Oscurantismo, falsificazione della verità e ruolo delle narrazioni in una storia che è sempre attuale.
Il film Il Prodigio, diretto dal regista cileno Sebastian Lelio e basato sul romanzo di Emma Donoghue, ci porta nell’Irlanda cattolica di metà Ottocento. In un dramma che assume a un certo punto i colori del film thriller, pur in un ritmo narrativo lento.
Il film è disponibile sulla piattaforma di streaming Netflix.
Questa la storia. Nel 1862, l’infermiera Elizabeth Wright (detta Lib) è chiamata in un villaggio della campagna irlandese.
Il suo compito è di osservare Anna O’Donnell, bambina di undici anni, la cui famiglia sostiene che non mangia da quattro mesi.
L’infermiera Lib, che vuole applicarsi con metodo scientifico all’incarico, viene affiancata dalla suora Michael. La suora e l’infermiera si turnano nell’osservazione.
Sono chiamate a riferire, dopo due settimane di osservazione, le loro osservazioni e le scoperte a un consiglio composto dal dottor McBrearty, dal parroco Thaddeus, dall’anziano Sir Otway e dal proprietario terriero John Flynn.
UN “MIRACOLO” INSPIEGABILE SUL PIANO UMANO
Quello che ha l’aria di essere un miracolo inspiegabile sul piano umano – una bambina che da mesi non tocca cibo ed è in ottima salute – viene così osservato da due punti di vista: quello razionale dell’infermiera Lib, che non è credente; e quello sorretto dalla fede della religiosa Michael.
L’infermiera Lib, inglese e quindi “straniera” in terra irlandese, ha un passato doloroso:
- ha perso, dopo poche settimane di vita, la figlia che aveva partorito;
- il marito, dopo la morte della neonata, l’ha abbandonata;
- ha conosciuto il dolore e la sofferenza, assistendo i soldati agonizzanti nella guerra di Crimea
Suor Michael è una religiosa cattolica, silenziosa, chiusa nella sua riservatezza. Non mostra emozioni, dubbi, opinioni sul caso della piccola Anna.
Scopriremo alla fine, tuttavia, che la suora ha capacità di osservare e di capire oltre ogni aspettativa.
L’infermiera Lib è una donna che – pur attaccata alla scienza e alla razionalità – trova il suo modo, con l’uso di droghe, di allontanare il dolore. E di obnubilare i ricordi di un passato che si fa sentire.
Da parte sua, il consiglio – con in testa il medico McBrearty – vuole arrivare a una conclusione certa su cosa stia accadendo alla bambina.
È tuttavia diviso al suo interno: il parroco crede al miracolo, il medico pensa a una qualche forma di energia che alimenta Anna, e c’è invece chi coltiva fondati dubbi che i conti non tornano.
I genitori di Anna, cattolici ferventi, vogliono credere al miracolo.
A cominciare dalla madre, Rosaleen O’Donnell, decisa a tutto pur di assecondare lo status quo: ovvero, la vita di una bambina che a undici anni non mangia; e che è così destinata alla santità e alla redenzione da ogni impurità.
Sullo sfondo di questa storia, un paesaggio dell’Irlanda rurale che potrebbe appartenere al Medioevo. Ed è invece in un’Irlanda d’Ottocento che ha conosciuto una spaventosa carestia, di cui paga ancora i conti.
Sullo sfondo familiare – e quindi collegata alla vicenda – la figura del fratello di Anna, morto tempo prima in circostanze non chiarite.
Come per i genitori di Anna, anche il fratello viene fatto agire (lo si vede solo in una fotografia ritoccata) in una posizione di secondo piano.
Sappiamo, invece, che proprio gli sfondi ambientali (e culturali) di una storia, così come le figure all’apparenza secondarie di un racconto, sono gli elementi che condizionano gli eventi. E possono determinarne, anche in via diretta, il destino.
Recensione del film Il Prodigio
Come scrive Valeria Gennario, sul magazine online Cinematographe, “per molti aspetti la misteriosa storia della bambina digiunante raccontata ne Il Prodigio, (…) si configura come una favola nera”.
Prosegue l’articolo: una favola nera “che, attraverso la cura ricercata di ogni dettaglio, ci abbaglia toccando in modo sublime il bisogno di raccontarsi per rendere tangibile l’illusione della vita; le discipline – per tanti inconciliabili – di scienze e fede; e soprattutto il tema di una maternità desiderabile e ancestrale”.
Scrive Ilaria Denaro, sul magazine online Cinefilos: “Una tematica focale ne Il prodigio è proprio quella delle storie, o meglio del potere che una credenza può avere su un individuo. Anna e la sua famiglia hanno una fede cieca in Dio, giustificano il dolore della vita terrena come necessario per la pace eterna in paradiso dopo la morte”.
Prosegue l’articolo: “Si può notare la persistente presenza della fede nella vita della famiglia: le continue preghiere bisbigliate dalla bambina, trentatré volte, la quasi totale assenza di preoccupazione da parte dei genitori verso Anna. Per quanto la fede possa dare all’uomo una speranza perenne, il fanatismo può portare effetti terribili, può rendere l’uomo un essere cieco e irrazionale”.
Sempre il magazine Cinefilos in un altro articolo, racconta delle vicende reali a cui si è ispirato il romanzo, alla base del film Il Prodigio.
Giulia Serena, nell’articolo recensione sul magazine online Tom’s Hardware, fa notare che “il costante scontro tra idee religiose e scientifiche viene messo al centro di una vicenda dal sapore quasi medievale, svolgendosi peraltro in un’epoca posta esattamente al centro tra futuro e passato”.
Prosegue l’articolo: “La scelta poi di ambientarla in una zona del mondo, in cui la rivoluzione industriale non era sicuramente preponderante nella seconda metà del 1800, riesce a restituire l’idea di un’opera in grado di abbracciare diversi periodi storici in uno”.
“L’alone di mistero che avvolge la pellicola non rende semplice comprendere nello specifico di cosa soffra Anna, però è proprio questo il senso stesso della religione”, prosegue ancora l’articolo su Tom’s Hardware. “Non si è in grado sempre di capirla, ma è la fede a spingere coloro i quali desiderano credervi a farlo”.
L’analisi del film Il Prodigio
Due sono gli elementi che emergono, evidenti, dal film Il Prodigio. Sono gli elementi citati in questa o quella recensione.
Il primo elemento è quello dello scontro tra scienza e religione. O, meglio, tra metodo scientifico e credenza, tra approccio razionale e fede mista a credulità.
Il secondo elemento è il potere delle storie. Noi tutti viviamo di racconti, che facciamo agli altri; e che facciamo pure a noi stessi.
Quando il racconto si intreccia con la spinta religiosa, con il miracolo, la narrazione diventa di una potenza unica.
Vi è tuttavia un terzo elemento del film di Sebastian Lelio che merita di essere evidenziato.
Mi riferisco alla “fissità” entro cui sia la razionale infermiera Lib che la fideistica famiglia della piccola digiunante Anna si fanno intrappolare.
IL PREGIUDIZIO DELLA SCIENZA E QUELLO DELLA CREDENZA RELIGIOSA
L’infermiera Lib – razionale, precisa, aderente ai fatti – crede tanto nel metodo scientifico da compromettere l’equilibrio familiare di Ann. La conseguenza è il rischio che Ann muoia.
In modo paradossale, la volontà di aderire – senza mediazioni – al dettato scientifico, porta l’infermiera Lib sul sentiero del crimine: .
Mi riferisco, senza voler spoilerare, nel parlare di crimine a eventi come un incendio, un rapimento, la messa a rischio di una vita. E l’infrangere le regole di una comunità.
Se guardiamo in modo imparziale la forma mentis e le azioni di Lib, ci rendiamo conto che pure lei aderisce a una storia e a una fede a cui non vuole rinunciare.
È la fede nella scienza, che arriva al punto da accecarla e da non farle intravedere mediazioni e negoziazioni sul destino e la vita della bambina Anna.
La scienza, del resto, vive – come la religione – di fede e di storie. Non si sottrae Neppure l’approccio razionale si sottrae al credere in un qualche cosa, all’opinione e al racconto.
COSA CI INSEGNA IL FILM “IL PRODIGIO”
Credo sia limitato l’approccio che chiude il tema del film nei due elementi – pur assai importanti – dello scontro tra scienza e religione; e nella considerazione della potenza delle narrazioni.
Il film Il Prodigio ci dice qualche cosa di più. Ci ammonisce, innanzi tutto, sul fatto che la verità e la ragione non stanno da una parte sola.
Non sta dalla parte della famiglia irlandese di Anna, che vuole far pagare alla bambina il prezzo di azioni riprovevoli su cui non ha responsabilità.
Non sta neppure dalla parte dell’infermiera inglese Lib, che spezza un equilibrio che ha un suo vantaggio, non sente ragioni e non riflette sull’importanza di negoziare.
Perché la scienza – e Lib non lo sa o non vuole capirlo – è anche mediazione, confronto, dialogo.
IL RUOLO DELLE DONNE
Una nota – a segnare la profondità del film di Sebastian Lelio – merita la figura femminile.
Le protagoniste sono quattro donne: la bambina Anna, la madre di Anna, l’infermiera Lib e – più sullo sfondo – la suora Michael.
Su di loro grava il peso delle scelte, degli errori e delle vittorie.
Gli uomini sono remissivi, come il padre di Anna. Sono seduti, come i membri del consiglio che vogliono capire se c’è il miracolo. O sono giramondo a caccia di storie da vendere, come il giornalista.
Le vittime sono sempre donne: la bambina, la madre e l’infermiera. Sono loro ad essere maltrattate (o addirittura violentate) da uomini. Ed è su quelle vittime che grava la responsabilità delle scelte.
E noi maschi dove siamo? Assenti, ottusi, interessati al nostro particulare.
Scontro tra scienza e pregiudizio nel Caso Sutter-Bozano
In questo blog – se ci segui l’hai ben notato – mi piace comparare quanto emerge da film, serie tv e libri sul mondo crime e del dramma con la vicenda di Milena Sutter e Lorenzo Bozano.
Alla scomparsa di Milena Sutter, 13 anni, a Genova, il 6 maggio 1971 e alla vicenda di Lorenzo Bozano, morto nel giugno 2021, condannato all’ergastolo per il rapimento e omicidio di Milena, è dedicata una sezione specializzata di questo blog.
Nel film Il Prodigio abbiamo una famiglia – quella di Anna – che utilizza il racconto del “miracolo” della piccola digiunante per risolvere drammatici problemi interni al suo nucleo.
Mette così in campo un racconto anti-scientifico per convincere, persuadere e a far aderire ai propri interessi un’intera comunità.
QUANDO LA SCIENZA DIVENTA RACCONTO E MANIPOLAZIONE
Nella vicenda di Milena Sutter, abbiamo medici legali che partono da dati reali e scientifici per poi piegarli a una narrazione irrazionale, menzognera e funzionale alle tesi degli inquirenti.
Arrivano a scrivere testi che non hanno fondamento scientifico pur di arrivare a un obiettivo. Nello stesso modo in cui, facendosi beffe della natura e della scienza, si fa digiunare per mesi una bambina e la si mantiene in perfetta salute.
Abbiamo un raffinato imbroglio, nel caso del film Il Prodigio? Senza voler spoilerare, la risposta è sì.
Perché non è mai esistito un essere umano che abbia digiunato per mesi e sia rimasto sano, pasciuto e in forma eccellente, come la bambina Anna della famiglia irlandese.
Abbiamo un raffinato imbroglio, nella vicenda di Milena Sutter e di Lorenzo Bozano? No. Qui di imbrogli ne abbiamo ben 50. Tutti meritevoli di attenzione. E che ho raccontato in una serie di articoli intitolati Caso Sutter-Bozano: 50 imbrogli contro la verità.
Questo ci dimostra che – in tempi diversi, in luoghi diversi, in contesti differenti – lo scontro tra scienza e credenza è sempre attuale.
E che c’è chi si ammanta di scienza e racconta balle; e chi crede in una fede e aderisce, per quanto possibile, alla verità sostanziale dei fatti.
Maurizio Corte
corte.media
Il trailer del film Il Prodigio
Video recensione del film Il Prodigio
Video recensione del film Il Prodigio
Video recensione del film Il Prodigio
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Sono un giornalista, scrittore e media analyst irriverente. Insegno Comunicazione Interculturale, Giornalismo e Multimedialità all’Università di Verona. Ti aiuto a capire i media e la comunicazione per poterli usare con efficacia e profitto. Come? Con il pensiero critico, la comunicazione autentica e l’approccio umanistico applicati al mondo del crimine e della giustizia. Iscriviti alla newsletter Crime Window & Media. Per contattarmi: direttore@ilbiondino.org