La serie su RaiPlay e Netflix squarcia il velo dell’ipocrisia sui giovani, i loro problemi e l’idea di prigione.
Il successo della serie tv Mare Fuori, disponibile su RaiPlay e Netflix, è un colpo di scena nel panorama delle produzioni televisive per i canali mainstream, essendo nata in casa Rai.
Vediamo, allora, di cosa si tratta. E che cosa può aiutarci a capire una serie tv di questo genere.
La serie televisiva crime Mare Fuori, prodotta da Picomedia e Rai Fiction, è collocata in un carcere minorile di Napoli.
Racconta, senza calcare la mano e senza superficialità, la vita dei giovani all’interno di un istituto penitenziario che si affaccia sul “mare fuori”. Un mare di vita, che i giovani rinchiusi non posso vivere.
Per ognuno dei giovani carcerati, il racconto parte dalla famiglia d’origine e dalle motivazioni che l’hanno portato in carcere.
Troviamo coì, a condizionarne il destino, la storia delle famiglie, le lotte innescate dalle bande, la camorra e la delinquenza.
Mare Fuori è così il ritratto di giovani che sembrano dover soccombere a una storia scritta da altri per loro. Quegli altri sono le loro famiglie, con i riti, le alleanze e i miti di chi ha deciso il tuo destino per te.
RITRATTO DEL CARCERE E DELLE SUE REGOLE
Mare Fuori è il ritratto del carcere, tra capi e gregari, fra lupi e agnelli.
Di fatto, è lo specchio di quello che c’è fuori delle sbarre: un ambiente pieno di insidie ma allo stesso tempo familiare.
“La direttrice del carcere, il comandante Massimo e gli educatori sono persone positive”, scrive il magazine online Abilitychannel. “Non guardano mai il reato commesso, ma parlano sempre alle persone e ai ragazzi“.
La prigione viene così concepita non come il luogo della punizione. Ma come lo spazio e l’occasione del riscatto.
Per ciascuno dei ragazzi dietro le sbarre c’è una possibilità. Sta a loro, volendolo, abbattere i muri e tornare a vivere in libertà.
Il trailer di Mare Fuori
Trama e curiosità della serie tv Mare Fuori
Puoi leggere la trama delle stagioni della serie tv Mare Fuori sul magazine online TvSerial.
Le riprese della quarta stagione di Mare Fuori sono programmate per maggio 2023.
Trailer della terza stagione
Dalla finzione alla realtà: il carcere minorile
Il Papa nel carcere minorile a Pasqua 2023: il lavaggio dei piedi
Carcere minorile: reportage per conoscere un mondo nascosto
La lezione della serie televisiva Mare Fuori
Se una serie televisiva serve a sensibilizzarci su un mondo sconosciuto, come il carcere minorile, allora è un’opera che merita di avere il successo che ha Mare Fuori.
L’auspicio – posso dirlo, essendomi interessato di carcere minorile sin dai tempi del liceo, negli Anni Settanta – è che il guardare oltre le sbarre ci porti a liquidare per quello che sono le parole di chi vuole “sbattere in galera e buttare la chiave” tutti coloro che sbagliano.
Il riferimento a quel cialtrone del leader della Lega Nord, Matteo Salvini, è voluto.
Il problema è che certe facce da galera che parlano di sbattere gli altri in galera poi non fanno nulla per dare umanità e utilità sociale al carcere.
Più che guardie carcerarie servono educatori, psicologi e assistenti sociali.
Un avvocato del Texas, parlando della storia di un suo giovane assistito assassinato dalla giustizia americana con la pena di morte, spiega bene perché sia utile investire in servizi sociali di qualità.
Il problema non è quindi di inasprire le pene, che tanto i delinquenti importanti la fanno franca grazie a regole che certe forze politiche mettono in campo per pararsi il culo.
Il problema è rendere il carcere un luogo, come vuole la Costituzione, di rieducazione e reinserimento nella società.
Prima ancora, tuttavia, del carcere c’è la prevenzione: educatori, assistenti sociali, psicologi e investimenti per ascoltare e gestire il disagio giovanile.
E per prevenire la violenza giovanile, l’illegalità e i crimini legati al malessere di fasce di ragazzi.
Il j’accuse contro la pena di morte che parla di prevenzione
Qui puoi ascoltare, con la trascrizione e i sottotitoli anche in italiano, la Ted Conference dell’avvocato David R. Dow.
Un’accusa netta alla pena di morte, utile anche per mettere in discussione l’utilità del carcere. Quando sarebbe meglio investire in servizi sociali: meno costi, meno problemi per la comunità e meno disagi.
Anni Settanta. Il caso di Lorenzo Bozano
Cosa significhi il carcere lo dimostra la storia di Lorenzo Bozano, condannato nel 1975, in appello, dopo l’assoluzione in primo grado, per aver rapito e ucciso Milena Sutter, 13 anni, a Genova, il 6 maggio del 1971.
Lorenzo Bozano si è sempre professato innocente.
La criminalizzazione di cui è stato oggetto Lorenzo Bozano avviene ben prima della sua condanna. Accade già in sede di indagini.
Per gli investigatori, sin da subito, Lorenzo Bozano è colpevole. Così per la stragrande maggioranza dei giornalisti.
Qui puoi leggere il mio articolo, dopo la morte di Lorenzo Bozano, a fine giugno 2021.
La serie televisiva crime Mare Fuori, disponibile su RaiPlay e Netflix, ha un suo senso se ci porta a interrogarci. Se ci fa andare oltre il pregiudizio. E oltre le condanne affrettate e le posizioni stereotipate.
Maurizio Corte
corte.media
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Sono un giornalista, scrittore e media analyst irriverente. Insegno Comunicazione Interculturale, Giornalismo e Multimedialità all’Università di Verona. Ti aiuto a capire i media e la comunicazione per poterli usare con efficacia e profitto. Come? Con il pensiero critico, la comunicazione autentica e l’approccio umanistico applicati al mondo del crimine e della giustizia. Iscriviti alla newsletter Crime Window & Media. Per contattarmi: direttore@ilbiondino.org