Caso Sutter-Bozano /10

Al largo di Priaruggia, a Genova, un cadavere galleggia sull’acqua: è la ragazzina scomparsa il 6 maggio 1971.

Il mare di Genova restituisce il corpo di Milena Sutter, 13 anni, figlia di un noto industriale della cera.

La ragazza era scomparsa il 6 maggio 1971, intorno alle 17, dopo essere uscita dalla Scuola Svizzera, dove frequentava la terza media.

I coniugi Sutter, genitori di Milena, stanchi dell’interesse mediatico intorno alla vicenda e dei tentativi di approfittarsi della situazione da parte di molti sciacalli, avevano chiesto il silenzio stampa per facilitare i contatti con i veri rapitori della figlia.

Le ricerche che avevano tenuto l’Italia intera col fiato sospeso si chiudono purtroppo con il peggiore degli epiloghi. Milena Sutter è stata ritrovata morta al largo di Priaruggia, a Quarto dei Mille.

Il ritrovamento del corpo di Milena Sutter

È il pomeriggio del 20 maggio 1971, giorno dell’Ascensione. Sono trascorse due settimane esatte dalla scomparsa di Milena all’uscita dalla Scuola Svizzera.

In questa giornata soleggiata, due pescatori dilettanti, Carlo Schenone e Gianpaolo Olìa, escono in mare; si dirigono a largo quando la loro attenzione viene catturata da alcuni banchi di pesci attratti da rifiuti marini.

 

L’insolito e frenetico movimento dei pesci spinge i due pescatori a sporgersi. A largo ci sono vari rifiuti trasportati dalle correnti e dalla diga. I due giovani però notano dell’altro. Un corpo

Schenone e Olìa pensano subito a un sommozzatore, vittima di un tragico incidente. Ipotesi suggerita anche dalla presenza di una cintura da immersione presente intorno al corpo. 

I due ritornano in fretta verso riva per avvertire le autorità. Appena toccano terra avvisano della scoperta due pescatori più anziani, Benito Merli e Ferdinando Ferrano.

La coppia di pescatori più anziani consiglia loro di tornare nel punto esatto dell’avvistamento, per evitare che le correnti marine portino via il corpo. 

É Benito Merli ad avvisare il 113 di ciò che sta accadendo al largo della spiaggia di Priaruggia, a Quarto dei Mille. 

Carlo Schenone e Gianpaolo Olìa, macellaio il primo e benzinaio il secondo, tornano in mare, dove c’è il corpo, e segnalano la posizione attraverso un “battellino di gomma”, così come lo definiscono i giornali dell’epoca.

L’intervento per ripescare il cadavere in mare

I vigili del fuoco, accompagnati da una squadra del pronto intervento della Polizia e dei sub, procedono al recupero del corpo.

Si tratta di un corpo che a causa di acqua salata, pesci e correnti marine è diventato irriconoscibile. La lunga permanenza in mare ha deturpato i suoi lineamenti e le sue forme

Mentre si procede al recupero del corpo, non ancora identificato, la cintura da sub che lo avvolge si slaccia e cade sul fondo

La cintura da immersione ha dei pesi di piombo che permettono di compensare l’assetto del subacqueo. In questo modo, chi si immerge riesce a bilanciare un giusto equilibrio tra sollevamento e la deportanza, ossia la forza che permette una maggior adesione al suolo, dirigendosi, quindi, verso il basso.  

Nel frattempo i giornalisti non tardano ad arrivare sulla spiaggia di Priaruggia, a Quarto dei Mille, dove è stato rinvenuto il corpo.

Il Pubblico Ministero Marvulli chiede subito ai cronisti la cortesia di rimandare l’uscita della notizia del ritrovamento di un corpo. 

Sebbene il corpo sia irriconoscibile a causa della lunga permanenza in acqua, offre comunque indizi importanti per il riconoscimento. 

La vittima infatti ha con sé degli effetti personali che potrebbero far luce sulla sua identità. Oggetti che avevano notato anche Carlo Schenone e Gianpaolo Olìa, i pescatori quando si sono imbattuti nel corpo. 

“Aveva un pezzo di corda legato attorno al polso destro, un anellino rosso, una schiavetta a un dito della mano destra”, dichiarano i due giovani al Secolo XIX

Dopo che il corpo è stato portato sulla spiaggia, i due pescatori, Schenone e Olìa , ritornano a pescare. Al loro rientro, dopo le 22, ci sono gli abitanti di Sturla e i giornalisti ad attenderli. Tutti vogliono sapere chi sia la persona ritrovata in mare. 

 

Gli effetti personali ritrovati sul corpo della vittima non lasciano molto spazio ai dubbi. 

Si tratta di una cinghia, presente sul braccio destro della vittima, un anello e una catenina con un cuoricino e il nome Milena.

Il sostituto procuratore Nicola Marvulli e il capo della Squadra Mobile, Angelo Costa, informano l’avvocato Gamalero, legale della famiglia Sutter. 

L’avvocato Gamalero, assieme al dentista della famiglia Sutter e al pediatra di Milena si presenta subito all’obitorio di San Martino, dove il corpo è stato trasferito lontano da occhi indiscreti.

Il sostituto procuratore Marvulli e il capo della Squadra Mobile, Costa, attendono l’arrivo del legale fuori dall’obitorio. In mano hanno un pacchettino.

Dentro ci sono gli effetti personali ritrovati che servono per effettuare un primo riconoscimento della vittima. 

La fine di ogni speranza per la famiglia Sutter

La catenina con il cuoricino e il nome Milena sembrano avvalorare la tesi che si tratti della ragazzina scomparsa. Lo sostiene anche lo stesso avvocato Gamalero.

Le prime conferme arrivano dal pediatra e dal dentista della tredicenne che, dopo aver analizzato il corpo rinvenuto sulla spiaggia di Priaruggia, affermano che si tratta proprio del corpo di Milena Sutter

Per via delle condizioni in cui si trova il cadavere, non viene chiesto alla famiglia di effettuarne il riconoscimento.

I giornali dell’epoca riportano la posizione degli investigatori sul caso: “Gli inquirenti avevano accettato la tesi del rapimento per i primi giorni, poi, con il perdurare del silenzio dei rapitori, avevano perduto le speranze“. 

Segue una dichiarazione del capitano Placidi e del capo della Squadra Mobile, Costa, precedente alla scoperta del corpo ma pubblicata sul Secolo XIX solo il 21 maggio 1971: “Ce lo auguriamo come padri, come uomini, ma per noi Milena è stata uccisa”. E aggiungono: “Ma non scrivetelo, speriamo nel miracolo, speriamo di prendere l’abbaglio più grosso della nostra vita”.  

Purtroppo i due uomini non si sbagliavano. Tutte le ricerche effettuate fino a quel momento, del resto, erano state vane. Milena non c’era già più. 

È lo stesso medico legale, il professor Giorgio Chiozza, ad affermare che Milena è morta lo stesso giorno in cui è scomparsa. Di seguito la dichiarazione del professor Chiozza rilasciata al Secolo XIX: “Finora ho aiutato nel riconoscimento. Non ci sono dubbi: purtroppo è lei”.

Il medico aggiunge che verrà fatta l’autopsia il giorno seguente il ritrovamento del corpo. Lo scopo principale è di comprendere se la ragazza sia stata uccisa prima di essere gettata in mare e capire le cause della morte.

Orario, causa e mezzo con cui è stata uccisa sono essenziali per sapere cosa sia successo a Milena Sutter quel tragico 6 maggio 1971. La tesi dell’omicidio è comunque affermata sia dal medico legale che da fonti investigative, ben prima che sia fatta l’autopsia. 

I giornali ipotizzano subito che la ragazza sia stata vittima di un “bruto”, come viene definito nella prima pagina del Secolo XIX il giorno dopo il ritrovamento, e che quest’ultimo abbia cercato di occultare il corpo gettandolo in mare.

La cintura da sub con i pesi di piombo, con ogni probabilità, aveva come scopo quello di affondare il cadavere. Cintura che è stata recuperata qualche ora dopo il ritrovamento del corpo, da due carabinieri, che si sono calati sul fondo dov’era caduta. 

Non si indaga più sul rapimento di una tredicenne con lo scopo di estorsione, ma si apre una nuova, inquietante, pista: l’omicidio. 

In tarda serata la notizia del ritrovamento del corpo di Milena entra con prepotenza nelle mura di villa Sutter. Prima Arturo Sutter e poi sua moglie Flora apprendono della tragica scoperta che riguarda la loro figlia. 

Il pubblico ministero Marvulli comunica il ritrovamento ad Arturo Sutter per telefono, per poi presentarsi di persona alla villa.

A Flora Sutter, invece, la notizia viene data più tardi perché in quel momento si trova al telefono con il suo secondo figlio, Aldo, temporaneamente in Belgio ospite di alcuni parenti.

Non è rimasta più nessuna speranza. La giovane Milena Sutter è morta. La famiglia è distrutta. La polizia ha il compito di tenere a distanza chiunque si avvicini alla villa in viale Mosto. 

Nel frattempo scatta l’ordine di cattura per Lorenzo Bozano,  il principale indiziato del caso Sutter. Arrestato la sera stessa, in casa della madre, dichiara di essere a conoscenza del ritrovamento del corpo di Milena Sutter.

Gli inquirenti ora hanno il compito di scoprire cosa sia successo il giorno della scomparsa di Milena Sutter. E per quale motivo una ragazzina di soli 13 anni sia stata ritrovata senza vita in mare mentre una città intera la stava cercando. 

Flavia Romana Pupillo

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