La criminologa: “È lui l’assassino della ragazzina di Brembate”. Un testo da leggere comunque la si pensi.

“Massimo Giuseppe Bossetti ha ucciso Yara Gambirasio”. Roberta Bruzzone, psicologa e criminologa, è lapidaria alla pagina 183 del suo libro Yara. Autopsia di un’indagine, edito da Mursia.

Il libro è stato scritto con la giornalista investigativa Laura Marinaro. Un lavoro che unisce approccio criminologico, psicologico e giornalistico.

L’obiettivo è chiaro: demolire tutte le argomentazioni, le posizioni e le proteste di innocenza a favore del “muratore di Mapello”.

Il libro, quasi 200 pagine ricche di dati scientifici e logica ferrea, dichiara il proprio obiettivo già dalla dedica: “A Yara, per amore di giustizia e verità”.

La dedica è un impegno e una bandiera. Sappiamo che la verità giudiziaria non sempre è verità storica e verità scientifica. Né può sempre pretendere di esserlo.

Siamo di fronte a un libro di criminologia a tutti gli effetti. Non solo a una mera ricostruzione del caso.

Puoi trovare il libro nella tua libreria di fiducia oppure ordinarlo su Amazon.

UN’INCHIESTA A TUTTO TONDO SUL CASO DI BREMBATE

Di qui l’impegno di Roberta Bruzzone, incalzata dalle domande in corsivo che le pone la giornalista Marinaro, a ripercorrere la vicenda di Yara Gambirasio, prima. E quella di Massimo Giuseppe Bossetti, poi.

Massimo Bossetti, lo ricordiamo, è stato condannato, nel 2018, in via definitiva, all’ergastolo per aver ucciso Yara Gambirasio il 26 novembre del 2010. E per averlo fatto nel peggiore dei modi: lasciandola morire di stenti sul terreno freddo e umido di un campo a Chignolo d’Isola.

Omicidio Yara Gambirasio - Massimo Giuseppe Bossetti - magazine ilbiondino.org - ProsMedia - Agenzia Corte&Media
Yara Gambirasio, a sinistra, e Massimo Giuseppe Bossetti

LE DOMANDE SUL MOVENTE

Per quale motivo Bossetti avrebbe fatto salire Yara, appena uscita dalla palestra dove faceva ginnastica ritmica, sul suo furgone? E perché l’avrebbe uccisa? Il movente, ci risponde la dottoressa Bruzzone, è sessuale.

Verità storica su Yara Gambirasio. Profilo criminologico di Massimo Bossetti. Analisi scientifica del caso. Questi i grandi temi trattati dal libro di Bruzzone e Marinaro.

ATTACCO DIRETTO AGLI “INNOCENTISTI”

La criminologa Roberta Bruzzone, tuttavia, non si ferma qui. Il suo libro vuole essere, senza peli sulla lingua, anche una risposta diretta agli innocentisti (e sono molti) e alla comunicazione della difesa del “muratore di Mapello”, come è stato soprannominato Bossetti.

A quanto pare – se ci basiamo sul libro della dottoressa Bruzzone – non sono bastate due serie televisive e un film per fare chiarezza sulla verità e la giustizia per Yara. E sul mettere in fuorigioco le posizioni di chi, legale dell’uomo condannato o solidale con Bossetti, considera il muratore di Mapello un uomo innocente.

Il libro Yara. Autopsia di un’indagine merita di essere letto soprattutto dagli “innocentisti”. Perché l’esercizio del pensiero critico – che sta alla base di questo mio blog – è essenziale in una comunità che voglia dirsi civile e democratica.

Uno può restare sulle sue posizioni. Ma non per partito preso. Per tifoseria. O addirittura negando l’evidenza scientifica.

Yara. Autopsia di un'indagine - Roberta Bruzzone - Laura Marinaro - Caso Yara Gambirasio

LA RISPOSTA AI DUBBI DEGLI “INDECISI”

Da parte mia, ho voluto esprimere in una serie di articoli miei e di Laura Baccaro (criminologa e psicologa giuridica) e miei, tutte le perplessità che sono emerse sulla vicenda. 

Il libro di Roberta Bruzzone e Laura Marinaro dà risposta a molti dubbi che pure io, da semplice lettore, avevo. Ed è un eccellente contributo al dibattito – sacrosanto in una democrazia – che viene portato avanti anche fuori delle aule dei tribunali.

Yara, la ragazzina senza ombre nella vita

Capire la vittima, ci insegnano gli esperti di vittimologia e di criminal profiling, è fondamentale per tracciare il profilo dell’offender. E per puntare a risolvere un caso criminale.

Ebbene, Yara Gambirasio, 13 anni, era una ragazzina senza alcuna ombra. “Un angelo” viene definita nel libro. Di sicuro una figura generosa, amante dello sport, che viveva in serenità gli anni che della prima adolescenza.

“UNA VITTIMA DAVVERO INNOCENTE”

“Nessuno mai ha smentito questa immagine di vittima davvero innocente della piccola di Brembate. Tantomeno nessuna ombra è stata gettata sui suoi rapporti con le insegnanti di ritmica o con le compagne”, scrive Roberta Bruzzone nel fare chiarezza su Yara Gambirasio.

“La difesa, a questo proposito, ha fatto di tutto per gettare delle ombre su quell’ambiente, adombrando la tesi dell’omicidio commesso dalle ‘bulle’. Ma mai nessuna evidenza scientifica ha portato ad avvalorare una tesi diversa da quella sostenuta dall’accusa e poi confermata dalla verità processuale fino alla Cassazione”, sottolineano la dottoressa Bruzzone e la giornalista Marinaro nel loro libro.

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Gli innocentisti e la difesa di Bossetti

In più parti, il libro di Bruzzone e Marinaro tocca il fronte degli innocentisti. E va diritto al punto sugli avvocati di Massimo Bossetti, a cominciare da Claudio Salvagni.

Chi sono, innanzi tutto, i “fan innocentisti” di Bossetti?

“La maggior parte di questi soggetti risulta avere un basso livello di scolarizzazione, un’età tra i 30 e i 60 anni di età, mostrano una conoscenza precaria della grammatica italiana, buona parte svolge lavori di bassa manovalanza o è disoccupato”, evidenzia il libro di Bruzzone e Marinano.

“Si tratta di soggetti facilmente manipolabili perché usano i social principalmente per veicolare le loro emozioni negative e cercare consenso”, sottolinea la criminologa Bruzzone.

“La maggior parte di loro si è identificata con l’imputato e ne ha sostenuto l’innocenza senza avere la benché minima idea di ciò che fosse contenuto nel fascicolo a suo carico e senza possedere la benché minima conoscenza o competenza in ambito scientifico-forense”, osserva la dottoressa Bruzzone.

Poi il libro parte lancia in resta contro i fan innocentisti: “Si tratta di un branco decisamente sgangherato che ha individuato senza ombra di dubbio in Claudio Salvagni, uno dei legali di Bossetti, il suo leader indiscusso“.

“Proprio l’atteggiamento (dentro e fuori dall’aula) della difesa di Bossetti merita un’attenzione speciale”, osservano Bruzzone e Marinaro.

“Del resto, dalla lettura delle varie sentenze che hanno portato alla condanna dell’imputato, oltre alla montagna di prove che sono emerse contro Bossetti, emerge in maniera evidente anche la durezza con cui i giudici commentano l’operato della difesa durante le varie fasi del procedimento”, prosegue il libro.

Yara Gambirasio - Claudio Salvagni - avvocato di Massimo Bossetti
L’avvocato Claudio Salvagni, legale di Massimo Giuseppe Bossetti

LA DIFESA LEGALE DI MASSIMO BOSSETTI

Dottoressa Bruzzone, in cosa ha sbagliato la difesa di Bossetti? chiede alla criminologa la giornalista investigativa Laura Marinaro.

“A mio avviso la difesa di Bossetti ha commesso una serie di errori piuttosto rilevanti, a cominciare dalla ostinata determinazione mostrata nel voler demolire (senza mai riuscirci) quella che possiamo certamente considerare la prova regina a carico di Massimo Giuseppe Bossetti“, risponde la criminologa.

La prova regina, sottolinea la dottoressa Bruzzone, è “il suo profilo genetico repertato sugli indumenti intimi della vittima. I giudici di tutti e tre i gradi di giudizio hanno severamente censurato a più riprese le scelte difensive messe in atto dai legali di Bossetti”.

“Un episodio in particolare torna alla mente con la medesima vividezza della giacca di tweed rossa indossata da uno dei difensori di Bossetti, l’avvocato Salvagni, che, megafono alla mano, si rivolgeva ad una sorta di armata Brancaleone di innocentisti irriducibili, tanto sgangherata quanto rumorosa, nella pubblica piazza per sostenere le sue ragioni”, viene sottolineato nel libro Yara. Autopsia di un’indagine.

La criminologa Roberta Bruzzone, citando immagini e dichiarazioni, va poi all’attacco dell’avvocato Claudio Salvagni. E mette in discussione la stessa strategia comunicativa del legale di Bossetti, a suo dire inefficace e controproducente.

Una diversa comunicazione della difesa – mi viene da pensare nel leggere il libro – avrebbe evitato l’ergastolo a Massimo Bossetti? La domanda è inquietante e il libro la pone senza sconti. 

Bossetti, colpevole oltre ogni ragionevole dubbio

“Massimo Giuseppe Bossetti ha ucciso Yara Gambirasio”. La dichiarazione contenuta nel libro di Bruzzone e Marinaro è lapidaria.

“Ce lo confermano anche i Supremi Giudici con una precisione davvero straordinaria. Nelle 155 pagine gli Ermellini supremi hanno demolito sul piano sostanziale, senza mezzi termini, una dopo l’altra, tutte le «doglianze» difensive, a cominciare dalla tanto sbandierata mancata perizia genetica”, sottolineano le autrici.

Sulla prova regina del Dna – e sulle contestazioni avanzate dall’avvocato Salvagni – libro di Bruzzone e Marinaro ribatte colpo su colpo. 

Viene, in sostanza, difesa e argomentata la scientificità e la fondatezza delle conclusioni a cui sono giunti gli analisti che hanno lavorato e individuato il Dna di “Ignoto 1”. Collegandolo, poi, a Massimo Bossetti.

Ignoto 1 - Yara Gambirasio - docu.-serie BBC - blog IlBiondino.org --

Le provette e i reperti

Sulla battaglia della difesa di Massimo Bossetti, con le affermazioni dell’avvocato Salvagni in merito alla conservazione e al presunto danneggiamento delle tracce di Dna, il libro di Bruzzone e Marinaro si sofferma nella parte finale.

“Il 26 novembre 2020, i difensori di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, chiedono di poter analizzare reperti e campioni“, scrivono Bruzzone e Marinaro.

Inizia il loro peregrinare tra Bergamo e la Cassazione, anche per visionare lo stato di conservazione del Dna. Hanno ricevuto sette no.

Osserva il libro di Bruzzone e Marinaro nelle ultime pagine: “Il procuratore Antonio Chiappani pone la domanda conoscendo già la risposta: ‘Mi chiedo quale norma imponga il mantenimento dei reperti di indagine all’infinito, dopo il passaggio in giudicato di una sentenza’”.

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Il ruolo dei media

Nel libro Yara. Autopsia di un’indagine, le autrici Roberta Bruzzone, criminologa, e Laura Marinaro, giornalista investigativa, fanno spesso riferimento alla comunicazione e al ruolo dei media.

Le due autrici denunciano il fatto che in aula, durante il processo a Massimo Bossetti, si diceva una cosa. Mentre fuori dell’aula, sui media, grazie alla comunicazione dei legali del muratore, la rappresentazione era un’altra.

Qui l’errore, a mio parere, è della Corte d’Assise che non ha voluto rendere pubbliche le udienze del processo. Come se la pubblica opinione non avesse il diritto di formarsi un proprio convincimento.

Tant’è che i convincimenti si sono formati. Eccome. Innocentisti e colpevolisti si sono formati su base mediatica, con le inevitabili distorsioni del caso.

Il giornalismo è selezione. I social media sono il luogo del dibattito anche di chi nulla conosce di criminologia, di psicologia investigativa e ancor meno delle carte giudiziarie.

C’è da stupirsi se poi lo scarto tra verità processuale – là dove la prova si forma – e verità mediatica e della pubblica opinione prevale?

Sappiamo, dagli studi sul tema crimine giustizia e media, che proprio dai media passa gran parte della conoscenza della realtà e della società in cui viviamo. Crimine e giustizia inclusi.

Il problema, allora, è come i media trattano le notizie di crimini e di procedimenti giudiziari. E di come noi, sui media mainstream o sui social, esercitiamo o meno il nostro pensiero critico.

Sulla comunicazione innocentista dell’avvocato Claudio Salvagni, va rilevata l’indubbia capacità persuasiva del legale di Bossetti. E l’efficacia nel tenere vivo, allargando i dubbi, il fronte innocentista.

Da parte sua, la pubblica accusa e chi crede alla colpevolezza di Massimo Bossetti ha aderito a tre iniziative televisive e cinematografiche. Eccole:

Tutte e tre hanno l’odore della “verità ufficiale”, imposta con il peso di chi comanda i media mainstream.

Hai voglia a dire che sei dalla parte della scienza, se anziché tematizzare – in un quadro di approccio documentaristico – il caso giudiziario batti di continuo il tasto delle sole tue ragioni.

Il risultato è di trasmettere la sgradevole sensazione di voler prevalere su ogni dissenso. E di liquidare tutto il resto come ciarpame.

Il libro Yara. Autopsia di un’indagine, scritto da Roberta Bruzzone e Laura Marinaro, ha il pregio e il coraggio di trattare gli argomenti della difesa. E di ribattere, in nome della scienza, colpo su colpo.

Maurizio Corte
corte.media

La criminologa Roberta Bruzzone sulla colpevolezza di Bossetti

Crime Doors. Yara e il suo assassino Bossetti

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