La serie su RaiPlay e Netflix squarcia il velo dell’ipocrisia sui giovani, i loro problemi e l’idea di prigione.
Il successo della serie tv Mare Fuori, disponibile su RaiPlay e Netflix, è un colpo di scena nel panorama delle produzioni televisive per i canali mainstream, essendo nata in casa Rai.
Vediamo, allora, di cosa si tratta. E che cosa può aiutarci a capire una serie tv di questo genere.
La serie televisiva crime Mare Fuori, prodotta da Picomedia e Rai Fiction, è collocata in un carcere minorile di Napoli.
Racconta, senza calcare la mano e senza superficialità, la vita dei giovani all’interno di un istituto penitenziario che si affaccia sul “mare fuori”. Un mare di vita, che i giovani rinchiusi non posso vivere.
Per ognuno dei giovani carcerati, il racconto parte dalla famiglia d’origine e dalle motivazioni che l’hanno portato in carcere.
Troviamo coì, a condizionarne il destino, la storia delle famiglie, le lotte innescate dalle bande, la camorra e la delinquenza.
Mare Fuori è così il ritratto di giovani che sembrano dover soccombere a una storia scritta da altri per loro. Quegli altri sono le loro famiglie, con i riti, le alleanze e i miti di chi ha deciso il tuo destino per te.
RITRATTO DEL CARCERE E DELLE SUE REGOLE
Mare Fuori è il ritratto del carcere, tra capi e gregari, fra lupi e agnelli.
Di fatto, è lo specchio di quello che c’è fuori delle sbarre: un ambiente pieno di insidie ma allo stesso tempo familiare.
“La direttrice del carcere, il comandante Massimo e gli educatori sono persone positive”, scrive il magazine online Abilitychannel. “Non guardano mai il reato commesso, ma parlano sempre alle persone e ai ragazzi“.
La prigione viene così concepita non come il luogo della punizione. Ma come lo spazio e l’occasione del riscatto.
Per ciascuno dei ragazzi dietro le sbarre c’è una possibilità. Sta a loro, volendolo, abbattere i muri e tornare a vivere in libertà.