Su ora e cause della morte di Milena Sutter non vi sono certezze.
Fra gli angoli bui, tutti da illuminare, del dramma di Milena Sutter – scomparsa a Genova il 6 maggio 1971 – vi è di certo la “non verità” scientifica sulla sua morte.
Quanto scritto nelle sentenze giudiziarie non ha alcun fondamento scientifico. Non è stato scritto come davvero la ragazzina sia morta.
Ma la verità scientifica non l’ha scritta neppure la perizia medico legale su ora e cause della morte della vittima. E questo dato inquieta.
Cold Case e Medicina Legale vanno sempre a braccetto, come ci insegnano tante storie narrate anche attraverso le serie televisive.
Il fare luce su un caso “a pista fredda”, di cui non si conosce l’autore di reato o su cui si hanno fondati dubbi, si accompagna sempre agli aspetti medico-legali.
L’aspetto medico-legale del caso di Milena Sutter, ufficialmente sequestrata e uccisa a Genova nel maggio 1971, è fondamentale.
Gli studiosi che sono stati contattati negli ultimi anni da chi scrive sono unanimi: la perizia medico-legale dei professori Franchini e Chiozza su epoca e cause della morte di Milena Sutter non offre certezze scientifiche.
Non è possibile affermare – oltre ogni dubbio e con fondamento scientifico – che la ragazzina sia stata uccisa. E quando sia stata uccisa.
Se poi vi aggiungiamo la volontarietà dell’omicidio e la premeditazione del delitto, siamo nel campo delle mere ipotesi giudiziarie. Nulla di scientifico lo conferma.
Dubbi così fondati portano a due conclusioni:
- sulla tragica fine di Milena Sutter non è stata scritta la verità, ma solo una versione giudiziaria della verità;
- la condanna all’ergastolo di Lorenzo Bozano è sproporzionata, quant’anche Bozano fosse davvero l’assassino di una ragazzina mai uccisa in modo premeditato
Di cosa è morta Milena Sutter? Nel libro “Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media”, il professor Franco Tagliaro, tossicologo e ordinario di Medicina Legale all’Università degli Studi di Verona, avanza un’ipotesi.
Quell’ipotesi porta la vicenda in un’altra direzione, rispetto a quella percorsa dagli inquirenti mezzo secolo fa.
Quegli stessi inquirenti, va detto, utilizzavano tecniche e procedure oggi aggiornate dal progresso tecnico e scientifico.
Gli stessi professori Franchini e Chiozza utilizzavano metodi di analisi e conoscenze del 1971.
Negli ultimi 50 anni la Medicina Legale ha fatto scoperte e raggiunto risultati che superano quel modo di analizzare i casi. E quel mododi operare.
Una risposta ai dubbi potrebbe venire da un esame di eventuali reperti presenti all’Istituto di Medicina Legale dell’Università degli Studi di Genova.
Su questo argomento, chi scrive ha chiesto informazioni alla direzione dell’Istituto di Medicina Legale di Genova, interpellando il professor Francesco De Stefano, direttore dell’istituto.
Il professor De Stefano ha ritenuto chi scrive non avente alcun diritto a ottenere informazioni su eventuali reperti presenti nell’Istituto di Medicina Legale.
Si tratta di reperti – se vi sono – che potrebbero scrivere una storia diversa sulle cause e l’epoca della morte di Milena Sutter.
Il professor De Stefano, pur in presenza di una ricerca universitaria, ha poi ritenuto di non concedere a chi scrive il diritto ad accedere ai documenti e ai verbali di autopsia relativi al caso di Milena Sutter.
Di fronte a tanto silenzio, chi fa ricerca è autorizzato a porsi due domande:
- il lavoro sulla perizia di Franchini e Chiozza è tanto delicato da richiedere di essere “secretato” dall’Istituto di Medicina Legale?
- oppure la perizia di Franchini e Chiozza si presta a contestazioni scientifiche che la possono demolire, mettendo in dubbio il (poco autorevole) lavoro dei maestri?
Non v’è dubbio che la Scienza non è mai stata una priorità in questa vicenda.
La verità medico-legale non è mai stata all’attenzione di chi si è occupato del caso dal punto di vista medico-scientifico.
Possiamo affermare, sulla base dei pareri espressi da autorevoli studiosi, che nel 1971 all’Istituto di Medicina Legale fu scritta una “verità giudiziaria”. Non fu scritta una verità scientifica.
Quella verità giudiziaria fu decisa lo stesso giorno del ritrovamento del corpo di Milena Sutter.
A dimostrarlo vi sono gli articoli dei quotidiani genovesi del 21 maggio 1971.
Il giorno dopo il ritrovamento del corpo della ragazzina, al largo della spiaggetta di Priaruggia, sappiamo già cause ed epoca della morte di Milena.
Nessuno scienziato forense potrebbe, neppure oggi, arrivare a tanta certezza in poche ore. E senza aver fatto le analisi approfondite che andavano fatte in quella vicenda tanto opaca.
Cold Case e Medicina Legale: perché sono importanti le cause della morte della vittima
Capire cosa accadde alla vittima (cause, epoca e mezzi di produzione della morte) è cruciale per due motivi:
- per valutare il peso delle responsabilità di Lorenzo Bozano, che si è sempre professato innocente;
- per capire se il decesso della ragazzina sia avvenuto in circostanze diverse da quelle affermate sin qui nella sentenza di condanna del 1975. In questo quadro si colloca il ruolo della Medicina Legale, chiamata – nel 1971 come oggi – a far comprendere quanto è successo alla vittima.
La “verità medico-legale”, come del resto la “verità storica”, non è un traguardo che – dopo mezzo secolo – possiamo oggi pensare di raggiungere per una via agevole.
Non è poi possibile raggiungere alcuna verità in assenza di nuove – e accurate – analisi sui reperti che erano conservati all’Istituto di Medicina Legale di Genova.
Quella medico-legale è tuttavia una verità approssimabile.
Lo è grazie alla cura e alla precisione che i professori Aldo Franchini (uno dei maestri della Medicina Legale in Italia) e Giorgio Chiozza espressero nell’esame del corpo della vittima.
Questo va evidenziato: la perizia medico-legale di Franchini e Chiozza è molto precisa in fase analitica.
Rivela invece lacune logico-argomentative in sede di conclusioni, come evidenzia – nel libro che ho scritto con la criminologa Laura Baccaro – il professor Silvio Rodriguez, medico legale all’Università di Padova.
La stessa perizia non è supportata da analisi tossicologiche all’altezza del caso. Le analisi tossicologiche fatte nel 1971 erano superate già allora. E ci sarebbe da approfondire sulla cura e imparzialità con cui furono approcciate.
L’aspetto medico-legale del caso di Milena Sutter – epoca e cause della morte della ragazzina – viene trattato dai professori Franco Tagliaro e Daniele Rodriguez nel libro Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media.
Le loro analisi e le loro conclusioni non sono posizioni isolate. Anzi.
Esse trovano riscontro nei pareri che, dal 2010 a oggi, ho raccolto da altri autorevoli studiosi di Medicina Legale.
Questi altri studiosi si sono resi disponibili – a titolo gratuito e per mero interesse scientifico – ad analizzare la perizia di Franchini e Chiozza. E sono giunti alle stesse conclusioni dei professori Tagliaro e Rodriguez.
Vi è poi l’analisi, del 1983, del professor Francesco Introna, dell’Università degli Studi di Padova. Introna pone sotto la lente d’ingrandimento tutta la relazione dei professori Franchini e Chiozza. E la contesta con argomentazioni che tutti gli studiosi che ho interpellato mi hanno confermato, oltre ogni ragionevole dubbio.
Di fondamentale importanza l’incontro di chi scrive con il professor Carlo Torre, già ordinario di Medicina Legale all’Università degli Studi di Torino, scomparso anni fa, a cui sono debitore per l’idea di una comparazione fra verità storico-scientifica, verità giudiziaria e verità mediatica.
Chi scrive ha consultato fra gli accademici, dal 2010, anche il professor Domenico De Leo, ordinario di Medicina Legale dell’Università degli Studi di Verona e altri medici legali di varie istituzioni scientifiche.
Fra i medici legali ascoltati vi è anche anche la dottoressa Gabriella Trenchi, medico legale di Verona. A lei debbo la spiegazione dettagliata dei termini scientifici con cui mi sono misurato nella lettura della perizia di Franchini e Chiozza. E a lei debbo il rigore con cui ho interpellato gli altri studiosi.
Tutti quegli studiosi sono giunti alle stesse conclusioni dei professori Tagliaro e Rodriguez (quest’ultimo coadiuvato dalla dottoressa Marianna Russo, specializzanda in Medicina Legale).
L’omicidio (presunto) di Milena Sutter: la “verità” medico-legale
Nel 1971, i consulenti del giudice istruttore, i professori Franchini e Chiozza, a fronte dei quesiti su epoca e cause della morte della vittima forniscono queste risposte:
- la morte della vittima fu causata da asfissia meccanica prodotta da violenta azione di costrizione del collo, verosimilmente integrata con modalità di soffocamento;
- la morte risale alle ore 18 del 6 maggio 1971.
- l’immersione del cadavere in mare è avvenuta entro poche ore dalla morte;
- non vi è stata violenza carnale;
- non sono state riscontrate nel sangue della vittima tracce di sostanze stupefacenti; o di sostanze tossiche che abbiano potuto determinare la morte o uno stato di diminuita difesa
Da parte sua, il perito di parte, il professor Giacomo Canepa, nominato dal giudice istruttore nel 1972, è giunto – analizzando la perizia di Franchini e Chiozza – a queste conclusioni:
- il quadro anatomo-patologico non consente di attribuire la morte della vittima ad asfissia meccanica violenta;
- la morte può essere stata originata da altra causa, tant’è che i dati anatomo-patologici sono generici e riscontrabili nei casi di morte improvvisa;
- la morte può risalire a un periodo compreso fra il 6 maggio 1971 e una settimana prima del ritrovamento del corpo (avvenuto il 20 maggio 1971);
- l’esame del contenuto dello stomaco avvalora l’ipotesi che la morte non sia avvenuta il 6 maggio, ma successivamente. I residui rinvenuti nello stomaco sono generici e non corrispondono (per la presenza anche di proteine equine, non consumate a pranzo) alla composizione del pasto consumato a casa alle ore
Il professor Canepa contesta sia l’ipotesi della violenta costrizione al collo (lo strozzamento) che il soffocamento.
Nel 1983, il professor Francesco Introna dell’Università degli Studi di Padova – allievo dei professori Franchini e Chiozza – scrive un’analisi critica della perizia firmata dai suoi maestri.
Introna contesta punto per punto le conclusioni sulle cause e sull’ora della morte.
Già nel 1971 il professor Introna aveva peraltro avuto una diatriba, di tipo scientifico, con il professor Franchini proprio sui risultati del lavoro consulenziale.
La giustezza della posizione di Introna è stata confermata da tutti gli studiosi di Medicina Legale consultati da chi scrive.
Da parte sua, il 26 marzo 1986 – in una lettera indirizzata al giornalista Maurizio Caravella di Torino – il professor Pierluigi Baima Bollone (Università degli Studi di Torino) definisce il professor Introna “un colosso della materia”.
“Ho letto con molto interesse la perizia Franchini-Chiozza, la consulenza Canepa e quella Introna (che appare il miglior prodotto tecnico)”, scrive Baima Bollone. E prosegue: “Mi pare che, in effetti, la perizia Franchini-Chiozza presti il fianco alle critiche che le sono state rivolte e ad altre ancora. Quanto alle due consulenze, mi paiono persuasive”.
Le critiche alla perizia medico-legale sulla morte di Milena Sutter
La consulenza del professor Introna, i pareri dei medici legali che ho consultato e la lettera di Baima Bollone mettono in discussione le certezze giudiziarie.
Quelle certezze giudiziarie trattano delle cause e dell’epoca della morte di Milena Sutter.
Sono certezze giudiziarie affermate – senza fondamento scientifico – dal giudice istruttore Bruno Noli, dalla Corte d’Assise di Genova e da quella d’Assise d’Appello. E poggiano sulla perizia di Franchini e Chiozza.
Possiamo quindi affermare che Lorenzo Bozano è stato condannato all’ergastolo sulla base di una perizia che viene criticata sul piano tecnico e scientifico da autorevoli studiosi.
Le certezze espresse dai periti Franchini e Chiozza non corrispondono, come si è creduto a suo tempo, a dati di fatto inoppugnabili.
Il che pone in modo cogente il problema del rapporto fra Scienza e Giustizia. E dell’uso dei risultati scientifici nella formulazione del giudizio penale; oltre che nella comunicazione attraverso i giornali.
Sull’uso del metodo scientifico in ambito giudiziario si veda il saggio di C. Conti, La verità processuale nell’era post-Franzese: rappresentazioni mediatiche e scienza del dubbio, in C. Conti (a cura di), Processo mediatico e processo penale. Per un’analisi dei casi più discussi da Cogne a Garlasco, Giuffrè Editore, Milano, 2016.
Nella parte sulla “Verità Medico-Legale” del libro “Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media”, chi scrive riporta anche gli esiti dei colloqui con due professori di Medicina Legale.
Si tratta di due collaboratori di Franchini e Chiozza, che assistettero all’autopsia sul corpo di Milena Sutter; o parteciparono comunque all’esame del caso.
Si tratta dei professori Marco Politi e Renzo Celesti.
I due medici legali, che lavorarono e insegnarono all’Istituto di Medicina Legale di Genova, hanno con molta cortesia e disponibilità dato la loro opinione sugli aspetti medico-legali della vicenda.
Politi e Celesti non hanno tuttavia ritenuto di commentare la perizia medico-legale dei professori Franchini e Chiozza.
Un terzo medico legale, uno degli eredi scientifici del professor Franchini, il professor Tullio Bandini, nel giugno del 2014 non ha voluto dare seguito a una richiesta di chi scrive.
Il professor Bandini non ha voluto rispondere alle domande sugli aspetti di Medicina Legale del caso che chi scrive gli ha posto.
Possiamo ipotizzare due spiegazioni del comportamento dei professori Politi, Celesti e Bandini:
- la perizia di Franchini e Chiozza è indifendibile perché non aveva né ha fondamento scientifico;
- la perizia di Franchini e Chiozza non merita di essere difesa perché si presta a fondate contestazioni là dove avalla l’omicidio volontario e premeditato della vittima;
Sono mere ipotesi, sia chiaro. Come tali vanno trattate. Per questo sarebbe di grande soddisfazione poter avere ora – con Lorenzo Bozano che è morto – una difesa scientifica del lavoro di Franchini e Chiozza.
Vi è poi il professor Marcello Canale, che si occupò degli aspetti tossicologici dell’esame autoptico su Milena Sutter.
Il professor Canale, al telefono, nel 2014 ha dichiarato a chi scrive di avere svolto un ruolo marginale nell’autopsia sulla vittima.
Oggi sappiamo che la parte tossicologica è fondamentale in questa vicenda.
Gli esami tossicologici sul corpo della vittima, nel 1971, erano insufficienti già con le conoscenze scientifiche di quel tempo, spiega il professor Tagliaro nel libro Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media.
Il tentativo di chi scrive di trovare un “difensore scientifico” del lavoro di Franchini e Chiozza è così caduto nel vuoto.
Chi scrive le ha provate tutte per trovare una contestazione alle tesi di tutti gli studiosi che considerano “non fondato scientificamente” il lavoro dei due illustri periti genovesi.
Non solo. Nessuno dei medici legali interpellati – e che hanno risposto alle domande – ha avallato in alcun modo la tesi dell’omicidio volontario e della premeditazione nella vicenda di Milena Sutter.
Possiamo così constatare che la “certezza giudiziaria” su cause e ora della morte della ragazzina di origini svizzere non ha un riscontro a livello di “certezza medico-legale”.
Anzi, come rileva il professor Daniele Rodriguez nella sua analisi (condotta con la dottoressa Marianna Russo), i giudici hanno aggiunto – sia in primo grado (1973) che in appello (1975) – proprie interpretazioni.
I giudici dei processi a Lorenzo Bozano hanno scritto affermazioni sulla parte medico-legale del caso di Milena Sutter che nulla hanno di scientifico. Ci troviamo di fronte alla paradossale situazione che la Scienza è arretrata; e i giudici della Corte d’Assise – che non sono medici legali – la mettono in un angolo buio.
Tutto questo pone una domanda, che avanzo sia come studioso dei media che come giornalista: è stata trascuratezza, supponenza o malafede? Perché non vedo buona fede, come osservatore, nella parte giudiziaria che ha a che fare con la Medicina Legale.
Milena Sutter: azione omicida o cause “naturali” nella morte della studentessa?
“La morte della vittima fu causata da asfissia meccanica prodotta da violenta azione di costrizione del collo, verosimilmente integrata con modalità di soffocamento”, scrivono Franchini e Chiozza.
Ebbene, la “violenta azione di costrizione del collo” resta impigliata nell’ambiguità della sua stessa definizione:
- fu un’azione di costrizione che impedì il passaggio d’aria e provocò quindi l’asfissia?
- oppure fu un’azione di costrizione che provocò solo una stimolazione (sul piano neurovegetativo o ischemico) in grado di causare la morte della vittima?
La distinzione è fondamentale: nel primo caso, possiamo ricondurre quella costrizione a una volontà di uccidere; nel secondo caso la volontarietà non è presente.
La costrizione volontaria che produce la morte della vittima (un omicidio volontario, quindi) comporta, però, la presenza di segni sul collo che, nel caso in esame, non sono stati rilevati e/o esaminati.
“La morte risale alle ore 18 del 6 maggio 1971. L’immersione del cadavere in mare è avvenuta entro poche ore dalla morte”, scrivono Franchini e Chiozza.
Ebbene, la non corrispondenza fra i residui presenti nello stomaco della vittima e quanto consumato nel pranzo del 6 maggio 1971 smentisce l’indicazione dell’ora della morte.
La collocazione delle ipostasi, poi, è incompatibile con l’immersione in mare del corpo entro poche ore dal decesso.
“Non sono state riscontrate nel sangue tracce di sostanze stupefacenti; o di sostanze tossiche che abbiano potuto determinare la morte o uno stato di diminuita difesa”, scrivono Franchini e Chiozza.
Oggi sappiamo che gli esami tossicologici eseguiti nel maggio 1971 erano già a quel tempo inadeguati.
Quegli esami non erano in grado di intercettare la presenza di sostanze stupefacenti (eroina, ad esempio) e/o di barbiturici, che l’offender avrebbe potuto far assumere alla vittima (anche a sua insaputa).
Bozano condannato all’ergastolo sulla base di una perizia “non scientifica”
Possiamo quindi affermare che Lorenzo Bozano fu condannato all’ergastolo sulla base di una perizia medico-legale (su cause ed epoca della morte di Milena Sutter) che non ha alcuna certezza scientifica.
La perizia di Franchini e Chiozza si presta a fondate contestazioni nelle sue conclusioni.
Quella perizia fu del resto contestata anche nel 1971. Ma nessuno diede spazio (né informazione alcuna) alle contestazioni di autorevoli studiosi.
Fu decisa una “verità pseudoscientifica” funzionale alla verità giudiziaria. E tale rimase sino a oggi.
Non solo, l’analisi condotta dal professor Rodriguez e dalla dottoressa Russo evidenziano un altro elemento: da parte dei giudici delle Corti d’Assise che giudicarono Lorenzo Bozano vi è stata addirittura un’interpretazione arbitraria della perizia di Franchini e Chiozza.
La stessa perizia di Franchini e Chiozza difetta poi sul piano logico-argomentativo.
Giunge a conclusioni che non sono giustificate dalle premesse. Né sul piano logico, né su quello dei dati di fatto.
La domanda da porsi, in nome della Scienza, è quindi una soltanto: è possibile oggi analizzare in modo scientifico quel caso?
La risposta sta nei reperti presenti all’Istituto di Medicina Legale di Genova.
E la stessa risposta prosegue nella scelta di far valere le ragioni della Medicina Legale sulle narrazioni affidate ai media. E poi presentate alle Corti d’Assise.
Maurizio Corte
www.corte.media
Sulla vicenda Sutter-Bozano, leggi gli articoli sui 50 imbrogli contro la verità. A cominciare dal primo:
Caso Sutter-Bozano: 50 imbrogli contro la verità. Parte 1^
Perizia medico-legale: il paper scientifico con l’analisi critica
Se sei interessato/a all’argomento dell’analisi critica della perizia dei professori Franchini e Chiozza su cause, modalità e ora della morte di Milena Sutter, puoi chiedere una copia del paper scientifico scritto dal professor Daniele Rodriguez e dalla dottoressa Marianna Russo, medici legali, dell’Università degli Studi di Padova.
Del paper scientifico è stata pubblicata una sintesi nel libro Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media, scritto da Laura Baccaro e Maurizio Corte. Nel libro vi è anche l’intervista al Professor Franco Tagliaro, ordinario di Medicina Legale dell’Università degli Studi di Verona.
Per la richiesta del paper scientifico, scrivi a: direttore@ilbiondino.org
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Giornalista professionista, scrittore e media analyst. Insegna Giornalismo Interculturale e Multimedialità all’Università degli Studi di Verona. Dirige l’agenzia d’informazioni e consulenza Corte&Media. Contatto Linkedin. Sito web Corte&Media. Email: direttore@ilbiondino.org