A 60 anni dalla scomparsa della diva americana, restano i dubbi sulla sua morte e sui legami con i Kennedy.
Com’è morta l’attrice Marilyn Monroe? Dove è morta: nella sua casa o all’ospedale? Quali legami vi sono tra il decesso dell’attrice e i fratelli Kennedy, John (allora presidente degli Stati Uniti) e Robert (ministro della Giustizia)?
Dalla notte fra sabato 4 e domenica 5 agosto del 1962, quando la bionda più famosa di Hollywood perde la vita, sono passati sessant’anni. Dopo tanto tempo restano intatti i dubbi sulla versione ufficiale della morte della più amata diva di Hollywood.
Del resto, in quegli anni non era difficile fornire una versione di comodo di fatti scomodi.
Pensiamo, negli Stati, all’omicidio di John Kennedy, a Dallas, nell’ottobre del 1963. E a quello del senatore Bob Kennedy, suo fratello, a Los Angeles, nel 1968, quando era pronto a vincere le primarie democratiche.
Esempi di depistaggi e versioni ufficiali infondate li abbiamo, in Italia, fra Anni Sessanta e Settanta, con i casi criminali della morte di Luigi Tenco (gennaio 1967), raccontato come un suicidio; e di Milena Sutter (maggio 1971), vicenda fatta passare per un sequestro e omicidio.
Marilyn Monroe, le versioni su quella notte d’agosto del 1962
Nel ricostruire in modo critico la vicenda della scomparsa della diva americana mi rifaccio a due articoli: uno del magazine Esquire e l’altro del magazine Town&Country.
I due giornali statunitensi riportano i punti importanti che emergono dal documentario di Netflix, l’ultimo di una serie di ricostruzioni della vicenda di Maryling. Il film inchiesta è intitolato I segreti di Marilyn Monroe: i nastri inediti.
Il lavoro della regista Emma Cooper rivisita i reportage di Summers. Offre poi agli spettatori l’opportunità di ascoltare le registrazioni delle sue interviste.
Abbiamo quindi la governante della Monroe, la famiglia del suo psichiatra, un investigatore privato, amici e colleghi come John Huston e Billy Wilder.
L’obiettivo del film documentario è di scoprire com’era veramente la vita di Monroe prima della sua morte. E come sono state trascorse le sue ultime ore.
I FATTI SECONDO LA NARRAZIONE TRADIZIONALE
Vediamo i fatti. Alle ore 3.30 del 5 agosto 1962, lo psichiatra di Marilyn Monroe, il dottor Ralph Greenson, riesce a entrare nella sua camera da letto.
Irrompe nella stanza dopo aver rotto una finestra: trova l’attrice nel suo letto, senza vita. Marilyn ha accanto a sé una bottiglia vuota di sonniferi, sistemata sul vicino comodino.
Per il resto, stando al racconto fatto a suo tempo, la stanza da letto di Marilyn è in ordine. Non vi sono segni di colluttazione; o qualcosa che faccia pensare a un intervento esterno per cagionarne la morte.
Tutto era cominciato con la governante di Monroe, Eunice Murray, che si era svegliata nel cuore della notte. La governante aveva visto la luce accesa nella stanza di Marilyn.
La Murray aveva provato a entrare nella camera, per capire se andasse tutto bene. Ma aveva trovato la porta chiusa a chiave.
Di qui la preoccupazione della governante, che aveva chiamato lo psichiatra, il dottor Greenson, con il timore che Marilyn stesse male. Vi era poi stata l’irruzione del medico; e la constatazione del decesso della diva americana.
Tutto si sarebbe svolto, quindi, nelle prime ore di domenica 5 agosto 1962.
LA VERSIONE UFFICIALE E LA RICOSTRUZIONE DELLA MORTE
Fin qui siamo alla versione ufficiale dei fatti, resa nel 1962. Tutto fila: una donna famosa in preda alla depressione, l’abuso di barbiturici e la morte.
Suicidio o decesso involontario per un consumo eccessivo di pastiglie, questa la narrazione. Oppure c’è dell’altro?
In un nuovo documentario Netflix, The Mystery of Marilyn Monroe: The Unheard Tapes (I segreti di Marilyn Monroe: i nastri inediti), il biografo della Monroe, Anthony Summers, presenta una nuova cronologia degli eventi della notte in cui l’attrice è morta.
La nuova ricostruzione è il frutto di interviste condotte per una versione aggiornata della biografia di Marilyn, pubblicata nel 1985. Una biografia intitolata Goddess.
Grazie alle nuove interviste audio con i membri della famiglia del dottor Greenson, lo psichiatra, il nuovo documentario di Netflix mette in campo le voci e le incongruenze che circondano la morte di Marilyn Monroe.
Il documentario su Netflix, della durata di 101 minuti in un unico film, smentisce insomma la verità ufficiale raccontata per anni.
Emerge, così, che non tutto quello che fu detto è vero. Restano, in compenso, ancora in ombra i rapporti di Marilyn con John Fitzgerald Kennedy e con Robert Kennedy, sui quali ho scritto alcuni articoli in questo blog.
Le relazioni con John e Bob Kennedy
Il documentario I segreti di Marilyn Monroe: i nastri inediti approfondisce anche le presunte relazioni sentimentali dell’attrice. Quelle che più interessano sono con il presidente John Fitzgerald Kennedy (1917-1963) e suo fratello, il ministro della Giustizia Robert Francis Kennedy (1925-1968).
Un’intervista con la vedova del press agent della Monroe, Arthur P. Jacobs, ha prodotto la svolta più significativa per il biografo Summers. Una svolta utile nel contestare la nota sequenza temporale della morte della Monroe.
Secondo il documentario di Netflix, le cose per la diva di Hollywood sarebbero andate in modo diverso. Intorno alle 22.30 di sabato 4 agosto, una persona avrebbe avvertito l’addetto stampa Jacobs che qualcosa non andava con Marilyn Monroe.
Questo avveniva mentre il press agent si trovava all’Hollywood Bowl, un anfiteatro per la musica sulle colline hollywoodiane. E accadeva, quindi, ben prima della scoperta ufficiale del cadavere, alle 3.30 del 5 agosto 1962, dell’attrice.
“Non è vera (la versione ufficiale, ndr.), perché mio marito era lì. Mio marito ha falsificato tutto“, dice la moglie di Arthur P. Jacobs nel nastro riprodotto nel documentario di Netflix.
Il biografo Summers conferma – con i membri dell’ambulanza che ha prestato i soccorsi all’attrice – che Marilyn è stata in realtà portata in ospedale la sera del 4 agosto, mentre era ancora viva. E che è morta durante il tragitto verso l’ospedale.
Nel documentario, la governante Eunice Murray afferma poi, su nastro audio, che Robert Kennedy era a casa di Marilyn Monroe nel pomeriggio di quel 4 agosto.
La notizia di un ministro della Giustizia nella casa di una diva famosa, il giorno in cui questa muore, avrebbe di certo fatto scalpore, se fosse stata resa nota.
L’AMORE PER BOBBY KENNEDY
Nei giorni precedenti la sua morte, secondo il resoconto del biografo Summers, Marilyn Monroe disse a un’amica che era “molto innamorata e avrebbe sposato Bobby Kennedy“.
La governante della diva di Hollywood, Eunice Murray, afferma – in un nastro audio inedito – anche un altro dettaglio importante: Bob Kennedy e la Monroe hanno avuto una terribile lite il giorno della sua morte, il 4 agosto 1962.
Il documentario conferma, poi, che Bob Kennedy è volato all’aeroporto in elicottero per prendere un volo intorno alle 2 o 3 del mattino, nella notte della morte di Marilyn Monroe. Ovvero domenica 5 agosto 1962.
La morte prematura di Marilyn Monroe all’età di 36 anni – l’attrice era nata il primo giugno del 1926 – è così sempre stata avvolta nel mistero. Ora possiamo capirne il motivo.
Adesso abbiamo il biografo Summers che, grazie ai nastri con le testimonianze, mette in luce le incongruenze nella sequenza temporale degli eventi della morte della Monroe. In questo modo, smentisce la verità ufficiale.
Restano, peraltro, intatti i più inquietanti dubbi e misteri presentati nel documentario I segreti di Marilyn Monroe: i nastri inediti.
IL RUOLO DEI FRATELLI KENNEDY
Questi i dubbi sul caso della Monroe, che toccano i vertici più alti degli Stati Uniti nel 1962:
- il ruolo che i Kennedy hanno svolto nella vita di Marilyn,
- i timori del governo sui legami della Monroe con il comunismo,
- la presenza di Bob Kennedy il giorno della morte a casa dell’attrice
I segreti di Marylin Monroe: il lavoro per il documentario
Come osserva la regista, Emma Cooper, nel parlare con il magazine Town&Country, tutte le interviste audio raccolte nel film documentario di Netflix sono state fatte negli Anni Ottanta.
“Non ci sono interviste recenti, a parte le nostre con il biografo Tony Summers”, spiega la Cooper. “Ora, tutte quelle persone se ne sono andate. Non c’è più modo di fare un film come questo: questo le rende una risorsa storica“.
La realizzazione del film ha richiesto anni di lavoro. La lavorazione ha seguito il metodo del libro di Summers, il quale ha costruito relazioni con le persone nel tempo; tanto che quei testimoni si sono sentiti in grado di dire la loro verità sulla morte di Marilyn.
La voce di Marilyn finalmente si fa sentire
La regista Emma Cooper fa una serie di affermazioni assai importanti sul film documentario sulla Monroe.
“È molto strano che questo film esca finalmente nel mondo. Prima di iniziare a realizzarlo, sono andata a Hollywood e ho visitato la tomba di Marilyn“, dice la regista al magazine Town&Country.
“Ho provato a dirle che sono qui come una donna che è più grande di lei quando è morta, che sono gli Anni Venti del XXI secolo. E che spero di darle la voce giusta“, racconta la regista.
“L’unica cosa che è importante, per me, è che abbiamo la verità, e credo che l’abbiamo. Voglio che le altre persone, alla fine del film, provino la sensazione di averla conosciuta; e di conoscere le cose che sono successe alla fine della vita dell’attrice; e perché sono accadute”, sottolinea l’autrice del documentario di Netflix.
“Mi interessa solo Marilyn, che è stata curiosamente senza voce per anni. Parte del motivo per cui non ho mai intervistato nessuno tranne Tony è che il mio personaggio principale è Marilyn Monroe”, fa notare la regista del film.
“Ci sono tre elementi nel film: il biografo Tony Summers, le voci che ha registrato e Marilyn. Quindi, spero solo che la gente la senta nel film”, dice Emma Cooper.
UNA DONNA DIVENTATA UN MERAVIGLIOSO ENIGMA
“Marilyn è un meraviglioso enigma e la sua verità è molto più riconoscibile di quanto pensassi. Ha smesso di essere una vittima per me, è diventata una donna molto moderna“, sottolinea l’autrice del documentario di Netflix.
Il documentario I segreti di Marilyn Monroe: i nastri inediti presenta così la vicenda dell’agosto del 1962 sotto una luce assai diversa, rispetto a quanto sapevamo.
Lo fa grazie a un’operazione che un diligente ricercatore e un bravo giornalista compiono in casi del genere: l’andare a controllare, minuto per minuto, i fatti e la loro narrazione.
Accendendo le luci da vicino, utilizzando le testimonianze, prestando attenzione ai dettagli – come ho fatto sul caso di Milena Sutter e Lorenzo Bozano – è possibile smentire le versioni ufficiali di comodo.
I misteri sulla vicenda di Marilyn Monroe – che a 60 anni dalla morte fa ancora parlare – rimangono così intatti alla conclusione del film documentario di Netflix. Mentre un dato è certo: la storia, raccontata dal 1962, della scomparsa della diva americana non ha fondamento.
Maurizio Corte
corte.media
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