Recensione. Nella fiction manipolazioni, bugie e cose non dette come nel caso di Milena Sutter e Lorenzo Bozano.

“Io ti cercherò” è la fiction della Rai con Alessandro Gassmann e Maya Sansa, che ha debuttato su RaiUno lunedì 5 ottobre 2020.

E’ stato trasmesso in televisione ogni lunedì sera, con due puntate per serata, fino al 26 ottobre. Ci sono comunque le repliche su RaiPlay.

Questa la storia. Valerio è un ex-poliziotto che, dopo l’apparente suicidio del figlio Ettore, è costretto ad affrontare i fantasmi del suo passato.
 
Insieme a Sara, una collega commissario di Polizia ancora innamorata di lui, l’uomo decide di non arrendersi al dolore per la scomparsa del ragazzo; e di andare in fondo alla vicenda per scoprire qual è la verità.
 

La regia è di Gianluca Maria Tavarelli.  Gli interpreti sono Alessandro Gassmann, Maya Sansa, Andrea Sartoretti, Luigi Fedele, Zoe Tavarelli, Giordano De Plano, Fiorenza Pieri.

Vediamo più in dettaglio la vicenda al centro di “Io ti cercherò”, una produzione seriale per la televisione che ha l’ambizione di voler essere una fiction di livello internazionale.

Io ti cercherò - recensione fiction Rai - con Alessandro Gassmann - articolo Maurizio Corte - blog IlBiondino.org - Agenzia Corte&Media - 2

Le recensioni della fiction Rai “Io ti cercherò”

Ecco due interessanti recensioni della fiction a puntate “Io ti cercherò”:
Movieplayer osserva che “questa fiction si pone l’ambizioso obiettivo di portare il crime in prima serata su Rai 1, proponendo una storia complessa e avvincente. Pur riconoscendo l’ambizioso intento,on possiamo non notare una certa ritrosia nell’osare fino in fondo”:
https://movieplayer.it/articoli/io-ti-cerchero-recensione_23555/

TvBlogo fa notare che “Io ti cercherò unisce il dramma sociale al giallo; non manca di far emozionare con un amore apparentemente impossibile che trova forza nella tragedia”:
https://www.tvblog.it/post/io-ti-cerchero-fiction-recensione-trama


“Io ti cercherò”. La trama della fiction della Rai

Al centro della vicenda – messa in scena nella serie televisiva crime – c’è un padre ex poliziotto che indaga sulla morte del figlio, perché non crede che si sia tolto la vita, come sostiene la Polizia.

“È una storia”, spiega il protagonista, Alessandro Gassmann, “che mi ha colpito profondamente, perché sono padre di un ventenne e perché nella società l’ascolto reciproco si è molto ridotto”.

Il caso di Ettore (interpretato da Luigi Fedele), un giovane alternativo alle convenzioni, viene subito archiviato come suicidio, ma il padre Valerio (Gassmann) non ne è convinto.

È quasi sul punto di mollare, lasciarsi andare al dolore rintanandosi nella casa di Anzio, pieno di rabbia e sofferenza, quando Sara (interpretata da Maya Sansa), commissaria e suo ex amore, lo chiama.

Ha controllato le prove e non crede che il giovane si sia tolto la vita.

Troppe cose non tornano: chi ha visto il ragazzo gettarsi dal ponte? Perché tutti i testimoni hanno paura di parlare?

Anche Martina (interpretata da Zoe Tavarelli), compagna del giovane, conferma che non si sarebbe mai ucciso.

Per Valerio, considerato dagli ex colleghi poliziotti “un infame” decide di tornare a Roma per scoprire la verità.

Lo ospita Gianni (interpretato da Andrea Sartoretti), il fratello con cui non ha rapporti da anni, anche lui poliziotto. Le indagini possono partire.

 

L’analisi della fiction “Io ti cercherò”

Come sottolinea Alessandro Gassmann in un’intervistaRepubblicaTv, quella di RaiUno è una scelta insolita. Un giallo scomodo, per il riferimento a depistaggi e bugie nell’ambito della Polizia; e uno scavo nel rapporto fra generazioni.

Vi è poi un “eroe”, il protagonista Valerio, un padre alla ricerca della verità sul figlio, che è imperfetto. Un tipo di eroe, insomma, che sul primo canale della Rai non si vede mai.

Interessante, poi, l’ambientazione nella periferia romana.

Quei luoghi e quelle persone che non hanno quasi mai voce; e sono ancor meno rappresentati come meritano: come persone, appunto, con diritti, drammi, storie quotidiane; e come zone abbandonate a sé stesse.

L’inizio, con la voce fuoricampo del giovane Ettore, laureato che vive nella periferia in un appartamento tipico di chi è fuori degli schemi, è lento e per certi versi non azzeccato.

Come insegna Robert McKee, il cinema ha il compito di “far vedere”. Non di raccontare con una voce fuori campo, per giunta non proprio accattivante.

Poi, l’entrata in scena di Valerio – interpretato da un Alessandro Gassmann calato in modo impeccabile nella parte – cambia registro al film.

La vicenda assume, allora, i contorni e i contenuti di una storia vera, con persone di strada, con volti autentici e situazioni che possono accadere.

Questa è la parte più interessante del thriller, sul piano cinematografico: una narrazione che è frutto di finzione, di fantasia, ma che ha radici e pilastri ben piantati nella realtà. Nella vita quotidiana.

Il meccanismo narrativo funziona. I personaggi sono credibili e così i loro interpreti.

Le bugie dei piccoli poteri di polizia; i depistaggi; le omissioni; le minacce a chi non conta nulla nella società sono una realtà del mondo con cui facciamo tutti i giorni i conti.

In questo senso, il film “Io ti cercherò” merita di essere visto.

C’è lo spaccato di una Roma di periferia, dignitosa e complessa. C’è il dramma di un cittadino, con tanti difetti e forse qualche macchia di troppo, che cerca giustizia in un nido di serpi.

C’è la storia di un padre che ripercorre il rapporto con il figlio.

L’uso creativo dei flashback, a questo proposito, fa perdonare l’inizio raccontato del film dalla voce fuori campo; e mette in scena il passato in un modo originale.

Interessante e convincente anche la sottotrama rappresentata dalla storia d’amore che c’è stata – e che influenza la vicenda principale – fra la commissaria di Polizia, Sara, e il protagonista Valerio.

Stupisce un poco la canzone d’avvio della fiction, in lingua inglese. Segno, forse, di un respiro internazionale che questa serie filmica per la Tv vuole avere.

 

Bugie e manipolazioni come nel caso Sutter-Bozano

Cosa accomuna la vicenda (del 2020 a Roma) di Ettore, il giovane “suicidato”, e del padre Valerio, ex poliziotto coinvolto a suo tempo in qualcosa di losco, con il caso di Milena Sutter e Lorenzo Bozano, a Genova nel 1971?

Due sono i punti importanti di contatto:

  • la manipolazione dei fatti,
  • le bugie che coprono altre verità

Nella fiction della Rai, giorno, ora e modalità della morte del giovane Ettore sono fissati in modo arbitrario.

Tanto che basta un colloquio del padre Valerio con il medico legale per smentire la versione ufficiale data dalla Polizia.

Nel caso di Milena Sutter, la perizia medico-legale dei professori Franchini e Chiozza non ha fondamento scientifico: giorno, ora e causa della morte di Milena, 13 anni, sparita fuori della Scuola Svizzera il 6 maggio 1971, non sono veritieri.

Nel secondo appuntamento, con le due puntate di lunedì 12 ottobre, vi è un altro elemento di grande interesse: la prova che la perizia medico-legale, con cause e ora della morte del giovane figlio del protagonista, è stata scritta senza alcuna aderenza alla realtà sostanziale dei fatti.

Il corpo non è stato neppure esaminato come andava fatto, ma si è partiti da una tesi precostituita per confermarla, senza accertamenti scientifici.

Nel caso di Milena Sutter è accaduta la stessa cosa.

Già poche ore dopo il ritrovamento del corpo della giovane, nel mare di Genova il 20 maggio 1971, viene diramata la notizia – riportata il giorno dopo dal Secolo XIX e dagli altri quotidiani genovesi – che Milena Sutter è stata uccisa lo stesso giorno della sparizione.

Vengono fissate, in un lasso di tempo incompatibile con i risultati di una autopsia degna di questo nome, le cause e l’ora del decesso.

Il sospetto, credo legittimo, è che il pubblico ministero abbia concordato con i professori Franchini e Chiozza la versione da dare. E che poi non sia stata mai messa in discussione sul piano della legittimità scientifica.

Oltre il sospetto, un dato è comunque certo: la perizia medico-legale redatta dai professori Franchini e Chiozza non ha fondamento scientifico, secondo tutti i medici legali che ho ascoltato in merito.

Sia nel caso della fiction che nella storia vera del caso Sutter vi è stata una deliberata alterazione della verità.

Su quella alterazione, va ricordato, nel Caso Sutter si è condannato all’ergastolo Lorenzo Bozano.

Cold Case - Medicina Legale - Sequestro e omicidio Milena Sutter - 1971

A chi giova alterare la verità sostanziale dei fatti?

In entrambi i casi – nella vicenda della serie televisiva Io ti cercgerò e nel caso reale del Biondino della Spider Rossa (6 maggio 1971, Genova), alcune domande sono d’obbligo:

  • a chi giova l’alterazione della verità?
  • a chi giova la rinuncia alla scienza?
  • chi trae vantaggio dal mettere da parte ciò che davvero è accaduto?

Nella vicenda di Ettore, il giovane fatto passare per suicida, si copre una storia che non si voleva raccontare.

Nascoste oltre i veli dell’apparenza, celate fra torbidi interessi e tornaconti, forze si muovono dietro le quinte.

Sono quelle forze che manipolano i testimoni; e raccontano grandi balle.

Nel caso di Milena Sutter, l’alterazione della verità su giorno, ora e cause della morte della ragazzina conviene a chi vuole imporre una certa narrazione.

Come ci ricorda Simon Lindgren – nel libro Digital Media and Society – “media are tools for making sense of the world around us, and it would thus be fair to say that all media are social”.

I media sono quindi strumenti che danno un senso al mondo in cui viviamo. In questo senso i media sono strumenti sociali.

Nello stesso tempo, ci dice Lindgren, nessuno dei media è “sociale” in sé stesso. Almeno fino a quando alcune persone lo usano in modo sociale.

Cold Case Milena Sutter - Sequestro e omicidio - blog ilbiondino.org - Agenzia Corte&Media Verona

L’uso dei media per imporre una certa narrazione della vicenda di Milena Sutter svolge proprio una funzione sociale: quella di dare un significato alla storia narrata dagli inquirenti.

Si tratta di un significato – quello che i media hanno attribuito a quel caso di cronaca nera e giudiziaria – che ha segnato, in modo doloroso, Genova e l’Italia intera.

Proviamo a chiederci: che significato avrebbe assunto la vicenda di Milena se non fosse stato raccontato dai media che si trattava di un sequestro a scopo di estorcere denaro?

Che significati avrebbe assunto la morte della ragazzina di origini svizzere, se anziché un omicidio volontario premeditato il suo caso fosse stato considerato come “morte naturale” provocata da altro?

Ebbene, alla versione dell’omicidio premeditato di Milena Sutter non crede nessuno dei medici legali (almeno otto) che ho consultato.

Dare una risposta a questi ultimi interrogativi vuol dire squarciare il velo dei “significati attribuiti” con un certo fine sociale.

Vuol dire intravedere altri interessi, altri attori sul campo, un’altra visione di quanto è accaduto.

La stessa operazione possiamo farla con Lorenzo Bozano, condannato come rapitore e assassino di Milena Sutter.

Bozano viene rappresentato come un killer mosso da interessi economici – il riscatto per il sequestro. Di fatto, sotto la versione ufficiale, Bozano è sempre stato visto come un “deviato sessuale”.

Oggi sappiamo che il cosiddetto “biondino della spider rossa” non era un deviato sessuale, pur avendo assunto comportamenti censurabili.

Oggi sappiamo che la tesi del rapimento per fare soldi – come spiego nel libro Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media, scritto con Laura Baccaro – fa acqua da tutte le parti.

Caso Sutter - Bozano. Piano di rapimento per il sequestro di Milena Sutter - blog ilbiondino.org - Agenzia Corte&Media Verona

Da “Io ti cercherò”, la fiction della Rai, al Caso Sutter-Bozano il passo è breve. Così come per altri film e altre fiction che trattano di crimini e di procedimenti giudiziari.

La ragione è semplice. Come ho sempre pensato, il caso di Milena Sutter è emblematico in quanto racchiude il tema di fondo di molti eventi criminali; e di molte storie giudiziarie.

Oltre il velo dell’apparenza vi è la verità sostanziale dei fatti che non sempre – dalle forze di polizia piuttosto che dai giudici – vi è la volontà di accertare.

Come mi scrisse, un anno e mezzo fa, un giudice del caso di Milena Sutter: “Voi avete lavorato alla verità storica, noi alla verità giudiziaria”.

Il problema è che – anche in “Io ti cercherò”, con protagonista Alessandro Gassmann – la verità storica talvolta interessa davvero poco a chi è tenuto a garantire la sicurezza dei cittadini; e l’imparzialità del giudizio penale.

Maurizio Corte
www.corte.media

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