Milena Sutter? Di sicuro c’è solo che è morta. E su Lorenzo Bozano un’unica certezza: l’alibi che non c’è.
Rapimento e omicidio di Milena Sutter? Lorenzo Bozano “biondino della spider rossa”? I conti non tornano.
C’è sempre qualcosa che ci irrita quando offendono la nostra intelligenza.
Questo qualcosa, nella vicenda Sutter-Bozano, possiamo tradurlo con un’espressione greve ma efficace: “Essere presi in giro”.
Le prese in giro, in questa vicenda della ragazzina scomparsa a Genova il 6 maggio 1971, sono 50: ben 50 “imbrogli”.
Tanti quanti sono gli anni da quando Milena è sparita ed è poi stata trovata senza vita nel Golfo di Genova – giovedì 20 maggio 1971.
E da quando il suo è stato classificato come un caso di rapimento per motivi di denaro e omicidio volontario premeditato.
Una classificazione a cui neppure i colpevolisti, a Genova, hanno mai creduto.
Sono state almeno 50 le azioni per far credere all’Italia e a mezza Europa una storia che non ha fondamento.
E la colpevolezza di Lorenzo Bozano? E il “biondino della spider rossa”?
Su Lorenzo Bozano ho già scritto più volte cosa penso: non sono innocentista fino a quando non sapremo, in modo certo, cosa davvero fece quel pomeriggio di giovedì 6 maggio 1971.
Sono in via tendenziale colpevolista, grazie alla forza del racconto scritto dal giudice istruttore del Caso Sutter, Bruno Noli.
La forza del racconto, però, si deve misurare con 50 imbrogli che qui voglio raccontare.
Un imbroglio per ogni anno dalla scomparsa di Milena, quella giovanissima donna, dall’animo nobile e generoso, che ha lasciato nel dolore la famiglia Sutter.
Sapendo cosa significhi perdere una figlia, considero quello di Milena Sutter un femminicidio in piena regola. Un atto di spregio verso la figura femminile.
Caso Sutter-Bozano: la menzogna fatta sistema
Sul caso di Milena Sutter e Lorenzo Bozano posso dire di essere stato – in anni di ricerche e studi sulla vicenda – riempito di bugie.
Spero, almeno, che il libro Il Biondino della Spider Rossa – scritto con Laura Baccaro, criminologa e psicologa giuridica – serva a fare chiarezza su alcuni punti oscuri; e a mettere fine a molte inesattezze.
Credo che non aver chiarito la verità sostanziale dei fatti abbia procurato uno sfregio alla vittima, Milena, a cui ho chiesto più volte scusa per averla disturbata con la mia ricerca universitaria.
Di una cosa possiamo essere convinti, però: che una vittima – lontana anni luce da vendette e tremori – abbia solo a cuore la verità.
Sul caso di Milena Sutter la verità storico-fattuale non è stata scritta. E questo dato di fatto non può che inquietarci.
I 50 imbrogli, che possono diventare anche il doppio a un più puntuale esame di cosa fu scritto, si sommano a una domanda sconcertante: come può tacere chi sa?
Come può qualcuno stare in silenzio, pensando che alla vittima non importi nulla delle narrazioni mendaci che sono state fatte sul suo triste destino?
Che dire di Lorenzo Bozano? L’uomo Lorenzo, che ho conosciuto come persona, non ho alcun titolo per giudicarlo.
Né sul piano personale; né tanto meno sul piano penale.
I giornali e i fotografi hanno mostrato il suo lato antipatico, scostante, arrogante, superbo.
Ci sono riusciti bene, a rappresentarlo come uno sbruffone. L’hanno fatto apposta? Stava loro antipatico?
Oppure qualcuno l’ha voluto far ritrarre in quel modo con un fine preciso: screditarlo?
Poi, siccome non mi accontento delle apparenze, Enzo Kermol, psicologo e studioso del linguaggio del corpo, mi ha spiegato che anche Lorenzo Bozano provava sentimenti. Aveva paura, ansia, tensione.
Lorenzo Bozano può solo fare – se vuole – i conti con la propria coscienza.
Come gli dissi a margine di un’intervista: “Tu, Lorenzo, sai oltre ogni dubbio se vi è un’altra verità sulla triste fine di Milena Sutter”.
Come cittadino credo che 43 anni di carcere – tanti ne ha passati Bozano dietro le sbarre – siano più che sufficienti.
Sono anzi una condanna spropositata, dato che la verità su cause, giorno e ora della morte di Milena Sutter non è stata detta.
Lascio, comunque, al lettore giudicare. Dopo aver letto l’elenco dei 50 imbrogli.
Milena Sutter e Lorenzo Bozano: una vicenda con 50 imbrogli
Chiariamo subito cosa significhi imbroglio, in questo contesto: “Intrico, groviglio. Vicenda confusa complicata”.
Imbroglio vuole anche dire “raggiro, inganno”. In questo senso è sinonimo di truffa, di frode.
Vi fu inganno, truffa e frode nella narrazione sul caso di Milena Sutter? Lascio a te lettore decidere.
Di certo vi sono 50 grovigli, piccole vicende confuse e complicate.
Caso Sutter-Bozano: scopri i primi 10 imbrogli
Il rapimento di Milena Sutter: imbroglio numero 1
E’ assai probabile che la giovane studentessa della Scuola Svizzera di Genova non sia stata rapita per denaro.
La richiesta di 50 milioni di lire, pari a circa 500 mila euro di oggi, non sta in piedi.
I dubbi sul presunto sequestro sono fondati, come dimostra la telefonata del “rapitore”.
Come spiega David Canter, padre della Psicologia Investigativa con cui ho parlato del caso Sutter-Bozano nel dicembre 2011, in un caso di rapimento per motivi di denaro l’offender interpreta un ruolo: quello del “professional”, il professionista.
All’offender professional interessa solo il tornaconto materiale. Nel caso di un sequestro, vuole solo incassare i soldi.
La vittima, da parte sua, è solo un veicolo. Sul piano umano non interessa al professional.
Come mai, se è stato un rapimento per denaro, nel caso di Milena Sutter il presunto sequestratore non ha proseguito la trattativa per avere i soldi?
Come mai la vittima è stata trovata svestita, come accade nei delitti a sfondo sessuale?
I colpevolisti sostengono che Lorenzo Bozano ha interrotto ogni contatto con la famiglia, senza più chiedere denaro, perché si è visto scoperto, per via delle sue soste vicino alla casa della vittima. E per quella spider rossa così vistosa.
Il giudice istruttore, Bruno Noli, il Grande Narratore di questa vicenda, presenta Bozano a volte come un fine e machiavellico delinquente; e a volte come un cretino che, mai sazio del suo narcisismo, pensa di farla franca nonostante l’essersi fatto notare.
Qualcuno avrebbe dovuto spiegare al giudice istruttore che nessuna delle sue argomentazioni regge sul piano logico: tutti i suoi ragionamenti sono fallacie o abduzioni.
Si può credere a una storia in cui la logica non sta in piedi?
Il problema è che pure la sentenza di condanna di Bozano, nel 1975, non sta in piedi sul piano logico-argomentativo.
Possiamo ben dire che l’ipotesi del rapimento e tutta la costruzione narrativa giudiziaria sono senza fondamento.
Il “Biondino della Spider Rossa”: imbroglio numero 2
Lorenzo Bozano non era biondo, né magrolino. Eppure sui giornali e addirittura nelle sentenze viene chiamato “biondino”.
Il biondino della spider rossa è un’invenzione dei giornali.
I giornali, e gli altri media, dalla stampa a YouTube hanno avuto e hanno un ruolo fondamentale nel perpetuare una lettura del Caso Sutter-Bozano che non ha fondamento scientifico.
Proprio il fatto che Lorenzo Bozano non fosse in alcun modo un “biondino” mi ha spinto a studiare questo caso. E ad approfondirne il racconto mediatico.
Come i giornali hanno presentato la vicenda di Milena Sutter e la figura di Bozano è alla base dell’immagine del caso che si sono fatta milioni di cittadini italiani; e altrettanti cittadini francesi, belgi e svizzeri.
Vi è un atroce sospetto che s’insinua nella lettura delle pagine dei quotidiani, dei rotocalchi e nei servizi televisivi del tempo.
Il sospetto è che abbiamo assistito a un grande imbroglio mediatico.
Il problema è che quella narrazione, a cominciare dal biondino della spider rossa, la ritroviamo riproposta in articoli di blog, in video su YouTube e in ciò che il web e i social offrono ai navigatori.
L’omicidio di Milena Sutter: imbroglio numero 3
I medici legali Franchini e Chiozza scrissero che Milena Sutter fu uccisa per strozzamento e probabile soffocamento.
Dalla loro conclusione dipende la condanna di Bozano: da ciò che scrivono i due medici-legali dipende la differenza fra una pena a un certo numero di anni e l’ergastolo.
Possiamo affermare che la perizia sulle cause e l’ora della morte della ragazzina genovese non ha fondamento scientifico.
I giornali genovesi hanno dato troppo presto – e con certezza – la notizia che Milena Sutter era stata assassinata lo stesso giorno della sparizione, giovedì 6 maggio 1971.
Ogni medico legale che ho intervistato mi ha detto che, sulla base dei dati in perizia, era impossibile stabilire in poche ore causa e ora della morte della ragazzina.
A dire il vero, neppure oggi – stando alla perizia di Franchini e Chiozza – è possibile stabilire se Milena fu uccisa o se le cause del decesso sono di altro genere.
Un autorevole studioso di Medicina Legale, autore di un trattato su questa disciplina, senza neppure sapere di quale caso stessi parlando mi ha detto al telefono: “Non mi dica di cosa si tratta. Posso solo dirle che fissare, dopo 15 giorni di permanenza in acqua di un corpo, giorno e ora della morte è una grande fesseria“.
Quella “fesseria” ha portato a comminare l’ergastolo a Lorenzo Bozano. Fesserie del genere potrebbero accadere a tutti noi.
La telefonata del rapitore: imbroglio numero 4
Il“rapitore” telefona a Casa Sutter alle ore 10.40 di venerdì 7 maggio 1971, dice il padre della ragazza, Arturo Sutter, che ha ricevuto la chiamata.
Il giudice istruttore, il 6 novembre 1971, nel raccogliere la testimonianza del maresciallo di Pubblica Sicurezza, Luigi Calanchi, segna come ufficiale l’ora delle 9.34.
Perché quel cambio di orario? Dall’ora esatta della chiamata del presunto sequestratore dipende la posizione di Lorenzo Bozano: alle 10.40 il giovane ha un alibi di ferro, quindi non può essere stato lui a chiamare e chiedere 50 milioni di lire.
Ora, i casi sono due, se la telefonata è arrivata alle 10.40: ha un complice (ipotesi non credibile, data l’esiguità della cifra) oppure Lorenzo Bozano con la sparizione di Milena Sutter non c’entra.
L’orario della telefonata alle 10.40 la possiamo leggere su cinque quotidiani genovesi: Secolo XIX, Corriere Mercantile, Lavoro, Cittadino e L’Unità (redazione di Genova).
Non solo. Dai giornali, che riportano le notizie raccolte in Questura, apprendiamo che il rapitore… ha sbagliato numero.
La prima telefonata la fa al nonno di Milena, Adolfo Sutter, che abita nella stessa via del padre Arturo.
Nella rubrica telefonica di Genova – l’ho verificato consultando una rubrica del 1970-1971 – Adolfo Sutter viene nell’elenco prima del figlio Arturo.
Un rapitore che sbaglia numero? E’ possibile che la chiamata delle 9.34 sia quella fatta ad Adolfo Sutter? E che quella delle 10.40 sia stata fatta ad Arturo Sutter?
Come mai non c’è nulla di tutto questo nelle carte giudiziarie? Come mai al processo non si è parlato di questo dettaglio?
Il giornalista Giorgio Bubba, scomparso tempo fa, anni addietro al telefono mi disse, con tono ironico: “Tu Corte sei l’unico al mondo che si interessa di quell’orario”.
Il motivo di tanto interesse c’è.
Così com è interessante verificare il ruolo dei media – lo si è visto anche nell’inchiesta sul Caso Moro – nel dare notizie che poi non compaiono nei documenti giudiziari.
Il silenzio degli amici di Milena: imbroglio numero 5
In un’intervista alla Rai, concessa fuori della Scuola Svizzera pochi giorni dopo la sparizione di Milena, davanti all’edificio di via Peschiera, i compagni e le compagne di classe parlano della vittima.
Della ragazzina non si sa nulla. Genova è tesa e preoccupata, scrivono i giornali.
La famiglia Sutter – mamma, papà, fratellino – vivono nell’angoscia.
Eppure qualcuno dei compagni di Milena, mentre parla della ragazza, ride.
Uno di loro, mentre parla, si tocca il naso e cambia argomento rispetto alla domanda fatta dalla giornalista Rai, Milla Pastorino.
Secondo il professor Enzo Kermol, psicologo, esperto di analisi del volto, che ha studiato il filmato della Rai, alcuni di quei ragazzi mentono. Sanno qualcosa che non hanno raccontato.
Quel qualcosa è importante? Tutto è importante quando si cerca una persona scomparsa.
Dai contatti che ho avuto con alcuni di loro, ho colto un’opacità comunicativa che non ha giustificazione.
L’autore del delitto – agli occhi di amici e compagni di scuola di Milena – è stato preso.
Perché allora quel silenzio? Perché del caso non si vuole parlare?
L’obbedienza dei media alle fonti ufficiali: imbroglio numero 6
I giornali genovesi, e con loro tutta la stampa italiana e internazionale, hanno sposato subito la tesi del rapimento.
Con il passare dei giorni, però, sui giornali genovesi fioriscono i dubbi sul sequestro di Milena.
Sul rapimento per motivi di denaro esprime dubbi anche il capo della Squadra Mobile di Genova, Angelo Costa, detto il Maigret di Genova per le sue doti di fine investigatore.
Quando Milena Sutter viene trovata senza vita, i giornali abbracciano subito la tesi dell’omicidio che sarebbe avvenuto lo stesso giorno della scomparsa della ragazza.
Non vi sono evidenze scientifiche sulla cause e l’ora della morte, né il 20 maggio neppure adesso.
I giornali si appiattiscono sulle fonti ufficiali. Non scavano per trovare un’altra possibile verità.
Solo un rotocalco parla di un certo Claudio, di cui vi è ampia traccia nel diario di Milena e sulla sua borsa della scuola.
Nessun giornale genovese riprende la notizia; nessuno vi fa cenno alcuno.
Il corpo della vittima: imbroglio numero 7
Milena Sutter viene trovata in parte svestita, il 20 maggio 1971, quando il suo corpo è notato in mare da due pescatori dilettanti, poco dopo le ore 17.
I medici legali Franchini e Chiozza scrivono che a svestirla è stato il mare.
Il giudice istruttore, Bruno Noli, senza fondamento alcuno, sostiene che è stato Lorenzo Bozano a svestirla, per agganciare al corpo la cintura da sub con cui sarebbe stato affondato.
Ciò che il corpo della vittima ci racconta è che, pure senza vita, per quella splendida ragazzina non vi è stato rispetto. Anche per questo possiamo definirlo un caso di femminicidio.
Ogni corpo ci racconta qualcosa. Non esiste un “corpo di per sé”, con una sua ontologia.
Il corpo è sempre un “corpo sociale”, frutto quindi della nostra interpretazione.
Basti pensare al corpo di un migrante: cambia significato se è un corpo morto in mare, un corpo da salvare dal naufragio, un corpo al lavoro nei campi. Oppure un corpo che taglia un traguardo nello sport.
Lo stesso possiamo dire di vittime come Yara Gambirasio e Milena Sutter, i cui casi sono stati comparati in questo magazine dalla criminologa Laura Baccaro.
Entrambe ci raccontano storie diverse a seconda di come interpretiamo i loro corpi.
Le indagini a senso unico: imbroglio numero 8
Gli inquirenti hanno dichiarato di aver battuto ben 16 piste. Non è vero.
Dagli atti ufficiali risulta che l’unica persona su cui si è indagato a fondo è Lorenzo Bozano.
C’è una prova che quelle 16 piste sono inutili direzioni, che hanno trascurato altri percorsi d’inchiesta.
Nel rapporto di Polizia e Carabinieri, sottoscritto il primo agosto 1971, leggiamo che Milena Sutter frequentava gli impianti sportivi del suo quartiere, Albaro, a Genova.
Si specificano il giorno e l’ora dell’attività che la ragazzina – grande amante dello sport – svolgeva.
Si afferma, nel report degli investigatori, che in quel centro sportivo non ha fatto amicizie degne di nota.
Il diario di Milena ci racconta ben altro: in quel centro sportivo, la ragazzina ha conosciuto Claudio, un ragazzo di cui si è invaghita.
Il nome Claudio compare anche sulla borsa della scuola di Milena: “I love Claudio”, “Claudio My Love”.
Innocente innamoramento? Può essere. Di quel Claudio, tuttavia, non vi è traccia.
Nessuno sa chi sia. Nessuno ha cercato di identificarlo. Eppure quel Claudio potrebbe sapere qualcosa.
Si è passato al setaccio un certo numero di persone. E’ stato ascoltato un amico molto vicino a Milena.
Persino alcuni giovani meccanici che lavoravano vicino alla Scuola Svizzera sono stati identificati.
Su Claudio gli inquirenti non scrivono nulla. Perché?
Neppure il giudice istruttore, Bruno Noli, se ne occupa. Eppure ha avuto di fronte la persona che ha presentato Claudio My Love alla vittima.
Da giovedì a giovedì, le coincidenze: imbroglio numero 9
Sostiene Laura Baccaro, criminologa e psicologa giuridica, con cui ho scritto il libro Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media, di non credere alle coincidenze.
Milena Sutter scompare giovedì 6 maggio 1971, poco dopo le 17. Viene ritrovata senza vita giovedì 20 maggio, in mare, poco dopo le 17.
Due giorni prima del ritrovamento, la famiglia Sutter aveva chiesto il silenzio stampa.
Le indagini sono in un vicolo cieco, il 18 maggio 1971. Senza il corpo di Milena, Lorenzo Bozano è un uomo libero.
Trovato il corpo della vittima, il 20 maggio, con una cintura da sub agganciata alla vita, Bozano viene arrestato.
C’è un’ipotesi interessante che possiamo formulare: il corpo di Milena è stato sotto il controllo dell’offender. Questi l’ha liberato e fatto trovare al momento giusto.
L’ipotesi di un controllo dell’offender sul corpo della ragazzina traspare anche dalla sentenza del giudice istruttore, Bruno Noli.
Per il magistrato inquirente quell’offender è Lorenzo Bozano.
Nonostante le certezze del giudice istruttore, la Corte d’Assise di Genova, nel primo processo del 1973, non crederà alle (presunte) prove dell’accusa. E assolverà Bozano.
Vi crederà, in un processo controverso, la Corte d’Assise d’Appello di Genova, nel 1975.
Nel 1975, infatti, Lorenzo Bozano è condannato all’ergastolo.
L’avvocato di Lorenzo Bozano: imbroglio numero 10
Il primo avvocato difensore di Lorenzo Bozano, Francesco Marcellini, compie una scelta che anticipa di almeno trent’anni la mediatizzazione televisiva dei casi giudiziari.
Marcellini, un principe del Foro di Genova, apparteneva al Partito Liberale.
Era amico di un altro liberale di spicco, l’avvocato della famiglia Sutter, Gustavo Gamalero.
In quel giro di amicizie vi era anche un terzo avvocato, liberale pure lui, che ha seguito la vicenda giudiziaria in Cassazione, Alfredo Biondi, che diventerà negli anni novanta ministro della Giustizia.
L’avvocato Marcellini fa intervistare Bozano dalla Rai appena dopo il suo rilascio, avvenuto nella notte di mercoledì 12 maggio.
L’avvocato Marcellini convoca anche una conferenza stampa nel suo studio, che divide con il giovane e promettente avvocato Silvio Romanelli.
E’ sullo stesso Marcellini che si appunta l’attenzione quando, assolto Bozano in primo grado nel 1973, sulla stampa esce una voce.
La voce è che qualcuno saprebbe la verità, ma non può parlare.
Quella voce, a un attento esame che ho fatto nel libro Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media, non ha fondamento.
Vi credono, però, il pubblico ministero, gli avvocati di Parte Civile, di sicuro un altro legale di Bozano e chi è vicino alla famiglia della vittima.
Vi crede anche il padre di Milena, Arturo Sutter, che ne fa cenno in una delle sue rarissime dichiarazioni alla stampa, nel 1992.
La voce, paradossalmente, presenta Bozano come un offender colpevole di un omicidio preterintenzionale, legato a motivazioni sessuali.
Un avvocato di Parte Civile, nel 2010, mi ha dichiarato: “Se Lorenzo Bozano avesse confessato, tirando in ballo magari la seminfermità mentale, dopo 13 anni di carcere e di buona condotta sarebbe stato libero”.
Al che gli ho chiesto: “Scusi, avvocato. Mi faccia capire: per lo stesso caso, per lo stesso dolore della famiglia della vittima e di chi amava Milena, se Bozano avesse confessato, la pena sarebbe passata dall’ergastolo a 13 anni di carcere“.
Da allora mi chiedo spesso se ho sin qui assistito al racconto giusto. Oppure a un racconto sbagliato su quella vicenda del 1971.
Fin qui i primi 10 imbrogli sul caso di Milena Sutter e Lorenzo Bozano.
Qui puoi trovare altri imbrogli sulla vicenda criminale di Genova:
Non è difficile mettere insieme una cinquantina di imbrogli.
I 50 imbrogli che ho identificato sono almeno sei in più degli indizi che vi sarebbero stati – nella fantasia di giornalisti e lettori – contro Bozano.
A dire il vero, avrei potuto mettere assieme 100 imbrogli. Ma sono passati solo cinquant’anni dalla scomparsa e dalla morte di Milena Sutter.
Avrei potuto parlare anche delle ombre – là sullo sfondo del “Caso Sutter-Bozano” – come mi sono apparse e mi sono state raccontate.
Sul caso di Milena Sutter e di Lorenzo Bozano ho, però, scelto di stare dalla parte della verità sostanziale dei fatti e della correttezza logica.
Su questo possiamo ben dire – la criminologa Laura Baccaro e io – di aver rispettato gli obiettivi.
Da parte mia, credo che le sentenze vadano rispettate.
Nel caso di Lorenzo Bozano, oltre a rispettarle quelle sentenze ho voluto studiarle a fondo.
Alla fine mi sono accorto di avere dimostrato la loro deficienza logica, di verità e persino di umanità.
Resta da scrivere cosa davvero accadde quel giovedì 6 maggio 1971, quando Milena Sutter uscì dalla Scuola Svizzera.
Non ho dubbi: qualcuno un giorno lo racconterà. E sarà un giorno di sole, di luce, di verità.
Maurizio Corte
corte.media
Sui 50 imbrogli contro la verità leggi anche gli articoli:
Caso Sutter-Bozano: 50 imbrogli contro la verità / 2^
Caso Sutter-Bozano: 50 imbrogli contro la verità / 3^
Caso Sutter-Bozano: 50 imbrogli contro la verità / 4^
Caso Sutter-Bozano: 50 imbrogli contro la verità / 5^
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Giornalista professionista, scrittore e media analyst. Insegna Giornalismo Interculturale e Multimedialità all’Università degli Studi di Verona. Dirige l’agenzia d’informazioni e consulenza Corte&Media. Contatto Linkedin. Sito web Corte&Media. Email: direttore@ilbiondino.org