Ti piacciono le storie ufficiali? O anche tu ami il dissenso?
Dal romanzo bestseller una coinvolgente versione su Netflix ambientata in Spagna.
La serie tv La ragazza di neve, tratta dal romanzo dello scrittore spagnolo Javier Castillo, è disponibile su Netflix. E merita di essere guardata e riguardata, tanto ci trasmette e – senza averne l’aria – tanto ci insegna.
È una serie televisiva thriller eccellente. Che ci porta dentro alcuni temi e vicende esistenziali importanti, che purtroppo tocchiamo con mano. E che sono trattati con competenza, umanità e una mano filmica di qualità.
Siamo davanti a una serie tv ben strutturata, ben girata e assai bene recitata.
Ecco come Netflix presenta la vicenda: “Quando la piccola Amaya scompare durante una processione a Malaga, una giovane giornalista decide di aiutare i genitori a ritrovarla”.
Intanto lo scrittore sta lavorando al seguito della storia, che tanto successo ha mietuto anche in Italia. Per cui possiamo attenderci una seconda stagione anche per la serie tv di Netflix.
Scombina le regole del thriller Javier Castillo nel romanzo La ragazza di neve, super bestseller in Spagna. Il romanzo è pubblicato in Italia da Salani nella traduzione di Camilla Falsetti.
La serie tv La ragazza di neve su Netflix
Il romanzo La ragazza di neve è così diventato una serie televisiva thriller di Netflix.
La serie della piattaforma di streaming dove è stata girata? “La ragazza di neve è stata girata a Malaga. Il fatto di ambientare la storia americana in Spagna è un omaggio, in qualche modo, a me”, spiega lo scrittore Javier Castillo.
Prosegue lo scrittore: “Si tratta di una serie televisiva che ha un budget enorme e un cast incredibile. La figura di Miren è interpretata dalla giovane Milena Smit Márquez che abbiamo visto in Madri parallele di Pedro Almodovar”.
“Ho collaborato alla sceneggiatura come consulente”, spiega lo scrittore spagnolo.
Colpisce nel romanzo thriller La ragazza di neve la grande attenzione psicologica ai personaggi.
“È il libro che sta suscitando maggior interesse fra i lettori”, risponde Castillo. “Non ho cambiato registro. Ho sempre scritto thriller. Tuttavia, questo è un romanzo più emotivo. Un romanzo più universale”.
La videocassetta è un elemento perfetto in un thriller – fa notare lo scrittore – anche perché oggi, con il digitale, è molto più facile ritrovare tutto. Invece, con quel tipo di tecnologia era difficile.
LA STORIA ALLA BASE DELLA SERIE TV
Tutta accade a una festa di piazza, a Malaga, in inverno. Con il fascino dei Re Magi e dell’anno nuovo appena iniziatosi.
La piccola Amaya si reca, insieme ai suoi genitori, alla sfilata dell’Epifania, nel centro di Malaga, in Andalusia, sulla Costa del Sol, in Spagna.
Il padre, Alvaro, la porta a comprare un palloncino. Un attimo di distrazione e, distratta da un giocattolo che vede a terra, Amaya si allontana dal papà. E si perde.
Accortosi della sparizione della figlia, Alvaro si mette a chiamarla ad alta voce. Attrae così l’attenzione della mamma di Amaya. La ricerca spasmodica, tuttavia, non porta a niente.
Amaya è scomparsa. E la sparizione si rivela con il passare delle ore un vero e proprio rapimento. Non per chiedere riscatti, ma piuttosto per l’interesse di qualcuno verso la piccola.
La vicenda finisce su tutti i giornali. E viene presa in carico, nonostante la contrarietà del collega anziano, da una giovane giornalista, che fa la stagista nel quotidiano locale di Malaga.
La giovanissima giornalista, Miren Rojo, che ha un’esperienza di violenza sessuale a pesarle sulle spalle, si dedica anima e corpo alla ricerca di Amaya. E mette in campo tutte le armi e la passione del giornalismo investigativo.
Nell’inchiesta della giornalista – che si snoda lungo le sei puntate della serie tv La ragazza di neve – incontra sulla propria strada la rete di pedofili e violentatori che, purtroppo, fanno parte del panorama sociale dei nostri tempi.
Lungo le sei puntate, come accade in ogni inchiesta, vi sono svolte, vicoli ciechi, ambienti criminali che sembrano far fallire l’indagine sia della giornalista Miren che della polizia locale.
Tuttavia, l’impegno di Miren – alimentato sia dalla figura del giornalista anziano, suo insegnante all’università, sia dalla violenza subita – porta all’obiettivo. Non è quello che possiamo subito pensare, ma apre un altro tema su cui riflettere.
I PERSONAGGI DI MIREN E KIERA (AMAYA)
Per la giornalista investigativa Miren, si è ispirato alla cronaca? “Il personaggio viene dalla mia frequentazione dei social, in particolare Facebook”, risponde lo scrittore Javier Castillo.
“Invece Kiera (Amaya nella serie tv, ndr) è un personaggio che ho creato io“, dice Castillo. “È una bambina fragile che entra in una vita che non le appartiene. Reagisce negando quello che le è accaduto, ma poi deve sopravvivere e rinuncia in qualche modo ad opporsi alla sua nuova realtà”
Il romanzo La ragazza di neve
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Nel libro l’ambientazione è differente: siamo negli Stati Uniti, anziché in Spagna (a Malaga). L’intreccio e i temi, però, restano potenti e coinvolgenti allo stesso modo.
Apprezzato da autori come Donato Carrisi e Joel Dicker, è il libro che ha segnato una svolta nel percorso di Castillo, autore di cinque romanzi e con oltre un milione di copie.
La storia ci porta nel 1998 a New York. È il Giorno del Ringraziamento e durante la parata tra la folla festante scompare una bambina di tre anni, Kiera Templeton.
In un attimo il padre non la vede più. Sale la paura, monta il panico, ma ogni ricerca è vana. Di Kiera si ritrovano solo i vestiti e delle ciocche di capelli.
Al caso si dedica anima e corpo Miren Triggs, una studentessa di giornalismo. Dopo cinque anni, nel 2003, arriva ai genitori una videocassetta dove si vede una bambina che sembra Kiera in una stanza colorata.
Davanti al video anche la Triggs, che conduce un’indagine parallela in cui la sua storia si intreccia con quella di Kiera in un pericoloso gioco di specchi.
“TUTTO NASCE DALLA PAURA”
“Tutto effettivamente nasce dalla paura, come padre prima che come scrittore”, spiega Javier Castillo. “Mi sono chiesto: se mi trovassi un una situazione come questa che cosa farei? E come reagirei se dopo cinque anni ricevessi una videocassetta e la mia vita fosse distrutta da questo evento?'”.
“Ho voluto giocare, cambiare le regole”, spiega l’autore del romanzo thriller La ragazza di neve. “Il colpevole in questo romanzo si scopre a metà della storia. Però al lettore resta il desiderio di sapere che cosa succede”.
“Ho anche voluto dire che chiunque nella vita può arrivare a compiere un errore molto grave come in questo caso”, dice Castillo, che è nato e vive a Malaga con la sua famiglia.
Javier Castillo ha studiato Economia Aziendale prima di dedicarsi alla scrittura.
“Volevo che nel romanzo thriller La ragazza di neve accadesse qualcosa in ogni capitolo. E che ci fosse un elemento di gioco; che il lettore si trovasse a comporre un puzzle”, spiega il romanziere.
Perché il romanzo è ambientato a New York? “Ho voluto utilizzare un luogo che per tutti fosse facilmente riconoscibile”, risponde Castillo.
“Ho scelto uno spazio come quello della parata del Giorno del Ringraziamento“, spiega l’autore. “È un momento di estrema gioia e divertimento, il quale diventa il teatro di una tragedia che monta nel corso di tutto il romanzo”.
Castillo ha viaggiato molto negli Stati Uniti, ma non ci ha mai vissuto.
ALTRI DUE ROMANZI DOPO LA RAGAZZA DI NEVE
Ci sarà un seguito al romanzo La ragazza di neve? “Ho già scritto il secondo romanzo, Il gioco dell’anima. Comincia proprio quando finisce La ragazza di neve“, risponde Javier Castillo.
Poi lo scrittore rivela: “È probabile che ne arriverà anche un terzo, però devo aspettare per capire dove voglio portare Miren, il personaggio principale”..
La ragazza di neve. Analisi della serie tv
Va intanto sottolineato come siamo di fronte a una serie tv che si distacca da certe narrazioni italiane e spagnole, dove ci tocca sorbire scene da melodramma. Ovvero, situazioni più da telenovela televisiva che da vita vissuta.
La ragazza di neve ha lo sviluppo di sceneggiatura di una serie televisiva, mantenendo tuttavia una qualità di scrittura, di fotografia e di regia di livello cinematografico.
Gli ambienti rappresentati, con i loro personaggi, sono reali. Veri. Credibili. Penso all’ambiente del giornalismo, a quello della polizia, a quello della famiglia con i suoi drammi.
Abbiamo la trasposizione filmica di una vita vera, non la costruzione narrativa fatta su storie televisive. Vi è un modo di fare film – con la scelta della serialità – che è rappresentazione del reale e riflessione sul reale. Non costruzione finta e stucchevole.
Il coinvolgimento emotivo non passa dall’uso del melodramma, che fa tanto teatro e poca narrazione filmica, ma dalla rappresentazione umana della sofferenza di due genitori che hanno perso la figlia, dal dolore di una giornalista che fa i conti con il proprio trauma e dall’inquieto lavoro di due detective, costretti a misurarsi con i limiti di certa polizia.
Temi e ambienti della serie tv di Netflix
Vediamo i temi, gli ambienti e i problemi che affronta – con competenza e coinvolgimento umano – la serie La ragazza di neve:
- Ruolo della stampa: circo mediatico o servizio pubblico?
- Indagini: Polizia ottusa oppure Polizia professionale e “umana”?
- Giornalismo investigativo alternativo all’indagine di Polizia
- Temi sociali: pedofilia, stupro, violenza di genere e catene social criminali
- Tema del rapporto tra genitori e figli: non c’è coppia senza un figlio?
I media e le vicende criminali
La qualità di una serie televisiva la si misura anche da quanto è convincente nel rappresentare un certo ambiente.
Nella serie La ragazza di neve, non abbiamo il “circo mediatico”.
C’è una giovanissima giornalista – ancora stagista, ancora in fase di studio all’università e ancora acerba nel relazionarsi con un’inchiesta – che rompe gli schemi tradizionali del giornalismo a corta vista.
Il modo solito di fare giornalismo – sensazionalismo, notizia a tutti i costi, fatti gonfiati – che il direttore del quotidiano dove lavora Miran e, in parte, anche il mentore della giovane, l’anziano collega, viene spazzato via dalla voglia di verità della cronista.
Polizia professionale e umana vs Polizia ottusa
Impiega un bel po’ di anni, ma poi la detective che guida le indagini riesce a cambiare passo: da un modo ottuso, appiattito sulle solite routine e le solite convinzioni, si sposta a un metodo umano e più efficace di fare polizia.
La serie La ragazza di neve ha anche questo di interessante. Al contrario delle serie televisive italiane – supine verso i poteri pubblici e privati – mette sotto accusa un certo modo tradizionale di fare polizia.
La serie di Netflix riesce con la polizia – come fa con il giornalismo – a rappresentare tutti i limiti, i respiri corti e la carenza di umanità e professionalità che spesso questi ambienti si tirano dietro.
C’è però un altro modo di fare indagini, di essere polizia. Così come c’è un altro modo di fare cronaca e di essere giornalisti.
Giornalismo investigativo
Il giornalismo è investigativo, scomodo e anti-routine oppure non è giornalismo. Anche questo ci mostra e dimostra la serie di Netflix.
Gli scontri di un giornalista d’inchiesta contro il proprio direttore, contro la polizia, contro chi ostacola la ricerca della verità sono inevitabili.
Non esiste giornalismo investigativo che si inchina ai report della polizia, alle sentenze dei giudici o alle convinzioni dell’editore o del capo della redazione.
Un giornalista investigativo è giocoforza scomodo. E sa bene di dover vivere una vita scomoda, spesa nella ricerca rigorosa, nell’aderenza all’etica professionale e nell’amore dell’autonomia.
I temi sociali nella serie La ragazza di neve
La violenza di genere, lo stupro, la sottrazione di minore. E ancora: il dramma per la perdita di un figlio; oppure il dolore per l’impossibilità di avere figli. E ancora: la pedo-pornografia e le reti criminali che prosperano nel lato oscuro di Internet.
Tutti questi temi sono presenti nella serie tv di Netflix. Non li approfondisco per evitare di spoilerare.
Quello che merita di essere osservato, è che La ragazza di neve riesce a porre – con rigore, competenza e credibilità – temi tanto forti senza farli pesare. E riesce a renderli in modo organico alla vicenda.
Quello che ci dice questa serie di Netflix – che non ci dice e non sottolineano molte serie italiane – è che c’è uno stretto legame tra i nostri drammi privati e le grandi tragedie pubbliche. Privato e sociale sono interconnessi, lo vogliamo o meno.
Solo proiettando i drammi privati sul grande schermo del tema sociale e pubblico possiamo trovare soluzioni scientifiche, credibili e certe.
Altrimenti ci fermiamo al piccolo melodramma, al dolore privato, ai nodi esistenziali senza uscire dalla gabbia.
La ragazza di neve e il Caso Sutter-Bozano
La scomparsa di una ragazzina, l’ansia della famiglia che l’attendeva a casa, la difficoltà di capire cosa sia successo non possono non ricordare la vicenda a cui è dedicata una sezione di questo blog.
Mi riferisco al caso di Milena Sutter, scomparsa a Genova il 6 maggio del 1971, all’uscita della Scuola Svizzera.
La giovane fu trovata senza vita due settimane dopo, in mare, al largo della spiaggetta di Priaruggia.
Per il (presunto) sequestro e (presunto) omicidio di Milena fu sospettato, imputato e processato Lorenzo Bozano, 25 anni, figlio di una famiglia dell’alta borghesia genovese.
Bozano fu accusato di aver rapito e ucciso la 13enne per estorcere denaro alla ricca famiglia della vittima. E fare la bella vita. Fu soprannominato “il biondino della spider rossa”. Non era biondo, né magrolino.
Assolto in primo grado, è stato condannato in appello nel 1975, in un processo con più ombre che luci.
Lorenzo Bozano, scomparso improvvisamente all’Isola d’Elba nel giugno del 2021, dopo pochi mesi dalla libertà condizionale, si è sempre professato innocente.
Sul caso puoi leggere la serie di articoli che ho dedicato ai 50 imbrogli contro la verità del Caso Sutter-Bozano.
Maurizio Corte
corte.media
Trailer della serie tv La ragazza di neve
Ti piacciono le storie ufficiali? O anche tu ami il dissenso?
Giornalista professionista, scrittore e media analyst. Insegna Giornalismo Interculturale e Multimedialità all’Università degli Studi di Verona. Dirige l’agenzia d’informazioni e consulenza Corte&Media. Contatto Linkedin. Sito web Corte&Media. Email: direttore@ilbiondino.org