La scrittrice francese di romanzi “gialli”, Fred Vargas, ci dà la chiave per capire i suoi libri.

Fred Vargas ha dichiarato tempo fa in un’intervista di scrivere libri “per annullare la morte”

Questa dichiarazione della scrittrice parigina mi ha fatto pensare, dato che qui al magazine Il Biondino della Spider Rossa scriviamo recensioni su romanzi, serie tv e film dalla chiara connotazione “gialla”.

Senza contare quanto scriviamo su quel giallo sociale ed esistenziale che è il caso di Milena Sutter e Lorenzo Bozano (Genova, 1971), con un presunto sequestro, un presunto colpevole e l’amara certezza della morte della vittima.

Mi sono chiesto: pure noi, come la Vargas scrittrice francese di gialli, nata a Parigi il 7 giugno del 1957, scriviamo per annullare la morte?

Poi ho pensato che la Fred Vargas dei libri è uno pseudonimo, dato che il suo vero nome è Frédérique Audouin-Rouzeau. E mi sono chiesto: nel regno dove vogliamo annullare la morte, ovvero quello della scrittura, siamo così lontani da noi stessi da aver bisogno di un nuovo nome?

Nella stessa intervista – resa alla rubrica “Il Mio Libro” di Kataweb – la scrittrice Fred Vargas afferma di non sopportare la violenza, neppure al cinema.

Eppure là dove c’è un “giallo” vi è violenza: sia essa fisica o psicologica, sia essa esplicitata in immagini che turbano, oppure accennata con la levità delle persone di garbo, quelle che evitano di parlare in pubblico della morte.

Fred Vargas: cosa vuol dire romanzo “giallo”

La scrittrice Vargas – nota per il romanzo Il morso della reclusa e per il profetico saggio L’umanità in pericolo – è considerata, pur essendo di mestiere un’archeozoologa e quindi donna di Scienza, soprattutto una “scrittrice di gialli”.

Tant’è che c’è chi la paragona ad Agatha Christie, in salsa parigina ovviamente. Sul genere giallo, peraltro, ci sarebbe da spiegare cosa significhi.

L’Enciclopedia Treccani, con la sua solita affascinante precisione e autorevolezza ci dice che il genere “giallo” ha queste caratteristiche:

  • la rappresentazione di un evento criminoso,
  • la narrazione di un’inchiesta,
  • la costruzione “a enigma”,
  • l’ignoranza dello spettatore su causa e responsabili del crimine,
  • lo svelamento dei responsabili del crimine

Nel genere “giallo” abbiamo il conflitto – com’è proprio di tutte le narrazioni che affascinano e coinvolgono – tra crimine e legalità, i toni del mistero e della tensione.

Vi sono poi, nel “giallo”, l’analisi e la rappresentazione della violenza.

Abbiamo una narrazione che vede lo spettatore entrare di prepotenza nel libro (o nel film o nella serie televisiva) con le sue capacità di conoscenza e di logica.

Osserva Fred Vargas nell’intervista alla rubrica “Il Mio Libro”: “Il giallo è un genere arcaico, tocca la letteratura epica dell’antichità, cose come il concetto greco di catarsi e l’angoscia vitale della mitologia”.

Secondo la Vargas scrittrice abbiamo a che fare, nella letteratura e nel cinema di genere giallo, con narrazioni dove in primo piano vi sono la scoperta, la risoluzione finale. Alla fine si uccide il mostro, si salva l’innocente; oppure si trova il tesoro a lungo cercato e quindi si arriva alla conoscenza.

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La scrittura per combattere il morire

Ecco, allora, la risposta all’interrogativo su che cosa intenda la Vargas scrittrice francese, quando dice che scrive gialli per annullare la morte.

La morte è la nientificazione del vivere, l’oscuramento della conoscenza, la fine dell’essere vigili, del vedere, del capire.

Quando ci si sente “morti dentro”, per usare un’efficace espressione della canzone Vivere di Vasco Rossi – se ci pensiamo bene siamo in una visione dell’esistenza ad angolo acuto.

Nel morire dentro non produciamo immagini di paesaggi marini, con l’acqua salmastra che schiuma; o di paesaggi montani, con lo sguardo che dall’alto in panoramica scende a pianura e punta all’infinito.

Nella morte c’è la chiusura ad ogni possibilità, ad ogni tentativo di costruire un altro giorno, di affrontare un’altra sfida e di conoscere e incontrare una nuova persona.

Nel romanzo giallo – con il suo strascico di mistero, di ricerca del vero, di svelamento dell’inganno – troviamo la voglia di vivere. Non è solo un passatempo, giusto per ingannare la noia di giornate estive vuote o di sere invernali nebbiose. 

Il genere giallo – sia nello scrivere che nel leggere libri, serie televisive, film crime – ci chiama alla battaglia: quella per la conoscenza.

Se ci penso bene, l’interesse – come studioso ben prima che come giornalista – per il caso criminale di Milena Sutter e per quello esistenziale di Lorenzo Bozano mi è nato proprio da questa voglia di “annullare la morte”, come afferma la scrittrice francese Fred Vargas.

L’ultimo libro della scrittrice parigina s’intitola La cavalcata dei morti (Einaudi editore, 2021). Ebbene, pensando a Vargas mi rendo conto di aver trovato qualcosa di importante nello scrivere della vicenda genovese del 1971.

Quel qualcosa è un modo per annullare la morte della ragione. Un modo neutralizzare scelta del silenzio, del buio, dell’angolo acuto di una menzogna che copre la verità.

Scrittura e ricerca della verità

Non vi è forse qualcosa in comune fra morte e menzogna? Nella morte si chiude la possibilità della ricerca, della scoperta, dell’attingere a “come stanno davvero le cose nell’esistere”.

Dalle parole della scrittrice Vargas ho colto anche il significato della morte di Lorenzo Bozano, condannato per il rapimento e l’omicidio di una ragazzina, che si è sempre professato innocente.

Nel momento in cui ha smesso di scrivere quel suo lungo dossier sul “Caso Milena Sutter” – perché il caso criminale primo è quello della tredicenne di origini svizzere – Bozano ha smesso di cercare di annullare la morte.

 

La vita della scrittrice francese

I biografi di Fred Vargas ci raccontano che la scrittrice, classe 1957, ha avuto una madre chimica e un padre scrittore surrealista. Il nome Fred che si è scelta è il diminutivo di Frédérique. Il cognome Vargas invece lo pseudonimo che usa la sorella gemella, Joëlle (Jo Vargas), pittrice.

Già questo ci racconta la simbiosi e lo stresso legame fra la Fred Vargas scrittrice e la gemealla Jo Vargas pittrice. La sorella artista, non a caso, è colei che legge i romanzi di Fred Vargas prima che siano licenziati per la pubblicazione.

Come alcuni scrittori e scrittrici che nella vita si erano posti altri obiettivi, Fred Vargas fa un altro mestiere.

Vargas è ricercatrice di archeozoologia al Centro nazionale francese per le ricerche scientifiche (Cnrs).

Inoltre, è una studiosa di medievistica, ovvero di un’epoca della Storia dove il mistero, gli enigmi e le invenzioni narrative – per coprire la realtà della morte – erano all’ordine del giorno. Come oggi, del resto.

La scrittrice – che si è occupata anche della trasmissione della peste dagli animali all’uomo – scrive pure sceneggiature.

La voglia di scrittura e l’impegno nel lavoro di studiosa, la portano a gettare su carta, con una penna biro, le prime stesure di romanzi in sole tre settimane, durante le vacanze dal lavoro.

Ciò non toglie che Vargas trovi anche il tempo di scrivere saggi, come L’umanità in pericolo. Facciamo qualcosa subito, del 2019, dove denuncia il rischio di scomparsa del 75 per cento del genere umano entro il 2100.

La causa? Il cambiamento climatico e la produzione di rifiuti, ovvero un modo di vivere e di essere società che – ce lo dice il professor Giorgio Palù, ordinario di Microbiologia e Virologia – va a braccetto con la diffusione di virus letali.

Lo stile dei romanzi di Vargas

La scrittura di getto, in ventuno intensi giorni, di Fred Vargas non può non farci pensare che per scrivere un romanzo nell’arco di tre settimane, dietro vi sono di certo mesi intensi di pensieri, di osservazioni, di studio dei personaggi, di messa a punto dell’intreccio.

Durante le vacanze di Natale e Pasqua, la scrittrice francese di gialli rivede il romanzo che ha scritto di getto in estate. In questo resta fedele al famoso detto che “scrivere è riscrivere”. P

assa allora il testo alla sorella Jo Vargas, la sua editor, che in modo severo – come si conviene a chi tiene alla nostra scrittura di qualità – legge il romanzo.

Vargas viene considerata l’inventrice di una declinazione particolare del romanzo giallo: il romanzo poliziesco-poetico.

Qui il noir sfuma nelle atmosfere notturne, quelle che richiamano all’infanzia e alla paura. Ecco che il suo scrivere, come dice Fred Vargas stessa, è un “cerca, gratta e studia l’impronta”.

La ricerca, lo scavo e lo studio delle tracce che emergono – dell’impronta scoperta sotto una coltre di terra – è un modo per vincere la morte causata dall’ignoranza, dal mistero non svelato, dalla menzogna del non vivere.

Quanto allo stile di scrittura, i biografi di Vargas scrittrice hanno sottolineato che la signora francese del giallo “ricerca innanzi tutto la precisione e la sonorità delle parole, poi sviluppa i suoi personaggi”.

Quanto ai personaggi del romanzi gialli di Vargas, sono presentati dai biografi come “atipici, logorati dalla vita, ma sempre là, pronti a battersi”.

Sono dipinti “con cura, tanto fisicamente quanto psicologicamente. La scrittrice parigina offre loro un vissuto, un passato e una consistenza che rendono credibili i loro intrecci”.

I romanzi gialli di Vargas sono ambientati in Francia, soprattutto a Parigi. Sesso e violenza sono rari nelle pagine di quelle narrazioni, da cui sono stati tratti anche alcuni film per la televisione.

Nel catalogo di Einaudi possiamo trovare i romanzi, tradotti dal francese, di Fred Vargas. Scrive dal 1985. E dal 1992 pubblica un romanzo l’anno.

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L’amicizia con il terrorista Cesare Battisti

Discutibile la sua posizione sul terrorista Cesare Battisti, amico della scrittrice e sul quale nel 2004 ha scritto un libro, mai tradotto in Italia: La verità su Cesare Battisti.

Anche dopo che questi, per 34 anni latitante prima di essere estradato in Italia dal Brasile dove si era rifugiato partendo dalla Francia, ha confessato i quattro omicidi, Fred Vargas ha dichiarato: “Battisti è innocente, non mi scuso”.

Vargas, come spesso accade quando uno scrittore s’innamora di una verità, decide così di essere coerente con sé stessa. Anche contro le evidenze.

Del resto, se scrivere libri è il suo modo di “annullare la morte”, allora Fred Vargas non può che essere coerente con il suo libro sull’amico terrorista Cesare Battisti, per sconfiggere lo sgomento delle morti per terrorismo.  

Fred Vargas, l’ultimo libro

L’ultimo libro di Vargas è L’umanità in pericolo, del 2019, pubblicato in Italia nel 2020.

L’ultimo romanzo è invece Il morso della reclusa, pubblicato in Francia nel 2017 con il titolo originale Quand sort la recluse. Tradotto e pubblicato in Italia, da Einaudi, nel 2018.

Dall’ultimo romanzo di Vargas è stato tratto, già nel 2019, un film giallo che è possibile vedere, completo in francese, su YouTube: Quand sort la recluse.

Ecco la trama. Il commissario Jean-Baptiste Adamsberg è costretto a rientrare prima del tempo dalle vacanze in Islanda per seguire le indagini su un omicidio.

Il caso è ben presto risolto, ma la sua attenzione viene subito attirata da quella che sembra una serie di sfortunati incidenti: tre anziani che, nel Sud della Francia, sono stati uccisi da una particolare specie di ragno velenoso, comunemente detto “reclusa”.

Opinione pubblica, studiosi e polizia sono persuasi che si tratti di semplice fatalità, tanto che la regione è ormai in preda alla nevrosi.

Adamsberg, però, non è d’accordo. E, contro tutto e tutti, seguendo il proprio istinto comincia a scandagliare il passato delle vittime.

Quello del commissario Jean-Baptiste Adamsberg è un personaggio noto agli appassionati di Fred Vargas, dato che è il protagonista di ben nove storie: una vera e propria serie della scrittrice che nello scrivere romanzi gialli trova il modo di “annullare la morte”.

Maurizio Corte
corte.media

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