La storia criminale di Rodney Alcala. Il killer ha potuto agire grazie all’ignavia della polizia e all’indifferenza dei media.

Su Netflix il film thriller Woman of the hour racconta come il serial killer Rodney Alcala (1943-2021) abbia potuto uccidere – negli Anni Settanta – senza che nessuno lo fermasse.

È una storia vera – quella del film drammatico Woman of the hour – fatta anche di impunità. È una storia che ricorda la vicenda di un altro serial killer, Jeffrey Lionel Dahmer, l’omicida seriale di Malwaukee.

Nel caso di Dahmer, tuttavia, possiamo dare la colpa a una polizia a cui non fregava nulla dell’uccisione di gay da parte di un uomo bianco. Tanto che l’omicida seriale ha potuto agire senza essere bloccato in tempo.

Nella vicenda tragica di Rodney Alcala, la questione si fa più sconcertante. Tanto che mi sono posto una serie di domande:

  • perché il serial killer Rodney Alcala ha potuto (secondo le stime) uccidere almeno 130 donne, bambine e ragazzine?
  • come mai la polizia non è intervenuta prima che stuprasse, usasse violenza e ammazzasse tante donne?
  • perché una tv americana nazionale ha ospitato in trasmissione un uomo pericoloso, senza preoccuparsi di fare un controllo sul suo passato?

La risposta a tutte e tre le domande me la sono data: delle donne, negli Anni Settanta, non importava a nessuno.

C’erano tante donne sparite, uccise, violentate da uomini violenti e da serial killer. Nessuno muoveva un dito.

Non si muoveva nessuno perché non c’era attenzione e sensibilità verso la violenza sulle donne. Verso i loro drammi personali. Verso i loro problemi.

Le donne – questa era la mentalità dominante – erano andate comunque a cercarsela: facevano l’autostop, scappavano di casa, si prendevano delle libertà prima inconcepibili.

La polizia se n’era fatta una ragione e si occupava di altro.

LE DONNE NEGLI ANNI SETTANTA

Quanto ai media, le donne servivano solo come reginette di bellezza. In tv le donne erano trofei da conquistare. Erano vuoti a perdere da gettare via, una volta spente le luci del talk show.

La rappresenta bene – questa immagine del “vuoto a perdere” della donna Anni Settanta – la parte del film Woman of the hour (La donna del momento, stando alla traduzione) dedicata alla trasmissione tv The Dating Game.

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Woman of the Hour. Recensione

Woman of the Hour segna il debutto alla regia dell’attrice brillante Anna Kendrick.

Il film si presenta come un thriller avvincente che scava a fondo in una storia vera di metodica misoginia.

Il film, disponibile su Netflix, è un’opera che cattura l’attenzione dello spettatore fin dai primi minuti, grazie a una regia precisa e a un’atmosfera tesa e inquietante.

LA TRAMA

Ecco la trama, come la racconta il magazine Io Donna.

Los Angeles, 1978. Cheryl Bradshaw (Anna Kendrick) è un’attrice squattrinata in cerca di visibilità che decide di partecipare alla trasmissione tv The Dating Game.

Trasmesso negli anni ’80 anche in Italia con il titolo Il gioco delle coppie, il programma prevedeva di far scegliere a un “cacciatore” (di entrambi i sessi) un partner fra tre possibili pretendenti, che venivano nascosti alla vista.

In base alle risposte che venivano fornite ad alcune domande, il “cacciatore” sceglieva la “preda”. Soltanto dopo la scelta definitiva, i due si vedevano per la prima volta e uscivano per un appuntamento.

Cheryl è la cacciatrice della puntata e, a fine trasmissione, sceglie l’affascinante Rodney Alcala (interpretato nel film di Netflix da Daniel Zovatto).

Si tratta di un bel ragazzo con i capelli lunghi, che ha modi gentili e la passione per la fotografia.

Quello che Cheryl non sa (e nessuno, nemmeno la polizia, sospetta) è che quel ragazzo è un serial killer: nel corso degli ultimi dieci anni, ha ucciso, in giro per gli Stati Uniti, soprattutto tante giovani donne.

Dopo la fine della puntata, i ragazzi vanno a bere un drink insieme e Cheryl nota subito qualcosa di strano.

A fine serata, inquietata dalla personalità del ragazzo, cerca di ripartire al più presto con la sua macchina. Tuttavia Rodney sembra non volerla lasciare andare.

L’ESORDIO ALLA REGIA DI ANNA KENDRICK

Il film si concentra, così, sulla figura di Rodney Alcala, un serial killer che negli Anni Settanta seminò il terrore negli Stati Uniti.

Tuttavia, la regista Anna Kendrick non si limita a raccontare le orribili gesta dell’assassino: pone piuttosto al centro della narrazione le donne che sono state vittime di Alcala; e che sono state a lungo ignorate dai media e dalle istituzioni.

La regista dimostra una grande maturità e una padronanza della macchina da presa, creando un’atmosfera cupa e opprimente che riflette la gravità di quanto accaduto alle giovani vittime.

Le inquadrature sono precise e ben studiate, e la musica contribuisce a creare una tensione costante che tiene lo spettatore con il fiato sospeso.

In compenso, non c’è alcun indugio alla violenza con cui il serial killer Alcala uccide le sue vittime. Le soffoca, le fa quasi morire, poi le rianima e poi ripete la procedura fino alla loro morte.

Le attrici che interpretano le vittime di Alcala – tra loro anche Anna Kendrick – riescono a trasmettere tutta la paura e la disperazione di queste donne.

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L’odio per le donne e il ruolo dei media

Woman of the Hour è molto più di un semplice film thriller su una storia vera.

È un film che solleva importanti questioni sulla misoginia, sul ruolo dei media e sulla necessità di dare voce alle vittime.

Il film di Anna Kendrick denuncia, così, un sistema che ha spesso ignorato e sottovalutato le denunce delle donne, permettendo ad Alcala di agire indisturbato per anni.

Punti di forza del film:

  • Un’atmosfera cupa e inquietante: la regia di Kendrick crea un’atmosfera che incolla lo spettatore alla poltrona. Anche nelle scene assolate dell’America dei deserti dove non c’è nulla
  • Una storia vera che fa riflettere: il film solleva importanti questioni sulla misoginia e sulla violenza sulle donne. Che valore ha una donna agli occhio di un serial killer? Guardiamo, noi maschi, le donne come le guarda lui?
  • Interpretazioni convincenti: chi entra nel film offre prove interpretative convincenti. Senti che sono persone vere, non soltanto personaggi.
  • Un ritmo serrato: la narrazione è avvincente e non lascia mai spazio alla noia. Riesce a farlo senza correre nel cambio di scena, senza accelerare negli accadimenti, senza mettere urgenza al racconto. Perché, lo sappiamo, i serial killer sono lenti e lenta, purtroppo, è l’agonia della sue vittime

Woman of the Hour è un film che merita di essere visto. Che merita di essere discusso. Che merita di essere poi rivisto.

È un’opera che ci costringe a riflettere sulla violenza di genere e sulla necessità di proteggere le donne.

O, meglio, il film ci riporta alla necessità di continuare nel cammino di emancipazione delle donne da un contesto che le considera cittadine di second’ordine.

È un film che ci ricorda che la storia di ogni vittima conta; e che dobbiamo fare tutto il possibile per garantire giustizia.

Se ti appassiona il true crime, Woman of the Hour è un film che non puoi perdere.

La minuziosa ricostruzione del contesto degli Anni Settanta negli Usa, l’analisi psicologica dei personaggi e la denuncia sociale rendono questo film particolare.

Grazie a sottili significati trasmessi attraverso i gesti, le relazioni tra persone e i vissuti delle vittime, Woman of the hour arriva dritto al punto.

Il punto è l’aver lasciato libero di agire – per indifferenza verso le donne, per dilettantismo nelle indagini, per mancanza di coordinamento – quello che potrebbe essere il più sanguinario tra i serial killer americani.

Siamo di fronte a una metafora, se vogliamo. L’omicida seriale Rodney Alcala è la metafora di un certo mondo che non si cura di chi ha meno voce, meno forza, meno cattiveria.

La storia di Rodney Alcala è poi un monito su quanto sia importante prestare attenzione ai segnali di pericolo; e a non fidarsi ciecamente delle apparenze.

Il caso di Alcala ci interroga, inoltre, sulla capacità del sistema giudiziario di proteggere le donne. E sulla necessità di continuare a batterci contro la violenza di genere.

film woman of the hour

 

Il serial killer e le vittime donne

La storia di Rodney Alcala e delle sue vittime – raccontata nel film Woman of the hour – solleva una riflessione profonda sulle conseguenze devastanti degli omicidi seriali. E, in particolare, sul destino di coloro che spesso vengono dimenticati: le vittime.

Quando si parla di serial killer, l’attenzione mediatica si concentra spesso sulla figura dell’assassino, sul suo modus operandi e sulla sua psicologia.

Le vittime, invece, finiscono per diventare delle mere statistiche, dei nomi su un elenco. Questo accade per diversi motivi:

  • La spettacolarizzazione del crimine: i media, nel loro tentativo di catturare l’attenzione del pubblico, tendono a focalizzarsi sugli aspetti più sensazionali dei crimini, come le modalità degli omicidi o la personalità del killer. Le vittime, in questo contesto, diventano spesso dei personaggi secondari.
  • La difficoltà di dare un volto alle vittime: quando un caso di omicidio seriale viene alla luce, spesso le vittime sono già morte da tempo e le loro identità non sono state ancora accertate. Questo rende difficile per il pubblico creare un legame emotivo con loro e comprenderne la storia.
  • La paura e la repulsione: la violenza degli omicidi seriali può suscitare in noi paura e repulsione, portandoci a voler dimenticare queste storie.

LE CONSEGUENZE DELL’ESSERE DIMENTICATI

Essere dimenticati ha un impatto profondo sulle famiglie e sugli amici delle vittime.

Perdere una persona cara in circostanze violente è già di per sé un trauma, ma il fatto di non poter dare alla vittima un degno ricordo e di non poter ottenere giustizia può prolungare il dolore e la sofferenza.

Di qui l’importanza di iniziative, come i video di Crimini Dimenticati – prodotti e curati da Marcello Randazzo e Simona Cascio – che si concentrano sulle storie di persone (soprattutto donne) uccise e su cui non si indaga più.

È fondamentale ricordare le vittime degli omicidi seriali e dare loro un volto.

Solo così possiamo comprendere appieno la gravità di questi crimini e lavorare per prevenire che si ripetano in futuro.

Ricordare le vittime significa anche riconoscere il dolore delle loro famiglie e offrire loro il sostegno di cui hanno bisogno.

Il pregio del film, su Netflix, Woman of the hour va ben oltre l’aver messo in scena, in maniera convincente, la storia di un serial killer dai tratti più atroci del solito, come Rodney Alcala.

Il pregio del film è di dare volto e giustizia alle donne violentate e uccise. E di riportare l’attenzione sulla violenza di genere.

- Mass media - social media - Photo 55892060 : Mass Media © Khunaspix | Dreamstime

Omicidi seriali e ruolo dei media

Il ruolo dei media nelle storie di serial killer – come quella di Rodney Alcala – è complesso e spesso controverso.

Da un lato, i media svolgono un ruolo fondamentale nell’informare il pubblico e nel sensibilizzare l’opinione pubblica su questi crimini.
Dall’altro, però, la loro copertura può avere effetti negativi, sia sulle vittime che sulla società in generale.


RUOLI POSITIVI DEI MEDIA

  • Informazione: i media forniscono al pubblico informazioni cruciali sui crimini commessi, sui sospettati e sulle indagini. Questo aiuta a sensibilizzare l’opinione pubblica e a incoraggiare le persone a collaborare con le forze dell’ordine.
  • Allerta: i media possono fungere da sistema di allarme, avvertendo la popolazione della presenza di un pericolo in agguato.
  • Pressione sulle istituzioni: la copertura mediatica dei casi di omicidi seriali può spingere le istituzioni a intensificare gli sforzi per catturare il colpevole e a migliorare le procedure di indagine.

RUOLI NEGATIVI DEI MEDIA

  • Spettacolarizzazione del crimine: la ricerca del sensazionalismo può portare i media a focalizzarsi sugli aspetti più macabri e violenti dei crimini, senza dare il giusto spazio alle vittime e alle loro famiglie.
  • Danno alla reputazione delle vittime: la copertura mediatica può danneggiare la reputazione delle vittime, soprattutto se vengono rivelati dettagli privati o imbarazzanti della loro vita.
  • Influenza sui processi: l’eccessiva attenzione mediatica su un caso può influenzare l’opinione pubblica e i giurati, pregiudicando così un giusto processo.
  • Emulazione: in alcuni casi, la copertura mediatica di un serial killer può ispirare altri individui a compiere atti simili, creando una sorta di effetto imitazione.

UNA GUIDA PER I MEDIA

Per affrontare queste complessità, i media dovrebbero seguire alcune linee guida:

  • Rispetto per le vittime: le vittime e le loro famiglie dovrebbero essere al centro dell’attenzione, e la loro privacy dovrebbe essere rispettata.
  • Veridicità delle informazioni: le notizie devono essere verificate accuratamente e presentate in modo oggettivo, evitando sensazionalismi e speculazioni.
  • Consapevolezza dell’impatto sociale: i media dovrebbero essere consapevoli dell’impatto che la loro copertura può avere sulla società e sulla psiche delle persone.
  • Collaborazione con le forze dell’ordine: la collaborazione tra media e forze dell’ordine è fondamentale per garantire che l’informazione sia diffusa in modo corretto e che non si intralcino le indagini.

È fondamentale che i giornalisti e le redazioni siano consapevoli della loro responsabilità e agiscano in modo etico, rispettando le vittime e informando correttamente il pubblico.

Nel caso di Rodney Alcala – morto per cause naturali in carcere il 24 luglio del 2021, a 77 anni – possiamo invece rilevare il ruolo di indifferenza mediatica che i mezzi della comunicazione di massa hanno assunto.

La sua presenza alla trasmissione tv The Dating Game gli hanno valso il soprannome di Dating Game Killer.

Viene da chiedersi come mai la reginetta di quella trasmissione in cui c’era il serial killer – che ha vinto l’appuntamento con lei – si sia accorta di trovarsi davanti a un “uomo strano”. Tant’è che ha rifiutato il viaggio premio con Rodney Alcala.

Da parte loro, i selettori dei concorrenti si sono ben guardati dall’approfondire le biografie di chi concorreva all’appuntamento galante con la reginetta della serata.

Questo aspetto viene ben rappresentato nel film thriller Woman of the hour sul serial killer Rodney Alcala. E lancia una precisa accusa a un modo superficiale di fare televisione e comunicazione di massa.

Maurizio Corte
Agenzia Corte&Media

Woman of the hour. Video recensione del film

La storia vera del serial killer Rodney Alcala

Rodney Alcala raccontato dal podcast Crime & Comedy

Trailer del documentario The Dating Game Killer (2017)