In una lotta per la sopravvivenza, una ragazza si scopre la coraggiosa eroina di una bambina rapita.
Una bambina rapita, una tempesta di neve e cinque sconosciuti isolati dal resto del mondo. No Exit è un film survival thriller con pochi ingredienti, che riescono però a creare un clima di tensione per tutti i 95 minuti del film.
Chi tra di loro è un rapitore? La protagonista Darby (Havana Rose Liu) si scopre più forte di quello che pensa di fronte al rapimento di una bambina malata, che deve e vuole salvare.
Sullo sfondo del problema ancora attuale della tratta di minori, non tutti i personaggi troveranno una via d’uscita.
Damien Power firma la regia di questa pellicola del 2022, che nasce dal romanzo di Taylor Adams (No Exit, De Agostini), a cui la sceneggiatura rimane fedele.
Oltre all’attrice protagonista, nel resto del cast sono presenti: Danny Ramirez, David Rysdahl, Mila Harris, Dennis Haysbert e Dale Dickey.
Il film è stato prodotto dalla 20th Century Studios e dal 25 febbraio 2022 il film è presente in Italia su Star, all’interno della piattaforma Disney+.
No Exit: la trama
Darby è una ventenne tossicodipendente. La ragazza sta affrontando l’ennesimo rehab, senza alcun impegno o speranza. Quando una telefonata la informa che la madre si trova in fin di vita in ospedale, decide di scappare durante la notte.
A causa di una violenta tempesta di neve, la fuga della ragazza non dura molto. Infatti, dopo poco uno sceriffo del luogo la invita a trovare riparo nel rifugio di una sosta autostradale.
Arrivata nel centro visitatori, Darby trova cinque persone, apparentemente con poco in comune: l’ex marines Ed (Haysbert) e sua moglie Sandi (Dickey), un ragazzo strano di nome Lars (Rysdahl) e Ash (Ramirez), un ragazzo avvenente.
Così i cinque viaggiatori si ritrovano in mezzo al nulla ad aspettare che finisca la bufera di neve, isolati dal resto del mondo.
Quando Darby trova una bambina rapita di nome Jay, la casetta si trasforma da luogo di protezione a luogo di violenza.
Nonostante la tempesta e le condizioni di salute della bambina (soffre della malattia di Addison), Jay è tenuta prigioniera in un freddo furgone nel parcheggio. Il mezzo ha una targa del Vermont, un indizio che Darby decide di sfruttare.
Una intensa partita a carte diventa per la giovane donna un modo per scoprire a chi appartiene il mezzo. Ma le cose non sono come sembrano: nel tentativo di liberare la piccola, si avvia una catena di violenze, tradimenti e scelte difficili.
Il tema importante di No Exit: il traffico di minori
La scoperta di Jay, la bambina rapita e tenuta prigioniera nel furgone, è il motore narrativo dell’intero film.
Nel finale si capisce l’identità della bambina. Ciò nonostante, rimangono senza risposta alcune domande sul futuro di Jay secondo il progetto di rapimento. Si intuisce però che il fine dell’azione fosse la tratta di minori.
In un rapporto del 2018 di Save the children, il fenomeno viene definito come “difficilmente quantificabile” e “in gran parte sommerso”.
Nell’Unione europea “sono 30.146, di cui oltre 1.000 minori, le vittime registrate di tratta e sfruttamento”.
In un altro articolo, l’Organizzazione sottolinea come “oltre una vittima di tratta su 3 nel mondo risulta essere minorenne e prevalentemente di genere femminile“, proprio come Jay.
Ogni anno Save the Children pubblica un rapporto per la Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani, celebrata il 30 luglio. Questi documenti dimostrano come il fenomeno sia in realtà destinato tristemente ad aumentare.
Recensione 1. Un gioco pericoloso
Dal momento in cui Darby trova la bambina rapita, inizia un gioco pericoloso sia letterale che metaforico.
Come sottolinea Riccardo Careddu (Cinematographe), la scena con i cinque personaggi in cerchio intenti a giocare a carte, rimanda alla “regina del mistero” Agatha Christie. “Ognuno svela da dove viene e sprazzi del proprio passato. È un momento ben congegnato, perché consente in pochi minuti di avere una panoramica sui vari membri del rifugio.”
Darby sfrutta questo momento per iniziare la sua indagine. Tutti hanno però qualcosa da nascondere, da una bambina in un furgone a errori inconfessabili.
In questo gioco alla sopravvivenza, il titolo No Exit (nessuna uscita) non ha un riscontro effettivo nel film. Come nota Careddu, “i personaggi si muovono in cerchio attorno alla casa, passando dall’interno all’esterno e viceversa, quasi in loop senza fine.”
Scena dopo scena il film scopre tutte le carte del gioco riguardanti l’indagine di Darby, ciò nonostante la tensione di chi guarda rimane alta grazie ai molti colpi di scena.
È infatti un gioco all’ultimo sangue, in questo senso senza via d’uscita. “Il vincitore di No Exit sarà soltanto uno, per una sfida in cui l’importante non è soltanto partecipare, ma assicurarsi di uscirne vivi”(Martina Barone, Everyeye.it).
Recensione 2. L’ispirazione da Quentin Tarantino
Nel film si possono trovare dei riferimenti a Quentin Tarantino, in particolare a The Hateful Eight (2015).
Come ricorda Stefano Del Giudice (L’occhio del cineasta), nel film western “un gruppo di personaggi tra loro sconosciuti si ritrovano bloccati dalla neve all’interno di un locale, dando inizio a una storia di tensione basata sulla paura dell’altro: fidarsi o non fidarsi?”
Ed è quello che succede a Darby dopo la scoperta della bambina rapita e nascosta nel furgone. La ragazza da quel momento in poi vive nel dubbio: sa che almeno uno di loro è un criminale, ma non chi.
Non è l’unico riferimento a Tarantino: nel finale il film assume delle tonalità splatter, tipiche dello stile del regista e sceneggiatore premio Oscar. Con questo termine inglese si indica un sottogenere del cinema horror, che fa uso di molte immagini di violenza esplicita, fino all’esagerazione.
Questa esplosione di violenza è in contrasto con la prima parte del film, in cui le scene sono guidate da una forte tensione, che però non sfocia mai nel sangue.
Già dal titolo si può comunque capire come i personaggi non possano “uscirne tutti vivi”. Lo sviluppo della storia così come l’intento del film (definito pop corn movie) permettono quindi di motivare l’emergere della violenza, mostrata senza censure.
Nonostante l’ispirazione all’estetica del cinema splatter, le scene rimangono dentro una cornice di realismo scenico. Ciò è reso possibile dalla recitazione degli attori e dallo stile del regista. In questo modo anche le immagini dipinte col sangue sembrano avere un senso d’essere riprese e mostrate.
La scenaggiatura raccontata dal regista Power
Damien Power, regista di No Exit, descrive la sceneggiatura come fedele al romanzo, con “una trama molto basata sui personaggi, ostacoli a ripetizione, molti colpi di scena, un’incredibile dinamica tra personaggi presi in ostaggio e il tempo che scorre implacabile mentre si cerca di salvare la bambina rapita.”
Il film No Exit cerca di rispondere a una domanda: come si comportano le persone quando sono sotto pressione?
Il regista ha voluto mettere in luce come “a volte persone disperate possano compiere atti disperati e terribili” per molti motivi, tra cui l’amore per il prossimo.
Anna Ceroni
No Exit: il trailer ufficiale in italiano
L’intervista alla protagonista: Havana Rose Liu
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