Richard Ramirez, a metà anni ’80, negli Usa ha violentato, rapito e ucciso. Una serie tv Netflix racconta il caso.
I serial killer fanno una certa impressione. Non è mai piaciuto occuparmi di loro, perché temo sempre di trovarci il lato peggiore di un essere umano.
Non penso affatto c’entri il “diavolo”. Perché non credo all’esistenza del diavolo. Trovo anzi che credere al diavolo significhi ridurre l’onnipotenza di Dio e quindi, per chi crede, sminuirlo.
Credo invece, come sosteneva il filosofo cattolico Jacques Maritain, che Dio sia onnipotente e fonte di bene e senza possibilità di essere limitato dal male. L’unico problema è che alcuni esseri umani operano un tentativo di “nientificazione” dell’opera divina.
La responsabilità del male, quindi, è tutta umana. Nulla di diabolico; così come non vi è nulla di magico in un temporale, una bomba d’acqua o un terremoto. O nell’eruzione di un vulcano.
I serial killer non hanno nulla di disumano. Sono frutto di una certa combinazione di elementi naturali, la propria individualità e fisicità, e di elementi sociali che merita di essere studiata.
Buttarla sul “diabolico”, anche con Richard Ramirez, vuol dire sottovalutare il problema. Ed evitare un tentativo di comprensione e di soluzione.
THE NIGHT STALKER. CACCIA AL UN SERIAL KILLER. IL DOCU-FILM
Night Stalker. Caccia a un serial killer racconta il lavoro degli investigatori – Gil Carrillo e Frank Salerno – per individuare e arrestare Ramirez.
Di qui la cronaca puntare e documentata di una dozzina di uccisioni e reati di vario genere (molestie su minori, stupri, furti, aggressioni) compiuti a Los Angeles, con un caso anche a San Francisco, dal marzo all’agosto del 1985.
I delitti scoperti è probabile siano solo la punta dell’iceberg. Il serial killer, di origini messicane, nato in Texas ma che viveva in California, può aver ucciso e violentato decine di persone senza che lo si sia scoperto.
Nella serie televisiva, in quattro episodi, oltre ai due ex-detective, giornalisti, sopravvissuti, testimoni e famigliari delle vittime ricordano in dettaglio dettaglio tutti i delitti.
Da parte loro, gli ex-investigatori Carrillo e Salerno accompagnano il pubblico lungo il percorso che ha portato all’arresto di Richard Ramirez. Il telefilm online di tipo documentaristico, quindi, guarda al caso dal punto di vista dei due detective.
Carrillo, di origini messicane, e Salerno, di origini italiane, raccontano anche qualcosa del loro privato. La vita di sacrifici che facevano; il curriculum d’onore di Salerno che aveva già catturato un serial killer in precedente.
The Night Stalker è insomma, come l’ha definito qualcuno, è un dramma storico, un romanzo e una biografia criminale,.
Sono le narrazioni e i pensieri, i sentimenti e i dettagli di Gil Carrillo e Frank Salerno, chiamati i “Bulldog”, a ritmare la durissima, asfissiante e incerta caccia all’uomo.
Tutto parte dal primo omicidio, si snoda con il collegamento a un caso successivo; e con la scoperta che vi è un serial killer.
Tutto si conclude con l’arresto del serial killer, il processo e la condanna, nel 1989, alla pena capitale. Una pena mai eseguita, dato che Ramirez muore prima.
The Night Stalker, la recensione della serie tv
Sulla serie televisiva americana The Night Stalker, diretta dal regista Tiller Russel, il magazine Mashable, nell’edizione italiana, scrive: “Tra filmati d’archivio della Los Angeles dell’era Reagan e immagini di scene del crimine molto raccapriccianti, Night Stalker offre una comprensione di ciò che ha reso il famigerato home intruder così accattivante per il pubblico allora; riflettendo contemporaneamente su quanto ancora oggi non sappiamo di assassini come Ramirez“.
Il magazine online Cinematographe scrive che la serie televisiva di Netflix racconta “ripercorre l’intera vicenda, compresa la fase processuale, attraverso un chirurgico lavoro di scrittura svolto a tavolino che consente alla serie di prendere forma, sostanza e una struttura ben definita, simile per dinamiche a quella di un’indagine a tutto campo”.
Prosegue la recensione: “Lo fa con un approccio investigativo, quello che dalla ricerca delle prove porta direttamente all’identikit del killer, un passo blando che lascia spazio a sporadiche accelerazioni ritmiche”.
Vi è poi, rileva Cinematographe, “una catena di interviste ben intrecciate, delle sequenze di fiction (…); con tanto di ricostruzioni dettagliate delle scene del crimine, un sapiente utilizzo dei materiali d’archivio e un pregevole sound design”.
Ricardo “Richard” Ramirez, il serial killer della notte
Secondo il magazine Movieplayer, la serie tv Night Stalker. Caccia a un serial killer “riesce a raccontare questo terribile caso in maniera senza dubbio completa, ma in alcuni momenti fallisce nel dare il giusto peso a determinate tematiche o a raccontare certe situazioni con il giusto tono”.
Prosegue la recensione: “La colpa è da attribuire a una regia che, tramite certe scelte di montaggio e ad alcune ricostruzioni che sembrano particolarmente fuori posto, pare più intenzionata a trasmettere la sensazionalità del caso trascurando la giusta obiettività e realismo“.
Vi è poi la recensione, con un’attenta analisi, su questo blog, di Gaia Corradino
Richard Ramirez, storia di un assassino seriale
L’assassino seriale Ricardo “Richard” Ramirez è nato a El Paso (Stato del Texas) il 28 febbraio del 1960. Il suo nome vero e completo è Ricardo Leyva Muñoz Ramírez.
Ramirez è morto nel carcere di San Quintino (California), dopo la condanna alla pena capitale, 7 giugno 2013 per un’insufficienza epatica.
I media l’hanno chiamato The Night Stalker, il cacciatore della notte, per la sua abitudine di rapire, violentare e uccidere con il favore delle tenebre.
Ha ammazzato almeno 13 persone dal 17 marzo del 1985 al del 31 agosto 1985, quando è stato arrestato dalla polizia.
A seguito di un processo con alcuni colpi di scena – fra cui l’omicidio di una giurata, non legato comunque a Ramirez – è stato condannato nel 1989 alla camera a gas per 41 crimini, tra cui 13 omicidi.
La sua esecuzione doveva avvenire tramite gas letale nell’estate del 2006, ma la Corte Suprema nel 2007 ha accolto l’ultimo appello di Ramirez, facendo slittare l’esecuzione in data da designarsi, esecuzione mai avvenuta vista la prematura morte del seria killer.
Durante la detenzione, Ramirez ha trascorso gli anni in prigione dipingendo quadri molto richiesti.
Richard Ramirez era il quinto dei cinque figli di Julian e Mercedes Ramirez ebbero cinque figli. La madre era di religione cattolica; e il padre Julian un ex poliziotto divenuto poi operaio, convinto assertore delle pene corporee come metodo educativo.
Ramirez potrebbe essere stato influenzato nella scelta di uccidere da suo cugino, Mike, un veterano della Guerra del Vietnam che spesso si vantava con lui di aver ucciso e torturato decine di nemici, mostrandogli anche alcune foto Polaroid delle vittime.
Le immagini ritraevano teste decapitate di donne vietnamite, con le quali in altre foto il cugino Mike praticava sesso orale. Ramirez, all’età di 13 anni,. era poi presente la notte in cui il cugino Mike sparò alla moglie, uccidendola.
Nella serie televisiva di Netflix, Night Stalker, sono raccontate le azioni criminali di Richard Ramirez, così come sono avvenute in ordine cronologico.
L’INIZIO DEGLI OMICIDI SERIALI
L’inizio dell’attività omicida del serial killer è fissata al 17 marzo 1985, quando Ramirez sparò ad Angela Barrios, 22 anni, da fuori dalla sua abitazione, prima di entrare nella casa della giovane donna. Dentro, l’assassino trovò Dayle Okazaki, 34 anni, che Ramirez uccise immediatamente.
La Barrios invece sopravvisse. Il proiettile sparato da Ramirez era rimbalzato sopra le chiavi di casa, che la ragazza aveva istintivamente portato al petto per proteggersi dal colpo.
Passata un’ora dall’omicidio di Dayle Okazaki, Ramirez colpì ancora al Monterey Park. Sulla scena del delitto fu ritrovato un berretto da baseball con il logo degli AC/DC, gruppo musicale rock australiana formatasi nel 1973.
Ramirez assalì Tsai-Lian Yu, 30 anni, trascinandola fuori dalla sua auto e sparandole due colpi di arma da fuoco prima di fuggire. La ragazza venne ritrovata ancora in vita da un poliziotto, ma spirò poco prima dell’arrivo dell’ambulanza.
I due omicidi ebbero una grossa risonanza nei media locali, scatenando il panico tra i residenti delle zone colpite.
Seguirono poi ancora omicidi, stupri, furti di auto, violenze e rapimenti fino alla scoperta dell’identità del serial killer delle notti di Los Angeles.
FINE AGOSTO 1985: LA CATTURA
La svolta nella catena di omicidi e violenze arriva il 24 agosto 1985. Ramirez si sposta dal sud di Los Angeles a Mission Viejo: irrompe nell’appartamento di Bill Carns, 29 anni, e dalla fidanzata, Inez Erickson, 27. Spara in testa a Carns e violenta Erickson.
Il serial killer costringe la giovane a inneggiare a Satana e poco dopo, la forza ad un rapporto orale. Poi la lega e se ne va. Inez Erickson riesce a strisciare fino alla finestra e a scorgere l’auto di Ramirez, una Toyota station wagon di colore arancio.
È stata poi in grado di dare una descrizione dettagliata dell’assassino seriale alla polizia. Un adolescente identifica l’auto della quale aveva sentito parlare a un notizia; e trascrive la targa del veicolo.
L’auto è stata rubata e viene trovata il 28 agosto. Gli investigatori riescono a trovare le impronte digitali del serial killer sul finestrino di una portiera dell’auto. Ma non sanno con chi compararle.
Poco tempo dopo, la telefonata di una donna mette la polizia sulle tracce di un giovane che potrebbe essere The Night Stalker. Seguendo il filo delle conoscenze, quel giovane – che è risultato aver avuto una pistola dello stesso calibro di alcuni omicidi – assume un’identità: Richard Ramirez, originario di El Paso (Texas).
Le impronte corrispondono a Richard Muñoz Ramirez, che era già stato schedato dalla polizia. Il giovane era presentato, nel file giudiziario, come un 25enne ispanico con una serie di precedenti di non grave entità, peraltro.
Due giorni dopo, la sua foto segnaletica viene mostrata dai media della California. Ramirez viene riconosciuto per strada, circondato e rischia il linciaggio da una folla di passanti a East Los Angeles mentre sta cercando di scappare.
IL PROCESSO A RICARDO “RICHARD” RAMIREZ
L’udienza preliminare comincia il 22 luglio 1988 e si conclude il 20 settembre 1989. Ramirez è giudicato colpevole di 13 omicidi, cinque tentati omicidi, 11 violenze sessuali e 14 furti con scasso.
Non gli vengono contestati gli abusi sui minori, per evitare di esporre i bambini abusati allo stress del processo davanti al serial killer. Il procuratore distrettuale chiede la pena di morte: uccisione in una camera a gas.
Al processo, il 7 novembre 1989, Ricardo “Richard” Ramirez viene condannato a 19 pene di morte. Una per ogni omicidio.
Il processo a Richard Ramirez viene considerato uno dei più lunghi e complessi procedimenti giudiziari della storia americana. Sono stati oltre cento i testimoni chiamati a deporre in dibattimento.
LETTERE D’AMORE DELLE FAN ALL’OMICIDA
Durante il processo, il serial killer Richard Ramirez aveva parecchie fan che gli scrivevano appassionate lettere d’amore in carcere.
Una giornalista freelance Doreen Lioy, dal 1985 gli scrisse oltre settanta lettere. Nel 1988 Richard Ramirez le propose di sposarlo, e il 3 ottobre 1996, la coppia si sposò nel carcere di San Quintino.
La giornalista Lioy ha più volte affermato che si sarebbe uccisa il giorno in cui Ramirez fosse stato ammazzato con la camera a gas, come da sentenza giudiziaria.
Il serial killer è però deceduto prima, nel giugno del 2013, a 53 anni, a causa di una malattia al fegato.
Chi sono i serial killer e perché uccidono
Laura Baccaro, criminologa e psicologa giuridica, che collabora al magazine Il Biondino della Spider Rossa, in un articolo spiega chi sono i serial killer e da cosa è determinata (secondo gli studi) la loro propensione all’uccidere a ripetizione:
Cos’è un Serial Killer
Ricardo “Richard” Ramirez è stato soprannominato, dai media di Los Angeles, The Night Stalker. Cos’è lo stalking, chi sono gli stalker, come si riconoscono e come agiscono?
La criminologa Laura Baccaro parla di stalking in un articolo che appartiene alla sezione di Psicologia Investigativa di questo magazine:
Stalking: di cosa si tratta e come individuarlo
L’analisi della serie televisiva The Night Stalker
La serie tv The Night Stalker. Caccia a un serial killer di Netflix ha il rigore del documentario:
- videoriprese dell’epoca dei delitti,
- foto dei casi indagati,
- contesto di Los Angeles in cui tutto avviene,
- testimonianze di oggi di detective, vittime e testimoni
L’uso della macchina da presa, la messinscena, la fotografia e le ricostruzioni in studio di qualche scena della vicenda criminale, le musiche sono degne della migliore tradizione cinematografica thriller.
Non abbiamo il ritmo incalzante e nervoso dell’inchiesta giornalistica. Non abbiamo neppure certo storytelling da fumettone di altre docu-serie che scimmiottano la fiction.
Accanto al doppiaggio, con voce originale in sottofondo, di molte parti, vi sono testimonianze in lingua inglese con sottotitoli in italiano.
NARRAZIONE E FIGURA DEL KILLER SERIALE
Come ha rilevato qualche critico specializzato, in scena vi è un’eccessiva presenza dei due investigatori del tempo.
Anziché tematizzare la vicenda e la figura del serial killer (e poi della persona Ramirez), anziché raccontarci i loro metodi investigativi, ci mettono davanti i soli dati dei casi di omicidio e violenza.
Tant’è che ti viene da chiederti: cari detective, quanto la vostra abilità, oltre al sacrificio, ha contribuito alla cattura? Dato che Gil e Salerno sono onnipresenti, quanto ha pesato la loro professionalità nella soluzione del caso?
Abbiamo i due investigatori che parlano, ma se togliamo una qualche battuta al processo, non abbiamo la testimonianza del serial killer.
Tant’è che dopo il “che cosa è accaduto”, “quando è accaduto”, “come è accaduto” e chi ha coinvolto, ti viene da porti una serie di altre domande:
- chi uomo è quel serial killer? chi è Ricardo “Richard” Ramirez?
- perché un bel ragazzo di origini ispaniche, figlio di una coppia normalissima con figli, è diventato un assassino seriale?
- perché è così diverso, negli schemi mutevoli, dagli altri famosi serial killer?
- perché ha fatto riferimenti satanici, nel compiere i delitti: solo manie sue oppure c’è dell’altro?
- come mai il serial killer ha conquistato, durante il processo, il favore di tante donne giovani e avvenenti?
A questo link è disponibile il video di un’altra intervista al serial killer Richard Ramirez che non è stato possibile inserire nel sito per un blocco messo dall’autore.
Ho messo i video delle interviste per aiutarci a capire come parla, cosa dice e chi è la “persona Richard Ramirez”. Non certo per dargli visibilità.
Se lo teniamo lontano, Ramirez, come facciamo a comprendere il senso dei suoi delitti? Come possiamo interrogarci su come prevenire figure criminali di quel genere?
Cosa non ci dice la serie tv The Night Stalker su Netflix
Vi sono alcune lacune, che non sappiamo se saranno colmate – o comunque contemperate – da una seconda stagione di The Night Stalker.
La prima, a cui ho accennato, è la presenza eccessiva dei due detective. Il tutto senza avere notizia e consapevolezza del loro metodo di indagine.
Come per la serie tv, sempre su Netflix, Crime Stories: India Detective, il punto di vista sul caso è uno solo: quello della polizia.
E il procuratore distrettuale che ha gestito la parte giudiziaria del caso? E i medici legali, gli psichiatri e i criminologi che si sono interessati al caso? E gli studiosi dei serial killer?
Possibile che non sentissero, gli autori, la necessità di raccontarti chi era Ramirez e perché è diventato un serial killer così sanguinario e così atipico, nel suo modo di agire?
Il problema di quando parla la polizia, è che abbiamo una sola fonte di narrazione. E abbiamo la voce di chi – specie in casi complessi come quello del Night Stalker – non ha le competenze per capire; e ancor meno per spiegare.
Tant’è che nessuno dei due apprezzati detective che hanno fatto arrestare Ramirez ci ha capito qualcosa. Assurdo, no?
LA DOMANDA MANCATA SUL PERCHÉ
Nel telefilm online su Ramirez non vi sono le domande – almeno quelle – sulle ragioni della sua scelta a commettere omicidi e violenze.
Si fa riferimento a sue presunte appartenenze sataniche. A quel suo sguardo inquietante di una persona che si fa diavolo. Al segno – molto simile a quello dei terroristi della Brigate Rosse italiane, peraltro – che Ramirez lascia in giro e che sarebbe di tipo satanico.
Parlare di Satana, in un caso serio come questo, vuol dire decidere di non dare una risposta. Ma soprattutto di non accettare di porre le domande giuste: perché ha ucciso? perché ha agito in quel modo? come si può prevenire.
Fare riferimenti, qui e là accennati a Satana, è come addebitare la pandemia o le alluvioni al fatto che noi umani siamo molto cattivi (quindi in direzione satanica, più che divina). Il che è poco serio.
LA PERSONA RICARDO (“RICHARD”) DIMENTICATA
Non è certo il caso di dare visibilità a un serial killer. Tanto meno a una figura, che ha conquistato un certo numero di fan tra le donne, come Richard Ramirez.
Ridurre il ritratto di Ramirez a 58 secondi di fotografie di lui da bambino e da ragazzo, nella quarta puntata, in una serie tv che dura in tutto quasi 230 minuti è alquanto deludente.
Certo, scavare nel suo passato e nella sua psicologia avrebbe portato forse in direzioni scomode.
Bisognava farlo ascoltando un criminologo, un esperto di serial killer, uno psicologo specializzato, uno psichiatra studioso di questi casi.
Lo scavo avrebbe portato a scandagliare una serie di angoli bui e inquietanti della società americana:
- il contesto familiare, con il padre ex poliziotto e poi operaio;
- il contesto familiare, con il padre che legava il figlio Ricardo “Richard” e lo picchiava;
- lo zio reduce dal Vietnam con un passato di violenze contro le donne vietnamite simili a quelle perpetrate da Ricardo;
- lo zio che uccide la moglie davanti a Ricardo adolescente;
- lo zio che mostra le foto delle sue violenze in Vietnam al nipote adolescente;
- le relazioni sociali di Ricardo;
- il contesto urbano e la comunità in cui il Ricardo è cresciuto
- il passaggio da “Ricardo” a “Richard” Ramirez
Le domande in queste direzioni avrebbero avuto risposte utili a capire perché il bambino Ricardo è diventato il serial killer sanguinario, violento, inquietante “Richard” Ramirez?
Non lo sappiamo. Ma certo, avremmo avuto motivi di riflessione su cosa fare per prevenire – là dove possibile – la creazione di autori di stragi sanguinarie.
Basta confrontare la foto qui sopra di Richard Ramirez con quella della copertina, per capire come sia possibile presentare la stessa persona con uno sguardo quasi dolce; e con un sguardo “assassino” o fintamente “satanico”.
LO SGUARDO FRAINTESO
A proposito di sguardi e di sguardi fraintesi, se conosci il cantautore Luigi Tenco – morto a Sanremo il 27 gennaio 1967 in un caso fatto passare per “suicidio” – hai presente il suo sguardo cupo, scuro, intensissimo.
Uno sguardo che fa pensare a una persona problematica. Depressa. E assai seduttiva per l’intensità e la possibile disperazione che potremmo leggervi.
Quello sguardo, ha rivelato un suo biografo, era invece dovuto a una disfunzione della tiroide. Sapendo di avere uno sguardo seduttivo dovuto al suo fisico, Tenco – conosciuto dagli amici come burlone e seduttore – ci giocava per affascinare le donne.
RAMIREZ, SATANA E GLI INVESTIGATORI IGNORANTI
Nella serie televisiva Night Stalker. Caccia a un serial killer, l’investigatore di origini messicane, Gil Carrillo, persona certo competente, combattente in Vietnam, già studente di College, fa una serie di affermazioni che sconcertano.
Nel corso dei quattro episodi su Netflix, Carrillo prima ci dice che è cattolico e che tiene alla famiglia. Poi fa riferimenti a Satana, mettendo la figura di Richard Ramirez quindi in relazione con il diavolo.
Alla fine della serie tv, il regista Tiller Russell fa un’operazione comunicativa che lascia sconcertati. E che trovo assai pericolosa e disonesta, perché non aiuta a capire i serial killer e instilla solo paura e irrazionalità e false credenze.
Inquadra una foto di Richard Ramirez, che digrigna i denti minati e decimati dalla serie di carie, poi riprende i due detective del caso – Carrillo e Salerno – insieme in auto.
La voce fuori campo dell‘ex detective Frank Salerno si chiede: “Cosa porta una persona a fare ciò che fa?… Non lo sappiamo davvero… E io non lo so”.
Come può del resto saperlo, l’ex poliziotto Salerno, se non ha le competenze scientifiche per porre tali domande e dare le risposte?
Da parte sua, Gil Carrillo, sempre con voce vuoi campo, afferma: “Esiste il diavolo. Esiste il male e io prego ogni sera”.
Come può, l’ex detective, affermare l’esistenza del diavolo? Ne ha notizia? Ha prove oltre ogni ragionevole dubbio? Il male di certo esiste. Ma non è una prova dell’esistenza di Satana.
È positivo il fatto che ogni sera Carrillo, come dice nella serie tv The Night Stalker, preghi per le vittime e anche per Richard Ramirez. Ma non è il caso che metta la sua incompetenza in materia teologica, e di filosofia morale, in affermazioni che il pubblico rischia di bersi come acqua fresca avvelenata.
Questo tipo di informazione contribuisce alla paura e alla sovrastima del pericolo e dei rischi di essere uccisi che i media alimentano.
L’ex detective Gil Carrillo, di origini messicane
PREVENIRE I DELITTI: COSTI UMANI E SOCIALI
Lasciando perdere le fantasie sataniche e andando al tema della prevenzione dei delitti, ti voglio qui proporre un intervento – reso in una Ted Conference – dell‘avvocato, David R. Dow, di un giovane condannato a morte e poi ucciso sulla sedia elettrica, in Texas, lo stesso Stato in cui è nato The Night Stalker.
L’avvocato – esperto nel difendere i condannati alla pena di morte negli Usa – spiega come utile, produttivo ed economico investire in servizi sociali di prevenzione del disagio.
Sulla base della storia del suo cliente, il legale dimostra come sia anti-economico lasciare che sboccino fiori avvelenati – assassini, serial killer, stupratori – i quali cagionano non solo lutti e dolore, ma anche costi astronomici alla società. Cioè a tutti noi.
La serie televisiva di Netflix, The Night Stalker, un docu-film in quattro episodi di circa 50 minuti ciascuno, racconta così- con i pregi e i limiti che ho tracciato – i delitti, la cattura e il processo a uno dei più pericolosi serial killer della storia giudiziaria americana, Ricardo “Richard” Ramirez.
Sulla figura dei serial killer puoi leggere l’articolo della criminologa Laura Baccaro
Sulla serie tv The Night Stalker proposta da Netflix puoi leggere anche l’analisi di Gaia Corradino
The Night Stalker merita di essere visto anche da chi, come me, non ama le storie di serial killer? La risposta è di certo positiva. E spero che queste riflessioni possano esserti state di aiuto.
Maurizio Corte
corte.media
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Giornalista professionista, scrittore e media analyst. Insegna Giornalismo Interculturale e Multimedialità all’Università degli Studi di Verona. Dirige l’agenzia d’informazioni e consulenza Corte&Media. Contatto Linkedin. Sito web Corte&Media. Email: direttore@ilbiondino.org