Dubbi, misteri e un collegamento fra il “suicidio” di Tenco e il “rapimento” e “omicidio” di Milena Sutter.

Luigi Tenco muore all’Hotel Savoy di Sanremo nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967. Si uccide con un colpo di pistola alla tempia destra, almeno secondo la versione ufficiale.

È in corso il Festival di Sanremo, giunto alla 17^ edizione, al Salone delle feste del Casinò di Sanremo dal 26 al 28 gennaio, condotto per la quinta volta consecutiva da Mike Bongiorno.

La canzone di Tenco, Ciao amore ciao, interpretata con la cantante francese Dalida, viene bocciata e non passa in finale. Ne parla il cantautore genovese 
nel messaggio che scrive prima di togliersi la vita.

“Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita”, scrive Tenco nella sua lettera di addio. “Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda ‘Io tu e le rose’ in finale e ad una commissione che seleziona ‘La rivoluzione’. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”.

Alle ore 2.10 del 27 gennaio 1967, un venerdì, il cantautore Luigi Tenco viene trovato morto nella sua stanza d’albergo, la 219 della dependance dell’Hotel Savoy di Sanremo (provincia di Imperia, in Liguria).

Secondo la polizia, avvisata alle ore 2.45, fu la cantante Dalida, con la quale Tenco aveva gareggiato poche ore prima sul palco del Festival di Sanremo, a trovare il corpo senza vita del cantautore.

Secondo altre ricostruzioni, invece, il corpo di Tenco sarebbe stato rinvenuto dall’amico e cantante Lucio Dalla che alloggiava nella stanza vicina.

Proprio Lucio Dalla, cantautore bolognese, nel 2011, ha raccontato che “di Luigi ero molto amico e all’Hotel Savoy io alloggiavo proprio nella stanza accanto. Non mi accorsi di nulla. Quando mi avvicinai alla stanza vidi le gambe di Luigi steso a terra. Convinto di un malore mi misi a cercare un medico.

 

Le domande su Luigi Tenco, il cantautore geniale

La vicenda di Luigi Tenco merita a tutti gli effetti di essere studiata e analizzata sul piano della Psicologia Investigativa.

Una serie di domande chi si occupa del caso, come lettore o come studioso, è portato porsele. Giusto per inquadrare chi era il geniale cantautore di origini piemontesi.

Luigi Tenco: perché si è ucciso?

Secondo la versione ufficiale, basa sul messaggio d’addio lasciato dal cantautore, Tenco si è sparato perché la sua canzone Ciao amore ciao era stata esclusa dalla finale del Festival di Sanremo. E come protesta, non per ragioni personali di voglia di morire, dopo che per anni aveva dedicato tutto se stesso al pubblico.

Com’è morto Luigi Tenco?

Secondo la versione ufficiale, Luigi Tenco si è sparato un colpo di pistola alla tempia destra. Ed è morto sul colpo, mentre si trovava in una stanza dell’Hotel Savoy di Genova. Non è stata fatta, nel 1967, l’autopsia sul corpo del cantautore; né alcuna perizia balistica per chiarire le modalità dello sparo.

Quanti anni aveva Luigi Tenco quando si è ucciso?

Luigi Tenco, quando si è ucciso, aveva solo 28 anni. Era nato il 21 marzo del 1938. E’ morto a Sanremo il 27 gennaio del 1967.

Nonostante la giovane vita, ha composto alcune fra le più belle canzoni d’amore italiane; e anche alcune canzoni da cui traspariva il suo impegno politico. Fra queste ultime, Cara maestra.

Dov’è nato Luigi Tenco?

Luigi Tenco, considerato uno dei più talentuosi cantautori della scuola genovese, è nato in Piemonte, a Cassine, in provincia di Alessandria.

Insieme a Fabrizio De André, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi, Giorgio Calabrese, i fratelli Gian Franco e Gian Piero Reverberi e altri, fu uno degli esponenti della cosiddetta “scuola genovese”.

Si trattava di un gruppo di artisti che ha cambiato la musica leggera italiana a partire dagli anni sessanta. È considerato da alcuni critici come uno dei più grandi cantautori italiani di tutti i tempi.

Tre canzoni di Luigi Tenco imperdibili

MI SONO INNAMORATO DI TE

CIAO AMORE CIAO. Storia d’amore e di emigrazione

UN GIORNO DOPO L’ALTRO. La sigla del Commissario Maigret

Il suicidio di Luigi Tenco e i sospetti

“Macché suicidio, Luigi fu ammazzato!”. A dirlo è il musicista Lino Patruno, 85 anni, in un’intervista al settimanale Oggi all’inizio del 2021, parlando della morte di Luigi Tenco, avvenuta in circostanze misteriose poco dopo la sua esibizione al Festival di Sanremo.

“Ho saputo che un ricercatore“, afferma il musicista Patruno, “il quale ha dedicato parte della sua vita a studiare meticolosamente la vita e la morte di Tenco, pubblicando già diversi libri, ha scoperto chi è l’assassino e presto ne renderà pubblico il nome”.

“Lui lo conoscevo benissimo”, sottolinea Patruno. “Era un giovane allegro e solare; quell’immagine da depresso cronico gli è stata cucita addosso dopo, per giustificare la tesi del suicidio”.

“Secondo me Tenco si era ficcato in un brutto giro“, aggiunge ancora. “Per motivi di marketing lo avevano ‘fidanzato’ con Dalida, un brutto e ambiguo personaggio che andava in giro con un tale ancora più brutto e ambiguo di lei, Lucien Morisse

Morisse era il primo marito di Dalida “da cui aveva divorziato ed era rimasto al suo fianco in qualità di agente e personal manager. Si diceva che questo Morisse fosse addirittura legato al Clan dei marsigliesi…”.

“Si diceva anche che Tenco, quella sera“, rivela Patruno, “era incavolato nero. Non per l’eliminazione della sua canzone, ma perché aveva scoperto che il Festival era tutto truccato. Forse voleva pubblicamente denunciare anche un giro di scommesse clandestine”.

“Probabilmente qualcuno gli ha chiuso la bocca prima che potesse fare danni“, dichiara il musicista Patruno.

In un articolo sul Corriere della Sera, pubblicato nel febbraio del 2020, il critico musicale Mario Luzzatto Fegiz, rievoca 70 anni di Festival di Sanremo.

Ecco cosa scrive su Luigi Tenco e il suicidio: Sembrano veramente argomenti da cretino e Tenco cretino non lo era. Eppure la calligrafia era la sua. Pensate, dieci minuti prima di morire, Tenco aveva parlato al telefono con una ragazza. E si erano dati appuntamento all’aeroporto di Genova. E’ strano per uno che sta per ammazzarsi”.

Prosegue il critico musicale: “Quella notte successe di tutto. Il corpo di Tenco fu spostato dal commissario Molinari senza essere fotografato. Poi fu riportato nella stanza per le foto“.

“In seguito Ugo Zatterin, presidente della giuria e dirigente Rai”, prosegue Luzzatto Fegiz, “fece pressione al commissario Arrigo Molinari per chiudere rapidamente l’inchiesta e non danneggiare l’immagine del Festival. Non seguirono le indagini e il caso venne chiuso in fretta. Troppo in fretta“.

Il suicidio di Tenco e il Caso Sutter-Bozano: quale legame?

Cosa c’entra il caso del (presunto) sequestro e (presunto) omicidio di Milena Sutter, a Genova il 6l maggio del 1971, con la vicenda del suicidio di Luigi Tenco, a Sanremo nel gennaio del 1967?

Un collegamento c’è. Ed è importante: si chiama Arrigo Molinari, commissario di polizia a Sanremo dove si occupa del caso di Luigi Tenco, nel 1967.

Molinari è poi vicecapo della Squadra Mobile a Genova, nel 1971, dove coordina e svolge le indagini sul campo nella ricerca di Milena Sutter, sparita all’uscita da scuola.

Sempre a Genova, Molinari si impegna a incastrare Lorenzo Bozano, quale colpevole della sparizione e morte della giovanetta figlia dell’industriale della cera, Arturo Sutter.

Chi era Arrigo Molinari? Ne parlo nel terzo articolo della serie Caso Sutter-Bozano: 50 imbrogli contro la verità.

Arrigo Molinari, vicecapo della Squadra Mobile a Genova nel 1971, è quello che agiva sul campo per conto del capo della Mobile genovese, Angelo Costa.

Era Molinari che faceva filtrare le informazioni ai giornalisti sugli sviluppi delle indagini sul caso di Milena Sutter e Lorenzo Bozano.

Arrigo Molinari – tessera della P2 numero 767, coinvolto anche nell’organizzazione paramilitare Gladio – è noto per come si comportò, quale capo della Squadra Mobile, in occasione del suicidio, il 27 gennaio 1967, del cantautore Luigi Tenco.

Meno noto è come si comportò nelle indagini sulla sparizione di Milena Sutter: a cominciare da una grave lacuna investigativa, come testimonia il rapporto di Polizia e Carabinieri del primo agosto 1971.

La lacuna investigativa è quella di non aver portato alla luce, né chiarito il ruolo e ciò che poteva dire, Claudio, il giovane di cui Milena Sutter si era innamorata. E che compare sulla sua borsa della scuola e nel suo diario.

Considerato il comportamento tenuto da Arrigo Molinari nel 1967, con il caso Tenco, è lecito dubitare del rigore con cui avrebbe dovuto condurre le indagini sulla vicenda Sutter.

Non solo. L’appartenenza di Molinari a Gladio e alla P2 lancia legittimi dubbi sui legami massonici fra il vicecapo della Squadra Mobile e la Massoneria genovese, ben presente a Palazzo di Giustizia (e non solo).

Fa indubbiamente pensare il fatto che sia nel caso di Milena Sutter che in quello di Luigi Tenco vi sia stato – in un ruolo fondamentale per le indagini – un personaggio di tal fatta, quale era Molinari.

Smanioso di protagonismo, piduista, orgoglioso di essere iscritto a un’associazione paramilitare illegale come Gladio, Arrigo Molinari muore ammazzato in circostanze non meno torbide. È il settembre del 2005.

La morte di Luigi Tenco e i dubbi sul caso

Il giornalismo investigativo ha contribuito a demolire la versione ufficiale sul suicidio di Luigi Tenco. Vediamo come.

Secondo la versione ufficiale, il corpo di Luigi Tenco alle ore 2.10 fu scoperto da Dalida. Tuttavia una telefonata dall’Hotel Savoy dimostrerebbe che la scoperta era già avvenuta. La polizia venne avvisata ben più tardi: alle 2.45.

Arrigo Molinari mostra che tipo di poliziotto è con il suo comportamento in questo frangente. Ancor prima di compiere indagini e di recarsi sulla scena del crimine, il commissario Molinari comunica all’agenzia Ansa che Luigi Tenco si è tolto la vita.

La polizia comunica poi ufficialmente di avere rinvenuto nella stanza 219 sia un biglietto d’addio del cantautore suicida, che l’arma di Luigi Tenco, una Walther Ppk 7.65 regolarmente detenuta.

Il corpo riporta un foro di proiettile alla testa, l’entrata del foro è sulla tempia destra. Solo nel 2006 si scopre anche un foro d’uscita, in un punto alto della calotta cranica.

Alle ore 5.20 viene allegato agli atti il biglietto, consegnato da Dalida, con cui Luigi Tenco spiega il suo gesto. È un testo breve scritto a mano –  più perizie calligrafiche hanno poi attribuito allo stesso Tenco.

Non viene eseguita l’autopsia, né alcuna analisi sul bossolo, sull’arma o sulla mano di Luigi Tenco per individuare tracce di sparo.

Il corpo viene fatto portare via. Nel giugno del 1967 il magistrato archivia la morte di Tenco come suicidio.

--- Luigi Tenco - messaggio di un cantautore - Sanremo Festival - magazine ilbiondino.org - ProsMedia - Agenzia Corte&Media

L’INCHIESTA DEI GIORNALISTI BUTTAZZI E POMATI

Negli Anni Novanta i due giornalisti, Marco Buttazzi e Andrea Pomati, individuano particolari inediti sulla morte del cantautore.

Riescono a rintracciare il fascicolo che la polizia aveva redatto nel 1967 e che si credeva fosse andato perduto, per via del cambio di sede del tribunale di Sanremo.

I giornalisti Pomati e Buttazzi trovano le fotografie scattate dalla polizia nella stanza 219 la notte della morte di Tenco. Scoprono così che il corpo del cantautore era stato fotografato con le gambe infilate sotto il cassettone della stanza.

Grazie alla testimonianza dei necrofori che hanno preso in carico il corpo di Tenco, i due giornalisti scoprono che il cadavere del cantautore è stato portato via prima delle fotografie ufficiali scattate dalla polizia alle ore 4.15.

Dopo che si era accorto delle foto non scattate – indispensabili per il fascicolo delle indagini – il commissario Molinari aveva ordinato di riportare il corpo nell’Hotel Savoy. E aveva dato disposizioni di rimetterlo nella posizione in cui era stato trovato.

In questo modo, la scena del crimine viene compromessa. Con quello che ne consegue a livello di analisi di ciò che è accaduto.

LA FIDANZATA “VALERIA” E I DUBBI SUL SUICIDIO

Il giornalista Aldo Fegatelli Colonna a sua volta è in contatto con la fidanzata di Luigi Tenco, Valeria (un nome di fantasia), con la quale il cantautore avrebbe parlato la sera in cui morì.

Il 27 gennaio 1992 il fratello di Luigi, Valentino Tenco, fa pubblicare tre lettere che il cantautore aveva scritto a Valeria, dando credibilità alle parole della donna.

Anni più tardi il giornalista Fegatelli afferma di aver saputo da Valeria che lei e Tenco avrebbero avuto in mente progetti all’indomani di Sanremo. E che il cantautore avrebbe voluto sporgere denuncia a seguito dell’esclusione dal Festival. Un comportamento, questo, che poco si concilia con una persona che vuole togliersi la vita.

Nel 2002 il criminologo Francesco Bruno redige una relazione che mette in fila tutti i dubbi sul suicidio di Luigi Tenco

  • la posizione del corpo dopo lo sparo;
  • le testimonianze contraddittorie;
  • l’assenza di elementi tipici di uno sparo da parte di un suicida sulle mani di Luigi Tenco

Il 29 febbraio 2004 l’ex commissario di Sanremo, Arrigo Molinari, durante una puntata di Domenica In, intervistato da Paolo Bonolis, dichiara: “Di sicuro un suicidio non lo è stato (…). È stato un omicidio collettivo”. Aggiunge poi che “bisognerebbe fare chiarezza”.

Se non l’allora commissario Molinari, già nel 1967, chi mai avrebbe dovuto fare chiarezza sul caso? 

 

RIAPERTA L’INCHIESTA SUL CASO TENCO NEL 2005

I dubbi sollevati dai giornalisti convincono il procuratore capo di Sanremo, Mariano Gagliano. Il 12 dicembre 2005, il procuratore dispone l’esumazione della salma di Luigi Tenco, gli accertamenti sull’arma del cantautore (già restituita agli eredi), sul bossolo repertato nella stanza 219, sulle mani di Luigi Tenco e sul biglietto d’addio scritto dal cantautore.

Nel febbraio 2016, durante l’autopsia sul corpo di Tenco, i medici legali scoprono l’esistenza di un foro d’uscita dal cranio del cantautore. Tant’è che un’esperta definisce “ma manuale” il suicidio del cantautore.

Nel giugno del 2006, viene accertato che biglietto d’addio è stato scritto da Tenco, che sulla mano del cantautore c’è una particella di antimonio, che il colpo mortale è stato sparato dalla pistola Walther Ppk di Tenco.

Sulla base di quanto verificato dalla polizia nel 2006, il magistrato di Sanremo archivia il caso Tenco nel gennaio 2009 come suicidio.

2013: LA CONTRO-INCHIESTA DI ALTRI DUE GIORNALISTI

La vicenda non finisce qui. Un’inchiesta dei giornalisti Pasquale Ragone e Nicola Guarneri nel 2013 sostiene che l’arma di Tenco non sarebbe mai entrata sulla scena del crimine.

I due giornalisti affermano inoltre che il bossolo repertato dalla polizia nel 1967 riporta i segni di una Beretta modello 70 in calibro 7.65 mm. 

I due giornalisti consultano e pubblicano i documenti redatti dalla polizia nel 1967 e nel 2006.

Ecco quanto contestano agli inquirenti:

  • gravi errori in fase di analisi del bossolo trovato nella stanza di Tenco;
  • l’assenza di residui dello sparo sulla mano di Tenco;
  • l’assenza di testimoni che abbiano sentito lo sparo;
  • la frattura alla mastoide destra, indizio che Tenco è stato tramortito prima di essere ucciso;
  • la mancata indicazione da parte dei medici legali di una frattura femorale che Tenco si procurò anni prima. Viene contestata così l’attendibilità delle conclusioni medico-legali del 2006;
  • l’assenza del segno di Felc sulla mano destra del cantautore;
  • l’assenza di microspruzzi sul dorso della mano destra di Tenco;
  • i segni sul bossolo e al foro d’entrata tipici di uno sparo con l’uso di un silenziatore

Secondo i due giornalisti, Tenco non si è sparato e la sua pistola non è mai stata presente nella stanza dove è stato trovato morto, all’Hotel Savoy di Sanremo.

I giornalisti Ragone e Guarneri fanno notare che nel verbale delle ore 3.00 fra gli oggetti non sono elencati né il biglietto d’addio, né la pistola di Tenco.

Sia il biglietto d’addio che la pistola di Tenco erano insomma presenti al momento dell’entrata della polizia nella stanza. E questo ancor prima che la scena del crimine venisse manipolata.

Nelle fotografie ufficiali scattate alle 4.15 dalla polizia, invece, sotto il corpo di Tenco c’è un’arma. I due giornalisti affermano che non è quella del cantautore.

Si tratta di una pistola Bernardelli mod. 60, inserita dalla polizia per sostituire l’arma di Tenco che non si trovava nella stanza 219. Anche qui, possiamo notare le capacità di manipolazione e inquinamento di un’indagine da parte del commissario Arrigo Molinari.

La tesi dei giornalisti è supportata da testimonianze di chi entrò nella stanza di Tenco.

 

I giornalisti Guarneri e Ragone, dopo avere analizzato gli atti d’indagine, ritengono che ad avere ucciso Tenco sia stata una Beretta modello 70, calibro 7.65 mm.

2015: LA PROCURA ARCHIVIA L’INCHIESTA GIUDIZIARIA

L’inchiesta dei due giornalisti è stata tratta due servizi televisivi:

  • Tv7 (24.1.2014, Rai Uno);
  • Chi l’ha visto? (18 febbraio 2015, Rai Tre)

I magistrati competenti hanno svolto un supplemento di indagine nel 2015, ma l‘inchiesta si è chiusa con l’archiviazione, per decisione della Procura di Imperia del 24 febbraio 2015.

La famiglia di Luigi Tenco ha accettato la tesi ufficiale del suicidio.

I giornalisti investigativi tuttavia non si fermano, com’è giusto che sia. E come dimostra il libro di Guarnieri e Ragone: Le ombre del silenzio. Suicidio o delitto? Controinchiesta sulla morte di Luigi Tenco

Link fra il Caso Tenco e il Caso Sutter-Bozano: la menzogna fatta sistema

Nella vicenda di Luigi Tenco e nel presunto sequestro e presunto omicidio di Milena Sutter c’è un elemento in comune, il massone piduista Arrigo Molinari, commissario di polizia a Sanremo (nel gennaio 1967) e vicecapo della Mobile a Genova (maggio 1971),.

Arrigo Molinari è stato un appartenente a Gladio. Era noto per fare i soffietti ai giornalisti e per gestire “a modo suo” le scene del crimine.

Qui di seguito tre video importanti sul caso di Luigi Tenco, dove l’indagine di polizia – con le sue manomissioni ed errori – riconduce sempre ad Arrigo Molinari, che ha condotto la sconcortante inchiesta sulla vicenda di Milena Sutter.

Perché è importante il Caso Tenco

Luigi Tenco era un cantautore geniale. A 28 anni aveva già composto canzoni di altissima qualità musicale, interpretative e sul piano dei testi.

Sono assai rari i cantautori, anche italiani, che sanno unire qualità dei testi, valore musicale e professionalità interpretativa.

Mi sono innamorato di teVedrai vedraiUn giorno dopo l’altro. Bastano questi titoli, senza voler far torto agli altri lavori di Tenco, per comprendere quello che un artista del suo livello avrebbe potuto fare.

Quello che amo di Tenco, oltre al saper esprimere i sentimenti che un uomo prova in amore, è la sua scelta di non scendere a compromessi.

Tenco non era uno che avrebbe accettato di farsi mettere i piedi in testa. La sua protesta personale e sociale era forte, ferma, decisa.

In questo ha ragione chi sostiene che il suo messaggio di addio, fatto apparire come spiegazione del suo suicidio, suona come ridicolo rispetto alla sua statura.

Della vicenda di Luigi Tenco, che sin dai miei vent’anni ho amato perché Tenco non lo si può non amare per come sa raccontarci, mi interessa evidenziare tre aspetti:

  • l’importanza dei dettagli e della precisione nella narrazione di quanto accaduto;
  • il ruolo degli investigatori e la loro responsabilità nell’accertare i fatti;
  • la manipolazione a cui la malafede e l’incapacità di certa polizia ci conduce

Chi mi conosce è ben consapevole della passione e dell’interesse, nonché del rigore scientifico, con cui ho studiato e continuo a studiare il caso di Milena Sutter e Lorenzo Bozano.

Ebbene, la presenza inquietante di un figuro come Arrigo Molinari – commissario di polizia a Sanremo con Luigi Tenco e vicecapo della Mobile a Genova con il caso di Milena Sutter – mi porta a dire che c’è molto su cui riflettere e scavare in entrambi i casi.

Un filo nero lega la vicenda di Luigi Tenco e quella di Milena Sutter: è il nero che accompagna la notte della ragione e della verità.

Maurizio Corte
corte.media

Luigi Tenco: Vedrai, vedrai

Luigi Tenco: Lontano, lontano

Luigi Tenco: Ho capito che ti amo

Luigi Tenco, il cantautore politico contro il conformismo

Luigi Tenco, il cantautore politico contro la retorica della Patria e dell’Eroe

Luigi Tenco, il cantautore politico contro la guerra

Luigi Tenco, il genio della canzone d’autore. Le sue canzoni più belle

Caso Luigi Tenco: video utili per approfondire il giallo del cantautore

Qui di seguito una serie di video tratti da YouTube.

Vi è la presentazione del libro di Guarnieri e Rangone, con la contro-inchiesta sulla morte – anzi, l’omicidio – di Luigi Tenco, il cantautore geniale dalla profondo umanità e dalle chiare idee dissenzienti rispetto al “sistema”.

Libro sul Caso Tenco: Le ombre del silenzio. Suicidio o delitto? Controinchiesta sulla morte di Luigi Tenco

Vi sono poi i video tratti da un’eccellente trasmissione televisiva, condotta da Corrado Augias.

Telefono Giallo è un esempio di giornalismo televisivo coraggioso che riesce a “stressare” i limiti che impone una Tv di Stato per raccontare vicende scomode. 

Ti piacciono le storie ufficiali? O anche tu ami il dissenso?

Crime Window & Media è la newsletter che ti dà uno sguardo irriverente sul mondo del crimine e della giustizia. Puoi così vedere film, serie tv e leggere libri con l'occhio addestrato di chi non si ferma alle verità di comodo. Ti arriva ogni mese con contenuti unici, con il pensiero critico delle persone libere e l'umanità di chi rispetta la dignità delle persone. ISCRIVITI SUBITO! Nessun costo, niente spam, ti cancelli quando vuoi.