L’analisi del volto del “biondino della spider rossa” smentisce la figura del Bozano bugiardo.
Anche nel caso di Milena Sutter e di Lorenzo Bozano si registra un comportamento degli inquirenti che rileviamo spesso nelle relazioni interpersonali.
Quando non riusciamo a smentire una persona sul piano dei dati di fatto, ci capita – anche quando non vorremmo offendere alcuno – di attaccare l’altro sul piano personale.
Invece di misurarci con gli elementi concreti, oggettivi, ci abbandoniamo a una sottile (e a volte neppure tanto sottile) “distruzione della personalità” del nostro interlocutore.
E’ il nostro tentativo di delegittimare l’interlocutore, non potendo noi vincere sul piano della concretezza e dei dati.
Un qualcosa di analogo è accaduto con Lorenzo Bozano.
Ed è questo – l’attacco alla “persona Bozano” ancor prima di provarne la colpevolezza – che più mi ripugna in questa vicenda.
C’era bisogno, dopo il dramma di Milena, di “uccidere” una seconda persona? Di trasformare in “mostro” il sospettato e poi imputato Lorenzo Bozano?
Bozano, “bugiardo oltre ogni ragionevole dubbio”?
Molto è stato detto su Lorenzo Bozano nel corso della vicenda del sequestro e omicidio di Milena Sutter, a Genova nel 1971.
Agli occhi di alcuni giudici e della maggior parte dei giornali, Bozano era ed è un mentitore. Un bugiardo senza alcuna credibilità e possibilità di difendersi.
L’accusa di essere bugiardo – che prende il via dal negare le soste in via Peschiera, alla Scuola Svizzera – consente di delegittimare senza appello quanto Bozano affermava allora e afferma oggi sul caso.
Lorenzo Bozano ha sempre sostenuto la sua innocenza. In suo aiuto, nel libro “Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media”, viene anche una testimone di primaria importanza: Isabelle D., l’amica della vittima, mai ascoltata al processo nonostante sia stata interrogata per due settimane dalla polizia e dagli inquirenti.
Isabelle afferma che Milena Sutter non sarebbe mai salita sulla spider rossa di Bozano. Sottolinea che Lorenzo Bozano era “troppo vecchio” per attirare l’attenzione di due adolescenti come loro. E nega che Milena possa aver mai conosciuto il giovane della spider rossa.
Grazie alla consulenza di Enzo Kermol, psicologo e presidente dell’Associazione Analisi Emotusologi, e alla collaborazione di Michela Meroni, che ha lavorato a una tesi di laurea magistrale sull’argomento, nel libro “Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media”, vi è un paragrafo importante dedicato al “Bozano mentitore”.
Enzo Kermol e Michela Meroni hanno analizzato le interviste televisive a Lorenzo Bozano trasmesse negli anni 1971 e 1996. E l’intervista video di tre ore che nel 2016 chi scrive ha fatto a Bozano.
L’obiettivo del loro studio è stato quello di dare un quadro più preciso sulla personalità di Bozano, per capire se vi siano segni di menzogna e altre emozioni sul suo volto.
Le domande che sono state poste ai due studiosi sono queste: Lorenzo Bozano era davvero come lo hanno descritto gli inquirenti?
Era davvero un mentitore incallito, capace di raccontare le più grandi bugie senza svelare alcun suo moto dell’animo?
Era per davvero algido e incapace di provare emozioni?
L’analisi del volto di Lorenzo Bozano
Kermol e Meroni si sono chiesti se sia possibile analizzare in modo critico il volto di Bozano per determinarne e isolarne i più piccoli movimenti, le micro-espressioni facciali.
La domanda è stata posta individuando azioni codificate – ovvero movimenti del volto isolati e classificati – che, a fronte di precise tabelle di interpretazione, possano rivelare se quanto detto da Lorenzo Bozano corrisponde al vero.
Dall’altro lato, lo studio si è posto il quesito se l’uomo della spider rossa menta.
Il metodo utilizzato a questo scopo è il FACS (Facial Action Coding System) messo a punto da Ekman e Friesen nella versione completa del 2002.
E’ un metodo che fornisce una serie di unità di azione numerate, le quali identificano altrettanti movimenti nel volto.
Come sottolinea il professor Enzo Kermol, è necessaria una scansione fotogramma per fotogramma per rilevare le micro-espressioni, vista la loro brevissima durata.
Va sottolineato che le micro-espressioni del volto sono improvvise, incontrollate e incontrollabili.
Nascono da una forte emozione in risposta a un qualche tipo di sollecito.
Nel caso di Lorenzo Bozano, le emozioni che potrebbero trapelare sono la risposta a sensazioni precise. Ovvero a quelle sensazioni che le domande poste durante l’intervista fanno scaturire.
In aggiunta, le micro-espressioni, se presenti, sono il veicolo più importante per rivelare la menzogna. Esse mettono infatti in risalto come l’emozione provata – canale non verbale – sia in disaccordo con quanto detto dalla parola – canale verbale.
L’analisi del professor Enzo Kermol – con la collaborazione di Michela Meroni, allieva dei corsi dello psicologo – si è soffermata sui filmati risalenti alle interviste rilasciate per il programma Rai “AZ – Un fatto: come e perché”, del 1971 subito dopo la scomparsa di Milena Sutter, e per “Mixer”, programma Rai del 1992.
L’intervista del 1992 a Lorenzo Bozano è stata fatta dal giornalista Roberto Sonaglia, il cui archivio di appunti e documenti è stato importante per la redazione del libro sul caso Sutter-Bozano.
Per operare un confronto diretto e critico della personalità di Lorenzo Bozano sono stati poi analizzati altri due recenti filmati in cui Bozano parla del caso Sutter.
“L’intento è stato quello di capire come e se la sua versione dei fatti è cambiata”, spiega la dottoressa Meroni, laureata magistrale in Editoria e Giornalismo all’Università degli Studi di Verona.
“Si è poi voluto studiare quanto il Bozano di ieri abbia a che fare con il Bozano di oggi“, sottolinea Meroni. “E se il volto di Bozano, a tanti anni dal caso Sutter, confermi quanto da lui detto a suo tempo agli inquirenti e al processo. O se qualche emozione possa oggi tradirlo e svelare una sua menzogna”.
L’analisi della personalità di Lorenzo Bozano – fatta con lo studio dei micro-movimenti del suo volto – è interessante anche per capire l’evoluzione che egli ha avuto nel corso degli anni.
“Dai video delle prime interviste sul caso, Bozano è emerso all’apparenza come un soggetto freddo, glaciale“, fa notare Meroni. “Così lo hanno definito sia i magistrati che i giornalisti. Bozano viene presentato come composto e lucido in ciò che dice. E piuttosto arrogante”.
“Il Lorenzo Bozano di oggi, quello soprattutto che si presenta all’intervista video concessa nel 2016 a Maurizio Corte”, sottolinea Michela Meroni, “è più propenso al dialogo, ad ammettere alcuni errori commessi. E a scusarsi di alcuni atteggiamenti sconvenienti tenuti anche nei confronti della famiglia Sutter in passato”.
“Nelle immagini degli ultimi anni ho visto un Lorenzo Bozano diverso, forte dell’esperienza del carcere“, sottolinea la giovane studiosa, allieva del professor Kermol che ha sovrinteso al lavoro di analisi. “Un Bozano che continua, comunque, a ripetere la sua professione di innocenza“.
Il caso Sutter-Bozano permette due interessanti osservazioni in merito al metodo utilizzato, il FACS, per l’analisi del volto di Bozano.
Gli attuali sistemi di riconoscimento facciale emozionale derivano da una lunga serie di studi.
Nell’arco di 160 anni decine di ricercatori hanno sviluppato altrettanti sistemi interpretativi, le cui minime differenze si sono via via affievolite. Per arrivare infine a un sistema riconosciuto prima nella metodologia di Hjortsjö; e poi in quella derivata di Paul Ekman.
“In questa analisi abbiamo dimostrato l’applicabilità del sistema di analisi FACS ad un caso degli anni settanta, quello di Milena Sutter e Lorenzo Bozano”, spiega il professor Kermol.
“E’ un caso ormai passato in giudicato, ma con ampi margini di dubbio”, osserva lo psicologo. “Seppure i materiali video dell’epoca non siano molti, e soprattutto siano stati girati a fine giornalistico, non come intervista o interrogatorio, sono tuttavia interessanti e utili”.
Kermol e Meroni hanno dimostrato con la loro analisi un dato interessante: cercando con cura e attenzione, appaiono anche nelle più vaghe testimonianze – ad esempio un filmato con compagni di scuola di Milena Sutter – elementi che possono indirizzare l’investigazione in una direzione diversa da quella intrapresa all’epoca.
“Lo strumento di analisi facciale“, spiega il professor Kermol, “è applicabile non solo agli indiziati ma anche ai testimoni. E poi anche alle persone informate dei fatti: a qualsivoglia soggetto possa essere venuto a contatto con elementi concernenti il delitto”.
“Abbiamo applicato il metodo di analisi del volto all’unica breve intervista ad alcuni compagni di classe di Milena Sutter“, spiega il professor Kermol. “E abbiamo raccolto elementi molto interessanti”.
“Alcuni compagni di classe di Milena hanno mostrato di mentire nelle affermazioni concernenti quella mattina”, rileva lo studioso Enzo Kermol. “Tanto da far sorgere il dubbio che qualche compagno di classe di Milena Sutter sia stato a conoscenza di avvenimenti di cui non ha fatto cenno”.
A cosa si riferisce il professor Kermol? Al fatto che in un’intervista televisiva del 1971, l’espressione generale – e consona all’avvenimento della sparizione di Milena Sutter – è la tristezza.
Quell’espressione viene assunta da tutti i ragazzi intervistati, tranne tre che invece ridono. Vi è, insomma, da parte loro un comportamento disallineato rispetto a quanto richiede il contesto.
Questo dato – certo da valutare in tutta la sua portata – lascia pensare che quei ragazzi abbiano tralasciato dettagli interessanti sulla vittima. E che possano aver saputo qualcosa di utile relativo al giorno in cui Milena sparisce.
Quanto quei dettagli potessero essere utili per le indagini non è dato di saperlo.
Lo studio della vittima è fondamentale per individuare l’offender. Lo dimostrano gli studi della criminologa Laura Baccaro e la letteratura sulla vittimologia.
Lorenzo Bozano e la “coerenza emozionale” nelle interviste video
Va detto che Lorenzo Bozano mantiene una coerenza emozionale durante l’intervista alla Rai, del 1971, spiegano nella loro relazione Enzo Kermol e Michela Meroni.
Non vi sono emozioni incongrue al contesto, da parte di Bozano. Ma una pacata analisi di quanto accaduto.
Non vi sono neppure espressioni asimmetriche sui due lati del viso; o segni di contraddizione tra gli aspetti verbali e non verbali.
Anzi, piccoli cenni del capo vanno sempre a confermare – in modo non verbale – quanto sostenuto con le parole.
Vi è anche perfetta coerenza tra la comunicazione verbale e il registro non verbale, aspetto che denota l’assenza di bugia.
In sostanza, Lorenzo Bozano dice la verità quando parla del caso di Milena Sutter e della sua estraneità all’evento delittuoso.
“Come sostenuto dai maggiori scienziati del riconoscimento delle espressioni facciali, il cervello del mentitore tende a fargli esprimere inconsciamente la verità”, fa notare Michela Meroni.
“Quando non dice la verità, il cervello è troppo impegnato a celare la menzogna per concentrarsi anche sulla coerenza mimica e gestuale”, osserva Michela Meroni, sulla base dello studio condotto sulle interviste a Bozano.
“L’elemento negativo che traspare riguarda semmai alcune declinazioni della personalità del Lorenzo Bozano di allora”, fa notare invece il professor Kermol.
“Egli ha il desiderio, nel maggio 1971, di approfittare del momento di notorietà acquisito con il rapimento, per mantenere uno status di persona al centro dell’attenzione nazionale”, spiega Kermol.
“Bozano non pensa che una siffatta notorietà gli avrebbe in ogni caso nuociuto nella vita complessiva”, commenta lo psicologo Kermol. “Questo è peraltro il ‘fattore umano’ che lo ha portato a una così triste conclusione giudiziaria”.
Quando un avvenimento è portatore di forti emozioni queste si conservano per anni.
“Pensiamo al trauma da incidente, ai disagi di una guerra, un attentato, e così via. Un omicidio rientra in queste categorie, pertanto la traccia emozionale di chi ne è stato coinvolto permane”, fa notare la dottoressa Meroni.
“Le interviste più recenti a Bozano fanno sì che si possa ancora ritenere presente in lui l’emozione provocata dall’indagine degli anni settanta“, spiega Meroni. “Non fosse altro che per la condanna subita”.
Anche nelle più recenti risposte a quesiti concernenti quegli avvenimenti, Kermol e Meroni hanno notato che Lorenzo Bozano si mantiene coerente. Ha uno stile, nel 2016, simile alle prime interviste.
“Bozano aggiunge, nel corso degli anni, movimenti illustratori con le sopracciglia e altre parti del volto”, fanno notare il professor Kermol e la dottoressa Meroni. “Nel normale invecchiamento dell’uomo, si formano sul volto i segni delle emozioni che più frequentemente proviamo”.
“Questi movimenti, all’apparenza inutili, in realtà ci dicono molto”, osservano Kermol e Meroni. “Servono a dare enfasi al discorso, a renderlo credibile, a caricarlo di emozioni, a dimostrare la veridicità di quello che affermiamo”.
Lorenzo Bozano durante l’intervista concessa nel maggio del 1971, pochi giorni dopo la sparizione di Milena Sutter
“Lorenzo Bozano non mente quando si dichiara estraneo al caso”
“Potremmo dire che i movimenti illustratori di Bozano sono da considerarsi come una prova a discarico“, scrivono il professor Kermol e la dottoressa Meroni nella loro relazione sull’analisi del volto dell’uomo condannato per il sequestro e l’omicidio di Milena Sutter.
“Non si tratta di un movimento volontario, ma dettato dall’inconscio“, sottolinea il professor Kermol. “Indica che, in questo caso Lorenzo Bozano, chi lo produce confida in quello che sostiene, un accorato segnale di conferma delle proprie parole”.
L’accusa a Lorenzo Bozano di essere un “mentitore”, un “bugiardo”, non ha quindi alcun fondamento.
Possiamo affermare che è stata un legittimo strumento degli inquirenti, a sua volta cavalcato dai giornali per l’effetto mediatico che il “personaggio bugiardo” produce.
Peccato che fra “personaggio” mediatico e “persona reale” lo scarto sia considerevole.
Certo, l’allora giovane della spider rossa può aver mentito su alcuni punti.
Oggi sappiamo che Bozano – lo ammette lui stesso in una dichiarazione a chi scrive e ripresa nel libro “Il Biondino della Spider Rossa” – ha mentito sulle soste in via Peschiera. Egli sostava, eccome, davanti alla Scuola Svizzera frequentata da Milena Sutter.
Lo faceva – ha spiegato Lorenzo Bozano a chi scrive – per attirare, con la sua spider, l’attenzione delle ragazze dei corsi superiori della Scuola Svizzera.
Il provare quella menzogna sulle soste in via Peschera non autorizza, però, a dedurre che Bozano menta anche quando afferma di non aver mai conosciuto (né mai incontrato) Milena Sutter. E tanto meno di averla rapita e uccisa.
Anzi, l’analisi puntuale del professor Kermol – con la collaborazione di Michela Meroni – ci dice il contrario: non sono rilevabili segni di menzogna sul volto di Lorenzo Bozano, quando egli dichiara di essere estraneo al delitto.
Né vi sono segni di menzogna quando afferma che lui non ha mai conosciuto né avuto a che fare con Milena Sutter. E che la cintura da sub trovata sul corpo della giovane vittima non gli apparteneva.
Maurizio Corte
www.corte.media
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Giornalista professionista, scrittore e media analyst. Insegna Giornalismo Interculturale e Multimedialità all’Università degli Studi di Verona. Dirige l’agenzia d’informazioni e consulenza Corte&Media. Contatto Linkedin. Sito web Corte&Media. Email: direttore@ilbiondino.org