Sequestro e omicidio di Milena Sutter e condanna di Lorenzo Bozano. I conti tornano? No, non tornano.
C’è un caso di cronaca nera che, a distanza di 50 anni, non smette di porre un interrogativo: tutto è come appare? O vi è una verità da portare alla luce?
Cosa accadde il 6 maggio 1971, un giovedì, a Genova?
Una ragazza di 13 anni, Milena Sutter, figlia di un noto industriale di origini svizzere, scompare e dopo due settimane viene trovata senza vita in mare.
Si indaga su un unico “Perfetto Colpevole”. E’ Lorenzo Bozano, 25 anni, rampollo e perdigiorno di una famiglia alto-borghese.
Bozano gira con una spider scassata che perde i pezzi: nelle notizie di cronaca nera viene così soprannominato – e tale resta oggi – “il Biondino della Spider Rossa”. Non è biondo, né magrolino.
Quello che stai per leggere è il racconto, documentato, di un (presunto) rapimento e di un (presunto) omicidio che dopo 50 anni ha troppi angoli oscuri.
Le domande che ti porrai nel leggere la storia sono molte.
Cronaca nera: un fatto di cronaca italiana che è diventato Storia
La cronaca nera oggi, in Italia, propone spesso casi avvincenti. Basta scorrere un qualsiasi sito di cronaca nera italiana con le ultime notizie.
Quella di Milena Sutter e Lorenzo Bozano è però una vicenda di cronaca nera che merita, a 50 anni di distanza, un’attenzione particolare.
Fu un vero rapimento o vi è altro? Milena fu uccisa e, se lo fu, avvenne con volontarietà e premeditazione?
Lorenzo Bozano, che sta scontando l’ergastolo, è davvero colpevole?
E ancora: le indagini furono condotte in tutte le direzioni? O furono tralasciate alcune piste?
Perché non fu mai sentita al processo una testimone fondamentale per capire cosa può essere accaduto quel 6 maggio 1971 a Genova?
Questa che ti proponiamo è una ricerca e un’inchiesta senza sconti su una vicenda che ha segnato la Storia civile d’Italia. Che è negli annali della storia criminale.
È una storia che Genova e decine di milioni di italiani hanno vissuto come fosse una vicenda familiare.
È una storia che merita di essere rivista, alla luce delle nuove tecniche di indagine.
Quella di Milena Sutter e Lorenzo Bozano è una vicenda di cronaca nera che va raccontata nel modo più approfondito possibile. Senza indulgere in spettacolarizzazioni. E tanto meno in pregiudizi.
Va trattata non come una delle “ultime notizie di cronaca nera” da leggere in modo distratto. Ma come una fatto di cronaca nera italiana di alto interesse, che ha bisogno di analisi.
Al caso Sutter – Bozano abbiamo dedicato il libro di Laura Baccaro e Maurizio Corte “Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media”, Cacucci editore, Bari, 2018.
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Milena Sutter: sequestro (presunto) e omicidio (presunto). Cosa accadde?
La sparizione di una ragazzina scuote Genova e l’Italia intera nel 1971.
È il caso di Milena Sutter di 13 anni: scompare a Genova poco dopo le ore 17 del 6 maggio, un giovedì, all’uscita della Scuola Svizzera dove frequenta la terza media.
Il padre della ragazza, Arturo Sutter, è un industriale titolare di un’azienda conosciuta da tutti grazie alla pubblicità in televisione.
Il corpo della ragazzina viene trovato in mare due settimane dopo, giovedì 20 maggio 1971, giorno dell’Ascensione, intorno alle 17.
È avvistato mentre galleggia a circa 300 metri al largo della costa di Priaruggia, una spiaggia 10 km a est del porto di Genova.
I medici legali del tribunale, i professori Aldo Franchini e Giorgio Chiozza, fanno risalire la morte alle ore 18-18.30 del giorno della sparizione.
La loro è un’affermazione arbitraria, che non può avere alcun valore scientifico e non corrisponde in alcun modo alla verità sostanziale dei fatti.
Non è possibile, infatti, stabilire giorno e ora del decesso di una persona il cui corpo è stato per giorni e giorni in mare.
Attribuiscono la causa della morte ad azione di strozzamento e di probabile soffocamento. La loro tesi viene tuttavia contestata dal professor Giacomo Canepa, perito di parte.
Anche qui, l’affermazione dei professori Franchini e Chiozza non ha alcun valore scientifico.
Tant’è che Franchini, incalzato al processo di primo grado dal perito di parte, deve ammettere che due lievi segni sul collo della vittima non possono essere attribuiti ad azione di strozzamento.
Sul corpo di Milena, inoltre, non vi sono segni né di violenza, né di difesa.
Una ragazza con un fisico sano, forte e sportivo come quello della ragazzina avrebbe opposto una resistenza consistente a un Lorenzo Bozano che non era atletico e fumava 40 sigarette di Gitane al giorno.
Quanto al soffocamento, non è in alcun modo dimostrabile. Il volto di Milena, infatti, non consente di verificare se vi siano stati i segni del soffocamento.
Il soffocamento, peraltro, è un modus operandi omicidiario proprio di altre situazioni: l’uccisione di bimbi in culla o di anziani allettati.
Lorenzo Bozano è l’unico sospettato
Sin dalla sparizione di Milena l’unico sospettato è Lorenzo Bozano, 25 anni.
È di famiglia alto borghese: il padre, Paolo Bozano, è un funzionario degli Armatori Costa, è laureato in Giurisprudenza e da alcuni anni è separato dalla moglie Noris Agata Aulino, madre di Lorenzo, donna di ben più modeste origini.
Il sospettato ha alcuni precedenti penali, risalenti a quando era ancora minorenne.
Al momento del fatto, Lorenzo Bozano cura l’edizione di un annuario de- dicato alla pesca subacquea (il “Marcatalogo”), guida una vecchia e malandata Alfa Romeo Giulietta spider rossa usata.
Viene soprannominato dai giornalisti di Genova “il biondino della spider rossa”: non è biondo né magrolino.
È alto 1.80, di costituzione robusta e ha capelli castani.
Il soprannome nasce l’indomani della sparizione della ragazzina: alcune signore di via Orsini, nella zona dove la vittima abitava, raccontano a un giornali- sta del “Corriere Mercantile” di aver visto un “biondino” sostare con una spider rossa ammaccata.
Bozano ha attirato anche l’attenzione di alcuni testimoni di via Peschiera perché – secondo quanto essi sostengono – egli si fermava spesso davanti alla Scuola Svizzera.
Gli inquirenti interpretano la presenza di Lorenzo Bozano come un appostamento a scopo di rapimento: egli vuol farsi vedere da Milena, così da diventarne una figura familiare e carpirne la fiducia per farla salire, con l’inganno, sulla spider.
L’ipotesi di una qualche conoscenza tra i due è comunque infondata: nessun testimone ha mai visto la ragazzina e Bozano assieme.
L’amica del cuore di Milena, Isabelle, ha smentito – in un’intervista del giugno 1975 al Secolo XIX– che i due si conoscessero o si frequentassero.
Ancora oggi Isabelle conferma quella versione: “Milena e io non conoscevamo Lorenzo Bozano. Milena non sarebbe mai salita sulla sua spider rossa. Era troppo vecchio per noi”.
Da parte sua, Bozano ha sempre negato le soste vicino alla Scuola Svizzera. Nel fare questo egli ha mentito.
Nel corso della perquisizione nella stanza di Bozano, in una pensione a Genova, gli inquirenti trovano un articolato “piano di rapimento”.
Su un foglio sono scritti tre verbi: “affondare (canale di calma Fiera), seppellire, murare”.
Su un altro foglio vi è una scaletta oraria di un possibile rapimento–lampo (dalle 8 del mattino alle 19.30).
Su un terzo foglio è disegnata una piantina della zona vicina alla villa paterna del giovane sospettato.
Come spiega Lorenzo Bozano quegli appunti trovati nella sua stanza in affitto?
Riferendosi ai primi due fogli, Bozano sostiene che si tratta di una “fantasiosa ipotesi di rapimento”, a seguito di una chiacchierata con dei conoscenti sul sequestro Gadolla,.
La chiacchierata ha avuto luogo la notte dell’8 marzo 1971, mentre in pizzeria tiravano a far le ore piccole in attesa di vedere in tv l’incontro di boxe Clay-Frazier per il titolo mondiale dei pesi massimi.
Alle persone che sono a tavola, tutti dell’ambiente giornalistico, il giovane dice che per un sequestro lui si sarebbe mosso da solo: avrebbe rapito un bambino e lo avrebbe ucciso subito, in modo da non avere problemi nel custodire l’ostaggio.
Alcune delle persone presenti sono concordi nell’affermare11 di avere interpreta- to la frase del giovane come un’uscita senza importanza.
Il giorno dopo la scomparsa di Milena, venerdì 7 maggio, in mattinata un uomo chiama al telefono i famigliari della vittima e ripete tre volte, sillabando le parole: “Se vuole vedere Milena viva, 50 milioni prima aiuola Corso Italia”.
A riferire il testo della telefonata è il maresciallo di Pubblica Sicurezza, Luigi Calanchi, che l’ha ascoltata a casa della ragazza: la chiamata non viene registrata né intercettata, a causa di un non meglio precisato guasto tecnico.
Lorenzo Bozano – “l’immondo individuo” come lo definisce l’allora que- store di Genova, Giuseppe Ribizzi – viene fermato una prima volta nella notte fra sabato e domenica 9 maggio 1971.
Si arriva a lui dopo aver individuato la sua spider rossa, parcheggiata in via Galli, poco distante dalla sua dimora.
Qualche giorno dopo, Bozano viene rilasciato e tenuto sott’occhio. Si spera che egli conduca al luogo dove la ragazza è prigioniera.
Arresto, assoluzione e condanna di Bozano fra lacune e omissis
Lorenzo Bozano è arrestato la sera del ritrovamento del corpo di Milena, il 20 maggio 1971.
L’anno dopo, nel 1972, Bozano è rinviato a giudizio.
L’imputato è assolto al processo di primo grado dalla Corte d’Assise di Genova, nel maggio del 1973, per insufficienza di prove; e subito liberato.
Viene invece condannato in appello nel giugno del 1975: gli viene attribuito il rapimento a scopo di estorsione, l’omicidio e la soppressione del cadavere di Milena.
Il processo d’appello non aggiunge nulla a quanto emerso in primo grado.
Rilegge da un altro punto di vista – attingendo a piene mani dalla sentenza del giudice istruttore, Bruno Noli – il caso di Milena Sutter e gli indizi contro Bozano.
L’amica del cuore di Milena, Isabelle, non viene chiamata a testimoniare. Eppure era stata interrogata, con modi pesanti e pressioni psicologiche considerevoli, sia dagli inquirenti che dagli avvocati di Parte Civile,
La Corte di Cassazione conferma la condanna di Bozano nel 1976: non si preoccupa di verificare la legittimità del processo, condotto con l’imputato contumace, e la coerenza logica e argomentativa della sentenza.
Prima che il processo d’appello entrasse nel vivo, Bozano si era rifugiato in Francia, poi si trasferisce in Africa e infine ritorna in Francia.
Lorenzo Bozano viene arrestato in Francia nel 1979.
Un tribunale di Limoge rifiuta, però, la sua estradizione in Italia perché il diritto francese non consente che una condanna di Corte d’Assise, pronunciata in contumacia, sia eseguibile senza il rifacimento del processo.
Bozano viene allora espulso, su richiesta dell’Italia, verso la Svizzera e da qui viene estradato.
Nel 1979 viene rinchiuso nel carcere di Porto Azzurro, all’Isola d’Elba.
Una sentenza della Corte europea di Strasburgo, in proposito, condanna la Francia per la violazione dei diritti di Bozano.
Bozano e il “caso di Livorno” nel 1997
Lorenzo Bozano ha ottenuto la semilibertà nel 1994, ma l’ha perduta nel 1997: a Livorno ha perquisito, fingendosi poliziotto, una ragazza 17enne che era in compagnia del fratellino.
Bozano giustifica il suo gesto sostenendo di aver sentito da alcuni ragazzi che la giovane era in possesso di sostanze stupefacenti.
La perquisizione è stata invece considerata dai giudici come molestia sessuale; per questo è stato condannato e ha perso i benefici carcerari.
La vicenda di Livorno ha due caratteristiche:
- La prima, a carico di Bozano, riguarda il fatto – gravissimo – che egli, detenuto in semilibertà, si sia fatto passare per un agente di Polizia.
- La seconda, a discarico di Bozano, riguarda il dato di fatto indubitabile che il caso di Livorno sia stato considerato un caso di molestie sessuali, anche se così non è.
Uno studio condotto in una tesi di laurea discussa all’Università di Verona dimostra come la vicenda sia stata trattata ben oltre l’aderenza alla verità sostanziale dei fatti.
Lorenzo Bozano oggi: dai permessi premio al volontariato
Dal 2004 Bozano ha iniziato a fruire di 45 giorni di permessi-premio l’anno; dal giugno 2017 ha cominciato a svolgere mezza giornata di volontariato all’Isola d’Elba, all’esterno del carcere.
Lorenzo Bozano è deceduto il 30 giugno 2021. Non aveva mai fatto richiesta di revisione del processo; e fin dai primi momenti si è sempre dichiarato innocente.
In un colloquio del 2017 con Maurizio Corte, Bozano ha preso le distanze dal “giovane della spider rossa” del 1971 e da quella sua vita inconcludente, segnata da giovanili episodi da condannare.
Si è inoltre detto rammaricato e pentito per alcuni atteggiamenti del passato nei riguardi della famiglia della vittima.
“Se in tutti questi anni vi è stato qualche mio comportamento o qualche mia affermazione che può aver ferito i famigliari di Milena, ne sono molto dispiaciuto”, ha dichiarato Lorenzo Bozano.
“Se talora alcune mie affermazioni possono essere sembrate irriguardose o insolenti”, ha aggiunto Bozano, “non è mai stata mia intenzione mancare loro di rispetto o venir meno al sentimento di sincera comprensione che provo verso di essi e per il loro dolore”.
Durante il periodo in carcere, Bozano ha frequentato il liceo scientifico e ottenuto il diploma di maturità.
Ha lavorato nella redazione del giornale carcerario La Grande Promessa dove ha scritto una serie di articoli sul mondo del carcere, su alcune figure di detenuto che hanno soggiornato a Porto Azzurro e sul tema dell’ergastolo.
Lorenzo Bozano ha ottenuto la semilibertà nel febbraio 2019, per la buona condotta mantenuta in carcere e nel corso dei permessi (45 giorni l’anno) che gli sono stati concessi dal 2004.
Nell’ottobre 2020, Bozano ha ottenuto la libertà condizionale: ha l’obbligo di residenza all’Isola d’Elba e nella provincia di Livorno; ha l’obbligo di firma settimanale alla caserma dei Carabinieri.
Bozano ha svolto attività di volontariato nell’Associazione Dialogo di Portoferrario (sull’Isola d’Elba) che si occupa di attività e sostegno ai detenuti.
Sulla vicenda di Milena Sutter e sugli indizi a suo carico, Lorenzo Bozano nei 43 anni di prigionia ha raccolto un dossier che analizza il caso in tutti i suoi aspetti.
“Desidero che i miei famigliari, e chi mi ha voluto bene e a creduto nella mia innocenza, possano ricordarmi come una persona”, il suo commento, nel 2017 in un colloquio con Maurizio Corte.
“In gioventù ho avuto comportamenti censurabili da cui prendo fermamente le distanze. Ed è un grande dolore pensare a come abbia sprecato quegli anni. L’uomo della pena, però, non è l’uomo della condanna”, ha rimarcato Bozano.
“Nel mio caso non posso che ribadire quanto ho sempre detto: non ho mai conosciuto né mai incontrato Milena”, ha sottolineato Lorenzo Bozano nel colloquio del 2017 con Maurizio Corte.
“Sono innocente. La mia unica speranza è che un giorno la verità venga a galla. E che i miei famigliari e chi li succederà non pensino a me come a quel mostro che non sono mai stato”, ha dichiarato Lorenzo Bozano a Maurizio Corte, in un colloquio della primavera del 2021.
I dubbi sulla colpevolezza di Bozano e l’ombra sul processo d’appello
Sono molti e pesanti i dubbi sulla colpevolezza di Bozano, specie a 50 anni dalla vicenda, quando è possibile rileggere il caso con nuovi strumenti.
La verità sostanziale dei fatti può essere accertata attraverso alcune strade, sul piano scientifico:
- analizzando, con scrupolo e con tecniche nuove, i reperti custoditi all’Istituto di Medicina Legale di Genova. La perizia dei professori Franchini e Chiozza non ha infatti validità scientifica e solo la codardia può impedire di far vincere la Scienza sulla menzogna;
- ristudiando cause e modi del decesso di Milena Sutter, classificato dai periti e dai giudici come un omicidio volontario premeditato, quando la perizia medico-legale non dimostra nulla di scientifico su questo punto;
- rianalizzando a fondo il caso, a cominciare dallo scartare la tesi – senza fondamento, a cui neppure gli inquirenti credevano – del sequestro di persona a scopo di estorsione;
- ascoltando con attenzione le persone vicine a Milena Sutter, molte delle quali – a cominciare dalle compagne e dai compagni di scuola – non hanno detto tutto ciò che sapevano.
Lorenzo Bozano è passato alle cronache dei giornali come il “mentitore incallito”.
Dati alla mano, verificando testimonianze sulla vicenda e riscontri oggettivi, possiamo dire che vi è stata una schiera di mentitori.
Neppure i colpevolisti – che ho ascoltato con attenzione e di cui ho raccolto argomentazioni e opinioni – hanno mai creduto al rapimento di Milena Sutter e all’omicidio volontario premeditato.
Tutti mi hanno espresso la loro unica idea: una conoscenza (se non addirittura una relazione) fra Milena e Lorenzo Bozano; un incontro finito male fra la ragazzina e Bozano, con un’azione omicidiaria non intenzionale e comunque non premeditata.
Questa idea dei colpevolisti non ha fondamento.
Milena Sutter, che era una ragazza a modo come ci ricorda la sua famiglia, non sarebbe mai salita sull’auto di Lorenzo Bozano.
Caso Sutter-Bozano: verità giudiziaria e verità storico-scientifica
Come mi scrisse, nel 2018 dopo aver letto il libro Il Biondino della Spider Rossa, il giudice a latere del primo processo in Corte d’Assise di Genova, Guido Zavanone: “Noi abbiamo cercato di scrivere la verità giudiziari. Voi, Corte e Baccaro, cercate di scrivere la verità storica”.
Lorenzo Bozano su assolto nel primo processo, a Genova, nel 1973.
Il cosiddetto “biondino della spider rossa”, che biondino non era, fu condannato nel 1975 in appello.
Il processo d’appello, davanti alla Corte di Genova – lo possiamo affermare come studiosi – non ha rispettato le garanzie costituzionali, a cominciare dal “giusto processo” e dalla sentenza “oltre ogni ragionevole dubbio”.
Bozano, nel 1975, non ha avuto un giusto processo.
Il verdetto era già stato deciso da una Corte d’Assise d’Appello, presieduta dal giudice Beniamino De Vita, pregiudizialmente colpevolista.
La sentenza del giudice istruttore, Bruno Noli, nel 1972, e la sentenza di condanna della Corte d’Assise d’Appello, nel 1975, sono basate su argomentazioni che non sono corrette.
Ogni inferenza sugli indizi contro Bozano e sulla ricostruzione del caso è infondata, sul piano logico e su quello dell’argomentazione.
Entrambe le sentenze, in tutte le loro deduzioni, traggono inferenze da premesse infondate o, quando va bene, possibili.
Com’è possibile arrivare a conclusioni certe e corrette partendo da premesse che non sono vere e, quando va bene, sono solo possibili?
Non so se Lorenzo Bozano sia innocente o sia coinvolto nel caso di Milena Sutter.
Come ho sempre affermato, la storia costruita su questo caso e sul “personaggio Bozano” è potente e convincente,
Tanto che, dimessi i panni dello studioso, pure io sono tendenzialmente colpevolista.
Peccato, per la civiltà giuridica e per chi ha a cuore la Scienza, che poi l’esame dei dati di fatto, la parte medico-legale e lo studio delle testimonianze rivelino la storia del Caso Sutter-Bozano per quella che è: una narrazione avvincente ma senza validità scientifica, né aderenza alla verità sostanziale dei fatti.
Come ingenuo lettore sono colpevolista, tanto il racconto è ponte. Come studioso di alcuni elementi sono certo:
- Milena Sutter non è stata rapita per motivi di denaro; ed è più corretto parlare di “scomparsa” invece che di “sequestro”;
- Milena Sutter non è stata uccisa in modo volontario premeditato; e la sua morte è configurabile come dovuta a cause naturali indotte da un qualche elemento esterno o frutto di un omicidio preterintenzionale o colposo;
- la perizia medico-legale dei professori Franchini e Chiozza non ha fondamento scientifico; e la sua interpretazione, da parte dei giudici, aggiunge arbitrarietà a un documento senza validità scientifica;
- le analisi sul corpo di Milena Sutter, condotte sotto la guida dei professori Franchini e Chiozza, presentano lacune gravi e tali da invalidarne le conclusioni;
- Lorenzo Bozano non ha avuto un giusto processo, in appello;
- non sono state battute tutte le piste, a cominciare dalle persone più vicine alla vittima, per cui è falso sostenere che gli inquirenti abbiano investigato in tutte le direzioni;
- sono state trascurate le analisi di situazioni, dati di fatto, elementi (a cominciare dalle intercettazioni) per cui è corretto affermare che l’investigazione presenta lacune che ne invalidano le conclusioni.
Cosa accadde a Milena Sutter, quel giovedì 6 maggio del 1971?
Quando e dove morì quella ragazzina dal cuore generoso, impavida come tutti gli sportivi e che si fidava delle persone?
Chi ebbe l’idea del “sequestro di persona”, con una telefonata alla famiglia Sutter che distoglie l’attenzione da altre ipotesi?
Chi ebbe l’idea di accreditare l’ipotesi del sequestro di persona, a cui neppure il capo della Squadra Mobile, Angelo Costa, credeva?
Chi si adoperò per gli indizi e le testimonianze sulla presenza di Bozano sul Monte Fasce?
E’ solo una coincidenza che Milena scompaia di giovedì, il 6 maggio 1971, poco dopo le 17?
E che venga ritrovata senza vita di giovedì, il 20 maggio 1971, poco dopo le 17, proprio quando la famiglia della vittima aveva chiesto il silenzio stampa?
Senza corpo della vittima, Lorenzo Bozano sarebbe stato libero. Compare il corpo, e Bozano viene arrestato.
E’ solo sfortuna, la sua? E’ un subacqueo così sprovveduto da non sapere che una cintura tiene un corpo sottacqua, ma non lo ancora?
Possiamo intravedere, oltre la narrazione suggestiva di quel letterato mancato che è il giudice istruttore, anche un Grande Suggeritore?
Che ruolo, infine, ebbero giornali e giornalisti nel divulgare una certa lettura della vicenda?
Tante domande, che hanno le loro risposte.
Di sicuro, però, per dirla con il giornalista Tommaso Besozzi, c’è solo che Milena Sutter è morta; e che Lorenzo Bozano ha scontato 43 anni di carcere per un delitto su cui c’è parecchio da studiare.
- Sulla vicenda Sutter-Bozano, leggi gli articoli sui 50 imbrogli contro la verità. A cominciare dal primo articolo:
Caso Sutter-Bozano: 50 imbrogli contro la verità / 1^
Maurizio Corte
corte.media
Intervista sul libro Il Biondino della Spider Rossa
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Giornalista professionista, scrittore e media analyst. Insegna Giornalismo Interculturale e Multimedialità all’Università degli Studi di Verona. Dirige l’agenzia d’informazioni e consulenza Corte&Media. Contatto Linkedin. Sito web Corte&Media. Email: direttore@ilbiondino.org