime-min

LA SVOLTA CON IL RITROVAMENTO DI UN DNA MASCHILE

Nel marzo 2025 la svolta: due consulenti della Procura della Repubblica, a Pavia, scoprono sui frammenti delle unghie di Chiara Poggi un Dna maschile “perfettamente sovrapponibile” a quello di Andrea Sempio.

Il genetista Paolo Previderè e la sua collega Pierangela Grignani redigono una relazione (datata 5 febbraio 2024) che segna l’inizio della nuova indagine giudiziaria.

Come riporta la stampa, sui frammenti di due unghie di Chiara Poggi è stato rilevato un Dna maschile perfettamente sovrapponibile a quello di Andrea Sempio.

Questa traccia, inedita nel primo filone investigativo, apre scenari inaspettati: Sempio, che all’epoca del delitto aveva 19 anni, era amico di famiglia e frequentava la casa di Chiara.

La Procura, che nel 2017 aveva archiviato la posizione di Sempio perché non rilevante, ottiene ora dall’autorità giudiziaria l’iscrizione di Sempio nel registro degli indagati per concorso in omicidio.

I legali di Stasi, intanto, sottolineano che questa nuova pista è nata proprio “su impulso” della loro difesa: un precedente incarico aveva infatti evidenziato analoghe tracce genetiche.

In sostanza, la consulenza tecnica dei difensori di Stasi aveva già ottenuto risultati simili a quelli poi confermati dalla Procura.

L’INCIDENTE PROBATORIO

Alla luce di ciò, la Procura di Pavia ha ottenuto dal giudice per le indagini preliminari un maxi incidente probatorio sul Dna di Andrea Sempio.

Questo iter autorizza i periti a esaminare in modo esteso il profilo genetico del 37enne Sempio rispetto ai reperti ritrovati (sulle unghie e su altri oggetti).

Il maxi incidente probatorio comprende analisi ad ampio spettro. Per esempio sono stati acquisiti oggetti come un frammento del tappetino del bagno di casa Poggi, confezioni di tè, yogurt, cereali e altro, nonché i “para-adesivi” contenenti ogni impronta raccolta nel 2007. 

Durante l’incidente probatorio del 16 maggio 2025, il giudice per le indagini preliminari, Daniela Garlaschelli, ha conferito l’incarico ai periti Denise Albani e Domenico Marchigiani per svolgere le analisi genetiche e dattiloscopiche.

In quell’udienza si è deciso anche di prelevare il Dna delle gemelle Paola e Stefania Cappa (cugine di Chiara), di un amico di Stasi e di tre amici di Sempio – persone tutte non indagate – in modo da confrontarle con le tracce emerse.

Si attendono inoltre i risultati sull’analisi di reperti rinvenuti in un fossato vicino alla villetta: nelle ricerche del maggio 2025 a Tromello (un canale poco distante da Garlasco) sono stati ritrovati alcuni pezzi di ferro, fra cui un martello.

Queste novità hanno suscitato reazioni opposte tra le parti: l’avvocato di Stasi, Antonio De Rensis, ha commentato di “aspettarsi che questa indagine riscriva la storia” del caso.

Da parte loro, i legali della famiglia Poggi ribadiscono di confidare nella “verità già accertata”. E di non opporsi agli accertamenti purché siano coordinati con quelli passati.

Crimine - Giustizia - Media - photo Campbell Jensen--- ilbiondino.org - blog

Ulteriori elementi e ultime notizie (2025)

Negli ultimi mesi del 2025 sono emersi altri dettagli che tengono alta l’attenzione mediatica.

In un’inchiesta di cronaca sono stati diffusi presunti messaggi di testo riguardanti il delitto: uno di essi, inviato da una cugina di Chiara al fratello Marco pochi giorni dopo il delitto, recita “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”.

Il ritrovamento di questo sms – riportato sulla rivista Giallo e ora agli atti dell’inchiesta – ha rilanciato critiche sull’operato iniziale delle indagini.

Altri media segnalano la testimonianza di nuove persone che frequentavano il gruppo di amici di Chiara e che non erano state coinvolte nei processi precedenti.

Mentre i nuovi accertamenti proseguono, anche Alberto Stasi è tornato al centro delle cronache: nell’aprile 2025 il Tribunale di Sorveglianza di Milano gli ha concesso la semilibertà.

L’ATTENZIONE DELLA PUBBLICA OPINIONE

Dopo otto anni di detenzione nel carcere di Bollate, Stasi (oggi 41enne) può quindi trascorrere parte della giornata fuori dal carcere per svolgere la sua attività lavorativa, rientrando invece la sera.

Il caso di Garlasco vive oggi una fase inedita: le ultime notizie sul delitto vedono un’indagine riaperta dopo 18 anni, un nuovo indagato, acquisizioni di Dna prima ritenute inservibili e perizie che potrebbero ribaltare la narrazione consolidata.

Si tratta di sviluppi senza precedenti in un caso giudiziario che sembrava chiuso, e che invece si arricchisce di nuovi dettagli giorno dopo giorno.

Resta da vedere come evolverà la vicenda: per ora, la Procura di Pavia procede con cautela raccogliendo ogni elemento utile alla verità, mentre l’opinione pubblica segue con apprensione le ultime indagini.

Milena-Sutter-Rapimento-e-omicidio-Genova-6-maggio-1971---

Il caso di Milena Sutter (Genova, 1971)

Milena Sutter era una ragazzina di 13 anni, che frequentava la terza media alla Scuola privata Svizzera, di Genova, in via Peschiera. E la cui vita è stata interrotta, in modo tragico, nel maggio del 1971.

Descritta da amici e famigliari come brillante, generosa e piena di vita, la scomparsa di Milena Sutter – e il successivo omicidio – ha lasciato Genova e l’Italia intera in lutto e in cerca di giustizia.

Il corpo senza vita di Milena fu trovato nel mare di Genova, al largo della spiaggia di Priaruggia, giovedì 20 maggio del 1971, due settimane esatte dopo la sua scomparsa.

Milena era infatti sparita giovedì 6 maggio 1971 all’uscita della Scuola Svizzera, senza essere notata da nessuno. Aveva rifiutato l’invito delle compagne di classe di andare a mangiare un gelato, spiegando che aveva una lezione privata a casa.

L’autopsia ha attribuito la sua morte ad azione di strozzamento e di probabile soffocamento. In sostanza, Milena sarebbe morta per asfissia da azione meccanica violenta.

Tuttavia, quelle conclusioni sono ancora oggi contraddette dai pareri di autorevoli medici legali, di livello internazionale.

Unico sospettato, poi imputato, assolto in primo grado e condannato in appello (nel 1975) è stato Lorenzo Bozano.

Bozano, che si è sempre professato innocente, ha scontato l’ergastolo ed è morto in mare – a fine giugno del 2021 – mentre si trovava in libertà condizionale dopo oltre 40 anni di carcere. 

Soprannominato “il biondino della spider rossa”, pur senza essere biondo né magrolino, Lorenzo Bozano aveva 75 anni al momento della morte per un malore.

Al caso di Milena Sutter e al caso di Lorenzo Bozano è dedicato il podcast Il Colpevole Perfetto.

LE ASSONANZE CON IL CASO DI GARLASCO

Sono tre i punti di contatto tra la vicenda di Chiara Poggi e Alberto Stasi, da un lato, e quella di Milena Sutter e Lorenzo Bozano dall’altro.

In entrambi i casi vi è stato, sin dall’inizio, un unico sospettato e poi imputato che, dopo un’iniziale assoluzione, è stato condannato al carcere: Alberto Stasi, a Garlasco (2007), e Lorenzo Bozano, nel caso di Genova (1971).

In tutte e due le vicende sono stati molti gli errori investigativi, le piste mai battute, i dettagli tralasciati: si è voluto incastrare qualcuno, anziché ricercare la verità sostanziale dei fatti e capire cosa sia davvero accaduto.

In tutti e due i casi, la verità si trova vicino alla vittima, ma non nella direzione indicata dalle sentenze di condanna. Vi sono altre verità che spaventano, fanno gridare allo scandalo e procurano indignazione, come se la verità fosse di per sé spaventosa.

Crimine, Giustizia, Media - Logica dei Media - Photo Vanilla-Bear-Films-JEwNQerg3Hs-Unsplash

L’eco mediatica dei due casi criminali

Va poi considerata l’eco mediatica che entrambe le vicende giudiziarie hanno suscitato.

Nel 1971, appena dopo la liberazione dallo stato di fermo, Lorenzo Bozano rilascia un’intervista alla Rai. Si suesseguono, poi, negli anni tutta una serie di articoli, di interviste, di approfondimenti.

Del caso di Milena Sutter e del caso di Lorenzo Bozano si sono occupati e ne hanno parlato i più grandi giornalisti italiani: da Indro Montanelli a Enzo Forcella, da Giorgio Bocca a Enzo Biani, ad Enzo Tortora, per citare i più famosi.

C’è poi da sottolineare come i media abbiano, sia a Garlasco che a Genova, in qualche modo influenzato la lettura dei fatti criminali accaduti.

La differenza è che i dubbi sull’omicidio di Chiara Poggi hanno avuto una vasta eco, grazie anche alla trasmissione televisiva Le Iene. 

I fondati dubbi sul (presunto) rapimento e sul (presunto) omicidio di Milena Sutter, invece, sono rimasti confinati in poche e isolate voci dissidenti.

Vedremo a cosa porteranno le nuove indagini sul caso di Garlasco. Di sicuro i media hanno svolto – e continuano a svolgere – un ruolo fondamentale. 

Pur con alcune cadute di gusto e con tratti più da gossip giudiziario che da inchiesta giornalistica, i media hanno scritto scomode pagine sul caso di Chiara Poggi. Così come scomode sono le pagine che abbiamo scritto su questo magazine e nel libro Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media.

Maurizio Corte
Agenzia Corte&Media

Delitto di Garlasco: due video sulle nuove indagini sul caso di Chiara Poggi