Storia di un uomo mite vittima dell’abuso di potere negli Stati Uniti degli anni novanta.
Richard Jewell, il film diretto da Clint Eastwood e uscito nel 2020 in Italia, ripercorre cos’è accaduto a una guardia di sicurezza, impiegata all’Olimpiade del 1996 di Atlanta (Georgia, Stati Uniti), che aveva il sogno nel cassetto di diventare un poliziotto.
Con il thriller Richard Jewell assistiamo alla distruzione di un eroe in un film giudiziario che non ha la pretesa di passare per un legal thriller.
COSA ACCADDE AD ATLANTA ALLE OLIMPIADI DEL 1996
L’attacco terroristico di Atlanta del 1996 viene realizzato il 27 luglio durante le Olimpiadi al Centennial Olympic Park di Atlanta.
Una persona rimane uccisa e altre 111 restano ferite. Una seconda persona in seguito muore d’infarto per lo spavento.
Fu il primo di quattro attentati commessi da Eric Rudolph, un estremista statunitense
La guardia di sicurezza Richard Jewell, 33 anni, scopre la bomba prima della sua esplosione. Fa così evacuare la maggior parte delle persone che sono presenti nel parco dell’Olimpiade, riunite per assistere a un concerto musicale.
Dopo gli attentati, Jewell viene considerato un eroe nazionale: lo intervistano giornali e televisioni. E c’è anche chi vuole scrivere un libro su di lui.
La gloria dura però poco: il Federal Bureau of Investigation (Fbi) avanza dei sospetti su di lui, considerandolo – anche per certi suoi comportamenti del passato – compatibile con il profilo del terrorista solitario.
I media trasformano così Richard Jewell da eroe nazionale a presunto colpevole dell’attentato di Atlanta.
Ne distruggono l’immagine e lo costringono – assieme alla madre con cui vive – a settimane di sospetti, pressioni psicologiche e sofferenza umana.
Nell’ottobre 1996, Jewell viene scagionato dall’Fbi. Gli investigatori dichiarano che non avrebbero più indagato su di lui.
Dopo altri tre attentati nel 1997, il vero attentatore – Eric Rudolph – viene identificato dall’Fbi come sospettato.
Nel 2003 Eric Rudolph è arrestato, processato e condannato all’ergastolo senza condizionale per aver eseguito gli attentati all’Olimpiade di Atlanta.
Il film Richard Jewell di Clint Eastwood
La domanda che la pellicola di Clint Eastwood pone, ci tocca tutti da vicino: quanto è semplice passare dall’essere un eroe nazionale ad un attentatore della patria?
I fatti legati all’attentato di Atlanta del 1996, e che investono la guardia di sicurezza Jewell, dimostrano che superare – nella pubblica opinione – il confine fra l’eroe e il mostro terrorista è alquanto semplice.
Tant’è che quelli vissuti da Richard sono tre giorni di gloria, prima, e 88 giorni di distorsione mediatica, poi.
Una distorsione a mezzo stampa – quella subita da Jewell – appoggiata da altri eroi, che lui amava e stimava: le forze dell’ordine.
La sceneggiatura di Billy Ray trae ispirazione da un articolo di Marie Brenner per il magazine Vanity Fair, intitolato American Nightmare: The Ballad of Richard Jewell.
La storia racconta la demolizione dell’immagine di questo eroe comune, soffermandosi proprio sulla sua sofferenza.
Il film Richard Jewell, della durata 129 minuti, disponbile su Netflix, è stato girato in concomitanza con il 23° anniversario dell’attentato di Atlanta; e negli stessi luoghi della tragedia.
L’attrice Kathy Bates, che interpreta la madre di Richard, ha ricevuto una candidatura agli Oscar 2020 come migliore attrice non protagonista.
Gli attori più importanti sono Paul Walter Hauser (Richard Jewell), Sam Rockwell (l’avvocato Watson Bryant) e Olivia Wilde (la giornalista Kathy Scruggs).
LA TRAMA DEL FILM
Richard Jewell è un uomo comune con il sogno di lavorare nella pubblica sicurezza.
Inizia la sua carriera con piccoli lavori e riesce a diventare perfino vice sceriffo. Richard però crede fin troppo nell’ordine della società.
Spingendosi a interpretare in modo troppo severo il suo ruolo di agente di polizia, è costretto a dimettersi da vice sceriffo.
Per sbarcare il lunario – nella famiglia semplice formata da sua madre e lui – si deve accontentare di un lavoro come guardia di sicurezza per le Olimpiadi di Atlanta del 1996.
Richard sembra avvilito dal suo compito modesto di servizio d’ordine, quando invece vorrebbe indossare la divisa che sente sua: quella del poliziotto.
Quest’uomo sovrappeso e un po’ goffo dimostra, tuttavia, con il suo zelo e con coraggio come anche controllare un concerto possa salvare vite umane.
Jewell armato del suo senso del dovere nota uno zaino abbandonato e decide, contro tutti, di seguire il protocollo per un pacco sospetto.
Nonostante il suo zelo, l’attentato riesce: muoiono due persone e 111 restano ferite, alcune in modo grave.
L’intervento di Richard si rivela però fondamentale per evitare una strage di grande proporzioni.
Tutta l’America parla di Richard Jewell, l’eroe che ha scoperto la bomba. Forse la sua immagine da eroe non è però così seducente come quella da terrorista.
In fondo, come sottolinea nel film l’arrogante agente dell’Fbi Tom Shaw, molte volte l’assassino è colui che scopre il corpo di un omicidio.
Chi arriva in soccorso di Richard, pressato dall’Fbi e messo sotto i riflettori dalla stampa?
Ad aiutarlo è un avvocato conosciuto anni prima, l’unico che in un precedente impego lo trattava come un essere umano. E che lo chiamava scherzosamente “Radar”.
La recensione di Richard Jewell
Il film non si sofferma sugli aspetti giudiziari del caso, come ci si potrebbe aspettare.
La pellicola si allontana dal modello dei legal movie inserendo solo nelle didascalie finali la risoluzione del caso.
Clint Eastwood, con uno stile neo-classico, si interessa al vortice d’emozioni nel quale Richard Jewell si ritrova, suo malgrado.
Come afferma Luca Ceccotti, nel magazine online Everyeye, “Se preso insieme ad American Sniper e Sully, questo Richard Jewell potrebbe essere considerato come la terza gamba di un trittico cinematografico dedicato al patriottismo e all’eroismo nelle loro forme più spontanee e trasparenti”.
Il tema ricorrente di Eastwood dell’individuo da solo contro le istituzioni diventa il vero motore di questa narrazione.
IL MITE RICHARD E L’ARROGANZA DEL POTERE
La divaricazione fra individuo e i “poteri forti” (inquirenti e media) corre parallela a un altro rapporto: la diversità di Richard Jewell rispetto a ciò che la società desidera; e che se non trova condanna.
Nella recensione del magazine online The Hot Corn, Jacopo Conti definisce come costanti del film le “prese in giro a Richard, per il fisico, per la sua ingenuità e manovrabilità, per l’amore profondo che prova per un’America di cui ha assorbito i valori, ma che lo condanna ad un vita infelice.”
Il critico Conti scrive poi come “i colori accesi sembrerebbero essere incongruenti con il contenuto della vicenda, ma è proprio la contraddizione uno dei temi chiave, che ci presenta l’Atlanta delle Olimpiadi come un riflesso americano che non corrisponde all’immagine che il mondo aveva degli Usa nel 1996”.
Le doti drammatiche dell’attore Paul Walter Hauser e il taglio narrativo permettono di soffermarsi, con efficacia e veridicità, sulla cruda realtà delle ingiustizie giudiziarie.
Emerge lo sfruttamento della bontà di una persona con un solo fine: una verità giudiziaria ricostruita al solo fine di risolvere un caso il prima possibile.
Una velocità e una fretta – quelle tese a trovare in fretta un colpevole – che caratterizza anche il mondo del giornalismo: lanciare la notizia prima degli altri, poco importa se vi è o meno la verifica dei fatti.
I nemici di Jewell sono infatti due grandi forze del mondo:
- il governo degli Stati Uniti, attraverso gli investigatori dell’Fbi;
- il mondo dei media, con tutto il circo delle tv in presa diretta
Come sottolinea il critico Giuseppe Sallustio, nel magazine online Anonima Cinefili, la pellicola permette di portare alla luce tematiche sensibili “come l’abuso di potere delle forze dell’ordine e lo storytelling nella comunicazione”, più che mai attuali.
La scelta di risaltare il rapporto tra l’abuso di potere degli investigatori e l’azione sul campo di certo giornalismo passa attraverso la figura della giornalista Kathy Scruggs, interpretata dall’attrice Olivia Wilde (nella foto sopra).
Si tratta di una scelta che è sì funzionale a livello narrativo, tuttavia d’altra parte solleva qualche quesito e qualche critica.
La lacrima finale della giornalista vuole forse riabilitare l’immagine di una giornalista donna ormai scomparsa; e che non si può più difendere dalla rappresentazione di aver scambiato informazioni dagli inquirenti con il sesso.
Le critiche al film e a quell’immagine tuttavia non sono mancate.
Tant’è che il giornale per cui lavorava la Scruggs, l’Atlanta Journal Constitution, ha fatto sentire la sua voce in difesa della giornalista.
La scelta di eliminare dal film i diversi avvocati che hanno assistito Jewell, nella sua difesa dalle accuse di essere un terrorista, ha il vantaggio di semplificazione narrativa. E mette in risalto la solitudine di Richard, nel suo essere sotto accusa e sotto pressione.
LO STILE DI REGIA DI CLINT EASTWOOD
L’attore Sam Rockwell interpreta l’avvocato G. Watson Bryant Jr., difensore di Richard Jewell.
La recitazione del personaggio del legale fa emergere la figura di un uomo eccentrico e un po’ svogliato. È un uomo di legge che ha perso la fiducia in un sistema che probabilmente lo ha deluso.
L’avvocato Bryant – che difende il sospettato Richard dagli investigatori e dai media – cede durante il film a comportamenti che fanno emergere la sua rabbia e il suo disappunto.
Richard Jewell invece, anche quando si sente completamente perduto, non soccombe mai alla collera.
Sul magazine online MyMovies, Andrea Fornasiero pone l’accento su questo aspetto: “L’avvocato è così per metà esasperato dagli atteggiamenti di Richard; e per l’altra metà abbastanza paziente da attendere che arrivi, finalmente, la goccia che farà traboccare il vaso”.
Il film Richard Jewell risulta di facile lettura, anche grazie a questo stile registico classico e purificato di ogni elemento narrativo non necessario.
La sofferenza di Richard traspare dallo schermo, senza il bisogno di utilizzare una musica empatica di accompagnamento.
L’assenza di un tappeto sonoro fa emergere i rumori della vita (e le sofferenze di questa) con maggiore crudeltà.
All’interno di un montaggio classico e ritmato, l’utilizzo di immagini video dell’epoca si rivelano interessanti.
Le immagini dei media ricreate per il film sono filtrate e trasmesse attraverso una
macchina a mano e dei cambi di formato.
Così, nel classicismo del regista Clint Eastwood si intromettono degli elementi di realismo.
Film Richard Jewell: una storia di bugie
La storia di Richard Jewell è una narrazione di bugie che Clint Eastwood ha deciso di rendere attraverso uno stile realista.
Lo ha fatto con un risultato trasparente, che possa far finalmente luce sulla realtà dei fatti.
Come Richard Jewell nel film drammatico proposto da Netflix, lo spettatore finisce con il chiedersi chi avrà più il coraggio di agire, in una società che ti usa e ti getta in pasto ai leoni.
Quelli del film Richard Jewell sono poi leoni affamati: gli investigatori che vogliono un colpevole in fretta; e i media che puntano su una storia avvincente da cucinare per il pubblico.
Anna Ceroni
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Il trailer del film
Richard Jewell, recensione video del film
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Giornalista professionista, scrittore e media analyst. Insegna Giornalismo Interculturale e Multimedialità all’Università degli Studi di Verona. Dirige l’agenzia d’informazioni e consulenza Corte&Media. Contatto Linkedin. Sito web Corte&Media. Email: direttore@ilbiondino.org