Il noir ispirato a Hitchcock pone il problema dello scarto fra verità e inganno.
E’ un film del genere thriller psicologico, quello di “Doppio sospetto”, tratto dal romanzo di Barbara Abel Derrière la haine (“Dietro l’odio”, la traduzione letterale).
Ecco la trama, così come viene presentata da Sky Cinema: “Un confronto psicologico tra due donne in una pellicola carica di suspense e ambiguità. Alice assiste alla morte del figlio dell’amica Celine che l’accusa di non essere intervenuta”.
Suspense e ambiguità: è questa la cifra di un film che è un po’ noir e un po’ thriller, di chiara ispirazione ad Alfred Hitchcock.
La suspense è creata dallo sviluppo della storia e dalla messa in scena delle situazioni che via via si presentano, in quello che potrebbe essere un tranquillo e agiato quadro familiare (e amicale) degli anni sessanta.
L’ambiguità è quella costitutiva del reale, della vita di tutti i giorni, del nostro modo di essere: l’ambiguità e l’ambivalenza che nascono dalla mancata corrispondenza fra ciò che si vede e appare; e ciò che invece costituisce la verità sostanziale dei fatti.
La realtà si fa ancor più complessa quando la nostra personale certezza, che ciò che appare non corrisponde alla verità sostanziale dei fatti, non viene creduta dalle persone che più stimiamo. Da chi ci dovrebbe sostenere con il suo affetto.
Il film “Doppio sospetto” è ambiguo – e in questo regala la suspense sino alla conclusione della narrazione – anche nel finale, che tradisce l’esito che ci saremmo aspettati.
La suspense, d’altro lato, è abilmente alimentata dal fatto che la dark lady non è Alice, la donna dai capelli biondi – come accade in Hitchcock a cui il regista di rifà – ma la più paciosa, all’apparenza, amica Céline.
Autrice della storia è Barbara Abel, una scrittrice belga, classe 1969, che pubblica romanzi polizieschi. Il romanzo da cui è tratto il film è stato pubblicato nel 2012.
Il film “Doppio Sospetto”, proposto da Sky Cinema e Now Tv, soddisfa peraltro solo a metà gli appassionati del genere thriller psicologico.
Eccellente ambientazione, che potrebbe essere trasposta a teatro tanto il perimetro in cui tutto accade è limitato.
Ottima la recitazione di tutte le figure che partecipano a un dramma più inquietante e subdolo di quanto all’apparenza sembri.
Lo sviluppo della narrazione segue una progressione tipica di questo genere di film gialli, senza però essere scontata.
L’omaggio ad Alfred Hitchcock è evidente. Così come l’intento di sceneggiatura e regia di proporre un finale a sorpresa, amaro nelle sue implicazioni e che porta a chiedersi: “Chissà se poi un domani il giovanissimo protagonista di questa vicenda capirà e chissà come agirà”.
Tuttavia, c’è qualcosa che non funziona, nonostante la maestria e la cura filmica della storia.
Non è probabilmente un caso che il film sia piaciuto – stando a quanto riportato nella scheda dei critici – solo al 75% degli spettatori.
Non che sia necessario dover piacere a tutti. Né che occorrano plebisciti fra il pubblico per valutare se un film merita o meno di essere visto.
Il gradimento così basso, per un film comunque ben scritto e girato con un’ottima mano, qualche interrogativo lo dovrebbe tuttavia suscitare.
Nel 2020 è previsto addirittura un remake in versione americana, da parte dello stesso regista Olivier Masset-Depasse. Chissà se, nella versione nordamericana, cambierà qualcosa.
Regia, cast e informazioni su “Doppio sospetto”
La regia è di Olivier Masset-Depasse. Interpreti: Veerle Baetens, Anne Coesens, Mehdi Nebbou, Arieh Worthalter, Jules Lefebvres.
Titolo originale del film: Duelles. Genere: drammatico. Paesi e anno di produzione: Francia e Belgio, 2018. Durata: 97 minuti.
Riconoscimento principale: una serie di Premi Magritte, nel 2020.
Come miglior film, miglior regista e miglior sceneggiatura a Olivier Masset-Depasse, miglior attrice a Veerle Baetens,migliore attore non protagonista a Arieh Worthalter, migliore fotografia a Hichame Alaouié, migliore colonna sonora a Frédéric Vercheval, miglior montaggio.
Il Premio Magritte è una sorta di “Oscar belga”.
La trama del film “Doppio sospetto”
Siamo nel Belgio degli Anni Sessanta, anche se il luogo potrebbe essere quello di una ricca zona residenziale americana.
Alice e Céline abitano in due villette a schiera adiacenti. Sono legate da un’amicizia che le rende come sorelle, tanto che ciascuna entra ed esce senza problemi dalla casa dell’altra.
Come le loro case, anche le loro famiglie sono adiacenti e si rispecchiano: un marito che mantiene la famiglia a un certo livello; e loro due che curano i rispettivi figli maschi, che vanno alla scuola elementare.
Un giorno Alice assiste dal piano strada alla morte del figlio di Céline, precipitato dalla finestra della sua camera.
Alice ha fatto di tutto per avvertire il bambino del pericolo; è corsa in casa dell’amica per avvertirla e per mettere in salvo il piccolo, ma senza riuscirci.
Accecata dal dolore, Céline rimprovera inizialmente all’amica di non aver fatto tutto il possibile per salvarlo. Poi, però, Céline cerca la compagnia dell’amica e quella del suo bambino.
Quando, pur nel dolore della perdita di un figlio, tutto sembra tornare a livelli di normalità, accadono una serie di fatti inquietanti che portano Alice a sospettare un qualche piano diabolico dell’amica Céline.
Il film si conclude – come dicevo sopra – con un finale a sorpresa, che coglie lo spettatore alla sprovvista. E che ribalta l’impostazione classica di questo genere di storie.
La verità non trionfa. A vincere è l’inganno, la macchinazione, la menzogna.
Insomma, in un contesto agiato e dove tutto potrebbe andare bene si insinua il dubbio. Il sospetto, appunto.
L’ambientazione di questo film thriller gioca un ruolo importante, come possiamo vedere dalla foto dell’esterno dell’edificio dove si svolge il dramma.
Sono due appartamenti speculari, in una benestante zona residenziale. Sono gli anni del boom economico, quando ancora le lotte per la liberazione femminile erano di là da venire.
Il clima del tempo – degli anni che vengono prima del Sessantotto – spiega e giustifica più di un passaggio della vicenda narrata:
- le relazioni fra le figure maschili, con i mariti che mantengono (bene) la famiglia e hanno l’ultima parola;
- il tono servizievole e (almeno all’apparenza) soccombente della figura femminile;
- una certa confidenza e compenetrazione tra nuclei familiari non imparentati che oggi è più difficile trovare in contesti simili.
L’atmosfera profuma di anni sicuri e dai valori certi, insomma.
Sono anni dove tutto sembrava proiettato verso sorti magnifiche e progressive: la conquista spaziale, il boom economico, la comodità degli elettrodomestici e delle automobili di qualità.
Sono anni dove l’incertezza e l’insicurezza dei nostri tempi inquieti ancora doveva intrufolarsi nelle vite delle persone a modo.
Quell’atmosfera aiuta a sostenere le implicazioni psicologiche e le scelte comportamentali delle figure in scena.
Film “Doppio sospetto” il trailer in italiano
Le recensioni del film “Doppio sospetto”
“L’orrore si fa strada nelle crepe di un’amicizia speculare. Lo stile è classico ma il finale è originale”, scrive Marianna Cappi su Mymovies.
https://www.mymovies.it/film/2018/duelles/
“Quelle di Alice e Celine sono due famiglie apparentemente serene, la cui armonia verrà irrimediabilmente sconvolta dalla morte accidentale del figlio di quest’ultima. L’abilità del regista belga consiste nel portarci gradualmente in una dimensione hitchcockiana, quella del sospetto, per la quale la trama è intessuta di falsi indizi che garantiscono un finale con una duplice sorpresa”, scrive Alessio Cossu sul magazine Ondacinema.
http://www.ondacinema.it/film/recensione/doppio-sospetto.html
“Una spirale nera avvolge gli spettatori fino alla fine, si fa fatica a capire appieno chi ha la principale responsabilità della distruzione di due nuclei familiari apparentemente perfetti. Ognuno ha qualche ombra passata, sapientemente appena accennata dalla narrazione. Doppio sospetto è un film che riserva colpi di scena fino all’ultima azione e che fino alla fine disorienta per l’originalità del suo plot”, scrive Lorenzo Buellis nel magazine Eco del Cinema.
https://www.ecodelcinema.com/duelles-2018.htm
L’intervista del magazine “Coming Soon” al regista
https://www.comingsoon.it/cinema/interviste/un-cinema-accessibile-ma-con-un-tocco-d-autore-il-belga-olivier-masset/n101463/
“Doppio sospetto”: la video recensione di BadTaste
Film “Doppio sospetto”: l’analisi critica
Si coglie subito nella pellicola franco-belga l’attenzione al dettaglio. Si entra nello scavo psicologico delle due donne protagoniste, rivelato attraverso le loro azioni e i sentimenti espressi nei dialoghi.
Proprio l’aspetto psicologico intriga di questo film. La pellicola, tuttavia, ha un qualche cosa di inespresso che gli impedisce di essere un capolavoro.
Non mi piacciono i film fatti su altri film.
Considero interessanti le citazioni dei maestri, gli omaggi e l’utilizzo originale di soluzioni narrative geniali come quelle di Hitchcock (o di altri registi).
Il rischio è comunque di scadere in una forma – peraltro eccellente – di remake di film in qualche modo già digeriti.
Il rischio, nel caso di “Doppio sospetto”, è che vi sia un’assenza di originalità. Che non si arrivi a scavare nella vita vera, nei sentimenti autentici delle persone, nel lato umano dei drammi esistenziali.
Ad esempio, in “Doppiosospetto” non vi è una resa profonda – ma solo soluzioni superficiali – di quello che è il dolore di una madre per la perdita di un figlio.
La riuscita del meccanismo narrativo non compensa, a mio parere, ciò che la storia poteva rendere su temi fondamentali per noi esseri umani:
- l’amicizia tradita,
- la perdita di un figlio,
- l’ambiguità dietro le nostre maschere,
- il peso del contesto nelle scelte esistenziali
Il film non riesce a rendere, né ci prova, il dolore immenso della perdita di un figlio.
Il regista non si pone neppure l’obiettivo di approfondire il tema dell’amicizia profonda, fraterna, che a un certo punto naufraga. E si scioglie di fronte ai dubbi, alle paure, ai sospetti e alle solitudini personali.
L’impressione che ho è che si sia rimasti al livello della “psicologia di Hitchcock”.
Una psicologia, un filo anche ingenua, che poteva andar bene ai tempi del maestro del giallo; ma non certo oggi, anche se si ambienta la storia negli Anni Sessanta.
“Doppio sospetto” e Caso Sutter-Bozano: verità e apparenza
Il finale a sorpresa, per quanto interessante, suona come un modo di staccarsi, di segnare la differenza rispetto al film fatto secondo la mano di Hitchcock. Oppure di qualche altro regista da cui Olivier Masset-Depasse trae ispirazione.
Lo stacco finale, però, non compensa il fatto che la narrazione non fa un passo in avanti nello scavo e nel profilo dei personaggi.
“Doppio Sospetto” è insomma un capolavoro mancato, a mio parere.
Il film merita comunque di essere visto, giusto per capire come certi meccanismi narrativi e psicologici siano entrati nella coscienza collettiva di noi spettatori.
Il film serve anche allo spettatore attento per capire che siamo alla “psicologia ingenua” di sessant’anni fa; mentre molti passi hanno fatto le scienze sociali da allora a oggi.
E molti passi in più è chiamato a fare, di conseguenza, anche il cinema che vuole scavare nell’animo umano attraverso il genere thriller.
Come in ogni articolo, cerco nelle presentazioni e nelle analisi che faccio dei film thriller una comparazione con il caso di Milena Sutter e Lorenzo Bozano a cui è dedicato questo blog.
Di comune – fra “Doppio Sospetto” e Caso Sutter-Bozano – vi è la constatazione che tutto non è come appare. Comprendiamo che dietro le versioni ufficiali vi sono verità scomode da scoprire e da rivelare.
Nel caso del “biondino della spider rossa” l’attenzione viene portata sulla presunta devianza sessuale e l’asserita “inclinazione delinquenziale” di Lorenzo Bozano.
Perché è così che ce lo presenta il giudice istruttore, Bruno Noli, il Grande Narratore della vicenda di Milena Sutter: un Bozano maniaco sessuale e criminale, tanto da meritare il massimo della pena.
Poi, a un esame attento, scopriamo che la devianza sessuale non c’è.
In Bozano vi sono stati certo comportamenti censurabili, ma è altra la realtà delle parafilie, come ci spiega Laura Baccaro nel libro Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media.
Ad un altro esame attento, scopriamo poi la sconcertante verità sulla perizia medico-legale: la teoria dell’omicidio volontario premeditato di Milena Sutter è tutto da dimostrare. E le conclusioni medico-legali di Franchini e Chiozza non hanno fondamento scientifico.
Come in “Doppio Sospetto”, anche nella storia di Milena Sutter e Lorenzo Bozano, dietro l’apparenza si mostra il volto di una verità inquietante.
Il finale del film “Doppio Sospetto” stupisce, sconcerta e coglie lo spettatore di sorpresa.
Credo che accadrà lo stesso anche per il caso del “biondino della spider rossa”, quando la verità sostanziale dei fatti si rivelerà oltre il velo degli inganni mediatici (e giudiziari).
Hai trovato interessante questo articolo? Iscriviti alla Newsletter creata per gli appassionati del mondo crime come te!
Maurizio Corte
www.corte.media
Ti piacciono le storie ufficiali? O anche tu ami il dissenso?
Giornalista professionista, scrittore e media analyst. Insegna Giornalismo Interculturale e Multimedialità all’Università degli Studi di Verona. Dirige l’agenzia d’informazioni e consulenza Corte&Media. Contatto Linkedin. Sito web Corte&Media. Email: direttore@ilbiondino.org