La manipolazione dei media va in scena con questa pellicola zeppa di pregiudizi sull’adozione di minori.

Il film thriller Tin & Tina già colpisce nel titolo. E del resto il titolo, a mio parere, tutto dice e rivela del film, diretto dal regista Rubin Stein.

Quando mai una sorella (Tina)  e un fratello (Tin) vengono presentati come un’impresa commerciale, ovvero con la & commerciale delle company?

In un titolo normale, il fratello Tin e la sorella Tina verrebbero presentati come “Tin e Tina”. Non come “Tin & Tina”. 

Se c’è la “& commerciale” è perché – di fatto – sotto il film Tin & Tina c’è un interesse economico. Enorme. Quello della fecondazione assistita. Il fare figli in modo artificiale.

La fecondazione artificiale è percorso legittimo per diventare genitori. È una scelta comprensibile, che certo non condanno, né critico. Purché non la si promuova – in modo subdolo – sputtanando l’adozione di bambine e bambini.

Questa è la mia opinione. Questo è il punto da cui parto. Questa è un’analisi come al solito disallineata rispetto alle narrazioni dominanti. 

Sta a te valutarla. Accettarla o meno. E trarre le tue conclusioni.

La mia lettura del film Tin & Tina – ci tengo a evidenziarlo – si colloca nell’ambito della manipolazione dei media per fini d’ìnteresse assai poco pubblico. E molto più privato.

TIN & TINA. AVVERTENZE SUL FILM

Una prima avvertenza, doverosa, prima di iniziare. Su questo film – Tin & Tina – mi sento di formulare tre ipotesi:

  • è il film di un regista mediocre che ha trovato case di produzione mediocri. Tutti quanti hanno avuto una botta di fortuna nel salire la classifica di Netflix;
  • è il film di un regista mediocre che ha trovato case di produzione ammanicate con interessi legati alla fecondazione assistita, il tutto agevolato da Netflix;
  • è il film di un regista machiavellico che ha trovato case di produzione ammanicate con interessi legati alla fecondazione assistita, il tutto agevolato da Netflix

Sono solo ipotesi. Ovvio. Senza offesa ad alcuno.

Essere mediocri non è una colpa. Pure io ero sfigato in matematica, quando si è passati ai logaritmi (non studiavo).

Fare affari con la fecondazione assistita è legittimo.

Lavorare per il migliore committente è mercato. Niente di illegale. Il comunismo leninista è peggio. Peccato che i grandi capitalisti, quegli degli affari colossali, siano leninisti nell’anima. E nella pratica.

Una seconda avvertenza. Sono un padre adottivo, oltre che un giornalista professionista e uno studioso dei media.

L’ADOZIONE DI BAMBINE E BAMBINI

So cosa sia l’adozione di bambini grandi. Non sono né un fanatico dell’adozione a tutti i costi, né un critico dell’adozione.

Posso solo dire – e lo dico con cognizione di causa e convinzione – che l’essere genitori adottivi è un ruolo assai difficile. Devi essere speciale.

Non mi lusingano le menate su “quanto basti l’amore che tutto risolve”. E neppure i catastrofismi sull’adottare.

Vivo, ho vissuto e vivrò – assieme alla donna con cui abbiamo adottato nostra figlia – l’adozione come una delle avventure più difficili, più formative e più di valore della mia vita.

Posso dire che adottare è stata una delle scelte – come altre, affettive e non – che hanno reso la mia vita degna di essere vissuta.

Questo non vuol dire, in alcun modo, che io consigli l’adozione di bambine e bambini. Tanto meno di bambine e bambini grandicelli.

Tutte le grandi imprese richiedono la persona giusta, la formazione giusta e la giusta motivazione. Io certo non avrei potuto fare il pilota d’aereo. O il subacqueo.

Tin & Tina - film thriller - horror - Netflix 1

Tin & Tina. La trama del film

Prendo la trama del film da Wikipedia, che è molto precisa – in questo caso – nella ricostruzione della storia del film Tin & Tina.

Wikipedia spoilera il finale. Per cui ti avviso che qui trovi tutto. Tuttavia, questo è fondamentale: se hai il finale, allora colleghi i fili, e capisci il valore del film. Ovvero ciò che dico nell’analisi.

LA STORIA

Spagna, 1981, pochi anni dopo la transizione spagnola. Dopo un traumatico aborto spontaneo in cui perdono due gemelli, la coppia costituita da Lola e Adolfo decide di recarsi presso un monastero locale per adottare un bambino.

Qui Lola rimane colpita da Tin e Tina, due gemelli di sette anni che si dimostrano subito degli ottimi suonatori d’organo: Adolfo non è convinto, tuttavia la donna insiste per scegliere proprio loro.

Appena arrivati a casa, i bambini destano subito l’antipatia del cane di famiglia e dimostrano un fortissimo fervore religioso, che li porta a svolgere anche azioni violente verso di sé o altri in alcune circostanze.

Arrivano ad esempio quasi a soffocare la madre affinché veda Dio, a sventrare il cane dopo che questi aveva morso Lola, a ferirsi da soli come penitenza per aver ucciso il cane.

I genitori, in particolare Lola, cercano di cancellare questo retaggio cattolico dalle loro menti.

I bambini nel frattempo iniziano la scuola, dove ricevono bullismo da parte di Pedro.

Questo avvenimento spinge loro a chiedersi perché Dio li abbia resi diversi da tutti gli altri.

Per consolarli, Lola rivela una sua diversità: una delle sue gambe è in realtà una protesi, questo a causa di un incendio che colpì la sua casa da bambina e uccise la sua famiglia, facendo sì che anche lei crescesse in un monastero.

Qualche giorno dopo, quando l’intera classe dovrebbe ricevere la prima comunione, Pedro subisce un terribile incidente che si rivelerà fatale: Lola ha il terribile sospetto che i suoi figli adottivi siano coinvolti.

Nella notte di Capodanno, nonostante l’avvenuto aborto avrebbe dovuto renderla completamente sterile, Lola – madre dei figli adottivi Tin e Tina – scopre di essere rimasta incinta.

I bambini sostengono sia stato un miracolo, tuttavia la donna continua a non credere a teorie del genere.

Tin & Tina - film thriller - horror - Netflix 3

Man mano che la gravidanza va avanti, la paranoia di Lola verso i figli adottivi esplode sempre di più: questi, non appena restano da soli con la madre, la legano a letto e cercano di costringerla ad assumere cibo preparato da loro, il tutto mentre Tin danza con la protesi della donna, terrorizzandola.

Lola riesce a fuggire dal letto ma lo spavento fa sì che le si rompano le acque: il bambino nasce con qualche settimana d’anticipo ma in salute.

I primi giorni in famiglia passano tranquilli ma, non appena la madre è via per prendere le uova dal pollaio e il padre è distratto perché è impegnato a guardare in TV la partita del campionato mondiale di calcio 1982 Germania Ovest-Spagna, Tin e Tina decidono di battezzare il nuovo fratellino nella piscina dei genitori adottivi.

Lola si accorge di cosa stia accadendo un attimo prima che il neonato muoia affogato: questo evento è un fulmine a ciel sereno per Adolfo, che fino a quel momento aveva sempre difeso i bambini dalle paure di Lola.

Il padre Adolfo decide di bruciare la Bibbia dei bambini davanti ai loro occhi. E decide di riportare Tin e Tina in orfanotrofio.

Inizialmente, tra i due genitori e il loro figlio naturale si crea un nuovo clima di serenità, tuttavia presto Lola inizia a rimpiangere di aver riportato i bambini in orfanotrofio.

Una sera, dopo l’ennesima litigata, Adolfo sale sul tetto di casa per riparare l’antenna della televisione.

Subito dopo c’è un blackout e Lola ha la sensazione che Tin e Tina siano in casa: la donna sale quindi nella camera del bambino, scoprendo che non è nella culla.

Poco dopo, Lola scopre con orrore che suo marito ha preso fuoco: l’uomo si riversa in casa e dà fuoco all’intero stabile.

La donna riesce a ritrovare il suo bambino e a salvarsi insieme a lui.

Il giorno dopo, Lola si risveglia all’ospedale con la madre superiora del monastero, che è lì per porgerle le condoglianze.

La monaca afferma che Adolfo è morto dopo essere stato colpito da un fulmine. E rivela a Lola che Tin e Tina hanno dormito normalmente in orfanotrofio quella notte.

La donna si persuade allora della completa innocenza dei due bambini e decide di riprenderli con sé, portandoli così al funerale di Adolfo.

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La recensione del film

Sono solito citare le recensioni dei film che analizzo. È una scelta non certo per incompetenza, ma perché mi piace riportare le voci di altri giornalisti.

Qui ho scelto tre recensioni da citare per il film thriller Tin & Tina.

Sul magazine CinefilosGianmaria Cataldo scrive: “Attraverso questo suo film, disponibile ora suNetflix, Stein si concentra dunque sul fanatismo religioso, non proponendo facili risposte sull’argomento bensì affrontandolo dal punto di vista dell’influenza che questo può avere sulle giovani menti“.

“Tramite i due giovani protagonisti che danno il titolo al film, si va infatti ad esplorare quanto il contesto di provenienza possa avere una forte influenza, nel bene o nel male, nella formazione della propria personalità”, prosegue l’articolo. “Si costruisce così un thriller ricco di colpi di scena, dove nulla è come sembra e ogni cosa spinge a riflettere sui limiti della fede”.

Sul magazine Cinematographe, Priscilla Piazza scrive: “Ripreso da un precedente cortometraggio dello stesso regista, Rubin Stein, il film sviluppa una trama interessante, che pone al centro della narrazione le dinamiche familiari e il rapporto degli esseri umani con la religione“.

Prosegue l’articolo: “Alcune sequenze ricalcano la suspense e le atmosfere di horror stravaganti come Orphan – il mood in fondo è lo stesso, la persona “estranea” che viene accolta in un nucleo familiare e gli si rivela ostile – ma il film di Stein rimane comunque un film a sé stante, non propriamente calzante nel genere”.

Scrive Undying sul magazine FilmTv: “Come sceneggiatura, già dopo i titoli di testa, Tin & Tina mostra tutti i suoi limiti. Per fare un esempio – ma il lungometraggio è ricco di situazioni paradossali e inverosimili – basterà citare la frase di Adolfo, rivolto alla moglie, pronunciata appena concluso il rito matrimoniale: “Tu sarai la mamma migliore“. Non passa nemmeno mezzo minuto e Lola scopre di aver perso il figlio”.

Prosegue l’articolo: “Il successivo, irreale, incontro della coppia con i due orfanelli del convento (pallidi come cadaveri, biondo platino, dal sorriso minacciosamente profetico) che sembrano appena essere usciti dall’Overlook Hotel, rende conto dell’assurdità del soggetto“.

Merita poi di citare un altro passaggio dell’articolo: “I profili psicologici dei protagonisti, insomma, sono implausibili sin dall’inizio e peggiorano man mano che il racconto procede. Se inizialmente appare chiara un certa vena critica verso la religione, sul finale il regista Stein si ravvede e sembra rimettere in discussione quanto fin lì praticato. (…) Una fiera di banalità assortite, comprese le citazioni, chiude dunque il cerchio su un’opera prima prevedibile e di difficile sopportazione“.

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Tin & Tina. L’analisi del film

Anche lo spettatore ingenuo coglie la banalità della sceneggiatura del film Tin & Tina.

La stessa fotografia, che qualche critico cinematografico decanta, è in linea con la sceneggiatura: niente di significativo, né sul piano formale e tanto meno sul piano espressivo.

La regia è coerente con la sceneggiatura, dato che il regista Rubin Stein – che merita di cambiare mestiere come regista-autore, ma ha un futuro come autore di film di marketing – non ci offre nulla di interessante.

Veniamo allora alle domande migliori, visto che i contenuti e la forma cinematografica di questo film non meritano neppure il tempo di commentarli.

DOMANDE (SCOMODE) SU UN FILM MEDIOCRE

Ecco le domande migliori:

  • perché un film mediocre mette in scena, come eroi negativi, due figli adottivi?
  • perché un film mediocre si scaglia con tanta veemenza contro il fanatismo religioso in un tempo in cui siamo in quasi totalità, come pubblico, contro ogni fanatismo?
  • perché un film mediocre approda su Netflix e conquista posizioni di interesse anziché finire in fondo alla classifica

A dire il vero, il film Tin & Tina in fondo alla classifica ci sta finendo in fretta, trattandosi di un thriller che forse è horror, ma che poi fa schifo sia come thriller che come horror. E alla fine, come opera di cinema, non convince nessuno.

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LE MIE RISPOSTE SUL FILM TIN & TINA

Ecco le mie risposte sul film thriller Tin & Tina:

  • il film Tin & Tina tratta come protagonisti due figli adottivi disturbati da un lato perché è consuetudine di sceneggiatori ignoranti e pigri usare l’adozione e l’affido come “tallone d’achille” del protagonista di un dramma. E dall’altro perché il film di Rubin Stein è un film deliberato contro l’adozione di minori;
  • il film Tin & Tina si scaglia contro il fanatismo religioso per attaccare alle fondamenta le organizzazioni che si occupano di adozione di minori e che, spesso (anche se non sempre), hanno riferimenti religiosi. Anche qui, l’obiettivo è uno soltanto: delegittimare l’adozione di bambine e bambini;
  • il film scala, in via temporanea, la classifica di Netflix perché è il prodotto di un’operazione a favore della fecondazione artificiale, ovvero un gran bel business. E certo è un bell’assist alla fecondazione eterologa

Prima regola del marketing è squalificare la concorrenza. Si parte, così, con lo squalificare l’adozione di bambini, per promuovere la fecondazione assistita.

Questa è la mia analisi di fronte a un film che non è cinema, nel senso nobile del termine. Ma che è uno spot pubblicitario. Un tentativo, neanche venuto bene, di fare del basso marketing medico-farmaceutico.

Se poi il regista Rubin Stein è così ingenuo da credere di aver scritto una storia autentica e i suoi produttori tanto puliti da aver pagato per un’opera d’arte, allora vuol dire che ci alzeremo un giorno con il sole che sorge da Occidente.

Sul film Tin & Tina – battuta finale a parte – merita di tornare. Perché suona come l’inizio di un’altra campagna di manipolazione dei media.

Maurizio Corte
corte.media

Trailer del film Tin & Tina

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