La grafologa forense Monica Manzini ha studiato gli scritti del (cosiddetto) “biondino della spider rossa”.
Lorenzo Bozano non aveva le caratteristiche di “mostro”, “killer” e “maniaco sessuale” descritto dai giornali.
Una descrizione, quella fatta dai media, che arriva sino a oggi. E che è stata tracciata sull’onda dei documenti degli inquirenti del caso di Milena Sutter, la ragazzina sparita, e poi trovata senza vita, a Genova nel maggio del 1971.
Lorenzo Bozano non aveva neppure le doti, la personalità e le caratteristiche di chi sappia tradurre in azioni concrete, in realizzazioni e in atti, compiti complessi.
Rapire e uccidere una ragazzina è un compito complesso. E Lorenzo Bozano non era nelle condizioni, per mentalità e carattere, che portano a saper gestire e realizzare un rapimento e un omicidio. Con tutto quello che ne è seguito, a livello di messinscena.
Lorenzo Bozano, va ricordato, fu prima sospettato, poi indagato, poi processato (prima assolto e in secondo grado condannato) per il sequestro e omicidio di Milena Sutter, 13 anni, figlia di un ricco industriale della cera, a Genova, il 6 maggio del 1971.
Per quel delitto, Bozano – morto all’improvviso il 30 giugno 2021 all’Isola d’Elba, dov’era in libertà condizionale – fu condannato, nel 1975, all’ergastolo, al termine di un processo d’appello su cui c’è molto da discutere. Processo conclusosi con una sentenza che non ha alcun fondamento scientifico.
L’ANALISI DELLA CALLIGRAFIA
Che Lorenzo Bozano non avesse l’attitudine a gestire compiti complessi, a realizzare progetti impegnativi e neppure che avesse l’attitudine del “mostro” prima era stato il lavoro della criminologa Laura Baccaro.
Oggi abbiamo interessanti risultati anche dall’analisi scientifica della scrittura di Lorenzo Bozano:
- quella del “piano di rapimento”, trovato nella sua stanza della pensione dove viveva a Genova nel maggio 1971;
- quella del “memoriale”, scritto per un rotocalco all’inizio dell’estate del 1971;
- quella di una lettera personale scritta nell’agosto 2011 dal carcere a chi scrive (Maurizio Corte, studioso del caso di Milena Sutter e del caso di Lorenzo Bozano)
La grafologa forense Monica Manzini – in un video sul gruppo Facebook Crimini Italiani, fondato da Davide Mascitelli – ha studiato la scrittura di Lorenzo Bozano: quella del 1971, coeva quindi al caso di Milena Sutter, e quella del 2011, dopo decenni di carcerazione.
Lorenzo Bozano: l’analisi grafologica di Monica Manzini
Questi i risultati a cui è giunta la dottoressa Monica Manzini, grafologa forense, dopo l’analisi scientifica della scrittura di Lorenzo Bozano.
LA SCRITTURA DI LORENZO BOZANO NEL 1971
Lo scritto di Lorenzo Bozano presenta lettere minute, attaccate, ovali stretti, inclinazione verso destra, ampi spazi interverbali.
Notiamo prolungamenti inferiori profusi e in alcuni casi intricati, con le lettere del rigo sottostante; tratti accessori sopraelevati ma contenuti, tratti estintori tendenzialmente sobri.
La sua scrittura rivela intelligenza acuta e intuitiva, ma con poca visione d’insieme. Lorenzo Bozano che tende a perdersi nei dettagli.
È una persona portata a puntualizzare e contraddire attraverso osservazioni sottili e spesso speciose, sebbene con modi per lo più pacati e affettati, ovvero senza arrivare allo scontro.
Vive un forte conflitto tra il desiderio di andare verso l’altro e la paura del rifiuto che si esterna attraverso atteggiamenti “ammalianti”.
La sfera dell’istintualità è vissuta in modo altrettanto conflittuale, per la tendenza a controllare le proprie emozioni.
Altro conflitto, in Lorenzo Bozano, è dato tra ragione e sentimento: la cervelloticità da un lato e la forte istintualità dall’altro sembrano non trovare mai un giusto equilibrio.
La considerazione della grafologa Monica Manzini – esplicitata nel video pubblicato sul profilo Facebook di Crimini Italiani – è che Lorenzo Bozano, proprio nella grafia che troviamo sul “piano di rapimento” del 1971, era più portato alla speculazione, fino a perdersi in ragionamenti cavillosi.
Non era altrettanto dotato di capacità pragmatiche che gli permettessero di passare, da un punto di vista operativo, ad azioni complesse.
Un‘azione complessa, ad esempio, è tutta la messinscena della telefonata con richiesta di riscatto. Senza contare la difficile operazione di nascondere il corpo di Milena in mare.
Lorenzo Bozano, inoltre, stando allo studio di Monica Manzini, non presenta tratti di aggressività, né si può parlare di assenza di emozioni ma semmai è presente un certo controllo delle emozioni.
Non sono in definitiva rilevabili quegli elementi che hanno portato a definirlo un mostro, un deviato sessuale, o addirittura un killer spietato. Questo ci dice lo studio grafologico.
SCRITTURA DI LORENZO BOZANO NEL 2011
Il controllo sulle emozioni, da parte di Lorenzo Bozano, si è ora trasformato, a 30 anni dal 1971. Tuttavia, più che diventare spontaneità, ha assunto i toni di un forte scalpitio interiore.
La visione d’insieme si è ampliata ed è visibile un lavoro sulla centratura del sé (zona inferiore diminuita, altezza del corpo centrale delle lettere aumentata).
Lorenzo Bozano rivela una maggior stabilità tra sé e l’altro. Non sono più visibili atteggiamenti manipolatori o di dominio.
Resta comunque una fragilità emotiva, in Lorenzo Bozano, dettata da un senso di rifiuto vissuto sia dal lato materno che paterno.
Se tuttavia negli anni della gioventù c’era ancora una forte sofferenza e ricerca soprattutto della “benevolenza” paterna, negli anni della senilità in Lorenzo Bozano c’è una sorta di presa di distanza, segno che tale figura non è stata del tutto integrata, così come quella materna.
Qui la grafologa forense Monica Manzini ci dà il ritratto umano di Lorenzo Bozano anziano. Conferma quanto risulta dall’analisi della scrittura del 1971 e vi aggiunge il fatto che “l’uomo della pena” è in alcuni aspetti diverso dal giovane condannato.
Cos’è la grafologia
“La grafologia è una tecnica che permette di dedurre caratteristiche cognitive e temperamentali di un individuo attraverso l’analisi della sua grafia”, spiega Monica Manzini, grafologa forense.
Applicata in ambito giudiziario, la grafologia permette di accertare l’autenticità di una firma o grafia su specifici documenti o manoscritti manoscritture oggetto di contestazione.
È importante precisare che ai sensi dell’articolo 220 del codice di procedura penale, “salvo quanto previsto ai fini dell’esecuzione della pena o della misura di sicurezza, non sono ammesse perizie per stabilire l’abitualità o la professionalità nel reato, la tendenza a delinquere, il carattere e la personalità dell’imputato e in genere le qualità psichiche indipendenti da cause patologiche”.
“Se da un lato è possibile definire un profilo dell’autore di uno scritto in termini di caratteristiche attitudinali“, precisa la dottoressa Manzini, “non è possibile stabilirne aprioristicamente la sua personalità, soprattutto in ottica predittiva – rispetto cioè a specifiche situazioni (come nel caso di potenziali assassini)”.
Al grafologo non è infatti riconosciuta la possibilità di fare analisi di “personalità” intesa in senso psico-patologico utilizzando il solo strumento grafico.
“La grafologia è uno strumento conoscitivo che può essere utilmente affiancato ad altre tecniche analitiche (test psicologici/attitudinali)”, sottolinea la grafologa Monica Manzini, “ma che va utilizzato con molta cautela”.
L’analisi grafologica e quella criminologica di Bozano
In un’ottica scientifica, l’analisi di casi complessi – come il caso Milena Sutter e il caso Lorenzo Bozano – è resa possibile dalla convergenza di differenti discipline.
Lo studio del caso di Lorenzo Bozano può così arricchirsi sia dell’analisi grafologica, che di quella criminologica.
L’analisi dei media e dei testi giudiziari, poi, è un valore aggiunto che consente di meglio comprendere i fattori in campo, le strategie retoriche e l’ideologia che sta dietro a questo caso.
In quest’ottica, viste le narrazioni giornalistiche di ieri e di oggi – su Lorenzo Bozano – è interessante l’affermazione della grafologa Monica Manzini che “Lorenzo Bozano non presenta tratti di aggressività, né si può parlare di assenza di emozioni ma semmai è presente un certo controllo delle emozioni”.
Le conclusioni della grafologa forense Monica Manzini sono strettamente compatibili, quasi coincidenti, con quanto ha scritto nella sua perizia del 2014, su Lorenzo Bozano, la criminologa Laura Baccaro. E su quanto la dottoressa Baccaro scrive di Bozano nel libro Il Biondino della Spider Rossa.
Maurizio Corte
corte.media
L’analisi della scrittura di Lorenzo Bozano la trovi sul gruppo Facebook CRIMINI ITALIANI
Sul gruppo Facebook CRIMINI ITALIANI puoi avere in dono il libro “Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media”
Video sul caso di Milena Sutter e di Lorenzo Bozano con Roberta Bruzzone
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Sono un giornalista, scrittore e media analyst irriverente. Insegno Comunicazione Interculturale, Giornalismo e Multimedialità all’Università di Verona. Ti aiuto a capire i media e la comunicazione per poterli usare con efficacia e profitto. Come? Con il pensiero critico, la comunicazione autentica e l’approccio umanistico applicati al mondo del crimine e della giustizia. Iscriviti alla newsletter Crime Window & Media. Per contattarmi: direttore@ilbiondino.org